A Firenze, oramai tutti sanno che esiste un curioso tipo che va in giro a fotografare macchine vecchie. La mia fame fama ha raggiunto dei livelli talmente elevati, che oramai mi chiedono gli autografi (in particolare l'Equitalia, una mia vera ammiratrice). A Piacenza, invece, i più ignorano che una loro concittadina si dedica oramai da tempo a questa attività, e soprattutto che tutte le tregge di quella città vengono poi pubblicate su questo blog. Nell'attesa che anche la Piasintëina assurga nella sua città alla fama ed alla gloria che merita, sono qui, e con estremo piacere, a testimoniare di questo suo gran colpo, davvero magistrale: una Fiat 600 del 1961. Persino con una targa che, seppure non "particolare", è comunque abbastanza degna di nota e non soltanto per la sua età. Ne deve aver viste, questa vettura. Quando è stata immatricolata, a Piacenza il comandante partigiano anarchico Emilio Canzi era entrato in città da appena 16 anni, ed ora pure a Piacenza imperversa la Lega Nord...ma forse è inutile pensarci troppo. Per la cronaca, Canzi morì pochi mesi dopo la Liberazione, il 17 novembre 1945; il 27 ottobre era stata emessa a Piacenza la targa PC 9869. Tregge e storia, insomma. Oggi mi andava così, ma è anche questo un modo per ringraziare Daniela per il suo contributo.
Rottamazione? Incentivi? SUV? Auto nòve nòve tutte standardizzate? A me 'ste cose non garbano punto;ma punto punto. Mi garbano invece le macchine vecchie, colorate, puzzolenti, piene di storia e di carattere; e le vo a fotografare in giro per la città, prima che scompaiano. Il blog del passatista automobilistico e di tutti coloro che inchiodano quando vedono una venerabile bagnarola fare una pernacchia alla macchinina da fighetti. La Bibbia dell'Eurozzèro a disposizione d'i' vórgo!
mercoledì 30 giugno 2010
Art Treggeau
Un'opera d'arte. Semplicemente. Non la semplice foto di una treggia (e che treggia: una Volkswagen Typ 4 411 del 1971!), ma una vera e propria composizione della più elevata art treggeau quella che ci manda Simone (e chi altri...?). La 412 al centro, con la sua targa pisana che la rendeva di per sé un rottame anche da nuova, e di un colore che potremmo definire cielo assolato dello Schleswig-Holstein; il telaio appoggiato, dall'aspetto simile ad un aratro del 1742 appena disseppellito dal vicino campo di cavolo nero; lo sportello rosso di chissà quale altra treggia; e, a completare il tutto, il pezzone di non si sa cosa, se polistirolo espanso o altro materiale. Questo è un monumento. A Parigi o a Berlino lo avrebbero messo in mezzo a quale piazza senza pensarci un attimo. Alla Biennale di Venezia avrebbe strappato applausi. Da preservare (e non è escluso, infatti, che all'interno della treggia si trovino numerosi preservativi di coppiette colà appartatisi per consumare fugaci e rugginosi amplessi).
lunedì 28 giugno 2010
Il raduno de' Mezzisacchi (3): No, non è una birra
Il piovoso raduno de' Mezzisacchi tenutosi a Firenze nello scorso e autunnale mese di maggio presentava, a dire il vero, anche qualche "intrusa". Ad esempio, questa vettura (con una finta targa quadrata nera, perché questa immatricolazione è in realtà del 1981 quando già da anni erano in vigore le targhe arancionere) è una Moretti 850 Coupé. Negli anni '60 e '70, oltre alla Abarth, imperversavano in Italia piccole (e sovente antiche) case automobilistiche, generalmente torinesi, che si erano riciclate modificando modelli di un altro e più grande macchinajo (pure torinese) di cui non farò il nome. Ovviamente non starò neppure a dire su quale modello si basi questa rossa e simpatica e frizzante vetturetta; frizzante sí, ma non è una birra. Lo volevo dire a chiunque, sentendo il nome "Moretti", pensasse che la birra del Baffone abbia prodotto anche autovetture, e si aspettasse che alla guida ci fosse Orso Maria Guerrini vestito di verde (peraltro è fiorentino, e quindi ci sarebbe stato anche bene).
