giovedì 31 dicembre 2009

Bonannattutti! (Si finisce come s'era cominciato)


Con un Cinquino bianco il Treggia's Blog era iniziato il 1° giugno, e con un Cinquino bianco gli fo finire l'anno il 31 dicembre. Sono assai sensibile ai cicli e ricicli, e quindi confesso che la cosa era già programmata da tempo; trovare un Cinquino bianco è roba da piccolo treggista in erba, e vualà.

Tutto, naturalmente, per fare un po' d'auguri di bonanno a chi li vòle, e anche a chi 'un li vòle. Come si suol dire, se li becca lo stesso. E persino con un "grazie", pensate un po'; ché i "grazie" senza sapere nemmeno a chi, visto che nell'Asocial Network si va avanti in isplèndido isolamento telematico, sono per forza di cosa sinceri.

189 post (per circa un parco tregge di un duecento unità, visto che alcuni post ne contengono più d'una), 7777 visite a questo momento (visto che numerino bellino!), 8 sostenitori (los fedelìssimos) e, questo non lo sapete, anche un affare concluso grazie al Treggia's Blog.

È accaduto qualche mese fa: il signor Antonello B., cui ovviamente vanno pure gli auguri, alla ricerca di una bella treggiona da acquistare (beato lui che pòle), si è imbattuto in questo blog. E, intrafinefatta, ha comprato l'Inglese. Proprio lei: la Fiat Milleccìnque con la guida a destra "schedata" il 14 ottobre scorso. E il bello gli è che il signor Antonello B. lo conosco di persona: è un amico di mio fratello, frequentatore indephessus dell'Isola d'Elba e amator di auto d'epoca di vecchia data. Della cosa, infatti, sono venuto a conoscenza proprio da mio fratello (da notare che Antonello B. non si era accorto subito chi era il "Treggista" del blog dal quale stava per carpire la Milleccinque per ridarle vita nòva). Poiché mi ci ha promesso un giretto non appena sarà rimessa in sesto, aspettatevi un cospiscuo resoconto!

Insomma, come dire: non foss'altro che per questa cosa, ne valeva la pena. E prometto un dumiladieci ben treggioso, sempre in banda, Kodak pronta, la piasintëina in agguato nella sua città natale, la Dora coi suoi avvistamenti e i suoi mitici SMS...e via!

W LE TREGGE!
W IL TREGGIA'S BLOG!
TREGGISTI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!

mercoledì 30 dicembre 2009

Strade






Un furgone Volkswagen, un T2, non il più nuovo e nemmeno il più vecchio. Lo ha trovato Dora, ancora lei, assieme a una Mercedes verde (sic) che ho visto, ma che non ho potuto fotografare perché mi s'era scaricata la Kodak. Succede. E succede anche, una volta tornato là con la Kodak carica, la Mercedes non c'era più. Succede anche questo, maledizione; ma fa parte del gioco.

C'era ancora il furgone, ed eccolo qua. Camperizzato con tanto di Westfalia, e quindi finisce nella relativa categoria. Ma quel che lo caratterizza, no, non è il Westfalia. Dora non poteva ovviamente saperlo, ma lo ha trovato (assieme alla Mercedes verde scomparsa) in una certa strada che, per un lungo periodo della mia vita ha voluto dire qualcosa di molto particolare. Faceva parte, diciamo, di un percorso. Fatto ogni giorno, ogni stagione, con ogni stato d'animo.

Questo percorso si è bruscamente interrotto proprio un 30 dicembre, come oggi. Un 30 dicembre di molti, molti anni fa. Come sempre accade, alla fine restano le date, quasi come segnatempo durante l'anno, e i fatti sfumano nella memoria e nella coscienza. Quella strada, quel percorso che tanto avevano significato, tornarono all'improvviso ad essere delle strade qualsiasi. Di quelle dove si passa ogni tanto, o che si prendono per fare una deviazione quando c'è troppo traffico. Altre strade e altri percorsi prendono il loro posto, facendo a loro volta tutta la trafila.

Resta, però, qualcosa. A loro modo sembra che continuino a mandare dei segnali, e sono dei segnali dal passato. Dicono che non è mai terminato interamente. Dicono che è la tua vita, e scelgono loro la forma. Certo, che una strada scelga un vecchio furgone Volkswagen, un protocamper come lo chiamo in questo blog, è abbastanza comprensibile.

