tag:blogger.com,1999:blog-63259893811745731952024-03-13T17:18:09.339+01:00Treggia's Blog: Vecchie Auto a Firenze<b>Rottamazione? Incentivi? SUV? Auto nòve nòve tutte standardizzate? A me 'ste cose non garbano punto;ma punto punto. Mi garbano invece le macchine vecchie, colorate, puzzolenti, piene di storia e di carattere; e le vo a fotografare in giro per la città, prima che scompaiano. Il blog del <i>passatista automobilistico</i> e di tutti coloro che inchiodano quando vedono una venerabile bagnarola fare una pernacchia alla macchinina da fighetti. La Bibbia dell'Eurozzèro a disposizione d'i' vórgo!</b>Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comBlogger1350125tag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-80263193369331117102023-08-19T10:24:00.002+02:002023-08-19T10:24:31.256+02:00Prova<p> Attenzione: questo post verrà eliminato non appena il blog sarà riattivato.</p>Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-77915272416703750532016-04-24T23:32:00.001+02:002016-04-24T23:32:16.333+02:00Gittì e vecchi giardini<br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-Jdp6vxPW4Kc/VxtPpeL-DaI/AAAAAAAATrY/u7tQuuczZt0jaVloMmceHvw4yNgZVAavQCLcB/s1600/FI639340_fr2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://4.bp.blogspot.com/-Jdp6vxPW4Kc/VxtPpeL-DaI/AAAAAAAATrY/u7tQuuczZt0jaVloMmceHvw4yNgZVAavQCLcB/s400/FI639340_fr2.JPG" width="400" /></a></div>
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Non c'è, in fondo, molta differenza tra l'essere un Treggista regolarmente motorizzato, e un Treggista appiedato; in fondo, si tratta sempre di cacciare fuori la macchinetta e fare qualche fotografia. I piedi, poi, permettono addirittura di "sondare" meglio le macchine parcheggiate nelle vie. Qualche differenza, però, c'è per forza. Metti per esempio di stare sopra un autobus (nella fattispecie, uno della linea 10) e di vedere, quasi buttata là davanti ai vecchi giardini di via Novelli a Coverciano, una cosa del genere; non è che puoi andare dall'autista e dirgli, "scusi, eh, che mi fa scendere e mi aspetta tre minutini ché devo fotografà la treggia...?"; minimo, l'autista ti guarda di traverso chiedendosi -a ragione- se tu sia un pochinino grullo. Occorre quindi aspettare la fermata, scendere e sperare che, nel frattempo, la treggia in questione non se ne sia andata via.</div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-2gUFC05h_IE/VxtRYEj5JtI/AAAAAAAATrk/HFf6I7tnYCUr8tlK5BDBFsogjTFnVzbuACLcB/s1600/FI639340_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://3.bp.blogspot.com/-2gUFC05h_IE/VxtRYEj5JtI/AAAAAAAATrk/HFf6I7tnYCUr8tlK5BDBFsogjTFnVzbuACLcB/s400/FI639340_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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E così è andata per questa <span style="color: yellow;"><b>Opel GT 1900</b></span> , la <i>Korvette, ja! </i>teuto-americaneggiante: nello scorso mese di settembre mi son fatto una corsetta dalla fermata fino ai vecchi giardini dove giocavo da pargoletto, dove si trovava parcheggiata un po' fantasiosamente, e senza sapere che ci sarebbe rimasta per almeno un'altra settimana. Insomma, mi potevo risparmiare la corsetta; ma vallo a sapere. Del resto, le occasioni per vedere una GT 1900 sono talmente rare (nel TB ce n'era finora <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2013/12/die-korvette-ja.html">solo un'altra</a>), che ne valeva la pena. Figuriamoci da TPA® ! Insomma, i vecchi giardini della mia oramai remota <i>infànzia </i>mi hanno riservato la visione di questo modello risalente a <a href="http://targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FI&page=11"><span style="color: yellow;"><b>qualcosa dopo il 10 agosto del 1972</b></span></a><b>, </b>basandosi sulle tabelle di <i>Targheitaliane </i>visto che il Bollonet ACI dice che il bollo per la vettura è già stato pagato e che, quindi, non c'è bisogno di ricalcolarlo.<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-chWtRTQwDDc/Vx04qaOTgsI/AAAAAAAATr4/f2ANFA4SpFsaiR1NKz28itB66dPs5RDywCLcB/s1600/FI639340_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-chWtRTQwDDc/Vx04qaOTgsI/AAAAAAAATr4/f2ANFA4SpFsaiR1NKz28itB66dPs5RDywCLcB/s400/FI639340_lat.JPG" width="400" /></a></div>
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Un esemplare, fra l'altro, discretamente curioso. Munito, come si può vedere, di un'autentica collezione di "patacche storiche" da <i>autodèpoca</i>, ma in condizioni d'uso tutt'altro che da macchinina fighettina da autoraduno. Anzi, direi una treggia relativamente scalcagnata, da auto d'uso quotidiano.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-F4Px8CeQvOE/Vx05g9oCZXI/AAAAAAAATr8/sW5AEErHmvobKSm6tghhmNXC-tPKn_IjgCLcB/s1600/FI639340_fr1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://3.bp.blogspot.com/-F4Px8CeQvOE/Vx05g9oCZXI/AAAAAAAATr8/sW5AEErHmvobKSm6tghhmNXC-tPKn_IjgCLcB/s400/FI639340_fr1.JPG" width="400" /></a></div>
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È rimasta là, come dicevo, per una settimana intera. Dopo, se n'è andata dai vecchi giardini. Però è una di quelle tregge che danno, e non so dirne il perché, la sensazione di poterla rivedere ancora, magari inaspettatamente, magari a distanza di anni e in luoghi diversissimi. Una sensazione che, a volte, si materializza; ma questo lo si vedrà <i>molto </i>meglio nel prossimo, strabiliante post del TB. Intanto, un'ultima foto della Opel GT 1900 non guasterà di certo!<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Qchle9bp0XQ/Vx07PiknhlI/AAAAAAAATsM/LcRN9oeVwPItf8dDlJ35y177suilwyiOQCLcB/s1600/FI639340_rt2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://3.bp.blogspot.com/-Qchle9bp0XQ/Vx07PiknhlI/AAAAAAAATsM/LcRN9oeVwPItf8dDlJ35y177suilwyiOQCLcB/s400/FI639340_rt2.JPG" width="400" /></a></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-90628420924438171982016-04-19T07:13:00.000+02:002016-04-23T12:30:39.095+02:00Fernando, tre caffé (o-le!). A Gothic novel.<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-UAFTCa2YJWQ/VxW2tnDDJEI/AAAAAAAATqQ/PZ16sfC_IXwRi9k7k_ayhBHz2U4-ga5wACLcB/s1600/PC13733_fr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://3.bp.blogspot.com/-UAFTCa2YJWQ/VxW2tnDDJEI/AAAAAAAATqQ/PZ16sfC_IXwRi9k7k_ayhBHz2U4-ga5wACLcB/s400/PC13733_fr.JPG" width="400" /></a></div>
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Si domanderanno forse i miei cinque o sei lettori superstiti che diavolo ci faccia la fotografia di una furgonetta <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1100T "Muso lungo"</b></span> con una palese lampadina a penzoloni (sulla sinistra). Il TB si è fatto forse prendere dalla moda delle <i>installazioni</i>? Niente di tutto questo, <i>por buena suerte</i>. Rispondo svelando subito il mystero: la foto della 1100T è in realta un'autentica <span style="color: yellow;"><b>gigantografia</b></span> (occupa tutta una parete!) che fa bella mostra di sé in un bar all'interno del centro commerciale "Gotico" di Piacenza (altresì detto <i>l'Aipercòp</i>, perché se a Piacenza il Vauxhall è diventato il <i>Fàcsal</i>, l'Auchan deve diventare l'Aipercòp per forza di cose). Ammetto di non essere un gran frequentatore di centri commerciali, in ispecial modo la domenica pomeriggio; però devo pure ammettere che quel giorno era proprio domenica pomeriggio e mi trovavo in compagnia della <i>Piasintëina </i>a fare semplicemente un po' di spesa, funzione primaria dei supermercati che sembra essere stata dimenticata in favore del passeggio domenicale delle famigliuole, uole, uole. Fortuna vòlse che m'imbattessi nel tipico finto-caffè-come-una-volta che recava, appunto, la gigantografia dell'automezzo, che per la sua targa <span style="color: yellow;"><b>(PC 13733)</b></span> risale a <a href="http://targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=PC&page=3"><span style="color: yellow;"><b>qualcosa dopo il 12 dicembre 1948</b></span></a>, e probabilmente ai primi giorni del 1949. Nessun dubbio che l'ambientazione "caffearia" sia studiata a bella posta: come si può infatti vedere, la furgonetta è adibita a "portabandiera" della "Casa del Caffè" <a href="http://www.musetti.it/it/l_azienda/la_storica_torrefazione_di_piacenza_cat_2.htm"><span style="color: yellow;"><b>Musetti</b></span></a>, la <i>storica torrefazione di Piacenza </i>che esiste fin dal 1934 e che ancora imperversa nella Primogenita<i> </i>& dintorni.</div>
Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-83184305118014173032016-04-18T11:42:00.000+02:002016-04-18T11:42:04.228+02:00Sculture<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-02rIYYFxFfc/VxSjifk3rHI/AAAAAAAATpo/yw3kj3aXH_MmGjR2vY0BcMbkVtbKj-AdQCLcB/s1600/FI135364_rt2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-02rIYYFxFfc/VxSjifk3rHI/AAAAAAAATpo/yw3kj3aXH_MmGjR2vY0BcMbkVtbKj-AdQCLcB/s400/FI135364_rt2.JPG" width="400" /></a></div>
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Da quando sono diventato TPA® (il vs. Treggista Preferito Appiedato), l'importanza di <span style="color: yellow;"><b>Via Pio Fedi</b></span> è, giocoforza, aumentata a dismisura. In via Pio Fedi, che è proprio accanto a casa mia, esiste come è noto un'autofficina altamente strategica: è, infatti, specializzata proprio nelle <i>auto d'epoca</i> e, pur non amando affatto tale denominazione, i (frequenti) passaggi davanti a quell'autofficina riservano quasi sempre "roba fina". Così, ad esempio, è possibile rendersi conto che le vecchie <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1100</b></span> degli anni '50 e '60 sono, treggisticamente parlando, sempre bene in auge; il "sogno borghese" dell'Italia che si stava motorizzando in massa a suon di utilitarie, la vettura dell'òmo arrivato della mìddol-class, la macchina del <i>babbo ricco </i>(escluso che la potessa guidare la mamma, che doveva badare alla casa e alla famiglia) da sbatterti sul muso a te, ché i' tu' babbo 'e ciavèva la cinquecento <b>e ringràziagnene</b> perché quello d'i' Pinzauti 'e viaggiava ancora colla Lambretta (scassata).</div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-8ywFXqUuFSU/VxSmixUi6RI/AAAAAAAATp0/QMcfrCTolJ4BdXgHKmH7rs0stlihSyRmQCLcB/s1600/FI135364_fr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://4.bp.blogspot.com/-8ywFXqUuFSU/VxSmixUi6RI/AAAAAAAATp0/QMcfrCTolJ4BdXgHKmH7rs0stlihSyRmQCLcB/s400/FI135364_fr.JPG" width="400" /></a></div>
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L'autofficina di via Pio Fedi ci presenta dunque questo lustrìssimo esemplare, pluripataccato ancorché decisamente severo nella sua nera livrea che si potrebbe quasi definire sacerdotale (o meglio, monsignorile; è improbabile che i curati di periferia o di campagna girassero a bordo di una vettura del genere che faceva molto segretario dell'arcivescovo). Il Bollonet ACI ci propone, per la sua immatricolazione, un assai burocratico <span style="color: yellow;"><b>1° gennaio 1960</b></span>; ma, come si sa, per le immatricolazioni del tempo che fu il 1° gennaio è la data fittizia tipica. Il 1960 resta comunque l'anno di immatricolazione per questa vettura.</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-WewSF60FKzM/VxSoXNfIzNI/AAAAAAAATqA/-pygTO4DOysA2SOzaz_UpSitwxqzlTH9wCLcB/s1600/FI135364_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-WewSF60FKzM/VxSoXNfIzNI/AAAAAAAATqA/-pygTO4DOysA2SOzaz_UpSitwxqzlTH9wCLcB/s400/FI135364_lat.JPG" width="400" /></a></div>
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Scultorea, senz'altro. E, infatti, il sig. Pio Fedi cui è dedicata la via isolottina che si è oramai proposta come una delle principali <i>treggiaje </i>fiorentine, era proprio uno <b>scultore</b> (1816-1892) che ha goduto di una certa qual notorietà nell'Italietta del XIX secolo. Era viterbese di nascita, ma passò tutta la sua vita a Firenze, dove aveva studio tra via de' Servi e via degli Alfani e dove morì senza sapere che, un giorno, gli sarebbe stata dedicata una via in una zona che, a' tempi suoi, era una plaga di sardigne e campagne non troppo raccomandabili. Pio Fedi era piuttosto "gettonato" all'epoca: gli fecero scolpire anche due opere nientepopodimeno che per il Loggiato degli Uffizi ed una, la sua più nota, per la Loggia della Signoria, il <i>Ratto di Polissena</i>. Senza probabilmente saperlo minimamente, tutti i fiorentini passano tre o quattro volte al giorno davanti a un'altra opera di Pio Fedi: il monumento al generale <b>Manfredo Fanti</b>, il "birillo" che si trova in mezzo a <b>Piazza San Marco</b>. Il vostro TPA Firenze Ovest®, invece, il suo Pio Fedi ce l'ha a 50 metri da casa e gli fornisce tregge fresche a tutt'andare, pure decisa e plasticamente scultoree come questa. Quando l'ho vista, debbo dire, mi ha provocato un po' un senso d'algore. La mùsica che m'è venuta a mente è stata questa, che magari non ci si aspetterebbe troppo. Ma così fu.<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/XMVokT5e0zs?list=RDXMVokT5e0zs" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-26963654509797811792016-04-16T00:46:00.004+02:002016-04-16T00:48:42.399+02:00Una Uno Turbo elbana e un ricordo<br />
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-Kv4Zbcwm_mc/VxFmEUVZ5-I/AAAAAAAATnw/eY7MrAF-3GgLQL-PNcCArOi_lFBnp_3JwCLcB/s1600/LI358687_fr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://4.bp.blogspot.com/-Kv4Zbcwm_mc/VxFmEUVZ5-I/AAAAAAAATnw/eY7MrAF-3GgLQL-PNcCArOi_lFBnp_3JwCLcB/s400/LI358687_fr.JPG" width="400" /></a></div>
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L'ultima <i>treggia elbana </i>nel TB risaliva nientepopodimeno che al <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2014/01/caput-liberum-al-piazzale.html">7 gennaio 2014</a> ed era stata beccata...al piazzale Michelangelo a Firenze. Ach so. Il fatto è che, TB a parte, all'Elba in questi ultimissimi anni, e per motivi in gran parte non piacevoli, ci sono andato poco. Lo scorso anno sì, e sebbene il TB fosse nel suo "anno sabbatico", la fotocamerina digitale non lo era affatto (e non lo è mai stata). E così, si ricomincia pure con le Tregge Elbane e la cosa -si capirà- mi fa un piacere particolare; con tutto il rispetto possibile e immaginabile per il piazzale Michelangelo e per Firenze tutta, ancora ce ne corre con quel che si vede dal monte Perone in un giorno di limpidezza. O anche da Marciana, quella alta; e qui siamo giustappunto a Marciana, che non è affatto una <i>new entry </i>nel TB: chissà se qualcuno si ricorda di <span style="color: yellow;"><b><a href="http://catorcibus.blogspot.it/2009/06/elba-miniera-di-tregge-5-senza-parole-o.html">questa</a></b></span>, che è stata la prima Fiat 600 del TB agli albori del blog. Allora vigeva ancora la <i>regola </i>di non dire dove le foto erano state fatte, regola che è stata con gran gioja abolita. Quasi sette anni dopo, quindi, si può dire che anche la 600 appartenuta al parroco stava a Marciana, la quale ritorna su questi schermi con una <span style="color: yellow;"><b>Fiat Uno Turbo i.e</b><b>.</b></span> rossa fiammante.</div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-bosFf-CrVAM/VxFp-McGLjI/AAAAAAAATn8/1TegqZj_w30kftM2hI8PV7A_oic3GaJOACLcB/s1600/LI358687_rt.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://2.bp.blogspot.com/-bosFf-CrVAM/VxFp-McGLjI/AAAAAAAATn8/1TegqZj_w30kftM2hI8PV7A_oic3GaJOACLcB/s400/LI358687_rt.JPG" width="400" /></a></div>