domenica 27 giugno 2010
...e la finta treggia divenne vera
Una delle cose senz'altro più belle di questo blog, è che permette sia a me che agli altri di ricostruire delle storie che altrimenti sarebbero andate perdute. Dico storie perché di tali si tratta; questa, assieme alle relative foto, la spedisce Michele. È la storia della MP Lafer, la finta treggia che divenne vera, di cui ha reperito un rarissimo esemplare. Naturalmente, lascio la parola direttamente a Michele, di cui trascrivo fedelmente l'interessantissima mail che accompagna le fotografie:
"Oggi ti porto una rarità. Questa macchina è stata prodotta in meno di cinquemila esemplari, di cui solo un migliaio sono stati importati in Europa. Questa macchina è infatti una macchina brasiliana.
La particolarità è che questa è una doppia treggia. Intanto la targa la pone in chiaro periodo treggesco (NDT: è infatti del 1978). Ad uno sguardo superficiale si potrebbe pensare ad una macchina degli anni '40 ritargata alla fine degli anni '70.
Ma alcuni particolari non convincono del tutto. Intanto ci sono delle prese d'aria posteriori, insieme a delle prese d'aria dove dovrebbe essere il motore, ma la griglia del radiatore è un unico pezzo cromato. I fanali dietro non sembrano così anni '40 e poi i cerchi e le ruote ricordano qualcosa d'altro, così come le frecce davanti.
Ebbene sì: la MP Lafer venne prodotta a partire dal 1974 come finta treggia, partendo dalla meccanica e dal motore del Maggiolino, e vestendola con una carrozzeria che ricorda un'automobile degli anni '40. Le prestazioni sono quelle del Maggiolino, forse un po' di meno per il peso. Quella che ai tempi era un po' una tamarrata, diciamocelo, adesso è diventata una cosa interessante: una finta auto storica adesso è diventata un'auto storica sul serio e ci sono negli Stati Uniti ed in Brasile gruppi di appassionati.
L'ho trovata parcheggiata in un distributore self service in cui son finito per caso: ho la macchina a GPL e quel distributore ha solo gasolio e benzina, ma quel giorno ero passeggero e mentre si faceva rifornimento io ho fatto un giro per sgranchirmi le gambe. Ben difficilmente in una occasione normale l'avrei vista. Le vie delle tregge sono affidate al caso ed alla prontezza di riflessi...
Fine della storia: spero che ti sia piaciuta.
Se mi è piaciuta? Talmente tanto che ne ho messo in grassetto i punti salienti, ivi compresa l'affermazione finale che riassume davvero in una riga l'attività intera del Treggista! Con un ringraziamento particolare a Michele per aver mandato questo contributo davvero unico.
"Oggi ti porto una rarità. Questa macchina è stata prodotta in meno di cinquemila esemplari, di cui solo un migliaio sono stati importati in Europa. Questa macchina è infatti una macchina brasiliana.
La particolarità è che questa è una doppia treggia. Intanto la targa la pone in chiaro periodo treggesco (NDT: è infatti del 1978). Ad uno sguardo superficiale si potrebbe pensare ad una macchina degli anni '40 ritargata alla fine degli anni '70.
Ma alcuni particolari non convincono del tutto. Intanto ci sono delle prese d'aria posteriori, insieme a delle prese d'aria dove dovrebbe essere il motore, ma la griglia del radiatore è un unico pezzo cromato. I fanali dietro non sembrano così anni '40 e poi i cerchi e le ruote ricordano qualcosa d'altro, così come le frecce davanti.