Quel 30 dicembre di ventimila anni fa mi toccò farla per un'ultima volta da strada del presente. Divenendo strada del passato, si è onorata, per tramite di un'amica, di tirarmi una pacca sulla spalla. Le strade fanno anche questo. Di mettersi a fare due chiacchere con me, mentre fotografavo. Mi trovi cambiata? Come te la passi? E tu? C'è sempre la sophora japonica, un albero rarissimo. C'è sempre quella sua maledetta salita, che vista dal basso somiglia tanto a una discesa. E c'è un mestesso che non c'è più che passa allegro, preoccupato, disperato e con tutta una vita davanti e dietro.



lunedì 28 dicembre 2009

Tempi grami




Tempi un po' grami, questi, per il TB. In inverno le tregge migliori (con qualche rara eccezione) se ne stanno ne' garagi in attesa della primavera e dell'estate (quasi andassero in letargo...), e in giro si trovano solo le più resistenti. In più, in questo dicembraccio cane, ci si sono messe nel mezzo l'ondata siberiana prima, e poi l'influenza che ha colpito il Treggista, impedendogli di fare i consueti Treggia's Tour. Il risultato è che sto inesorabilmente terminando la scorta di fotografie, e che mi toccherà darmi da fare nei prossimi giorni. Cosa abbastanza improba, perché in giro si vedono al momento solo Cinquecento e Maggiolini. Maggiolini e Cinquecento. Indistruttibili. Ci sono dieci sotto zero, e vanno. C'è l'inondazione, e vanno. Hanno quarant'anni, e vanno. La targa di Siena, poi, deve avere qualche potere taumaturgico sulle macchine; e dire che ne ho avuta una pure io, ma non è purtroppo sopravvissuta al mio "trattamento".

Si impone, quindi, una sorta di resistenza per tenere il TB attivo durante questi mesi. Qualche cosa s'inventerà, sempre con la speranza di trovare qualche macchina perlomeno interessante, oppure confidando nella Dora e in altri avvistatori. Ché il TB, no, in letargo non ci va. Lo si terrà sveglio, in qualche modo.

domenica 27 dicembre 2009

Di quattro cose è piena...






Proprio per non ricorrere un'altra volta all'immagine della dea (che comunque, è inutile fare, viene sempre a mente nel vedere una DS), occorre fare una considerazione. Avrete sicuramente notato, negli ultimi tempi (diciamo a partire da ottobre) quante tregge targate Siena sono stete inserite nel TB. Eppure, nemmeno una di loro è stata fotografata a Siena e/o provincia; quasi che le oldies senesi abbiano preso tutte la strada di Firenze. La distanza, certo, è scarsa; ma viene veramente da aggiornare il perfido detto fiorentino (o toscano) per il quale Siena di tre cose è piena: di torri, di campane, di figli di p******. Siena sembra esser piena anche di una quarta cosa: di tregge, e delle migliori. E gliene va dato atto.

Nota. Pochi giorni dopo, nel pieno della tempesta di neve e di gelo del 18-21 dicembre, ho rivisto la stessa DS bella innevata e diacciata; sarebbe stata un'ottima candidata per la treggia congelata 2009, ma per mia natura preferisco quelle d'agosto, quando ci si può scoccià' un ovo sul cofano e farlo affrittellato. Quindi, passando, me ne sono rimasto bello al caldo in macchina. Per la treggia congelata s'avrà a aspettare la prossima ondata siberiana, sperando che non arrivi prima del 2091. Nel frattempo, lunga vita alle Dee, targate Siena o qualsiasi altra città. Vederne una fa sempre inchinarsi, e questa è pure in vendita (come si evince dal cartellino). Ci avessi i soldi....non tanto per comprarla, quanto per mantenerla. Le Dee bevono sodo.

venerdì 25 dicembre 2009

Primavera



Ed eccomi qua, bel bello, a passare il venticinquedicembre da solo, influenzato, dolori, febbre, a trentanove, tachipirine, libro e quintali di settimane enigmistiche. Beh, tutto sommato andrà a finire che poi, influenza a parte, non è nemmeno un cattivo modo di passare 'sta giornata del cazzo, a letto, lontano dai pranzi di famiglia e da tutta la cosiddetta "atmosfera" (che a me fa cacare anche senza febbre, va detto). Preferisco di gran lunga l'atmosfera di tutti i giorni di casa mia, e anche starmene da solo. Si addice bene a questo mese del cazzo, alle sue nevi, ai suoi geli, alla sua pioggia, al suo buio. Accidenti a dicembre e a quando viene.