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La Uno Turbo a iniezione elettronica era considerata, secondo la <i>vox populi</i>, una vettura pericolosissima, specie nelle mani di qualche pischellaccio. Era una Uno, cioè nell'accezione comune una utilitaria, che aveva suppergiù la potenza di una Ferrari, fatte le debite proporzioni; non a caso il rosso fiammante era uno dei suoi colori di ordinanza. Andava davvero come le schegge e farsela scappare di mano non era raro; tutte queste cose mi venivano a volte dette da una ragazza che conoscevo molti, molti anni fa e che aveva, giustappunto, una Uno Turbo i.e. rossa fiammante. Aveva, boh, circa la mia età, forse addirittura meno; io avevo ventitré anni, lei ventuno o ventidue, e frequentavamo lo stesso posto che allora viveva una specie di sua <i>fase eroica</i>, mettiamola così, fra mille difficoltà. Amici nel senso proprio del termine non eravamo; conoscenti, si scambiava qualche parola, cose così. In quel posto fu la prima ragazza in assoluto a fare una certa cosa che aveva proprio a che fare con la guida, cosa in cui era particolarmente versata; e ci credo. Con una macchinina del genere sotto il sedere, bisognava saperci fare sul serio. Non molto tempo dopo quella ragazza venne a mancare in modo tragico, e la guida non c'entrava proprio per niente; la sua Uno Turbo rimase ferma. Mi era tornata in mente anche mentre fotografavo la Uno Turbo marcianese, e ritengo giusto ricordarla anche ora che sto scrivendo questo post; del resto, è piuttosto raro vedere ancora in giro una vettura del genere, nonostante, in termini treggistici, gli esemplari superstiti abbiano soltanto una trentina d'anni. Questa è stata immatricolata, secondo il Bollonet ACI, il <span style="color: yellow;"><b>17 giugno 1985</b></span>.</div>
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Isola d'Elba, si diceva. Quanto alle canzoni, le canzoni elbane o che parlano dell'Elba spesso sono canzoni di galera. Quella credo più famosa, credo, si chiama <i>Portolongone </i>(vale a dire Porto Azzurro); qui invece ve ne presento una che si chiama <span style="color: yellow;"><b>O Isola dell'Elba, scoglio infame</b></span>, cantata dalla bravissima <span style="color: yellow;"><b>Daniela Soria</b></span>, elbana DOC (Soria, tra l'altro, se non mi sbaglio è proprio un cognome tipico marcianese). Servirà magari a ricordare che, per molti, l' "isola dell'Elba" non è stata affatto, e non è tuttora, un luogo di delizie e di vacanze. Via le galere dalla faccia della terra!<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/KCwXwpkToVE" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-38369188137932524252016-04-14T16:01:00.003+02:002016-04-14T16:01:51.058+02:00Wedding Day<br />
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-C-SwY7xEMAA/Vw-SkeaWzyI/AAAAAAAATm0/44rVJkOYkkceb0KM5CpIG_JH1IaKxBnyQCLcB/s1600/fi159052_fr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://3.bp.blogspot.com/-C-SwY7xEMAA/Vw-SkeaWzyI/AAAAAAAATm0/44rVJkOYkkceb0KM5CpIG_JH1IaKxBnyQCLcB/s400/fi159052_fr.JPG" width="400" /></a></div>
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A dire il vero, l'inserimento di questa scintillante <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1100D</b></span> tra le <i>tregge matrimoniali </i>è del tutto arbitraria: come si può vedere, non è affatto agghindata a sposalizio, destino cui non sfuggono parecchie tregge perché, come è noto, va piuttosto di moda mettessùffamìglia a bordo di una <i>oldie</i>. Non vi tragga in inganno né vi preoccupi neppure il titolo del post: il <i>Wedding Day</i> non era di certo il mio, iddiocenescampellìberi. Era quello, però, di due miei cari amici, che per l'inciso gli avevano deciso di sposàssegnene già con una figliola di cinque anni; precisamente il 26 di settembre dell'anno scorso, giornata ancora caldissima e pienamente estiva (nonché il giorno dopo il mio compleanno). L'autovettura è stata semplicemente beccata in quel di <span style="color: yellow;"><b>Pratolino</b></span>, giusto allo scollinare tra Vaglia e Bivigliano, mentre andavo al <i>matrimògno</i>. Insomma, una "treggia matrimoniale" decisamente abusiva, ma sicuramente -nonostante quel che io pensi generalmente del matrimonio- sarà pur meglio di una treggia funebre.</div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-FAmrGwtZ1zc/Vw-VaseQjpI/AAAAAAAATnA/mkBKDEhaTI4XMYOOVkPhj1qPDBJakHGyACLcB/s1600/fi159052_onth.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://2.bp.blogspot.com/-FAmrGwtZ1zc/Vw-VaseQjpI/AAAAAAAATnA/mkBKDEhaTI4XMYOOVkPhj1qPDBJakHGyACLcB/s400/fi159052_onth.JPG" width="400" /></a></div>
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Nel "tornare su questi schermi", ho deciso di smetterla un po' con le descrizioni troppo minuziose di come una data treggia è stata beccata; le modalità, del resto, sono sempre quelle e se c'è qualcuno che ancora segue il TB (dopo un anno e rotti di silenzio sarà difficile, ma chissà) sarebbe inutile annoiarlo ancora con tutte le buffe peripezie di un fotografo di vecchie automobili in giro per un mondo piuttosto limitato. La foto sopra è comunque un "prequel" quando la 1100D era ancora per la strada e sembra inesorabilmente sfuggire via, come mi è successo decine e decine di volte. Invece, poco dopo, il <i>Dio de' Bivi</i> l'ha fatta fermare; anzi, vista l'ubicazione, stavolta lo si potrebbe chiamare <i>Dio de' Bivigliani</i>, visto che i miei amici andavano a banchettare proprio su quella strada (in realtà si erano accasati la mattina in Palazzo Vecchio, coi deliziosi servigi ancillari della di loro figlia).</div>
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-t8xukd3sJ8w/Vw-b8VhxFzI/AAAAAAAATnQ/gFgLmMZAC_k-302WnvAgrdmrrBT1Uq3jQCLcB/s1600/fi152059_rt2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-t8xukd3sJ8w/Vw-b8VhxFzI/AAAAAAAATnQ/gFgLmMZAC_k-302WnvAgrdmrrBT1Uq3jQCLcB/s400/fi152059_rt2.JPG" width="400" /></a></div>
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Insomma, prima di andare a imbriacàssi (questa, lo ammetto, è una gradita caratteristica de' matrimoni altrui che non cesserò mai di apprezzare al di là della mia personale riottosità verso lo sposalizio), eccola qua, questa <i>Treggia Paramatrimoniale</i> sistematasi prodigiosamente in un parcheggio. Stavolta il Bollonet ACI ha fatto pienamente il suo dovere, comunicando in modo piacevolmente burocratico che la 1100D sì ben tenuta, lustrata e risplendente è stata immatricolata il giorno <span style="color: yellow;"><b>17 agosto 1961</b></span>. Ha due anni più del sottoscritto, insomma; una cinquantacinquenne che -in senso rigorosamente automobilistico- non esiterei a impalmare sempre che me la regalassero, mi pagassero l'assicurazione e il bollo e, visto che sono in vena di scialare, anche la benzina e la manutenzione. Da TPA (Treggista Preferito Appiedato®) ho deciso di abbandonare qualsiasi remora al riguardo; sono libero per la sponsorizzazione. Nel senso: io ci metto il nome e voi la macchina e i soldi. Mi sembra assolutamente equo, no?...</div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-3TYSR-0JWH8/Vw-fN-iRL6I/AAAAAAAATnc/RkD-r9Ye3RgQSXPQN8AHmEK_VB5TPMlogCLcB/s1600/fi152059_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://4.bp.blogspot.com/-3TYSR-0JWH8/Vw-fN-iRL6I/AAAAAAAATnc/RkD-r9Ye3RgQSXPQN8AHmEK_VB5TPMlogCLcB/s400/fi152059_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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A tale riguardo, la foto sopra potrebbe essere perfetta per l'<i>equa sponsorizzazione </i>di cui sopra: nientepopodimeno che l'<span style="color: yellow;"><b>ombra del Treggista</b></span>! A dire il vero, in particolari condizioni di luce, il problema dell'ombra lunga che si proietta sull'oggetto affligge da sempre pure un Fulvio Roiter, figuriamoci un tizio che va in giro a fotografare macchine di cinquanta o sessant'anni fa con una fotocamerina digitale. Però, a pensarci, il valore symbolico dell'immagine è palese: l'ombra del Treggista che si allunga sulla Treggia. Solo quella, tranquilli. </div>
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Tornando alle nuptiae dei miei amici, resta la questione di quale brano musicale dedicar loro oramai a distanza di parecchi mesi dai loro sponsali. Qui il discorso "musica" si fa interessante perché, dovete sapere, assieme a lui (ed alla mia compagna, la celeberrima <i>Piasintëina</i> che peraltro quel giorno guidava la sua macchina -senza la quale a Pratolino ci sarei dovuto andare col 25!), io gestisco proprio un sito di canzoni piuttosto vasto. Lo sposo è, tra le altre cose, esattamente il <i>Webmaster </i>di tale sito (mentre la sposa vi collabora, pensate un po', con traduzioni dalla e nella lingua croata). Entrambi, comunque, conoscono a perfezione la mia assoluta <span style="color: yellow;"><b>perfidia</b></span>, e quindi non posso esimermi dal dedicare loro la seguente antichissima ballata francese che parla di un matrimonio felicissimo e pieno d'ammòre, per il cui testo e traduzione <a href="http://antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=41577">rimando appunto al sito in questione</a>. Lunga vita agli sposi !!!! Evviva il sacro vìncolo !!!<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/XdYau13_KJI" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-71322671744595151252016-04-14T01:55:00.002+02:002016-04-16T00:53:49.827+02:00Il segnale di un nuovo inizio<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-catCn46_DrI/Vw7Ttq_5VDI/AAAAAAAATmQ/JUtt5M3S80MCJeTHB8nGvsKc1b4GxLASgCLcB/s1600/FI208227_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-catCn46_DrI/Vw7Ttq_5VDI/AAAAAAAATmQ/JUtt5M3S80MCJeTHB8nGvsKc1b4GxLASgCLcB/s400/FI208227_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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Si ricomincia. Il <i>segnale </i>definitivo per il <i>nuovo inizio</i> mi è stato dato proprio oggi, nel primo pomeriggio: sono uscito di casa per andare a prendere l'autobus e, zàc, ecco che cosa mi sono trovato davanti agli occhi. Ed ecco l'antico gesto del Treggista: aprire lo zaino, tirare fuori la fotocamerina digitale, e via. La Treggia, impietosita o sdegnata che fosse, ha deciso di <span style="color: yellow;"><b>venirmi a trovare lei davanti a casa</b></span>, visto che da tempo quasi sembravo non curarmene più, lasciando passare fior di roba che, a ripensarci, mi vien voglia di tirarmi i nocchini da solo. Non solo un <span style="color: yellow;"><b>Typ 1</b></span> risalente a qualcosa non molto dopo il <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FI&page=9"><b>1° marzo 1963</b></a>, (secondo le tabelle di <i>Targheitaliane</i>, visto che in questo caso il Bollonet ACI ha dato forfait), ma la vera quintessenza della Treggia. Un orgoglioso ammasso di ruggine di cinquantatré anni, la mia stessa età (non sarà anche questo un <i>segnale</i> ?), sedili sderenati, marmittone ancor più arrugginito del resto, il salutare menefreghismo totale verso le rileccatüre dei <i>radunini</i>, le carabattole quotidiane sul sedile posteriore. Il proprietario di questa meraviglia è uno che si <i>serve</i> del suo mezzo e che ci gira. Altro che <i>Quattroruote</i>.</div>
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-LWupYKtRjwk/Vw7WJsRix1I/AAAAAAAATmc/25HyTPOBvlELxpjDk9oRQ4z8vWFPj9o7gCLcB/s1600/FI208227_fr2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://4.bp.blogspot.com/-LWupYKtRjwk/Vw7WJsRix1I/AAAAAAAATmc/25HyTPOBvlELxpjDk9oRQ4z8vWFPj9o7gCLcB/s400/FI208227_fr2.JPG" width="400" /></a></div>
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Naturalmente, la Meraviglia® è finita immediatamente nel Logo del TB e credo proprio che ci resterà a lungo. Mi dispiace un po' per la povera DeLorean, che si è ritrovata a vivere il periodo più buio del blog; immagino quanti avranno pensato (facciamo cinque o sei, vah) che, oramai, il Treggia's Blog era un ricordo del passato. Il problema è che l'ho pensato anche io: il fatto è che, per motivi che sarebbe del tutto ozioso spiegare, da quasi un anno il <i>Vs. Treggista Preferito</i>® (come usavo autodefinirmi) è totalmente <b><span style="color: yellow;">appiedato</span>. </b>E quando dico appiedato, il termine deve essere preso alla lettera e sul serio: non ho nemmeno una bicicletta. Chilometri su chilometri a piedi, che peraltro mi hanno fatto perdere una caterva di chili riportandomi al peso che avevo a trent'anni (kg 89 per la precisione, considerando che sono alto oltre un metro e novanta). La Plog ha dato forfait il 16 giugno 2015; ed è stato un grande dolore. Come se proprio, per me, le macchine fossero terminate con lei. E anche, naturalmente, perché, in confronto alla mia situazione finanziaria, la Grecia sembra il deposito di Paperone. L'autodefinizione si trasformerà quindi opportunamente in <span style="color: yellow;"><b><i>vs. Treggista Preferito Appiedato®</i></b></span> (TPA). Per naturale legge di contrappasso, il Treggia's Blog ricomincia proprio che l'Appiedatura è stata oramai sancita dalla necessità, dalla prassi e, perché no, anche dalla salute; l'universo automobilistico, per il sottoscritto, saranno d'ora in poi soltanto le Tregge incontrare per l'Universo. In fondo, è come tornare alle origini, da bambino; a sette o otto anni la patente non ce la avevo di certo, e a dire il vero non ci avevo nemmeno una Polaroid.</div>
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-TdwbW4QsXWo/Vw7aPXxwP5I/AAAAAAAATmo/WLTiovOT8CQ8eldQdBc28nZ8D-mFV51-gCLcB/s1600/FI208227_lat2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://2.bp.blogspot.com/-TdwbW4QsXWo/Vw7aPXxwP5I/AAAAAAAATmo/WLTiovOT8CQ8eldQdBc28nZ8D-mFV51-gCLcB/s400/FI208227_lat2.JPG" width="400" /></a></div>
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Tornando alla Meraviglia®, e a proposito di leggi del contrappasso, non mancheràssi di notare il curioso particolare inserito in un complesso così piacevolmente e treggescamente ossidato: ebbene sì, in codesto autentico monumento alla ruggine, ammirate i <span style="color: yellow;"><b>cerchi in lega</b></span> che sono stati apposti alle ruote. Il proprietario di questa autovettura non è un automobilista: è un genio. Fosse stato lì, lo avrei abbracciato quasi in làgrime.</div>