Ebbene sì: la MP Lafer venne prodotta a partire dal 1974 come finta treggia, partendo dalla meccanica e dal motore del Maggiolino, e vestendola con una carrozzeria che ricorda un'automobile degli anni '40. Le prestazioni sono quelle del Maggiolino, forse un po' di meno per il peso. Quella che ai tempi era un po' una tamarrata, diciamocelo, adesso è diventata una cosa interessante: una finta auto storica adesso è diventata un'auto storica sul serio e ci sono negli Stati Uniti ed in Brasile gruppi di appassionati.
L'ho trovata parcheggiata in un distributore self service in cui son finito per caso: ho la macchina a GPL e quel distributore ha solo gasolio e benzina, ma quel giorno ero passeggero e mentre si faceva rifornimento io ho fatto un giro per sgranchirmi le gambe. Ben difficilmente in una occasione normale l'avrei vista. Le vie delle tregge sono affidate al caso ed alla prontezza di riflessi...
Fine della storia: spero che ti sia piaciuta.
Se mi è piaciuta? Talmente tanto che ne ho messo in grassetto i punti salienti, ivi compresa l'affermazione finale che riassume davvero in una riga l'attività intera del Treggista! Con un ringraziamento particolare a Michele per aver mandato questo contributo davvero unico.
La parabola
Soltanto pochi giorni fa, nel lungo e particolare post dedicato al "Bersagliere" e alla sua strabiliante esposizione di modellini di VW Transporter, avevo detto che il proprietario della pasticceria è un transporterista non solo per quanto riguarda le miniature. Questo è un suo altro T2 autentico, un esemplare che avevo visto spesso davanti al locale (addirittura da anni) ma che, per un motivo o per un altro, non mi era mai riuscito riprendere. Eccolo qua, finalmente. Per quanto riguarda i Transporter, come è del resto ovvio, sono sempre alla ricerca di esemplari antichi (T1); ma è giusto e doveroso rendere conto anche della sua parabola, che con questo esemplare originale del 1979 si chiude senza però mai stravolgere le caratteristiche primitive (a parte, forse, i doppi fanali posteriori).
sabato 26 giugno 2010
Cronaca di un'abulia
Una treggina piccola piccola che, a modo suo (ma ogni treggia ha un modo suo) ha la sua storia ben precisa. Sono mesi e mesi che la vedo in giro per un dato quartiere di questa città, ma non so quale bizzarra abulia mi ha provocato: eppure è del tutto appetibile per il treggista, una Fiat Giardinetta del 1974 e l'ultimo modello ad aver sempre mantenuto le portiere con apertura controvento (caratteristica delle primissime "Nuove 500"). Nulla da fare: la vedevo comodamente parcheggiata, sempre nel raggio di meno di un chilometro, e non mi decidevo mai a fermarmi a fotografarla. In breve: il sistema perfetto per farla passare nel novero delle tregge perdute. Alla fin fine mi son deciso: me la son trovata spiaccicata davanti una piovosa domenica pomeriggio, e l'abulia è terminata. Sono peraltro ragionevolmente certo che non la rivedrò mai più: le tregge sono esseri strani e dotati di una sensibilità assolutamente particolare. Ad ogni modo, eccola qui, la piccola pira (*) che non mi decidevo mai a fotografare: le sia resa la giusta considerazione!
(*) "Piri" vengono detti un po' affettuosamente e un po' a presa di culo i pistoiesi.
(*) "Piri" vengono detti un po' affettuosamente e un po' a presa di culo i pistoiesi.
mercoledì 23 giugno 2010
Sassi & Galli
Sàssi bene che la città dei Sassi, vale a dire Matera, non ha mai avuto (al pari di Rieti) una notevole densità automobilistica: trovare un mezzo targato MT, e per di più a 800 km di distanza o roba del genere, è quindi una discreta rarità an sich. Quando poi si tratta di un camperone Transit come questo, ancora bello in banda dopo oltre tren'anni (è del 1979), la sorpresa è doppia. Sorpresa acuita da un particolare che certo uno non si aspetterebbe su un mezzo almeno originario dell'antica Lucania: nientepopodimeno che l'elmo gallico che ci riporta a Asterix (e alle sigarette Gauloises). Ok, va bene che questa è la città dove dei Galli si sono persino candidati a sindaco pretrombato, però addirittura su un camper targato Matera... Certo che se lo sapesse Bossi che i celti si sono spinti fino in terra Sannita!