Allora, sì, una bella trespa "Primavera" è quel che ci vuole. Manca ancora tanto al 21 marzo, ma bisognerà cavarsela in qualche modo durante l'inverno; intanto sono ricominciate a allungare le giornate. Peraltro non ho mai saputo andare in Vespa (lo confesso candidamente); ma non importa. Basta il pensiero. E basta il nome. Es kann nicht immer Winter sein.

giovedì 24 dicembre 2009

Umanizzazione




Da nuova, oppure da recente, ogni Mercedes è una macchina assolutamente odiosa. Grande, media o piccola che sia (ricordo che anche la Smart è una Mercedes), non mi è mai riuscito di farmene piacere una che fosse una; naturalmente non sto parlando di tutte le sue riconosciute doti (robustezza, affidabilità, prestazioni, ecc.), ma di ciò che mi ispira. Boria. Prevaricazione. Superbia. Squali industriali tedeschi dal passato nazista, come quel famoso Hanns-Martin Schleyer che il New York Times definì The caricature of an ugly capitalist, e che a un certo punto incocciò nella Rote Armee Fraktion. Nel caso degli ultimi modelli, fra SUV, Class A eccetera, a tutto questo si è unito anche un insopportabile fighettismo.

Da vecchia, però, una Mercedes si umanizza. Non sempre, certamente; ma non è comunque un caso raro. Certamente sto pensando alle vecchie Mercedes balcaniche, da film di Kusturica o di Tony Gatlif; colorate, scalcagnate, coi sedili rivestiti di pelle di finto montone (o anche vero, chissà). Oppure a quelle che giravano senza targa nella Managua degli ultimi giorni di Somoza, o nella Sarajevo assediata. Oppure ancora, a quelle che si vedono nei campi Rom; e prima o poi, in qualche modo, mi riuscirà di entrare in un campo a fare quello che, forse, sarebbe il mio Treggia Tour più importante. Certo, con questi chiardiluna di diffidenza, di razzismo e di pogrom non sarà facile; ma, magari, anche un blogghino di periferia dedicato alle vecchie autovetture potrebbe dare il suo soldino per fare qualcosa di diverso.

Per l'intanto, anche i TT "ordinari" offrono ogni tanto qualche esemplare di vecchia Mercedes umanizzata, come questa. Questa ci ha l'adesivo con l'ancorotto. Oddio, per essere del tutto umanizzata dovrebbe essere ben più sgangherata, o comunque meno tenuta a puntino; ma gran parte della negatività se n'è fortunatamente andata. Altrimenti non mi sarei fermato nemmeno a fotografarla, questa W123 200.

mercoledì 23 dicembre 2009

Nachtblau am Arnokai





Sta cominciando ad essere difficile trovare dei titoli adeguati per i post dedicati agli oramai numerosi Käfer cittadini: un'altra vettura che non ti rendi conto di quante ce ne siano ancora, in giro finché non le cerchi (e si noti lo squisito anacoluto). E così si ricorre all'espediente del tedesco, che ci sta bene trattandosi di una Voiture du Peuple; certo che, se il sor Adolfino si fosse immaginato che la sua KDF (che, sì, sta proprio per Kraft Durch Freude) sarebbe diventata uno dei simboli della contestazione e della libertà giovanile degli anni '60...

Ma ci sta bene anche sul Lungarno (Arnokai), proprio davanti a quel fiume che nel 1966 andò un pochino di fuori spandendo centinaia di migliaia di tonnellate di ottimo fango alla nafta per tutta la città e attirando così a Firenze i famosi angeli. C'è chi dice, non senza validissimi motivi, che quell'episodio -che mise a contatto ragazzi e ragazze di tutto il mondo- sia stato qualcosa come l' "atto costitutivo" del '68; e un Maggiolino ci dev'essere per forza, parlando di queste cose. Tanto più che la sua targa risulta essere del 1969, e quindi ci siamo alla perfezione anche come anni. Forse stona un po' quel suo serissimo blu notte (nachtblau), ma non ha eccessiva importanza. Mi spiace solo che la foto laterale sia venuta eccessivamente scura; ma, purtroppo, siamo nella stagione del buiume (avrete notato l'aumento vertiginoso delle foto notturne). Tornerà la primavera, e anche il TB rifiorirà con tante e belle tregge assolate...