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Per forza di cose, il <i>commento musicale </i>a questo post del Nuovo Inizio non poteva essere che uno e uno solo. Anche perché, non so come dire, l'interprete della canzone che segue mi ricorda un po' questa autovettura che è diventata già storica in mezza giornata! Ovviamente, mi auguro che il buon Adriano Pappalardo non sia oramai arrugginito; però, va detto, la sua somiglianza con un Typ 1 del '63 è più che notevole.<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/mkCiyUWP7Nk" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-73986337522571425902015-06-06T13:04:00.003+02:002015-06-06T13:04:36.526+02:00INSCO propheta in patriā<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-BfRGCvtakSc/VXLN8bbWZlI/AAAAAAAATQ8/7F6lsCvC3Iw/s1600/RA145143_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://3.bp.blogspot.com/-BfRGCvtakSc/VXLN8bbWZlI/AAAAAAAATQ8/7F6lsCvC3Iw/s400/RA145143_fr.jpg" width="300" /></a></div>
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Il nostro <a href="http://iononstoconoriana.blogspot.it/"><span style="color: yellow;"><b>INSCO</b></span></a>, notissimo globetrotter, ci ha abituati a fornirci tregge provenienti dai posti più impensabili (sintetizzati con il toponimo <i>Assurdistan</i>). Però, come tutti <i>non </i>sanno, Egli è nativo di <span style="color: yellow;"><b>Gràssina</b></span>, nel comune di Bagno a Ripoli (in serbo: <i>Риполска Бања, </i>in ungherese: <i>Ripólybánya, </i>in catalano: <i>El Bany de Ripoll</i>). Una località che ha nell'accento la sua autentica maledizione, dato che parecchi forestieri dicono <i>Grassìna</i> e, in tempi di ossessione per la linea, questo può comportare dei problemi. A Gràssina, invece, si preferisce la linea 32 dell'ATAF, vero simbolo identitario che la distingue dall'odiatissima Antella (servita dalla linea 31). Insomma, tutto questo per dire che INSCO, stavolta, è stato profeta in patria e ci spedisce queste foto notturne dal natìo borgo selvaggio nelle quali si può ammirare questo <span style="color: yellow;"><b>Typ 1</b></span> ravennate ai limiti del "Maggiolino", dato che, secondo l'ACI, risulta immatricolato il <span style="color: yellow;"><b>1° gennaio 1967</b></span>. Il 1967 è infatti l'anno in cui nasce "ufficialmente" la denominazione di "Maggiolino" in Italia. </div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-fy2igVnPSms/VXLRSDg49CI/AAAAAAAATRI/aHB7P9osZ4Y/s1600/RA145143_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-fy2igVnPSms/VXLRSDg49CI/AAAAAAAATRI/aHB7P9osZ4Y/s400/RA145143_rt.jpg" width="300" /></a></div>
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In un colpo solo, quindi, INSCO fa il <i>propheta in patriā</i>, becca un "protomaggiolino" e, perché no, anche una targa di tutto rispetto del tipo "a scalare di due" (145 - 143). Io ho sempre sostenuto che il ragazzo ha della stoffa, oltre ad essere munito di un'attrezzatura fotografica quasi profèscional. Si dedicasse un giorno a fotografare tregge come si deve, invece che orripilanti pasti preconfezionati sugli aeroplani (vere e proprie tregge alimentari), sarebbe cosa buona e giusta. Ma tant'è, e INSCO ce lo pigliamo così com'è e, vista la sua predilezione per i <i>rioplani</i>, gli si dedicherà perfidamente un vecchio brano & strappalàgrime degli <span style="color: yellow;"><b>Albatros</b></span> ispirato nientepopodimeno che ad un volo Alitalia: <span style="color: yellow;"><b>Volo AZ 504</b></span>. Un caposaldo del trash italico interpretato tra gli altri da un giovane & ingravidatore Toto Cutugno.<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/evD7XA2oAnY" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-54377470578307267052015-06-05T21:23:00.003+02:002015-06-05T21:23:40.232+02:00Viale delle Magnolie<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zZa94gSBVOk/VXHcBbxvyMI/AAAAAAAATPs/VuDWxS8SaJE/s1600/BMWDEMAURO.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-zZa94gSBVOk/VXHcBbxvyMI/AAAAAAAATPs/VuDWxS8SaJE/s400/BMWDEMAURO.jpg" width="400" /></a></div>
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Sono circa le 9 della sera del 16 settembre 1970 quando un'automobile arriva al n° 58 di viale delle Magnolie, a Palermo. E', dicono le cronache, una serata torrida, come accade non di rado nel capoluogo siciliano alla fine dell'estate; la vettura è una <span style="color: yellow;"><b>BMW Serie 02</b></span> (e in particolare una 1602, o 1600-2), sicuramente non comunissima né a Palermo né in tutta Italia, di colore blu notte e targata PA 21.... e qualcosa; è quindi abbastanza nuova, essendo stata immatricolata nel <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927.php?prov=PA&tipo=Autoveicolo"><span style="color: yellow;"><b>1968</b></span></a>. Se ne sa, disgraziatamente, anche il proprietario, vale a dire la persona che quella lontana sera era già arrivato a casa a bordo della sua autovettura tedesca; un giornalista chiamato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_De_Mauro"><span style="color: yellow;"><b>Mauro De Mauro</b></span></a>.</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-hiLccc4LcuY/VXHfUalslvI/AAAAAAAATP4/x8_i7ThaC5Q/s1600/demauro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="http://4.bp.blogspot.com/-hiLccc4LcuY/VXHfUalslvI/AAAAAAAATP4/x8_i7ThaC5Q/s400/demauro.jpg" width="400" /></a></div>
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Comincia così uno dei tanti <i>misteri d'Italia</i>, forse il più fitto di tutti quanti. Quella sera, Mauro De Mauro esce dalla redazione del quotidiano "L'Ora" e si reca a casa dopo essersi fermato ad acquistare le eterne sigarette e due bottiglie di vino; a cena lo aspettano la moglie, la figlia maggiore Franca e il fidanzato di quest'ultima (i due si sarebbero sposati solo due giorni dopo). La figlia vede arrivare il padre che parcheggia la BMW, e va a chiamare l'ascensore; si accorge però che il padre si attarda, esce di nuovo dal portone e lo vede assieme a due o tre persone. Senza dire nulla, nemmeno un saluto, Mauro De Mauro risale sulla BMW e riparte. Franca De Mauro riesce solo a sentire qualcuno dire <i>"amunì"</i> ("andiamocene", in siciliano).</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-d4KXC-L9Pk0/VXHhWCa4S0I/AAAAAAAATQA/Xa1GvP_GuX8/s1600/demaurostampa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="176" src="http://4.bp.blogspot.com/-d4KXC-L9Pk0/VXHhWCa4S0I/AAAAAAAATQA/Xa1GvP_GuX8/s400/demaurostampa.jpg" width="400" /></a></div>
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La BMW 1602 blu notte di Mauro De Mauro viene ritrovata la sera dopo in via Pietro D'Asaro, nel centro di Palermo, parcheggiata e chiusa: l'unica sua immagine ancora reperibile in rete è quella presente in questa pagina, scattata al momento del suo ritrovamento e della sua apertura. Il cofano fu aperto dagli artificieri per paura di un'esplosione; se ne vede uscire un cane pastore tedesco (quasi per ironia della sorte, visto che si trattava di una vettura tedesca). A bordo furono ritrovate, intatte, le bottiglie di vino che Mauro De Mauro aveva acquistato per la cena, e che dovevano senz'altro servire a festeggiare l'imminente matrimonio della figlia. Di Mauro De Mauro non si è saputo più niente; nulla di lui è mai stato ritrovato. </div>
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Ripercorrere questa storia non è e non può essere semplice. Mauro De Mauro aveva avuto una vita che definire controversa è poco; una vita del '900, la si potrebbe chiamare. Nato a Foggia il 6 settembre 1921 e fratello di uno dei più famosi linguisti italiani, Tullio De Mauro, era stato un fascista convinto e militante, aderente alla RSI e membro della X MAS di Junio Valerio Borghese, a cui era restato talmente legato anche dopo la guerra da aver chiamato Junia la seconda figlia. Era claudicante ad una gamba e aveva il naso devastato per un grave incidente di motocicletta avvenuto nel 1944 presso Siena; ma alcuni sostenevano che le menomazioni erano in realtà dovute ad un violento pestaggio subito da un gruppo di partigiani, o addirittura da alcuni commilitoni fascisti che lo sospettavano di tradimento. A tutto questo si deve aggiungere che Mauro De Mauro non occupava all'epoca posti di scarsa rilevanza: nel 1943-44 era stato vicequestore nella Roma occupata sotto il questore <span style="color: yellow;"><b>Pietro Caruso</b></span> (<a href="http://catorcibus.blogspot.it/2013/06/la-treggia-nella-storia-1-la.html">della cui fucilazione si è occupato a suo tempo il TB</a>), informatore del capitano delle SS <span style="color: yellow;"><b>Erich Priebke</b></span> e del colonnello <span style="color: yellow;"><b>Herbert Kappler</b></span> e membro della <span style="color: yellow;"><b>banda Koch</b></span>. Tutti nomi da far tremare le budella, e si capisce forse meglio perché Mauro De Mauro possedesse una vettura tedesca.</div>
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Nell'estate del 1945 fu arrestato a Milano dagli Alleati, e rinchiuso prima a Ghedi e poi nel Campo di concentramento di Coltano, presso Pisa, dove si ritrovò in compagnia del poeta fascista americano <span style="color: yellow;"><b>Ezra Pound</b></span>; vi riuscì a fuggire con un'astuzia nel settembre successivo. Da qui la sua vita cambia a 360°; si trasferisce con la moglie Elda (anche lei di provata fede fascista, braccata dai partigiani nel Pavese e indicata in un rapporto del CLN come tra i più pericolosi avversari del movimento partigiano) e le figlie, e comincia a lavorare per alcuni giornali, rivelandosi un ottimo cronista. Lavora prima al <i>Tempo di Sicilia </i>e poi al <i>Mattino di Sicilia,</i> per approdare poi a <span style="color: yellow;"><b>"L'Ora"</b></span>, quotidiano dichiaratamente di sinistra e legato al Partito Comunista Italiano. </div>
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Mauro De Mauro sembra avere il giornalismo nel sangue. Nel 1962 segue da vicino il misterioso caso della morte (in un "incidente aereo") del presidente dell'ENI, <span style="color: yellow;"><b>Enrico Mattei</b></span>, e talmente da vicino da essere chiamato come principale consulente dal regista <span style="color: yellow;"><b>Francesco Rosi</b></span> (anch'egli dichiaratamente di sinistra e tra i principali autori di pellicole di grande impegno civile) per il suo celebre film-inchiesta <i>Il caso Mattei. </i>Questo avvenne poco più di due mesi prima della scomparsa del giornalista, nel luglio del 1970; il film di Rosi uscì nel 1972 vincendo la Palma d'Oro a Cannes. Francesco Rosi ebbe a dichiarare che la consulenza di Mauro De Mauro fu "decisiva".</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-FaMCsRmpCFE/VXHsyoWl6TI/AAAAAAAATQQ/NvrBQy6VXfE/s1600/casomattei.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-FaMCsRmpCFE/VXHsyoWl6TI/AAAAAAAATQQ/NvrBQy6VXfE/s400/casomattei.jpg" width="400" /></a></div>
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Come si può vedere, in viale delle Magnolie 58 a Palermo non abitava propriamente una famiglia qualsiasi. Il 23 e 24 gennaio 1962, ancor prima della morte di Mattei, Mauro De Mauro aveva pubblicato sull' "Ora" il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto (o fatto cadere) nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito, affiliato alla mafia nel 1916 e "proto-pentito" dal 1933, elencava e descriveva tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione e l'organigramma dell'<i>Onorata Società</i>. Davanti a Falcone e Borsellino, <span style="color: yellow;"><b>Tommaso Buscetta</b></span> (i nomi di questo post, come si vede, continuano ad essere pesantissimi) ebbe a dichiarare quanto segue: <i>"... De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa Nostra era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte
avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe
pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata
temporaneamente sospesa."</i></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si ferma qui, almeno per quel che riguarda questo modestissimo blog che, a volte, s'addentra in storie molto più grandi di lui seguendo l'esile filo di una vecchia automobile. Sui motivi autentici della scomparsa totale di Mauro De Mauro ne sono state dette, fatte e intentate di tutte, senza arrivare a nulla. La verità sulla morte di Enrico Mattei, il "verbale Allegra", le frequentazioni con Borghese e con gli ambienti fascisti in prossimità del tentato colpo di stato dell'8 dicembre 1970; come ebbe a scrivere <span style="color: yellow;"><b>Leonardo Sciascia</b></span>, <i>"De Mauro ha detto la cosa giusta all'uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all'uomo giusto"</i>. </div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-LFjziYRwcHg/VXHwpfbAnrI/AAAAAAAATQc/jcWlaoe5w9U/s1600/demaurotypes.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="306" src="http://4.bp.blogspot.com/-LFjziYRwcHg/VXHwpfbAnrI/AAAAAAAATQc/jcWlaoe5w9U/s400/demaurotypes.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine, però, questo blogghino automobilistico servirà pure a dire che, in fondo, la vecchia BMW 1602 targata Palermo 21 e qualcosa, se avesse potuto parlare, sarebbe stata l'unica ad aver visto tutto quel che era accaduto tra il viale delle Magnolie e via Pietro D'Asaro, la sera del 16 settembre 1970. A quanto pare fu fatta ispezionare con cura dall'allora capo della Squadra Mobile di Palermo, <span style="color: yellow;"><b>Boris Giuliano</b></span>,<i> </i>e dall'investigatore capo dei Carabinieri, tale <span style="color: yellow;"><b>Carlo Alberto Dalla Chiesa</b></span>. Come siano finiti entrambi, dovrebbe essere ben noto. Ma non è stato nessuno a far sparire per sempre Mauro De Mauro; persino Salvatore Riina è stato assolto. La BMW non poté naturalmente essere interrogata, e sarà stata sicuramente depositata presso chissà quale magazzino giudiziario prima di finire schiacciata in una pressa.</div>
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Curiosamente, nel mio quartiere, l'Isolotto, a poche centinaia di metri da dove abito, esiste pure un "Viale delle Magnolie". Ci ho persino, un paio di volte, fotografato qualche <i>treggia </i>da mettere nel blogghino. Però mi è capitato a volte, passandoci, di ripensare a quell'altro Viale delle Magnolie, quello di Palermo. Vi arrivò una sera una BMW blu notte, e la notte blu inghiottì tutto.</div>
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Ed è così che a quel giornalista che aveva ficcato il naso devastato dove non si deve ficcarlo mai, a quel cronista repubblichino che lavorò prima per i nazisti e poi per il quotidiano comunista, alla sua vita strana e alla sua morte senza volto e senza ossa vorrei dedicare una canzone che parla di un'altra persona fatta ammazzare su dei binari ferroviari lo stesso giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Anche lui, volendo, era un giornalista; ma non lavorava nel grande giornale, ci aveva anzi una piccola <i>radio libera </i>che però dava parecchio fastidio. Si chiamava, lui, <b><span style="color: yellow;">Peppino Impastato</span>. </b>E la radio si chiamava <span style="color: yellow;"><b>Radio Aut</b></span>.<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/FPpjPK5FW84" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-35911238501422033802015-06-05T18:58:00.001+02:002015-06-05T18:58:13.010+02:00Mosettina salvata dalle acque<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-1GTTstDMezM/VXAuKQ1SaDI/AAAAAAAATOs/FmzMmYa5pn4/s1600/FI340190_day_fr.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://3.bp.blogspot.com/-1GTTstDMezM/VXAuKQ1SaDI/AAAAAAAATOs/FmzMmYa5pn4/s400/FI340190_day_fr.JPG" width="400" /></a></div>