martedì 22 giugno 2010
Il raduno de' Mezzisacchi (2): Campobasso Five Devil
E ve lo dicevo che non era finita! Nonostante le foto di cattiva qualità (data l'acquata che mi stavo prendendo sul groppone, e anche per il fatto che la vettura è stata colta al volo, in movimento, ed anche con una certa concitazione data la targa...), eccomi qui a raccontare di questa diabolica 500 molisana, bombardata artigianalmente al massimo grado, gialla e blé, e dotata anch'essa della delizia di tutti i cacciatori di targhe: le cifre tutte uguali. Se la pistoiese di qualche giorno fa era a base di 7, questa è a base di 5: un po' un peccato, perché per una diavolessa come questa ci sarebbero voluti, secondo la logica, tutti 6. Il cofano rialzato, purtroppo, impedisce di apprezzare la targa come meriterebbe, ma in quelle condizioni di più davvero non potevo fare (e con la pattuglia dei vigili che continuava a guardarmi in modo inquietante)...
lunedì 21 giugno 2010
Dall'Ellade con furore
Dicono che la Grecia sia in crisi; sarà, anche se del resto non è che da queste parti ce la passiamo poi troppo bene (se Atene piange, Sparta non ride, tanto per restare in tema). Sicuramente, però, almeno giudicando da queste foto scattate il 16 agosto 2006 da Σείμων ο Καπορνιανός da qualche parte nell'Ellade, la crisi non deve aver toccato le tregge di quel paese. Non è un caso che fra i link del TB sia presente una pagina interamente dedicata alle Tregge Elleniche.
Che cos'è? La prima intenzione sarebbe stata quella di inserirlo tra le Cose, senz'altro. Poi ci ho ripensato. Si tratta, chiaramente, di un motocarro, ma nel senso originale e letterale del termine: un vero e proprio carretto attaccato a una qualche motoretta di fabbricazione balcanica. Verniciatura data con la pennellessa, ròta di scorta a giro nel cassone assieme ad un composto assemblaggio di ciarpame, targa tracciata a mano direttamente sulla carretteria, pardon carrozzeria, e via andare. E da tutto questo promana, non so come ma ne promana, il senso profondo della Grecia. Anche da questo, sì. Ma non posso fare a meno di abbinarvi una canzone.
Che cos'è? La prima intenzione sarebbe stata quella di inserirlo tra le Cose, senz'altro. Poi ci ho ripensato. Si tratta, chiaramente, di un motocarro, ma nel senso originale e letterale del termine: un vero e proprio carretto attaccato a una qualche motoretta di fabbricazione balcanica. Verniciatura data con la pennellessa, ròta di scorta a giro nel cassone assieme ad un composto assemblaggio di ciarpame, targa tracciata a mano direttamente sulla carretteria, pardon carrozzeria, e via andare. E da tutto questo promana, non so come ma ne promana, il senso profondo della Grecia. Anche da questo, sì. Ma non posso fare a meno di abbinarvi una canzone.
Panoramica con autoscala e elica
Avrete già riconosciuto, al centro della foto, una certa treggia della giungla già salita agli onori del TB qualche giorno fa. Ma, con questa foto panoramica, Simone il Caporniano senz'altro si supera offrendo testimonianza di un illuminato autodemolitore che, opportunamente assai, non se l'è proprio sentita di sfasciare gli automezzi che vedete qui. I trattori sulla destra, sui quali purtroppo ben poco posso dire; la Fiat Savio Jungla già ampiamente trattata e, sulla sinistra, una bellissima autoscala dei Vigili del Fuoco (su base OM Lupetto) con la quale, assai volentieri, inauguro la categoria dei mezzi di soccorso. Si noti che la vecchia autoscala è assurta a vero e proprio "logo" dell'autodemolizione, con tanto di palla. Si può certo pensare a quante belle e bellissime tregge siano state cubizzate in quel posto, una volta recuperato il recuperabile; ma qui il demolitore ha avuto non solo un'anima, ma anche un colpo di genio. Così come quello dell'elica navale (parrebbe di un transatlantico...) in primo piano!
sabato 19 giugno 2010
Leonardo, il Bersagliere, Piccoli e Grandi Transporter
Questo sarà un post molto particolare. Forse addirittura unico.