Gano, i' duro di San Frediano






Cerco l'Om, disse Diogene col lanternino, durante un Treggia Tour di qualche millennio fa; però mi spiace per il filosofo (più famoso per aneddoti e storielle che per la sua filosofia...), ma l'Om l'ho trovato io, e persino senza lanternino. E che Om! Addirittura i' càmio de' traslohi, ancora perfettamente attivo. A tale riguardo, mi son permesso di lasciare la foto con il nome della ditta in bella evidenza; sì, lo so che dovrebbe essere pubblicità indebita (ma sai quanta se ne vede in tivvù...), ma una ditta che, tra i suoi automezzi, mantiene una bellezza del genere merita di essere un po' conosciuta. Lunga vita al Quercioli, dunque, e al suo camion!

Un camion che, dal primo momento che l'ho visto, ha un nome ben preciso: Gano. Ovviamente si tratta, come si vede dall'apposita foto, della ditta che produce il telone (e vai colla pubblicitàààà!); ma la cosa va ben oltre. Non sto ovviamente parlando del fellone e traditore Gano di Maganza, o Ganelon che dir si voglia, del ciclo carolingio e della Chanson de Roland; anche perché, così facendo, augurerei al camion una ben triste fine (Gano fu condannato a essere squartato). Sto invece parlando di Gano, i' duro di San Frediano, una famosa macchietta fiorentina popolarizzata negli anni '50 dalla trasmissione radiofonica Il grillo canterino (che andò in onda fino agli anni '70: me la ricordo anche io) e che parodiava il "tipico giovanotto" fiorentino di quegli anni. Indimenticabile, al pari della Sora Alvara (Girelli Bucalossi). Talmente popolare, Gano, che tuttora a Firenze si sente qualcuno dire: Oh! 'Un fare i' gano!, vale a dire "non fare lo smargiasso, che poi va a finire che le buschi".

Naturalmente la cosa ha solo valore affettivo, anche perché mi sa che il camion Gano de' Traslochi ne deve aver buscate poche se è ancora lì bello in banda. Un duro sul serio, altro che Gano! Senza contare che le foto sono state scattate, se non in San Frediano propriamente detto, perlomeno molto, molto vicino.

martedì 22 dicembre 2009

Le avventure di Tom Saviem




Non ho mai avuto (e, ragionevolmente, non avrò mai) un camper. Però, se un giorno Manitù volesse mandarmene uno dalle verdi praterie, lo pregherei di evitare quella specie di baracconi da circo iperborghesi che si vedono ora, quindici metri di boria e di riproduzione degli agi familiari. Il camper non era nato per questo, e nemmeno per le famigliuole; era nato per girare il mondo alla 'ioboia. Ed è stato appunto un devotissimo 'ioboia che ho tirato quand'ho visto questo Renault Saviem proprio davanti alla casa della zia di Biribissi del Black (Cat) Blog Pampalea. Sì, questo qui è davvero un camper come lo intendo io. Vecchio come il cucco, qualcosa che ti fa venire a mente il farfa sgalbedrato anche se non c'entra nulla, targaccia milanarda, aspetto da cellulare della polizia, gli stemmoni e i logoni Renò, ruotone, e dentro una congrega di tipi singolari. Brandacce, usi fantasiosi degli oggetti, e magari girarci belli da soli -perlomeno qualche volta. Cose da ricordare, vale a dire ciò che un tempo veniva definito avventura. Termine, purtroppo, che è approdato all'insipienza dell'abuso.

lunedì 21 dicembre 2009

Sbanebio!






Gli Sbanebio sono una band fiorentina rock / glam / tropicale, come recita la loro pagina MySpace (e su, andateci, corpo d'una pipa!). A dire il vero, confesso di capire piuttosto poco delle varie "etichette" dei generi musicali; però gli Sbanebio li ho visti pochi giorni fa, al CPA Firenze Sud, e devo dire che mi son garbati parecchio -anche se li ho ascoltati in un mio modo assolutamente non esportabile (che non vi dirò, tanto non ci credereste). Garbati loro, le loro canzoni, il loro modo di presentarsi (imperdibile lo Sbanebiano vestito da papa...), e garbato il loro automezzo altamente personalizzato.