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<span style="color: yellow;"><b>Via Pio Fedi</b></span>, con la sua inesauribile autofficina specializzata in auto d'epoca, continua imperterrita a sfornare tregge su tregge; stavolta tocca alla più classica delle <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1100 R</b></span> nell'ancor più classico color grigio-bluastro (detto familiarmente <i>blé suicidio </i>o <i>blé depressione</i>). </div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-JwTtW6NP4PI/VXAvhyj98qI/AAAAAAAATO0/H3Ipq1FpMNc/s1600/FI340190_day_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://1.bp.blogspot.com/-JwTtW6NP4PI/VXAvhyj98qI/AAAAAAAATO0/H3Ipq1FpMNc/s400/FI340190_day_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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A far da contraltare alla verniciatura da farlafinìta (che, va detto, all'epoca era di gran moda, e ne fanno fede diverse <i>gemelle </i>presenti nel TB), una radiosa giornata di tardissima primavera, o di inizio estate -con la speranza che l'estate del 2015 sia almeno un po' meno schifosa di quella del '14. Ci appare così una vettura che, appena nata, ha rischiato immediatamente di fare una brutta fine: risulta infatti immatricolata il <span style="color: yellow;"><b>27 ottobre 1966</b></span>, una settimana esatta prima dell'Alluvione. Insomma, come dire: se ha rischiato di essere travolta dalle acque ancora in fasce, si capisce bene perché 49 anni dopo sia ancora bella pimpante e parcheggiata in via Pio Fedi. Una sorta di Mosé salvata dalle acque.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-a8j5t8KAAC8/VXHOQUW5ZKI/AAAAAAAATPI/0UjXTltgs6E/s1600/FI340190_night_fr1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://2.bp.blogspot.com/-a8j5t8KAAC8/VXHOQUW5ZKI/AAAAAAAATPI/0UjXTltgs6E/s400/FI340190_night_fr1.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
Proprio salvata salvata, dalle famose acque? Beh, non del tutto. Dovete infatti sapere che la nostra <span style="color: yellow;"><b>Mosettina</b></span> è già un po' di tempo che staziona fissa in via Pio Fedi presso l'autofficina, e che la prima volta che l'ho vista stavo tornando a casa a piedi sotto un diluvio che se non era universale, poco ci mancava. Ed eccola infatti qui, quella sera, sotto un'acquata che deve averle fatto ricordare cose non troppo piacevoli di quasi cinquant'anni prima:<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-tJopkdiYGlM/VXHQMiKCSvI/AAAAAAAATPU/WSQbKXp3RQo/s1600/FI340190_night_rt4.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://4.bp.blogspot.com/-tJopkdiYGlM/VXHQMiKCSvI/AAAAAAAATPU/WSQbKXp3RQo/s400/FI340190_night_rt4.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
Ma poiché dopo il diluvio torna sempre il sole (persino dopo quello universale, tanto per ribadire il tono squisitamente biblico di questo post), rieccola ad asciugarsi ben bene le venerabili lamiere:<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-_svDuec6jGQ/VXHSymCstNI/AAAAAAAATPc/Dut-mOF4ix0/s1600/FI340190_day_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://1.bp.blogspot.com/-_svDuec6jGQ/VXHSymCstNI/AAAAAAAATPc/Dut-mOF4ix0/s400/FI340190_day_lat.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
In conclusione, per la Mosettina dell'Isolotto salvata dall'Arno (che non sarà il Nilo, però quando ci si mette ci sa fare pure lui...) bisognerà per forza di cose ricorrere al suo fratellone, quello che faceva passare il Mar Rosso e faceva scalate sul Sinai:<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/Zmf6lN5VDe4" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-13235266790461615412015-06-03T22:42:00.001+02:002015-06-03T22:42:38.670+02:001981: quadretto estivo in via Faentina<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Uqj5c-3sq5Y/VW9R2-kocfI/AAAAAAAATOE/AYJ-DNffK5A/s1600/FI803599.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" src="http://3.bp.blogspot.com/-Uqj5c-3sq5Y/VW9R2-kocfI/AAAAAAAATOE/AYJ-DNffK5A/s400/FI803599.png" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Parecchio interessante questa immagine proveniente, come si vedrà meglio in seguito, dall'estate del <span style="color: yellow;"><b>1981</b></span>. Un quadretto di <i>vita quotidiana</i> nella Firenze di quegli anni: il tipico bus arancione (che stava sostituendo quelli verdi, peraltro ancora normalmente in servizio come mi ricordo bene da ragazzo) della <span style="color: yellow;"><b>linea 1</b></span> sta percorrendo via Faentina oltrepassando una Volkswagen parcheggiata in primo piano. </div>
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Ce n'è di che parlare, accidenti. Cominciamo subito dall'autobus, che è lo storico <span style="color: yellow;"><b>Fiat 418BCF</b></span> che ha fatto viaggiare non soltanto i fiorentini, ma gli abitanti di molte altre città italiane tra la seconda metà degli anni '70 e la prima degli anni '80. Quello che si vede nella foto, la <span style="color: yellow;"><b>vettura 2926</b></span> con tanto di pataccone obbligatorio che in quegli anni prescriveva la velocità massima degli autoveicoli, è munito addirittura di una targa <span style="color: yellow;"><b>"FI 80" quadrata</b></span> (FI 803599) che ce lo rende pressoché prezioso.</div>
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<br /></div>
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Ogni volta che, qua dentro, s'incontra una "FI 80" quadrata occorre ricordare che si tratta delle targhe fiorentine più rare da vedere, dato che ne furono emesse soltanto <span style="color: yellow;"><b>3999</b></span> tra la fine del 1975 e l'inizio del 1976: in pratica, le "FI 80" quadrate sono le ultime emesse a Firenze e provincia (FI 800000 - FI 803999). Con la targa FI 804000 cominciò la peraltro breve stagione delle targhe arancionere componibili. </div>
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<br /></div>
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Ma la storia dettagliata di questa immagine ce la racconta direttamente la sua fonte, vale a dire l'<a href="https://www.flickr.com/photos/inbusclub/9451836763"><span style="color: yellow;"><b>inBus club</b></span></a>. La foto fu scattata infatti nel 1981 da un socio del Bus, <span style="color: yellow;"><b>Bruno Principe</b></span>. Si viene quindi a sapere che la vettura 2926 raffigurata era stata immatricolata il <span style="color: yellow;"><b>30 dicembre 1975</b></span>. Rimase in servizio a Firenze addirittura fino al settembre del 1998, quando fu venduta (anzi: <i>alienata</i>) all'AMT, la municipalizzata di Catania che la reimmatricolò con targa ZA190HZ. La vettura 2926 terminò definitivamente la sua corsa il <span style="color: yellow;"><b>31 gennaio 2006</b></span>: trentuno anni di trasporti urbani.</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-d5WduU2AI4I/VW9bmIo-riI/AAAAAAAATOU/ftPuiAr6Ocw/s1600/FIAT418BCF.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-d5WduU2AI4I/VW9bmIo-riI/AAAAAAAATOU/ftPuiAr6Ocw/s400/FIAT418BCF.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Nella foto sopra, un Fiat 418BCF gemello (la vettura 2906, probabilmente appartenente allo stesso lotto).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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La Volkswagen della foto ha pure la sua storia ben precisa: era infatti, come si specifica nella fonte, proprio la prima auto dell'autore della foto, il sig. Bruno Principe. Nella fonte si afferma che la vettura sarebbe un "VW 113 Maggiolino del 1963"; ma dalla targa del Typ 1 (non ancora "Maggiolino", a rigore filologico) si leggono le prime cifre FI 2607... che riportano l'immatricolazione al 1964.</div>
Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-82540723814240260902015-06-03T19:20:00.003+02:002015-06-03T19:20:45.480+02:00Autogrill<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Gs3KZ3y33Pk/VW8kaX-1EmI/AAAAAAAATNE/msGhuo7UfW4/s1600/TO50447_fr1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://4.bp.blogspot.com/-Gs3KZ3y33Pk/VW8kaX-1EmI/AAAAAAAATNE/msGhuo7UfW4/s400/TO50447_fr1.JPG" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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In autostrada, le tregge sono oltremodo rare ed ancor più raro è riuscire a fotografarne una, anche se per caso la si becca. È, naturalmente, per le condizioni oggettive: se in città, a volte, il Treggista Militante® può lanciarsi nel classico <i>inseguimento</i>, una cosa del genere in autostrada è troppo pericolosa, e non mi stancherò mai di ripetere sia che la prudenza non è mai troppa e che niente, sia che neppure la treggia più clamorosa vale la pelle propria e degli altri. </div>
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Non che le tregge in autostrada non ci siano; però quasi sempre viaggiano accompagnate. Nel caso di quelle più antiche, le <i>bisnonne </i>insomma, le si trovano costantemente a bordo dei loro speciali cadreghini -vale a dire dei carrattrezzi o dei pianali noleggiati all'uopo. Le supertregge ultrasessantenni viaggiano per lo più per andare a qualche raduno di auto d'epoca, sono tirate a lucido e mal sopporterebbero di lanciarsi sulla A1 tra Piacenza e Bologna a un'ora di punta in mezzo ai TIR (con il rischio, inoltre, di provocare tamponamenti a catena perché vedere una vettura del genere farebbe lo stesso effetto di una spider con a bordo Belén Rodríguez ignuda). </div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-dhIdlXxdM3M/VW8o72iqmMI/AAAAAAAATNQ/3oXcq83MMCI/s1600/TO50447_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://2.bp.blogspot.com/-dhIdlXxdM3M/VW8o72iqmMI/AAAAAAAATNQ/3oXcq83MMCI/s400/TO50447_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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Sulle autostrade, però, esistono gli <span style="color: yellow;"><b>Autogrill</b></span>. Le stazioni di servizio. Quelle cose dove si fanno il pieno e la pisciatina (rimarrà sempre un mistero come mai in autostrada scappi a tutti da pisciare il decuplo di quando si è a casa), dove si beve il caffè e si mangiano panini di merda a prezzi esorbitanti e riscaldati a temperature da ustione di 3° grado, dove si spera sempre di beccare il biglietto della lotteria che cambia la vita e dove si è costretti, per uscire, a fare tutto il giro di un minimarket che espone <i>specialità regionali </i>che costano quanto un soggiorno per due persone in un albergo a 4 stelle in mezzo a ceste di libri che fanno ancor più schifo dei panini. Ed giustappunto a un Autogrill sulla <span style="color: yellow;"><b>A21</b></span> vicino a Cremona che mi sono ritrovato davanti a questa cosa qua, sistemata su un pianale targato Ferrara trainato da un SUV che faceva carburante.</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-CsNI4MSVxgw/VW8sV2ttCwI/AAAAAAAATNc/HDHERs2sgFs/s1600/TO50447_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://2.bp.blogspot.com/-CsNI4MSVxgw/VW8sV2ttCwI/AAAAAAAATNc/HDHERs2sgFs/s400/TO50447_lat.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Reduce evidentemente da un qualche autoraduno, si tratta di una vettura assolutamente inconfondibile: una <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lancia_Aprilia"><span style="color: yellow;"><b>Lancia Aprilia</b></span></a>. L'unica automobile che fece fare una figura terrificante a Henry Ford, che al Salone di Parigi del 1937 fu trovato a gambe all'aria mentre ci curiosava sotto (dichiarò che era "l'unica vettura esposta per la quale valeva la pena fare una figuraccia"). Prodotta dal 1937 al 1949 e intitolata a una delle cittadine laziali appena fondate da Mussolini durante la bonifica dell'Agro Pontino, la Lancia Aprilia fu una macchina veramente anticonvenzionale per non dire addirittura rivoluzionaria nel suo genere: scocca autoportante su vettura chiusa, camere di scoppio emisferiche, 4 ruote indipendenti e retro "a coda" altamente aerodinamico. Una macchina che era davvero futuribile, venti o trent'anni in anticipo sulle altre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-NDdpdfLscUU/VW8x06JDWLI/AAAAAAAATNs/PCkWVRLHHHs/s1600/TO50447_rt3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://4.bp.blogspot.com/-NDdpdfLscUU/VW8x06JDWLI/AAAAAAAATNs/PCkWVRLHHHs/s400/TO50447_rt3.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ed è così che finalmente un Autogrill, pisciatine a parte, si rivela veramente utile. L'Aprilia trasportata con mille precauzioni, munita di targa originale, secondo le tabelle di targheitaliane.com risulta essere stata immatricolata <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=TO&page=24"><span style="color: yellow;"><b>tra l'11 maggio e il 25 maggio 1938</b></span></a>, cosa del tutto corrispondente alle indicazioni del proprietario che l'aveva detta essere "del '38". Non è sempre detto di incontrare un proprietario di auto d'epoca così preciso: di solito, anzi, chi possiede una vettura del genere tende a aumentarle l'età.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un paio d'anni dopo, esattamente il 14 giugno 1940, nasceva a Modena il sig. <span style="color: yellow;"><b>Francesco Guccini</b></span>. Nonostante certe sue <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2014/10/il-maestrone.html">vecchie foto "automobilistiche"</a> a base di Fiat 515, il "Maestrone" non ha mai conseguito nemmeno la patente di guida e non credo proprio che sia tra i lettori più assidui di questo blog; ciononostante, e questo è un dato di fatto, mi risulta essere stato l'unico ad avere scritto e cantato una canzone dedicata a un <span style="color: yellow;"><b>Autogrill</b></span>, quella dove alla fine "lo chiamò la strada bianca" (forse, chissà l'Autogrill in questione si trovava lungo una carrareccia tra Porretta e la Sambuca Pistojese). E poiché di Autogrill qui si parla a partir dal titolo, e Guccini ha più o meno la stessa età (e la stessa stazza) della Lancia Aprilia...<br />
<br />
<br /></div>
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/6e9oA21A8tk" width="420"></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
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<div style="text-align: justify;">
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-75351381589370892982015-06-03T13:17:00.003+02:002015-06-03T13:18:37.403+02:00Bèc tu de fiùciar<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-4DHHueempCk/VW7YTsWYKDI/AAAAAAAATMQ/AI30WJM5hl0/s1600/EF101PA_fr2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://2.bp.blogspot.com/-4DHHueempCk/VW7YTsWYKDI/AAAAAAAATMQ/AI30WJM5hl0/s400/EF101PA_fr2.JPG" width="400" /></a></div>