C'è, a Firenze, un bar pasticceria che serve, debbo dirlo, delle ottime paste e degli ottimi pezzi salati. Poiché sono nato proprio in quel quartiere, lo conosco da anni e anni: si chiama Il Bersagliere. Così gli faccio anche un po' di réclame, ché se la merita.
Dopo questa breve introduzione, comincio a non saper più da dove rifarmi. Il proprietario del bar lo è anche di una vecchia conoscenza del TB; ma, quando l'ho fotografata, ancora non lo sapevo o non avevo ricollegato bene. Quel che mi ricordavo, invece, è che sugli scaffali del bar è sistemata una cosa assolutamente straordinaria: la più vasta collezione fiorentina di modellini di furgoni VW Transporter e Microbus. Non ci credete? Cominciate un po' a guardare:
Si iniziano quindi a ricomporre le cose. Il proprietario del bar pasticceria Il Bersagliere ha nel bar una quantità impressionante di modellini e anche un Transporter, vero, del 1970. A dire il vero, ne ha altri due: uno più recente, targato FI 98... e qualcosa, che noto da anni fuori dal locale ma che ancora non ho fotografato; ed un altro, più vecchio, che secondo la sua stessa ammissione non smuove quasi mai perché troppo prezioso. Che sia qualcosa di simile a questo qui sotto, la cui fotografia si trova in mezzo ai modellini sugli scaffali...?
(Fotografie, e ahimé soltanto tali, di un Microbus del 1952 targato FI 66618, dai colori fantasmagorici e di proprietà di un convento di monache!)
Andiamo oltre. Il proprietario del Bersagliere è anche animatore del Vespa Club Firenze. Come tale, e come Transporterista, è amico dei nostri amatissimi Caporniani: Giulio e Simone. Della serie: a Firenze, prima o poi, e in qualche modo, ci si incontra sempre. Per caso ho conosciuto Giulio, e per caso avevo fotografato il Transporter targato Siena del Bersagliere una sera, lontano dal bar e anzi piuttosto vicino a casa mia. Casi e coincidenze, no? E, intanto, sarà bene continuare a far vedere che cosa c'è sugli scaffali della pasticceria:
Proseguiamo. Chiacchierando, e venendo anche a sapere che il Bersagliere è da mesi lettore e "fan" del Treggia's Blog, il discorso va su un tizio che è avventore del locale, e che nella medesima strada, anch'egli leggendo il TB, si è comprato un'altra nostra vecchia conoscenza. Ora dovete sapere che questa persona è figlia di un vecchio collega di mio padre e che è un amico di vecchia data di mio fratello. Cose che capitano, no? Sarà quindi ora di riassumere un po' la cosa, ma non prima di aver messo un altro po' di roba che si trova sugli scaffali:
Il riassunto, allora. Siamo in un bar pasticceria dove vado, seppur saltuariamente, da anni. Gli stessi anni, comunque, da quando vi avevo notato (e come non farlo?) l'incredibile collezione di furgoni VW in modellino. Arriva il TB, ci si fotografa casualmente a giro per la città e poi il destino fa ricomporre tutto quanto mettendoci in contatto. Un altro cliente del bar, sempre dalle pagine del TB, acquista una bella treggia. In mezzo a tutto questo, senza che nessuno ne sappia niente, nello stesso bar mi accade un altro curioso episodio, che racconto qui in un altro dei miei blog.