Gli Sbanebio durante il concerto al CPA del 5/12/09

Insomma, se in fondo non è raro trovare una band che ti piace per quel che suona e canta, è assai meno comune trovarne una con un furgone che vola diritto diritto nel Treggia'S Blog; e le foto sono state scattate proprio dentro al CPA. Non poteva essere che un Transporter, anche se un T3, sbanebiato a puntino. E non sorprende di ritrovarlo anche nel video che gli Sbanebio hanno girato sul loro tour in Albania del 2006; video che è però totalmente muto in quanto "contiene una traccia audio non autorizzata da WMG". Ve lo presentiamo quindi esclusivamente dal punto di vista treggistico:



Di mamme...e di Centoventisette







Di mamme ce n'è una sola, e di Centoventisette (specialmente del primo modello, o di prima generazione come si dice ora) invece ne sono rimaste poche poche. Strano destino per una macchina che fu diffusissima, e che era (giustamente) nota per la sua robustezza. Ma questa vettura qui ha a che vedere con le mamme anche per un'altro motivo, squisitamente personale: è infatti stata scattata esattamente davanti al portone di casa di mia madre, e quindi anche a quello dove sono nato. Oddio, a rigore sarei nato alla maternità di Careggi, però va bene così; e va bene anche che sia nato in almeno tre o quattro altri posti, anche se mi risulterà sempre difficile farlo capire ai noiosi e pedanti coglioni che si ostinano ad essere nati eternamente in un posto solo. Ma tant'è, e poi c'è persino dell'altro.

Ad esempio, che di Centoventisette davanti a quel portone se ne son viste almeno altre due: quella (blu notte) di mio fratello (targa: FI 799895) e quella mia (amaranto: FI 901008); e anche quella che fu di un mio migliore amico (prima che imparassi finalmente a eliminare i migliori amici e a tenermi carissimi quelli peggiori), la quale era -udite udite- assolutamente identica a questa e persino targata FI 68... e qualcosa. Come tornare indietro di vent'anni e rotti, insomma. Particolare inquietante assai, quel migliore amico -di cui fu la prima macchina prima che si comprasse una R4- la aveva acquistata, usata, da una tale signora Lucia Orgasmo.

Beh, proprio un bell'amarcord, uscendo da casa di mia madre una sera qualsiasi. Allora mi sono messo a sedere sugli scalini dello stabile (un gesto che mi era consueto), ho scattato una foto, mi sono acceso una sigaretta e mi son detto, per l'ennesima volta, che ricordare è assai più bello, e degno, che forzare il passato a ridiventare presente. Meglio una vecchia macchina che ti fa staccare cinque minuti a sedere sugli scalini anagrafici, per di più con una targotta niente male.

domenica 20 dicembre 2009

Снег и мороз в Флоренции


La foto che vedete è stata da me scattata la sera del 18 dicembre 2009, nel piazzaletto di casa mia. Aveva non da molto iniziato a nevicare su Firenze e su tutta la Toscana. La vettura, che peraltro si sta avviando tranquillamente a diventare una treggia in piena regola, è la mia (o meglio: quella che attualmente mi è concessa in uso). Poche ore più tardi, sarebbe stata pressoché seppellita. Attualmente sto scrivendo con una temperatura esterna di sette gradi sotto zero, con l'acqua ghiacciata nei tubi, con una pesante coperta supplementare sopra il piumino e con un bicchierone di camomilla bollente. Mettere il naso fuori, in questo momento, significherebbe il congelamento immediato e quindi, ohimé e ohivoi, anche la fine del Treggia's Blog. Me ne resto quindi bello barricato in casa, anche perché Firenze è attualmente un solo e smisurato lastrone di ghiaccio.


Completa il post un'altra foto scattata sempre sul piazzaletto/parcheggio di casa mia; non saranno artistiche o suggestive come quelle che si vedono sui giornali, ma rendono forse meglio l'idea delle autentiche bestemmie che da un paio di giorni stanno tirando tutti gli automobilisti fiorentini (ed ancor più quelli dei dintorni: da quanto apprendo da Call of the West, nel Chianti fiorentino di neve ce n'è mezzo metro, e immagino che ora sia tutta bella diacciatona per la gioja di tutti coloro che vi abitano).