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Da pochi giorni (il 1° giugno) il TB ha compiuto <span style="color: yellow;"><b>sei anni</b></span>. E può essere anche che ce li abbia tutti quanti sul groppone: ultimamente, inutile fare come gli struzzi, conduce una vita piuttosto grama. Un po' per l'impervia montagna di guai che è la mia vita, un po' per mancanza del giusto e necessario <i>Treggengeist</i> e un po' per chissà per che cosa d'altro; fatto sta che, oramai, le famose <i>pause</i> durano mesi. Non sto più nemmeno a farlo presente; prendetelo così com'è, rimanete affezionati a questo blog se già lo eravate, oppure scopritelo se il caso vi ci ha fatti appena capitare dentro. Tornandoci però dopo l'ennesima pausa, che s'è presa quasi tutta la primavera, mi è venuto in mente di escogitare una specie di <i>shock </i>qua dentro. Chissà che non faccia bene, nel blog auto-passatistico per eccellenza, un po' di <i>futuro</i>; anzi, di <i>fiùciar</i>. Talmente <i>fiùciar</i> da finire nel logo, costantemente occupato finora da venerabili treggione fiorentine come la mitica Giulietta di S. Vincenzo a Torri che, da oggi, va in pensione sostituita per un po' dalla vettura che vedete in questo post. Qualcuno inorridirà, e a ragione, vedendo la targa alfanumerica <i>moderna </i>che rappresenta uno dei principali bersagli del vs. Treggista Preferito®; ma, naturalmente, a volte bisogna vedere a <i>che cosa </i>è stata apposta, e <i>perché</i>. Il Treggismo Militante® va bene, ma "treggismo" non fa e non deve fare la rima con <i>talebanismo.</i></div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-L94MuUgEYYE/VW7bjonM98I/AAAAAAAATMc/lFmHUtrR8pw/s1600/EF101PA_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://3.bp.blogspot.com/-L94MuUgEYYE/VW7bjonM98I/AAAAAAAATMc/lFmHUtrR8pw/s400/EF101PA_lat.JPG" width="400" /></a></div>
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Qualcuno, magari, l'avrà pure riconosciuta; ma, per riconoscerla, occorre aver frequentato il TB per parecchio tempo. Almeno da <span style="color: yellow;"><a href="http://catorcibus.blogspot.it/2010/10/ritorno-qualcosa.html"><b>sabato 9 ottobre 2010</b></a></span>, quando questa signorina aveva ancora una targa tedesca (<span style="color: yellow;"><b>MYK 404A</b></span> per la precisione, targa di Mayen-Coblenza), si faceva vedere in giro dalle parti di Via Aretina, provocava occhi sgranati, <i>ooooooh! </i>di ammirazioni e ricordi adolescenziali e il ragazzotto che la guidava, disponibilissimo a farsela fotografare (ovviamente) asseriva di averla acquistata in Germania a soli quindicimila euri. Vale a dire che, nel 2010, per 15.000 <i>monete ùniche</i>, ovvero il prezzo normale di un'idiotissima vetturetta dell'ancor più idiota ventunesimo secolo, ci si poteva portare a casa una <span style="color: yellow;"><b>DeLorean</b></span>. Proprio Lei, insomma. Michael J. Fox e lo scienziato pazzo. Tutta la saga di Robert Zemeckis (cognome terribilmente lituano, o lettone) e le ottantotto miglia all'ora. I pochi esemplari che ne vennero prodotti tra diecimila peripezie, fallimenti, galere e quant'altro. La fama eterna legata a un film che è stato un caposaldo di noialtri ex-ragazzi. La rigorosa carrozzeria in acciaio lucido sverniciato. La parola <i>mito</i> è sicuramente abusata; ma per questa vettura no, non è sprecata. A Firenze ne esiste e ne circola <span style="color: yellow;"><b>una</b></span>: Lei. Presumibilmente con lo stesso gentilissimo ragazzotto, e attualmente ritargata; insomma, la <span style="color: yellow;"><b>DeLorean DMC-12</b></span>. Una delle <span style="color: yellow;"><b>9200</b></span> prodotte tra il <span style="color: yellow;"><b>1981</b></span> e il <span style="color: yellow;"><b>1983</b></span> colta in un tramonto d'aprile in piazza Massimo d'Azeglio, stavolta. E dico questo: dovessi rivederla altre venti volte, venti volte la fotograferei e venti volte la metterei nel TB. Che il mondo lo sàppia.</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-HUVt8ZyExCM/VW7fhkfWXTI/AAAAAAAATMo/W_Gxqam-poE/s1600/EF101PA_rt1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="http://4.bp.blogspot.com/-HUVt8ZyExCM/VW7fhkfWXTI/AAAAAAAATMo/W_Gxqam-poE/s400/EF101PA_rt1.JPG" width="400" /></a></div>
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E insomma, mi viene a mente che mentre guardavo e riguardavo il filmino, mai avrei pensato che un giorno del remoto futuro, ancor più remoto di quello dei saltapicchi della pellicola che trapassava il <i>continuum</i>, avrei visto una DeLorean in via Aretina, e poi, dopo un'altro po' di futuro, persino in piazza D'Azeglio con la targa "FI". Cose del futuro, appunto; o di un futuro nel passato, o di un passato nel futuro. Il tempo è cosa <i>parecchio </i>relativa. E come non tornare, allora, a quel lontano <span style="color: yellow;"><b>1955</b></span>, l'anno in cui è nato mio fratello che -per inciso- abita a cinquanta metri da dove ho fotografato la DeLorean, in cui Michael J. Fox, nelle vesti di Marty McFly, <i>stupiva leggermente </i>i suoi "coetanei" con una interpretazione di <span style="color: yellow;"><b>Johnny B. Goode</b></span> per la quale i ragazzi di quell'anno "non erano ancora pronti"....?<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/e_EfLbbc9Zc" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-51233700871274229512015-03-16T12:19:00.002+01:002015-03-16T12:20:31.966+01:00La Dolly<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/--l7RJ0T7u4A/VQa3FZ1R1FI/AAAAAAAATCk/7kyJYpVYCZ8/s1600/FIH90236_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/--l7RJ0T7u4A/VQa3FZ1R1FI/AAAAAAAATCk/7kyJYpVYCZ8/s1600/FIH90236_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Di fronte alla Dolly, non vale nessuna distinzione di targhe nere, targhe bianche, targhe blé o targhe a pallini: si fotografa, e basta. Sugli abbinamenti cromatici delle <i>Dédeuches </i>di ogni epoca ci si potrebbe scrivere un libro, ma confesso che l'accostamento tra il grigio e il rosso mi è sempre piaciuto parecchio (senza per questo nutrire nessun particolare attaccamento alla squadra della Cremonese). Siamo qui, oltretutto, in una delle più belle e, forse, anche più antiche viuzze dell'Oltrarno: <span style="color: yellow;"><b>via Ardiglione</b></span>. Ma perché proprio <i>Dolly? </i>Ce lo dice la vettura stessa:</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Yb4KQKs_OKk/VQa4I5_BIjI/AAAAAAAATCs/_XgjQuGoNXE/s1600/FIH90236_dolly2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Yb4KQKs_OKk/VQa4I5_BIjI/AAAAAAAATCs/_XgjQuGoNXE/s1600/FIH90236_dolly2.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Ignoro francamente se si tratti proprio di uno specifico sottomodello, oppure se il proprietario o la proprietaria abbia voluto paragonare la sua <i>Duhavalli</i> (difussa anche la variante <i>Du' Lalli</i>) alla famosa e tipica <i>pupa del saloon</i> dei film western ("Dolly la Rossa") -ritenendo altamente improbabile che abbia pensato all'altrettanto celebre pecora clonata. Fatto sta, va detto, che il nome "Dolly" le sta particolarmente bene. Come tutti sanno, io sono assolutamente favorevole a dare un nome alle macchine: in famiglia mia c'è stata, ad esempio, la <i>Poldina </i>(la Simca 1000 di mio zio Dino) e l'indimenticabile <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2009/10/la-mantovana-e-lagedabia-ovvero-il-gran.html">Agedabia</a> della zia Egle, ma tutte le mie macchine hanno avuto un nome, a partire dall'<i>Agapina </i>per finire alla mitica <i>Plog</i>. Anzi, se per caso vi pigliasse la voglia di dare un nome alla vostra macchina, ma non sapeste proprio dove andare a sbattere la testa, sono a vostra disposizione completa; grullo come sono, potete star certi che vi troverò il nome più adatto.</div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-12dU6_QmtmQ/VQa6YqMsndI/AAAAAAAATC4/aI0g4ezpwag/s1600/FIH90236_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-12dU6_QmtmQ/VQa6YqMsndI/AAAAAAAATC4/aI0g4ezpwag/s1600/FIH90236_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Quanto alla nostra Dolly in sé, di cui qua sopra si ammira il retro sgalettante, beh, targabianca targabià è andata a finire che ha già la sua bella trentina d'anni, segno di una evidente reimmatricolazione: secondo il Bollonet ACI è stata infatti immatricolata il <span style="color: yellow;"><b>31 ottobre 1985</b></span>, e quindi la targa che ha ora non corrisponde affatto alla cronologia (è del 1989).<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/1plvBR02wDs" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-59159153074350016312015-03-16T01:47:00.000+01:002015-03-16T01:48:07.371+01:00Cosittumpàri...!<br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-2BQGFzc0WYU/VQYioRo6I8I/AAAAAAAATCQ/LCr13kNoxtY/s1600/FI1158.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-2BQGFzc0WYU/VQYioRo6I8I/AAAAAAAATCQ/LCr13kNoxtY/s1600/FI1158.jpg" height="262" width="400" /></a></div>
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Forse qualcuno si sarà chiesto come mai, quando si tratta di inserire antiche foto (questa è stata fatta pervenire da un mostro sacro del TB: <span style="color: yellow;"><b>Mark B.</b></span>), si va spesso a cascare in immagini di incidenti stradali; talmente spesso, oramai, che ho deciso di istituire una speciale categoria. La cosa è però abbastanza logica, se ci si pensa bene: nei primi (e anche nei secondi) tempi dell'autolocomozione a motore, un incidente -anche il più lieve e banale- era una <i>notiziona</i>. Circolavano, nelle città, talmente poche automobili, che quando due andavano a sbattere l'una contro l'altra era un avvenimento che richiamava fotografi e reporter. Eppure, ebbene sì, le macchine riuscivano anche allora a andare a picchiarsi contro (qui, addirittura, due camion). Allora doveva fare lo stesso effetto di due cammelli che andavano a sbattersi contro in mezzo al deserto; però, come si vede dalla foto, le modalità erano le stesse di ora. <i>Passo io....? No, passo io!! Icchett'hadètto...?!?! Ora 'e ti fo vedere chi passa....! </i>E <i>vadavùma!!! Ecco, te l'avevo detto! Cosittumpàri a 'un fammi passare...!!!</i></div>
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Siamo, evidentemente, in una stretta strada del centro di Firenze, con tanto di curva parecchio rognosa. Tra i due camion, quello rivolto di muso sembra avere avuto decisamente la peggio, sfasciandosi mezzo contro il cassone dell'altro. Del quale, però, non si legge né s'intuisce minimamente la targa. Del camion più danneggiato, invece, si vede (a fatica) la targa anteriore: <span style="color: yellow;"><b>FI 1158</b></span> (o meglio, secondo lo stile dell'epoca: 1158 FI). Viene da dire che, senza gli incidenti, le famose Quattro Cifre sarebbero ancor meno di quelle superstiti in immagine (di superstiti reali, ancora in circolazione, non se ne ha notizia). Poiché la targa FI 1161 fu emessa il <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?prov=FI&tipo=Autoveicolo"><span style="color: yellow;"><b>12 luglio 1927</b></span></a>, e questa la precede di sole tre unità, siamo allo stesso giorno, o al massimo al giorno prima; la foto potrebbe essere dei primi anni '30.</div>
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Per la canzone, devo dirlo, sono parecchio in difficoltà. Nei <i>tempi eroici </i>ce n'erano eccome, di canzoni dedicate all'automobile; ma trovarne una dedicata a due camion pieni di copertoni e altre cianfrusaglie, mi sarebbe davvero arduo. Per questa volta, insomma, sono costretto a soprassiedere, rimandando tutto al prossimo post. Perdonatemi, ma consolatevi immaginando l'antica scazzottatura fra camionisti che, sicuramente, ci dev'essere stata.</div>
Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-30148202002594592232015-03-16T01:14:00.000+01:002015-03-16T01:14:59.051+01:00Transittando per Varzi<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/--fhWFr2S5sg/VQHXhwbhtNI/AAAAAAAATA8/x6w810TWIxM/s1600/PV329700_fr1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/--fhWFr2S5sg/VQHXhwbhtNI/AAAAAAAATA8/x6w810TWIxM/s1600/PV329700_fr1.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Varzi è in provincia di Pavia, e quindi, a rigore, non si dovrebbe parlare di <i>Tregge piacentine</i>. Però si andava a Varzi da Piacenza, e a Piacenza si è tornati; quindi questa squisita treggia pavese viene attribuita a Piacenza un po' arbitrariamente, certo, ma pur sempre con qualche fondamento.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-BEynlubS8Sc/VQYbO754dbI/AAAAAAAATBw/PzPaku9qWv4/s1600/PV329700_rt1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-BEynlubS8Sc/VQYbO754dbI/AAAAAAAATBw/PzPaku9qWv4/s1600/PV329700_rt1.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<br />
Un Ford Transit delle prime generazioni fa, come dire, sempre notizia. In mancanza di meglio, si può dire che dev'essere di poco posteriore al <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=PV&page=5"><span style="color: yellow;"><b>gennaio 1975</b></span></a>; in quarant'anni ne deve aver <i>transittata </i>di gente e di roba, con quel suo bell'arancione sgargiante (e la striscia laterale rossa).<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Apiq_ZGf98g/VQYcYvXy7sI/AAAAAAAATB4/5V3jFAFiXlU/s1600/PV329700_lat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Apiq_ZGf98g/VQYcYvXy7sI/AAAAAAAATB4/5V3jFAFiXlU/s1600/PV329700_lat.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<br />
Ancora aveva una linea facilmente riconoscibile come <i>British</i>; è diventato, poi, un furgone pienamente "internazionale". A rigore si tratta di una <i>Seconda Serie</i> (prodotta dal 1965 al 1978); ma pochi sanno che il Transit è in produzione fin dal <span style="color: yellow;"><b>1953</b></span>, cosa che lo rende probabilmente uno degli automezzi attualmente in produzione da più anni. Sessantadue, per la precisione; siamo attualmente alla <i>settima </i>serie.<br />
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Aprendo una parentesi, sarà ben difficile vederne in giro qualcuno della Prima Serie, quella del 1953 e successivi. È veramente roba da collezionisti e da autoraduni. Curiosamente, questo simbolo della Ford inglese nacque in Germania; denominato in origine <b><span style="color: yellow;">FK 1000</span></b> (ove "FK" stava per "Ford Köln", ovvero <i>Ford Colonia</i>), assunse il nome di "Transit" (o meglio, di <i>Taunus Transit</i>) soltanto nel 1961. Qui sotto ne vediamo un modello del 1964:<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-vdtjx5ExiF0/VQYeocYIkbI/AAAAAAAATCE/OdH427CkyBM/s1600/TAUNUSTRANSIT.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-vdtjx5ExiF0/VQYeocYIkbI/AAAAAAAATCE/OdH427CkyBM/s1600/TAUNUSTRANSIT.JPG" height="300" width="400" /></a></div>