Strani i casi della vita, eh? Eppure, non so proprio come dirlo, il tempo dello stupore è passato. Con l'età, che di mezzo ci siano delle autovetture vere o in modellino, oppure qualsiasi altra cosa, lo stupore ha lasciato posto alla constatazione della logica profonda sottesa agli intrecci delle esistenze e delle loro passioni. Di tutto questo, insomma, non sono più meravigliato: prima o poi le tessere di qualsiasi mosaico vengono rimesse a posto. Vale per ogni cosa, per ogni situazione. A questo blogghino l'onore e l'onere di essere stato protagonista di una di queste ricomposizioni, che comunque non sono mai semplici e che abbisognano di anni, anni, anni.
Sarebbe, dunque, finita qui. Però c'è dell'altro. C'è Leonardo. Quel Leonardo che sta al primo posto nel titolo di questo post. Bisogna parlarne, e nel parlarne la storia si fa molto, molto diversa; del tutto differente da qualsiasi altra raccontata in questo blog. Leonardo è questo ragazzo in sella ad una moto, in una fotografia che, nel bar pasticceria Il Bersagliere, sta proprio in mezzo ai modellini dei furgoni Volkswagen:
Leonardo aveva ventinove anni. Era un ragazzo, mi dicono, che lavorava in un'officina lì vicino. Un amico caro del proprietario del Bersagliere. Non conoscendolo di persona, adopero qui l'elementare forma di rispetto che consiste nel non lanciarsi in iperboli che quasi sempre vanno a sfociare nella banalità. Ho troppa consuetudine con quella maledetta Signora, per l'attività che svolgo da più di trent'anni.
Leonardo è morto una mattina, a pochi metri da casa sua, proprio alla guida di un furgone Volkswagen. È l'unica tessera che, disgraziatamente, manca da tutto questo mosaico. Sarebbe stato qui, assieme a tutti noi. Assieme anche a me, che non l'avevo mai conosciuto né visto, e che ne parlo ora per tramite di una fotografia rifotografata. Non importa: è qui con me lo stesso, è qui con noi tutti.
Se chi lo conosceva bene leggerà queste righe, vorrei soltanto dirgli che la forma di rispetto di cui parlavo prima è fatta principalmente di silenzio; e di parole ne ho già scritte fin troppe. Il resto lo lascio al vento, alla pioggia, al sole che batte.
Ad un anno dalla morte di Leonardo, mi racconta il proprietario del Bersagliere, gli amici del Vespa Club vollero ricordarlo con un'iniziativa in favore della Croce Azzurra delle Sieci. Questa è la targa commemorativa. Vi si vedono un furgone Volkswagen e una Vespa.
C'è, a Firenze, un bar pasticceria che serve, debbo dirlo, delle ottime paste e degli ottimi pezzi salati. Poiché sono nato proprio in quel quartiere, lo conosco da anni e anni: si chiama Il Bersagliere. Così gli faccio anche un po' di réclame, ché se la merita.
Dopo questa breve introduzione, comincio a non saper più da dove rifarmi. Il proprietario del bar lo è anche di una vecchia conoscenza del TB; ma, quando l'ho fotografata, ancora non lo sapevo o non avevo ricollegato bene. Quel che mi ricordavo, invece, è che sugli scaffali del bar è sistemata una cosa assolutamente straordinaria: la più vasta collezione fiorentina di modellini di furgoni VW Transporter e Microbus. Non ci credete? Cominciate un po' a guardare:
Si iniziano quindi a ricomporre le cose. Il proprietario del bar pasticceria Il Bersagliere ha nel bar una quantità impressionante di modellini e anche un Transporter, vero, del 1970. A dire il vero, ne ha altri due: uno più recente, targato FI 98... e qualcosa, che noto da anni fuori dal locale ma che ancora non ho fotografato; ed un altro, più vecchio, che secondo la sua stessa ammissione non smuove quasi mai perché troppo prezioso. Che sia qualcosa di simile a questo qui sotto, la cui fotografia si trova in mezzo ai modellini sugli scaffali...?
(Fotografie, e ahimé soltanto tali, di un Microbus del 1952 targato FI 66618, dai colori fantasmagorici e di proprietà di un convento di monache!)