Il titolo del post, in russo, significa: Neve e gelo a Firenze (si legge: Snieg i maròs f Floriènzii). Non poteva essere che in russo, visto che è tutta colpa dell'ondata Siberiana. Ma 'un se ne poteva stà' in Siberia invece di venire a rompere i coglioni qui?... E, accidenti, manco una bella treggia "seria" innevata, m'è riuscito di beccare; anche perché, guidando, in questi giorni s'ha da stare attenti a tutt'altro...

venerdì 18 dicembre 2009

L'Elba come Volontà e Rappresentazione





Nel mese di dicembre, praticamente tutti gli anni, vado all'Elba con un qualche pretesto. Tipo andare a pigliare mia zia e portarla a Firenze, ma non capisco. Dipendesse da me, io andrei all'Elba in ottobre e ci passerei tutto l'inverno, che inverno non è. Tanto andrà a finire che, fra non moltissimi anni, pianterò ogni cosa (a parte un mio certo amore piasintëin) e sullo Scoglio andrò a terminare la mia vita in culo a ogni cosa. Per l'intanto, ecco l'isola d'Elba nella sua veste autentica. Dicembre, venti gradi, maniche di camicia, Fetovaia deserta e treggia targata lontanamente Varese. Quando, probabilmente, Varese voleva dire Piero Chiara, Luino, il Balordo e fughe, e non Leghe di merda e razzismi d'accatto.

Fetovaia. Barbatoia. L'ambulanza che si vede la guidavo io, ché la zia ha bisogno di comodità, data la sua età non verde. Un giorno e mezzo, e sole, e vento, e odori. Non avete nemmeno l'idea di che cosa sia l'Elba in questa stagione, a parte poche persone. Soli. Si piglia l'ambulanza per un breve giro, e il Dio dei Venti (che all'Elba sostituisce il Dio dei Bivi) ti mette davanti la Citroën Dyane d'ordinanza. In una posizione che il Dio normale, quello dell'onnipotenza del cazzo, neanche si sognerebbe. Clic, clic. Un giorno e mezzo così, ecco. Se potessi, t'avrei dal fondo sradicata e gettata seimila miglia ancor più al largo; ti ho nel cuore, con le tue forme, isola. Pot pot. La Dyane. Quonne tonat Leucesie prai tet tremonti. Caffè nel freddo polare. La vita. Dort wird es enden. Fetovaia. Il mare senza fine; gradualmente mi stempererò nel sole alla guida lenta e modulata d'una nuvola salmastra.

mercoledì 16 dicembre 2009

Rayon de soleil






Era diventata una delle chimere, e delle tregge perdute del TB, la Peugeot 304 cabriolet; avvistata già molte volte, nell'estate scorsa e a blog già iniziato, ma mai potuta fotografare per un motivo o per un altro. Una volta perché c'era troppo traffico per potersi fermare, un'altra volta perché era troppo "parcheggiata male" per poter fare delle foto decenti, e le altre volte per semplice pigrizia mentale. Dato che era sempre nello stesso posto, o quasi. Anche il Treggista più incallito, a volte, commette il fatale errore di dire: Vabbè, giù, è sempre qui, la fotografo la prossima volta che passo...

Come sempre succede in questi casi, la prossima volta che sono passato la macchina non c'era più. Scomparsa. La punizione esemplare che il Dio dei Bivi riserva al Treggista pigro che non coglie l'occasione. E allora cominciano i rimpianti, e son rimpianti seri nel caso di una vettura come questa. Questo è un pezzo davvero raro, per non dire unico; sono ragionevolmente certo che a Firenze non ne circolino altre, attualmente. E così sono passati i mesi; ma, evidentemente, a un certo punto il Dio dei Bivi deve aver deciso che avevo espiato a sufficienza la mia colpa, e me l'ha fatta ritrovare. Sempre lì; anzi, addirittura davanti ad una certa carrozzeria. Non solo: mentre gli altri avvistamenti erano avvenuti esclusivamente a sera o a notte (comunque a buio), stavolta è stato in pieno giorno. E di una bellissima giornata dicembrina, per di più.

Tutto questo, combinato con il colore (e con il perfetto stato) della vettura, mi ha dato una salutare illusione d'estate (anche se d'estate la capotte è ovviamente tirata giù). Uno splendore, un raggio di sole. Noialtri treggisti ci si contenta di poco: un petit rayon de soleil en forme de vieille bagnole, un sorriso, due o tre fotografie e una giornata qualunque diventa un piccolo gioiello che nessuno sa.