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E che gli si abbina, come canzone, a un furgone prodotto in oltre <i>tre milioni</i> di esemplari, da moltiplicare per chissà quante centinaia di migliaia di chilometri ciascuno? Si potrebbe coprire la distanza da qui a Saturno, mi sa. Ci vuole qualcosa che parla di strada, e per la bisogna ho scelto questo classico pezzo dei Canned Heat che mi sembra ci stia parecchio bene:<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/qRKNw477onU" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-18089993706117236692015-03-12T17:28:00.000+01:002015-03-12T18:31:11.304+01:00Kanji e Katakana<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-CRoxmH_w6yA/VQGzXuydL1I/AAAAAAAAS_4/x3GymqtiIwQ/s1600/M_FI214391_ideog.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-CRoxmH_w6yA/VQGzXuydL1I/AAAAAAAAS_4/x3GymqtiIwQ/s1600/M_FI214391_ideog.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Il TB ha una certa qual tradizione nipponica; ad esempio, e solo per dirne una, tuttora il <span style="color: yellow;"><b>post più visitato di tutto il blog</b></span> risulta essere quello del <span style="color: yellow;"><a href="http://catorcibus.blogspot.it/2011/08/blog-post.html"><b>29 agosto 2011</b></a></span>, relativo a un'autovettura giapponese e, soprattutto, con il titolo interamente nei micidiali caratteri giapponesi (che devono avere attratto parecchio gli <i>aficionados </i>del Treggia's Blog). Questo è il motivo per cui questo post si apre con una visione un po' insolita: quella di un <span style="color: yellow;"><b>serbatojo</b></span> con impressi sopra dei segnacci incomprensibili, il primo dei quali sembra un qualche osso della colonna vertebrale, il secondo una "Y" e il terzo sembra indicare 7 secondi. E' il modo in cui scrivono i giapponesi, mescolando caratteri di origine cinese (<i>kanji</i>) e due sillabari, detti <i>katakana </i>e <i>hiragana</i>, nonché nonseparandominimamenteleparolecosìcomestoscrivendoora. A loro sta bene così, e chissà che c'è scritto sul serbatojo della motocicletta. Motocicletta?</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-QAemiXGHiqg/VQG3c5hOV5I/AAAAAAAATAE/sepFzUD8gEg/s1600/M-FI214391_lat2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-QAemiXGHiqg/VQG3c5hOV5I/AAAAAAAATAE/sepFzUD8gEg/s1600/M-FI214391_lat2.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco qua di che cosa si tratta veramente. Uno stupefacente <span style="color: yellow;"><b>sidecar</b></span> di vecchio stile nipponico, militaresco, inossidabile e composto di una moto <span style="color: yellow;"><b>Honda</b></span> che qui vediamo sul romanticissimo sfondo di un Doblò furgonato della Telecom, sul piazzale della piscina Costoli al campo di marte (recentemente ribattezzato "Piazza Enrico Berlinguer", dal nome di un nobile sardo di origine catalana, di antica e ricca famiglia di proprietari terrieri).</div>
<div style="text-align: justify;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-BtawkGAmFog/VQG4AiBgsgI/AAAAAAAATAM/IritHD__QCQ/s1600/M_FI214391_lat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-BtawkGAmFog/VQG4AiBgsgI/AAAAAAAATAM/IritHD__QCQ/s1600/M_FI214391_lat.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Naturalmente, ora tutti voi vi direte: "Ecco svelato il mistero dei segnacci! C'è scritto Honda!". L'ho pensato anche io; col cavolo. "Honda", in giapponese, si scrive così:<span lang="ja"> <span style="color: yellow;"><b>本田</b></span></span>. Nulla a che vedere con i caratteri del serbatoio. Chissà che accidenti ci sarà scritto, magari <i>chi la ruba faccia harakiri </i>oppure <i>fior di loto del benzene aromatico celeste del Sol Levante. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-PJYJszMYuZQ/VQG6EE9u03I/AAAAAAAATAY/skAHsU2vlJI/s1600/M_FI214391_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-PJYJszMYuZQ/VQG6EE9u03I/AAAAAAAATAY/skAHsU2vlJI/s1600/M_FI214391_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Anche se la targa (<span style="color: yellow;"><b>FI 214391</b></span>) non si legge bene, colpa le condizioni di luce, siamo qui ad un'epoca in cui le moto giapponesi (e figurarsi i sidecar) erano ancora parecchio esotiche nel Paesello del Sol Calante: il motociclo risulta infatti immatricolato il <span style="color: yellow;"><b>15 giugno 1974</b></span>. Probabilmente, allora non si capiva ancora bene come mai uno dovesse andare a pigliarsi un "coso" giapponese quando esistevano le Guzzi, le Laverda, la Moto Morini, la Gilera...</div>
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<br /></div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-5gQ8ufqOmY4/VQG9aOoS-RI/AAAAAAAATAs/VFzIsTSCh2A/s1600/M_FI214391_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-5gQ8ufqOmY4/VQG9aOoS-RI/AAAAAAAATAs/VFzIsTSCh2A/s1600/M_FI214391_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<i>A proposito. </i>Ora vi aspettereste sicuramente qualcosa di giapponese, la canzoncina dei cartoni animati, la poesia sulla bomba atomica...e invece mi voglio rifare proprio alla chiusa di questo post con una <i>canzonetta </i>dove, per altro, c'è anche qualche moto giapponese. Non consiglierei però l'ascolto di questo <i>classico </i>pezzo della canzone impegnata italiana (oserei dire impegnatissima), ai giovanissimi treggisti in erba. Dé, era tanto che volevo fare il <i>parental advisory</i>!<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/ZBkJ8INmd5o" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-62078715073518661412015-03-05T16:16:00.000+01:002015-03-05T16:16:01.170+01:00Una bella scotchatura<br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-GbgMQTim1lM/VPhqM9_t_wI/AAAAAAAAS8Q/rabviiYk_nk/s1600/GR80624_1F_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-GbgMQTim1lM/VPhqM9_t_wI/AAAAAAAAS8Q/rabviiYk_nk/s1600/GR80624_1F_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-1_gG56Z-uSg/VPhqa_T8ZoI/AAAAAAAAS8Y/9l67p9SdXOc/s1600/GR80624_1F_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-1_gG56Z-uSg/VPhqa_T8ZoI/AAAAAAAAS8Y/9l67p9SdXOc/s1600/GR80624_1F_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Per quanto ce ne siano ancora tantissime in circolazione in una città di media grandezza come Firenze, le tregge non sono infinite e oltre la metà sono Cinquini. Per ogni Treggista Militante® che si rispetti, è quindi giocoforza beccarle e ribeccarle, in punti differenti della città (e spesso lontanissimi l'uno dall'altro) e, in alcuni casi, letteralmente per anni. Se per caso foste in compagnia di un Treggista e lo vedeste, ad un certo punto, fare gesti come battersi la mano sulla fronte e esclamare semplicissime frasi come : <i>Oh poffarbacco! Sono al cospetto di un reiterato ritrovamento di un autoveicolo già a me ampiamente cògnito!</i>, sappiate che detto Treggista ha, appunto, ribeccato una vettura che ha già visto parecchie volte. E' un po' come una figlia sua; ne conosce ogni centimetro quadrato, ogni particolare, ogni più minuta alterazione. Prendiamo ad esempio questa 500 maremmana, che il vostro Treggista Preferito® ha osservato letteralmente ovunque in città; è stata immatricolata un non vicinissimo <span style="color: yellow;"><b>28 ottobre 1970</b></span> e nelle prime due fotografie la vediamo nel mese di luglio dello scorso anno.</div>
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Che cosa si nota, quasi di prim'acchito? Una caratteristica di parecchie 500, vale a dire la <span style="color: yellow;"><b>targa posteriore un po' malmessa</b></span>. Le targhe nere erano assai poco adatte alla "bombatura" del cofano motore della prodigiosa vetturetta; ci venivano sforzate (e spesso ingabbiate una cornicetta metallica), si torcevano, formavano una specie di "camera" dove si accumulavano acqua e troiai vari e andava a finire che si spaccavano. Il Cinquino con la targa posteriore imbozzolita è un'immagine consueta e, direi, classica per chiunque si sia ritrovato a osservare le 500 con un po' di attenzione. Dài picchia e mena, la targa si staccava; e andare in giro senza targa (a meno di non essere a Beirut durante la guerra civile o nel Nicaragua in lotta per cacciare il dittatore Somoza) potrebbe comportare qualche lieve problema al quale occorre ovviare.</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-HIO_Kf1LxuA/VPhu8CyIExI/AAAAAAAAS8k/mqqRexs8gJw/s1600/GR80624_F2_rt.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-HIO_Kf1LxuA/VPhu8CyIExI/AAAAAAAAS8k/mqqRexs8gJw/s1600/GR80624_F2_rt.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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La foto sopra ritrae il nostro Mezzosacco grossetano qualche mese dopo e, naturalmente, agli antipodi cittadini. Come si può facilmente osservare, il problema della targa è stato risolto avvalendosi dei più moderni e sophysticati mezzi messi a disposizione dalla <i>tennologìa</i>: quattro be' pezzi di <span style="color: yellow;"><b>nastro isolante nero</b></span>, che costa poco, appiccica bene e, <i>durcissinfùndo</i>, non ci sta poi male nemmeno dal punto di vista æsthetico. Come dire: un problema risolto con una <span style="color: yellow;"><b>scotchatura</b></span>.</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-3slEngmJGT8/VPhwV1sNdSI/AAAAAAAAS8s/s-Kg1xX8l34/s1600/GR80624_F2_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-3slEngmJGT8/VPhwV1sNdSI/AAAAAAAAS8s/s-Kg1xX8l34/s1600/GR80624_F2_lat.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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A tale riguardo, forse a qualcuno potrebbe interessare come mai il nastro adesivo viene chiamato <i>scotch</i> ("scozzese"). Non ha nulla a che vedere col whisky, né col fatto che sia stato inventato in Scozia o da uno scozzese; pare che il suo inventore alla 3M, mi sembra negli anni '30 del secolo scorso, ebbe a lamentarsi parecchio perché nelle prime versioni ci avevano messo poco collante, e il nastro non appiccicava proprio una sega. Ebbe quindi a esclamare assai risentito, avvalendosi di un noto luogo comune relativo all'avarizia di una popolazione celtica: <i>Ma che cosa debbo constatare? Siete forse scozzesi? E metteteci più colla, per la barba di s. Girolamo, altrimenti ce lo tirano dietro!</i> Così fu; e la cosa ebbe talmente successo, che "scozzese" (scotch) si chiamò il nastro adesivo e, addirittura, il marchio della 3M divenne un motivo che riprendeva il <i>tartan</i>, il caratteristico tessuto dei gonnellini scozzesi. Pensate un po'.</div>
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<br /></div>
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Giunti alla musichetta, avevo pensato giustappunto di ispirarmi allo scotch. Si fosse trattato del whisky, non avrei avuto che l'imbarazzo della scelta; ma una canzone ispirata da un nastro adesivo, beh, è un po' più difficile trovarla. Ne conosco una, però dov'è almeno nominato espressamente, il <i>nastro de scotch</i>, e ve la vado a far sentire anche perché lo merita per davvero.<br />
<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/vB4sA8EoOHI" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-34246130713209642842015-03-03T19:29:00.003+01:002015-03-03T19:29:52.097+01:00Mèrica<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zbtLNha1h4M/VPXyJGH6YjI/AAAAAAAAS7U/zjmRuHWCmFo/s1600/Casa_Vespucci.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zbtLNha1h4M/VPXyJGH6YjI/AAAAAAAAS7U/zjmRuHWCmFo/s1600/Casa_Vespucci.jpg" height="297" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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America? Gli americani non la guarderanno mai questa foto, scattata probabilmente agli inizi degli anni '60 all'incrocio tra via di <span style="color: yellow;"><b>Peretola</b></span> e via delle Compagnie. Peretola, antichissimo sobborgo di Firenze, già nominato nel <i>Decamerone</i> e, almeno secondo la banda della trattoria "Da Burde", che ne ha fatto un autentico credo, luogo dove si svolge la vicenda del burattino Pinocchio. E anche il luogo dov'è nata l'America. La foto ritrae infatti quella che, si dice, sia la più antica casa e il focolare originario della famiglia <span style="color: yellow;"><b>Vespucci</b></span>. No, forse gli americani non se lo immaginano che tutto il loro armamentario, il <i>God bless America</i>, l'<i>America first</i>, Capitan America e tutto il resto, ha avuto origine a Peretola grazie a un ragazzaccio giramondo di nome Amerigo (antico nome di origine germanica), per tramite di due giovani e geniali cartografi alsaziani, <span style="color: yellow;"><b>Martin Waldseemüller</b></span> e <span style="color: yellow;">Matthias Ringmann</span> che, nel 1507, diedero quel nome al <i>nuovo continente</i> nella loro carta <i>Universalis Cosmographia</i>. Individuarono in Amerigo Vespucci, da Peretola, il <i>vero e cosciente </i>scopritore dell'America come continente a se stante (e non certamente un genovese che era alla ricerca delle "Indie" e che andò a sbattere casualmente nell'isola di Hispaniola). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Y-xIPyCnF5g/VPX2diFbRQI/AAAAAAAAS7g/z4sSlpJm6t8/s1600/america.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Y-xIPyCnF5g/VPX2diFbRQI/AAAAAAAAS7g/z4sSlpJm6t8/s1600/america.jpg" height="400" width="363" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Universalis Cosmographia, 1507, Waldseemüller/Ringmann.</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Gli americani non hanno mai riflettuto a fondo sul <i>kiulo</i> che ci hanno avuto. "America" suona bene, è un nome nato mediatico. Sì, certo, il genovese ci ha avuto il suo <i>District of Columbia </i>e lo stato della Colombia, ma il continente è fiorentino. Anzi, peretolano. Immaginatevi un po' se il grande navigatore si fosse chiamato, che so io, Pinzauti; ora ci avremmo la <span style="color: yellow;"><b>Pinzaùzia</b></span>, <i>God bless Pinzautia </i>e gli United States of Pinzautia (USP). Invece no; ci abbiamo l'America. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La Storia, insomma, nasce sovente dove meno ci si aspetta. Via delle Compagnie è una stradina cortissima proprio all'inizio di via di Peretola, con le sue <i>corti</i> secolari e gli aeroplani che decollano e atterrano vicino ai tetti delle case. L'aeroporto, naturalmente, si chiama <i>Amerigo Vespucci</i>; e una via de' Vespucci si perde da Peretola verso via del Barco. Chissà chi ha scattato quella fotografia, che peraltro ci interessa anche in senso strettamente treggistico; la casa sarà sì due o trecentesca (ne fa fede la loggetta tipica dell'epoca), ma l'improvvisato fotografo non ce l'ha fatta di certo a rimuovere due simboli della <i>modernità</i>, una motocicletta che chissà che diavolo è, e una macchina.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-yTxGaou63-A/VPX6CqoS9TI/AAAAAAAAS7s/yRLpE3K_wOE/s1600/FI81996.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-yTxGaou63-A/VPX6CqoS9TI/AAAAAAAAS7s/yRLpE3K_wOE/s1600/FI81996.png" height="256" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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All'ingrandimento, appare il retro di una <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1400</b></span>, una vettura di fascia alta che, a quei tempi, poco ci si sarebbe aspettata in un sobborgo popolare come Peretola, fatto di contadini, renaioli e pescatori. E si pensi se, all'epoca, fossero state di moda le attuali bischerate sulla <i>privacy; </i>non si sarebbe mai saputo che la targa, <span style="color: yellow;"><b>FI 81996</b></span>, riporta a qualcosa tra il <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FI&page=8"><span style="color: yellow;"><b>luglio e il novembre del 1955</b></span></a>. La foto, ripeto, dev'essere di qualche anno dopo. Nulla è dato invece sapere sulla motocicletta, ma chissà che qualcuno degli infallibili occhi di lince che popolano il TB non la riconosca.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non resta che augurarsi che la Fiat 1400, parcheggiata sotto la casa di Amerigo Vespucci, abbia navigato a lungo (evitando magari di farlo verso il novembre del 1966). Navigato parecchio, di sicuro, devono averlo fatto decine di migliaia di emigranti verso quell'America che prendeva nome da un peretolano; e anche, di sicuro, chissà quanti peretolani e fiorentini, spinti dalla fame e dalla mancanza di lavoro. Non andavano a esplorare, nella <i>Mèrica</i>. E, magari, se il Vespucci lo avesse saputo, sarebbe andato a farsi un giro in montagna.<br />