Andiamo oltre. Il proprietario del Bersagliere è anche animatore del Vespa Club Firenze. Come tale, e come Transporterista, è amico dei nostri amatissimi Caporniani: Giulio e Simone. Della serie: a Firenze, prima o poi, e in qualche modo, ci si incontra sempre. Per caso ho conosciuto Giulio, e per caso avevo fotografato il Transporter targato Siena del Bersagliere una sera, lontano dal bar e anzi piuttosto vicino a casa mia. Casi e coincidenze, no? E, intanto, sarà bene continuare a far vedere che cosa c'è sugli scaffali della pasticceria:
Proseguiamo. Chiacchierando, e venendo anche a sapere che il Bersagliere è da mesi lettore e "fan" del Treggia's Blog, il discorso va su un tizio che è avventore del locale, e che nella medesima strada, anch'egli leggendo il TB, si è comprato un'altra nostra vecchia conoscenza. Ora dovete sapere che questa persona è figlia di un vecchio collega di mio padre e che è un amico di vecchia data di mio fratello. Cose che capitano, no? Sarà quindi ora di riassumere un po' la cosa, ma non prima di aver messo un altro po' di roba che si trova sugli scaffali:
Il riassunto, allora. Siamo in un bar pasticceria dove vado, seppur saltuariamente, da anni. Gli stessi anni, comunque, da quando vi avevo notato (e come non farlo?) l'incredibile collezione di furgoni VW in modellino. Arriva il TB, ci si fotografa casualmente a giro per la città e poi il destino fa ricomporre tutto quanto mettendoci in contatto. Un altro cliente del bar, sempre dalle pagine del TB, acquista una bella treggia. In mezzo a tutto questo, senza che nessuno ne sappia niente, nello stesso bar mi accade un altro curioso episodio, che racconto qui in un altro dei miei blog.
Strani i casi della vita, eh? Eppure, non so proprio come dirlo, il tempo dello stupore è passato. Con l'età, che di mezzo ci siano delle autovetture vere o in modellino, oppure qualsiasi altra cosa, lo stupore ha lasciato posto alla constatazione della logica profonda sottesa agli intrecci delle esistenze e delle loro passioni. Di tutto questo, insomma, non sono più meravigliato: prima o poi le tessere di qualsiasi mosaico vengono rimesse a posto. Vale per ogni cosa, per ogni situazione. A questo blogghino l'onore e l'onere di essere stato protagonista di una di queste ricomposizioni, che comunque non sono mai semplici e che abbisognano di anni, anni, anni.
Sarebbe, dunque, finita qui. Però c'è dell'altro. C'è Leonardo. Quel Leonardo che sta al primo posto nel titolo di questo post. Bisogna parlarne, e nel parlarne la storia si fa molto, molto diversa; del tutto differente da qualsiasi altra raccontata in questo blog. Leonardo è questo ragazzo in sella ad una moto, in una fotografia che, nel bar pasticceria Il Bersagliere, sta proprio in mezzo ai modellini dei furgoni Volkswagen:
Leonardo aveva ventinove anni. Era un ragazzo, mi dicono, che lavorava in un'officina lì vicino. Un amico caro del proprietario del Bersagliere. Non conoscendolo di persona, adopero qui l'elementare forma di rispetto che consiste nel non lanciarsi in iperboli che quasi sempre vanno a sfociare nella banalità. Ho troppa consuetudine con quella maledetta Signora, per l'attività che svolgo da più di trent'anni.
Leonardo è morto una mattina, a pochi metri da casa sua, proprio alla guida di un furgone Volkswagen. È l'unica tessera che, disgraziatamente, manca da tutto questo mosaico. Sarebbe stato qui, assieme a tutti noi. Assieme anche a me, che non l'avevo mai conosciuto né visto, e che ne parlo ora per tramite di una fotografia rifotografata. Non importa: è qui con me lo stesso, è qui con noi tutti.