<br />
</div>
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/02Zei4p-DQA" width="420"></iframe></div>
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<br /></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-26817913412481479292015-03-03T16:48:00.003+01:002015-03-03T16:48:36.172+01:00Esercizio per Treggisti in erba<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-JDt2_yEY5B4/VPXON1zrwcI/AAAAAAAAS6k/f2F19URiIWg/s1600/FI691053_rt2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-JDt2_yEY5B4/VPXON1zrwcI/AAAAAAAAS6k/f2F19URiIWg/s1600/FI691053_rt2.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<br />
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Agli albori del TB, il fatidico primo di giugno del 2009, cercai di andare sul sicuro. Le prime tregge di questo blog non furono né improvvisate, né scovate per caso: in realtà, le vedevo da anni e <i>sempre nello stesso posto</i>. E m'immagino facilmente a quanti di voi, che magari seguite il TB da tempo (per passione, per curiosità o chissà per che cos'altro), sarà successo lo stesso: la vecchia autovettura catalizza l'attenzione per forza di cose. <i>"Toh! Ce ne sono ancora in giro!"</i>; un pensiero assolutamente tipico. A qualcuno di voi, senza naturalmente scomodare i Treggisti professionisti come Mark B., Simone B. e altri, sarà capitato di fare persino qualche fotografia, almeno nei casi più eclatanti; la speranza, malcelata, è che prima o poi a qualcuno venga pure in mente di tirarci su, che so io, un blog. Il Treggista Militante® non sente alcuno spirito concorrenziale; suo scopo primario è la diffusione del Verbo® (e. a volte, pure dell'Aggettivo e del Pronome), non quello di stabilire un esclusiva. A tale proposito, propongo volentieri a chi volesse prima o poi iniziare un utile <i>esercizio.</i></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-bxDGSGsvM0M/VPXQuuQkVzI/AAAAAAAAS6w/6Y__qqCsIgM/s1600/FI691053_lat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-bxDGSGsvM0M/VPXQuuQkVzI/AAAAAAAAS6w/6Y__qqCsIgM/s1600/FI691053_lat.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Le cosiddette <i>Tregge Fisse</i>, vale a dire quelle che si trovano sempre nello stesso posto come se vi fossero state piantate, sono il modo migliore per cominciare. Ad esempio questa <span style="color: yellow;"><b>Fiat 126</b></span> di prima generazione (quando ancora non era diventata polacca, per intenderci) immatricolata il <span style="color: yellow;"><b>21 luglio 1973</b></span>; potete stare certi che la troverete sempre al posto suo, parcheggiata su un cancello del viale Evangelista Torricelli (quel bellissimo e scenografico viale di pini che una volta, giuro, ho sentito chiamare "viale Eulalia Torricelli"). Non è possibile sgarrare: andateci a qualsiasi ora, e lo constaterete. Fotografate e tentate di scriverci sotto qualcosa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-IPfSzf7_680/VPXS4gwxRQI/AAAAAAAAS68/pfkYTGmN4nQ/s1600/FI691053_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-IPfSzf7_680/VPXS4gwxRQI/AAAAAAAAS68/pfkYTGmN4nQ/s1600/FI691053_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Le cose, poi, verranno da sé; l'importante è <i>rómpe' i' diaccio</i>. Scoprirete quante cose si possono dire a partire dalla foto di una vecchia macchina, mentre si va in giro (con ogni mezzo e con ogni tempo) ad esplorare gli angoli più dimenticati della propria città. Come si dirà <i>treggia</i> in milanese, in romano, in palermitano, in sassarese?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-0Nq3bLYWpRw/VPXT7ZphyPI/AAAAAAAAS7E/8LkYy4R1fzQ/s1600/FI691053_rt1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-0Nq3bLYWpRw/VPXT7ZphyPI/AAAAAAAAS7E/8LkYy4R1fzQ/s1600/FI691053_rt1.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Proverete anche voi, forse, il desiderio di abbinare le immagini di una vecchia autovettura ad un brano musicale. Che ci abbia o meno a che fare qualcosa in senso diretto. Abbinare una musica a delle immagini non obbedisce sempre a canoni logici, anche se -chiaramente- se vedeste in giro un sottomarino giallo sarebbe probabile che lo abbinaste ai Beatles, o a Giorgio Gaber se v'imbatteste in una Torpedo blu. Ecco, casomai è un po' più difficile per una 126 amaranto; forse per una suggestione dei suoi anni, a me è venuto in mente questo.<br />
<br />
</div>
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/9O_FrtnxYjk" width="420"></iframe></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-44390240406881841112015-03-03T06:21:00.002+01:002015-03-16T01:18:25.047+01:00Passando il Fiume<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-KoI0p4EHWDs/VPU60swzpRI/AAAAAAAAS6Q/ulxe_tbBP2g/s1600/FM2213.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-KoI0p4EHWDs/VPU60swzpRI/AAAAAAAAS6Q/ulxe_tbBP2g/s1600/FM2213.jpg" height="297" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il posto, credo, lo avrete riconosciuto tutti quanti: è l'imbocco del <span style="color: yellow;"><b>Ponte Vecchio</b></span>, a Firenze, dal lato di qua d'Arno. La foto speditami a suo tempo da <span style="color: yellow;"><b>Simone B.</b></span> proviene, senz'ombra di dubbio, dalla seconda metà degli anni '30 e ci mostra un piccolo incidente stradale; erano tempi in cui, di macchine in giro, se ne vedevano ancora talmente poche che, ne sono certo, l'episodio non avrà mancato di fare notizia almeno in un trafiletto della <i>Nazione</i>. Quel che senz'altro più colpisce, è che sul Ponte Vecchio si potesse transitare in automobile. Provateci un po' ora a farlo (a parte, naturalmente, che non possediate una Ferrari, nel qual caso il Ponte Vecchio potete addirittura <i>affittarlo</i> col beneplacito del Comune e chiuderlo ai pedoni per tot ore).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Treggista Militante, naturalmente, ha qualche altra cosa da dire su questa foto dell'incidente occorso un qualche giorno di un'ottantina d'anni fa sul Ponte Vecchio. Mentre i <i>rari passanti</i> osservano comprensibilmente incuriositi, in primo piano si vede una <span style="color: yellow;"><b>Fiat 1500</b></span> (che pone il <i>terminus ante quem</i> della foto, dato che la sua produzione iniziò nel <span style="color: yellow;"><b>1935</b></span>) con una targa del tutto particolare, e non solo per le quattro cifre. E' la targa in sé ad essere particolare, dato che è di una provincia non soltanto scomparsa, ma addirittura non più facente parte del territorio italiano. La provincia di <span style="color: yellow;"><b>Fiume</b></span>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La targa <span style="color: yellow;"><b>FM 2213</b></span>, quella che vediamo applicata alla 1500 andata a scontrarsi con un'altra autovettura sul Ponte Vecchio, è peraltro piuttosto famosa; si tratta di una delle pochissime immagini rimaste di una targa dell'antica provincia dalmata passata alla Jugoslavia nel dopoguerra. L'autovettura è anche registrata precisamente dalle tabelle estese di targheitaliane.com: risulta immatricolata nel <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FM&page=4"><span style="color: yellow;"><b>febbraio 1936</b></span></a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Automobilisticamente parlando, la "vita" della provincia di Fiume si svolse interamente nell'ambito delle quattro cifre. La provincia, letteralmente incastonata in territorio jugoslavo come exclave, si chiamava propriamente <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_del_Carnaro"><span style="color: yellow;"><b><i>Provincia del Carnaro</i></b></span></a> ma la sigla automobilistica era quella del capoluogo, Fiume appunto. Dopo un primo tempo in cui si utilizzò la sigla FU, ritenuta forse troppo "lugubre", si passò a FM reimmatricolando tutte le vetture già targate. La provincia, che comprendeva solo una piccola porzione dell'entroterra, constava di soli tredici comuni; visse fino al 1945, quando la città e il suo territorio passarono interamente alla Jugoslavia, ma l'ultima targa FM conosciuta, <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FM&page=9"><span style="color: yellow;"><b>FM 4059</b></span></a>, fu emessa dopo il febbraio del 1944. Da allora si parlò esclusivamente di <span style="color: yellow;"><b><i>Rijeka</i></b></span> (che in croato significa, incredibilmente, "fiume"), sigla RI. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sottolineando la coincidenza, squisitamente treggistica, che una macchina targata Fiume sia andata a sbattere contro un'altra proprio all'inizio di un ponte, bisognerà dire qualcosa anche sull'altra vettura coinvolta. La quale è, con pochi dubbi, una <span style="color: yellow;"><b>Fiat 508 Balilla</b></span>, vale a dire la macchina più comune dell'epoca. Si può dire poco altro, perché della targa si vedono soltanto due cifre: un "1" sopra e un "2" sotto. Cionostante, si può facilmente intuire che si tratta di una serie <span style="color: yellow;"><b>FI 10000</b></span>, iniziata nel maggio del 1930 e conclusasi nel luglio del 1936. Tutto questo contribuisce a fissare la foto dell'incidente sul Ponte Vecchio proprio al 1936.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Beh, non resta a questo punto che farvi ascoltare <i><span style="color: yellow;"><b>Dime Rita</b></span>, </i>che è l'inno fiumano e che, tuttora, viene cantato sia in italiano che in croato (in croato si chiama <span class="watch-title long-title" dir="ltr" id="eow-title" title=""Dime Rita" (Kaži mi Rita) - Riječka narodna himna - hrvatski titlovi"><i>Kaži mi Rita</i>). Fu scritto nel 1906, e questo preserva dal ricorrere a canzoni <i>legionarie </i>o roba del genere; gli autori erano Angelo Riccotti e Achille La Guardia, il padre del futuro sindaco di New York, Fiorello La Guardia.</span><br />
<span class="watch-title long-title" dir="ltr" id="eow-title" title=""Dime Rita" (Kaži mi Rita) - Riječka narodna himna - hrvatski titlovi"><br /></span>
<span class="watch-title long-title" dir="ltr" id="eow-title" title=""Dime Rita" (Kaži mi Rita) - Riječka narodna himna - hrvatski titlovi"><br /></span></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/46CvXE3-ViU" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-8820368036043999592015-03-03T05:22:00.003+01:002015-03-03T05:22:54.621+01:00Fede, entusiasmo e...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-c-Cxr3VqzK8/VPUuUgQUUNI/AAAAAAAAS5o/w-vaeFzAzmw/s1600/MI9X8939_lat2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-c-Cxr3VqzK8/VPUuUgQUUNI/AAAAAAAAS5o/w-vaeFzAzmw/s1600/MI9X8939_lat2.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
E rieccoci in una delle due <i>treggiaje </i>dell'Isolotto, dietro casa mia. Una è la celeberrima via Ciseri (che, a dire il vero, da un po' di tempo è dormiente; ma si risveglierà...); l'altra è, invece, l'altrettanto celebre <span style="color: yellow;"><b>via Pio Fedi</b></span>. La quale non è soltanto l'officina <i>specializzata in auto d'epoca</i> che vi si trova, e che rappresenta una fonte quasi inesauribile di tregge; via Pio Fedi se la caverebbe benissimo anche senza l'officina, come abbiamo più volte avuto modo di constatare. Nella fattispecie, il parcheggio del campo sportivo "Boschi" (sia esterno che interno) sembra essere un degnissimo concorrente anche se ha la tendenza a entrare in azione a tarda sera e di notte, perdipiù quando ho con me soltanto lo <i>smartòfono</i> e bisogna fare alla luce de' lampioni. Lampioni che, stavolta, ci consegnano questo perfetto esemplare di <span style="color: yellow;"><b>furgone filosofico</b></span>. </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-QsUMcLMD1sA/VPUv5UqMUhI/AAAAAAAAS50/-FlPIVBQO38/s1600/MI9X8939_lat1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-QsUMcLMD1sA/VPUv5UqMUhI/AAAAAAAAS50/-FlPIVBQO38/s1600/MI9X8939_lat1.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Il <i>furgone filosofico</i>, va detto, è purtroppo una specie in via di estinzione. Ha avuto il suo momento d'oro negli anni '60 e '70, impersonato quasi esclusivamente dal <span style="color: yellow;"><b>Volkswagen T1 e T2</b></span>, riconosciuti simboli hippy che venivano spessissimo istoriati con fiori e fiorellini, paesaggi ameni, soli e lune, emblemi pacifisti, arcobaleni e quant'altro; non di rado, vi si trovavano anche slogan (dal classico <i>Make peace not war</i> fino alle frasi gandhiane). Trovare in giro un nostranissimo <span style="color: yellow;"><b>Ducato</b></span> filosofico, è più unico che raro: come si può vedere, c'è veramente di tutto (gli ovvi fiorellini, la balena, gli uccelli, i pesciolini, un imprecisato disegno polipoide...) e, soprattutto, il <span style="color: yellow;"><b>messaggio</b></span>. In inglese, ovviamente, perché i messaggi in inglese funzionano meglio, sono <i>universali</i>. "Entusiasmo, Pazienza, Fede" è un messaggio che può essere compreso solo in un'insignificante penisola che si protende nel Mediterraneo, anche aggiungendovi un piccolo cantone svizzero e, ma sì, Malta e l'Albania; <i>Enthusiasm, Patience, Faith</i> viene capito in tutto il mondo e, va da sé, anche in via Pio Fedi all'Isolotto. O <i>Small Island</i>, come forse sarebbe meglio dire, no?</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-uknRbUqMG64/VPUyOqce_vI/AAAAAAAAS6A/-ReoWpjMSyA/s1600/MI9X8939_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-uknRbUqMG64/VPUyOqce_vI/AAAAAAAAS6A/-ReoWpjMSyA/s1600/MI9X8939_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Certo, deh, per andare in giro con un tròschi del genere, di entusiasmo, di pazienza e di fede ce ne vogliono in abbondanza. L'istoriatura filosofica si limita alle fiancate, mentre sul retro appare, gnùdo e crùdo, un Ducataccio da lavoro di color bordò, che prima della filosofia deve aver visto parecchio materiale elettrico, tondini di ferro e secchi di vernice. La stuccaturona sul portellone rimanda a botte su muri non visti facendo marcia indietro e ad assai prosaici pali della luce; ma tant'è. Dal duro lavoro quotidiano alla filosofia il passo è breve. Resta da dire che non sarebbe poi poi stravecchio, essendo del <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927.php?prov=MI&tipo=Autoveicolo">1992</a> e non appartenendo già più da tempo alla <i>golden age </i>dei furgoni filosofici; un colpo di coda del passato, verrebbe da dire, dopo gli anni '80 dell'edonismo reaganiano. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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La canzone? Trovare canzoni attorno al 1992 che ci azzecchino qualcosa con un furgone del genere sarebbe impossibile; bisogna tornare per forza agli anni '60 e '70, ai falò sulla spiaggia, ai ragazzi con le chitarre e le tristi canzoni, alle dolci ragazze con gli occhioni grandi e sognanti (poi, giustappunto, portate dai ragazzi con le chitarre sul furgone filosofico, dove si faceva quella cosa che bisogna fare invece della guerra). Ci torniamo con una canzone che, a mio parere, deve avere incrementato non poco le nascite: <i>Laleña</i>, qui nella classicissima interpretazione di Donovan. E dico poco, eh. Entusiasmo, fede e tanta pazienza, specie quando la ragazzina non ci stava affatto.<br />
</div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/BsOyMZFLzpY" width="420"></iframe></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-6497132813954894622015-03-02T19:50:00.000+01:002015-03-03T05:27:34.952+01:00Salento<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-9spwc9GpqGw/VPSqwRGpjII/AAAAAAAAS40/88awBxUJDHs/s1600/LE292834_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-9spwc9GpqGw/VPSqwRGpjII/AAAAAAAAS40/88awBxUJDHs/s1600/LE292834_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Come <i>Salento</i>, senz'altro, siamo qui in un posto assai poco credibile e che non ha nulla né di Ostuni, né di Gallipoli e né di Capo Santa Maria di Leuca. Siamo, infatti, alla ERG in fondo al viale Etruria, o all'inizio della FI-PI-LI se si vuole; grossa stazione di servizio con annesso bar pasticceria aperto 24 ore su 24, ma dal quale periodicamente scompare la vendita di tabacchi. Famoso anche per un termometro completamente sballato che terrorizza, in estate, i turisti che vi si fermano con temperature tipo 48° (ma è arrivato a segnare 55° facendo svenire una famiglia di gitanti danesi che si era fermata, ignara, a fare rifornimento).</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-puA9CIeF7X4/VPSsgkFIIfI/AAAAAAAAS5A/tzDzQzJ-6u0/s1600/LE292834_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-puA9CIeF7X4/VPSsgkFIIfI/AAAAAAAAS5A/tzDzQzJ-6u0/s1600/LE292834_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il sole, però, ci picchia comunque sodo sul viale Etruria; ed è così che, almeno in questo, si abbina bene al Salento e, soprattutto, a questa smagliante <span style="color: yellow;"><b>Alfa Romeo Giulia</b></span> salentina & smeraldina che sta per essere trasportata chissà dove, issata sopra un'autopiattaforma. Il Bollonet ACI qui non ci educe, ma le <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=LE&page=2">vecchie, care tabelle di Targheitaliane</a> ci mettono davanti all'ennesimo, clamoroso esemplare di <i>targa nera farlocca</i>. La vettura, con tutta probabilità reimmatricolata, risulta infatti essere stata registrata nel <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=LE&page=2">1979</a>, mentre le targhe nere autentiche, nella provincia di Lecce, si sono fermate attorno alla serie LE220000. </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-XxXGZydSjrM/VPSubD6iNfI/AAAAAAAAS5I/zJEKCZlXDLU/s1600/LE292834_lat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-XxXGZydSjrM/VPSubD6iNfI/AAAAAAAAS5I/zJEKCZlXDLU/s1600/LE292834_lat.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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La farlocchità della targa non deve comunque distrarci troppo, rimirando e ammirando la Giulia ultralùcida che splende nel sole del viale Etruria (sic). In fondo, le Tregge servono pure a questo: a suggerire diversi paesaggi e, in definitiva, una diversa realtà. Ma evito di addentrarmi nella complessa psicologia del Treggista®, sulla quale comunque ci sarà prima o poi da soffermarsi senza naturalmente avvertire il primo psichiatra che passa. E, nel mio caso specifico, sospetto che un bravo psichiatra ci avrebbe da lavorare <i>parecchio</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-F-JavYDw4HY/VPSvY2SZjvI/AAAAAAAAS5Q/WaG6TetLHZU/s1600/LE292834_rt2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-F-JavYDw4HY/VPSvY2SZjvI/AAAAAAAAS5Q/WaG6TetLHZU/s1600/LE292834_rt2.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si termina quindi con una foto della Giulia salentina, con un omaggio agli <i>addetti </i>che se ne stanno occupando e al famoso termometro di cui sopra, che si nota sopra l'insegna "BAR". Trasferendosi idealmente in Salento, però, la musica cambia; ed è quello che vado a fare. Qui non ci può essere dubbio; e chissà che non si chiamasse Giulia pure <i>la figlia di lu rre.</i><br />
<br /></div>
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/0jryWN38HfQ" width="420"></iframe></div>
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<br /></div>
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</div>
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<br /></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-87652816178723360822015-03-02T19:13:00.001+01:002015-03-02T19:15:04.726+01:00Continuum<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-oZcIgm2UcAc/VPShxieM3AI/AAAAAAAAS4Q/4gGF1bgYwlQ/s1600/FI599932_fr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-oZcIgm2UcAc/VPShxieM3AI/AAAAAAAAS4Q/4gGF1bgYwlQ/s1600/FI599932_fr.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Delle mie </i>scomparse <i>e dei miei </i>ritorni <i>inutile starne oramai a parlare; ho un </i>continuum <i>tutto mio particolare, e così sia. Si riprende quindi come se nulla fosse, come se non fosse successo nulla. E, infatti, come sempre, tutto succede e niente accade, al tempo stesso. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Finalmente alle soglie della primavera, il Treggia's Blog torna con le margheritine e col suo accidentatissimo <i>continuum</i> (che, forse, sarebbe meglio chiamare <i>discontinuum</i>). Lo fa col muso leggermente incavolato di una vetturetta che, a modo suo, ha fatto la storia: l'<span style="color: yellow;"><b>Autobianchi A112</b></span>.<i> </i></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ydPfFFOOhno/VPSjMbnQWSI/AAAAAAAAS4Y/otXYQLNbHpU/s1600/FI599932_lat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-ydPfFFOOhno/VPSjMbnQWSI/AAAAAAAAS4Y/otXYQLNbHpU/s1600/FI599932_lat.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In quanto mezzo meccanico, un'automobile non dovrebbe avere alcuna distinzione di <i>genere</i>; la realtà, come sovente accade, è differente. L'A112 è sempre stata <i>donna</i>. Aveva in ragazze, donne e signore anziane il suo "pubblico", in tempi in cui le utilitarie facevano le utilitarie. Difficile incontrare un'A112 in mano a un maschietto, come era difficile, che so io, vedere una 500 Giardinetta in mano a una femminuccia; l'unica vera utilitaria unisex era la 500, e per il resto c'erano invece decise preferenze. Va da sé, ad esempio, che la mia attempata professoressa di matematica delle medie, la Bensi, aveva una A112. Bianca e con pochissimi chilometri. L'unico essere umano, la Bensi, che sia riuscita, per un periodo, a farmi amare la matematica; un ricordo è d'obbligo, visto che oramai è da tempo nel mondo dei più assieme alla sua A112 (targata FI 71 e qualcosa).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-CnEGhZtMw6M/VPSk8oRzHNI/AAAAAAAAS4k/tXuLi12HCGk/s1600/FI599932_rt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-CnEGhZtMw6M/VPSk8oRzHNI/AAAAAAAAS4k/tXuLi12HCGk/s1600/FI599932_rt.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Questa qua, invece, è più <i>antica</i>. Secondo il Bollonet dell'ACI è stata immatricolata il <span style="color: yellow;"><b>24 novembre 1971</b></span>; ma non si tratta, comunque, di uno dei <i>primi esemplari</i>. Appartiene, certo, al primo periodo "classico" della vetturetta, prima delle varie versioni che andarono avanti fino al 1986; ma la A112 nacque nel <span style="color: yellow;"><b>1969</b></span>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Narrano le historie che la sua nascita dovéttesi allo "strapotere" che, su una certa fetta di mercato, esercitava allora l'<i>Inglesina</i>, la Mini Minor prodotta in Italia dalla Innocenti e che si era accattivata larga fetta del mercato <i>giovanile </i>in quegli anni in cui tutto era <i>giovane</i>. La Autobianchi, già allora nel gruppo FIAT, rispose con il "Progetto X12" studiato nientepopodimeno che da <span style="color: yellow;"><b>Dante Giacosa</b></span>. E fu un successone, anche se il <i>mercato</i> rispose in modo un po' inatteso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Fu, da subito, auto da donne. Spesso neopatentate e effettivamente giovincelle (ma non necessariamente), ma irrompendo anche nel cuore delle zie e, a volte, delle nonne. Carina, il giusto elegantina e il giusto aggressiva, assolutamente non impiegatizia (il rag. Fantozzi continuava a andare sulla Bianchina, per intenderci), maneggevole, facile da mandare. I giovinotti continuarono, insomma, a andare sulle Mini Minor, che non conobbero flessione; la A112 occupava invece un'altra fetta di preferenze.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Che cosa abbinarle? Beh, forse non c'entrerà un gran ché, a parte il <i>periodo</i>. Però è quel che m'è venuto a mente scrivendo questo post di riattivazione del <i>continuum </i>del TB; e, come si sa, sono aduso a seguire le mie impressioni. Torniamo quindi indietro al 1965, quando ancora la A112 era di là dal venire, e ai Ribelli che, presentati da Adriano Celentano, cantano <i>La ragazza del Clan</i>, sulla quale era stato imbastito un "mistero" che, anni dopo, sarebbe stato definito <i>strategia di marketing</i>. La ragazza del Clan, per la cronaca, si chiamava Milena Cantù, e non mancò di suscitare qualche <i>piccola </i>gelosia da parte della storica consorte celentanesca, la Claudia Mori. A112 o non A112, il vs. Treggista Preferito® non cessa di riportarvi indietro, sappiatelo.<br />
<br /></div>
<div align="center">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/YrWWYdkbaJY" width="420"></iframe></div>
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<br /></div>
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6325989381174573195.post-21819541301300775152014-12-13T08:21:00.003+01:002014-12-13T08:21:57.345+01:00Monìcche d'i convento<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-I6XV5P8J6h4/VIvfhlxWcHI/AAAAAAAASqQ/wBWqXt_dJNc/s1600/FID02744_fr2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-I6XV5P8J6h4/VIvfhlxWcHI/AAAAAAAASqQ/wBWqXt_dJNc/s1600/FID02744_fr2.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dubbio non ne puote sussistere alcuno: a parte l'aspetto tipicamente ecclesiastico del mezzo, a parte il fatto che, nella sua non breve storia, il <span style="color: yellow;"><b>Fiat 850 o 900 </b></span> è stato il <i>pulmino delle suore </i>per eccellenza (qui in versione "900 E Panorama"), le foto sono state prese esattamente di fronte all'entrata di un convitto monacale. Direi che gli indizi sono talmente tanti da manifestare una certezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ee0WW3amX3g/VIvhRXoj77I/AAAAAAAASqc/-_9ChgVPmZk/s1600/FID02744_rt.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-ee0WW3amX3g/VIvhRXoj77I/AAAAAAAASqc/-_9ChgVPmZk/s1600/FID02744_rt.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
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Qui siamo verso la fine della lunga e gloriosa storia del furgoncino/pulmino utilitario della Fiat; la versione "900" fu prodotta infatti dal 1976 al 1985, e questo esemplare è non molto posteriore al <a href="http://www.targheitaliane.com/visualizza_1927_ext.php?tipo=Autoveicolo&prov=FI&page=10"><span style="color: yellow;"><b>16 giugno 1982</b></span></a>, quando a Firenze fu raggiunta l'immatricolazione FID0000. Parentesi: le "FID0" sono tra le <i>targhe parlanti </i>più famose d'Italia, particolarmente predilette e ambite, come è ovvio, dai cinofili. È possibile, anzi probabile, che il titolare della targa FID00000 si sia sentito rivolgere spesso dei "BAUUUUU!!" al suo passaggio, facendo così il paio con l'ancor più celebre <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2012/02/mia0000.html"><span style="color: yellow;"><b>MIA00000</b></span></a><b> </b>(7 aprile 1965). Peccato che l'avvento delle orribili & disprezzabili targhe alfanumeriche abbia impedito a Bari di raggiungere, prima o poi, la lettera U.</div>
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-CK8XvdqNb3w/VIvl-236nGI/AAAAAAAASqo/f1yuCBfmKHU/s1600/FIDO2744_lat.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-CK8XvdqNb3w/VIvl-236nGI/AAAAAAAASqo/f1yuCBfmKHU/s1600/FIDO2744_lat.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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Come può e dev'essere, di colore, il pulmino delle monache? Bianco, va da sé. Le eccezioni sono poche, come il famosissimo <a href="http://catorcibus.blogspot.it/2013/12/florence-barndoor.html"><span style="color: yellow;"><b>T1 Microbus a 23 vetrature del 1953</b></span></a>, il "FI 66618", che era talmente rosso fiammante da sembrare il furgone del Partito Comunista Coreano. Il nostro 900 E fa eccezione, casomai, per la rara e leggiadra colorazione pastellosa del tettino, delle bande laterali e dei paraurti: monache sì, ma con un tocco di civetteria!</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-CX69_UG6Ng0/VIvoBEY8XVI/AAAAAAAASq0/upLgeudaoDU/s1600/FIDO2744_fr1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-CX69_UG6Ng0/VIvoBEY8XVI/AAAAAAAASq0/upLgeudaoDU/s1600/FIDO2744_fr1.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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Le <i>monìcche d'i convento </i>del titolo provengono da uno dei più noti canti di emigrazione toscani: <i>Italia bella mostrati gentile</i>. Ve lo faccio ascoltare, e dico poco, dalla voce della sua raccoglitrice, la grande <span style="color: yellow;"><b>Caterina Bueno</b></span>:<br />
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Riccardo Venturihttp://www.blogger.com/profile/10076610025117360920noreply@blogger.com