Se chi lo conosceva bene leggerà queste righe, vorrei soltanto dirgli che la forma di rispetto di cui parlavo prima è fatta principalmente di silenzio; e di parole ne ho già scritte fin troppe. Il resto lo lascio al vento, alla pioggia, al sole che batte.
Ad un anno dalla morte di Leonardo, mi racconta il proprietario del Bersagliere, gli amici del Vespa Club vollero ricordarlo con un'iniziativa in favore della Croce Azzurra delle Sieci. Questa è la targa commemorativa. Vi si vedono un furgone Volkswagen e una Vespa.
Il raduno de' Mezzisacchi (1): Pistoia Seven Blues
Era una piovosissima domenica mattina dello scorso maggio, quando, coming home dopo non mi ricordo esattamente cosa a bordo di un pulmino (che, peraltro, si sta avviando rapidamente allo status di treggia), mi sono imbattuto all'improvviso in un autentico delirio di Mezzisacchi.
Hanno cominciato a sfilarmi davanti, uno dopo l'altro, in fila, variopinti, con le bandiere addirittura. Totalmente incuranti delle intemperie che si stavano abbattendo sulla città. In questo caso, quando il destino fa trovare una cosa del genere, anche il Treggista deve essere incurante. Ho parcheggiato il pulmino alla Dieu bourreau davanti a una pattuglia di vigili urbani che mi guardavano con occhi interrogativi, gridando: Stampa! Non so se ci hanno creduto. Oso pensare che mi abbiano lasciato stare, persino con un pizzico di commiserazione. Pioveva a dirotto: ma chi ci pensava!
E, come primo contributo per questo strabiliante raduno di Mezzisacchi, non posso far altro che offrire questa meravigliosa Pistoiese dalla targa ancor più meravigliosa. La targa con le cifre tutte uguali è l'apoteosi del cacciatore di targhe: e, come si vedrà meglio in seguito, non è neppure finita qui. Aggiungo soltanto che tale targa è stata emessa nel 1968. Un blues di Sette alla pistoiese che mi fa ancora brillare gli occhi.
Hanno cominciato a sfilarmi davanti, uno dopo l'altro, in fila, variopinti, con le bandiere addirittura. Totalmente incuranti delle intemperie che si stavano abbattendo sulla città. In questo caso, quando il destino fa trovare una cosa del genere, anche il Treggista deve essere incurante. Ho parcheggiato il pulmino alla Dieu bourreau davanti a una pattuglia di vigili urbani che mi guardavano con occhi interrogativi, gridando: Stampa! Non so se ci hanno creduto. Oso pensare che mi abbiano lasciato stare, persino con un pizzico di commiserazione. Pioveva a dirotto: ma chi ci pensava!
E, come primo contributo per questo strabiliante raduno di Mezzisacchi, non posso far altro che offrire questa meravigliosa Pistoiese dalla targa ancor più meravigliosa. La targa con le cifre tutte uguali è l'apoteosi del cacciatore di targhe: e, come si vedrà meglio in seguito, non è neppure finita qui. Aggiungo soltanto che tale targa è stata emessa nel 1968. Un blues di Sette alla pistoiese che mi fa ancora brillare gli occhi.
venerdì 18 giugno 2010
Toporoma (FF/14)
Tanto per ribadire che fra le tregge dell'Vrbe e Firenze esiste un legame pressoché indissolubile (e lo dico, con sommo piacere, specialmente a Cristina la Meharista), eccone una assolutamente di non poco conto. Questa Toporoma (da intendersi ovviamente come Topolino romana de Roma) è infatti dei primi mesi del 1954. Rigorosamente decappottabile come si confà a quegli anni di vacanze romane, color vino bbòno, popolaresca ed elegante al tempo stesso.
giovedì 17 giugno 2010
La Spiaggina della giungla
Con questa vettura, Simone il Caporniano propone al TB e all'attenzione di tutti una rarità e un capolavoro.
Una rarità, perché si tratta di un'autentica Fiat 600 Savio Jungla. La Fiat, per contrastare il successo della Mini Moke (quella che nel TB è la "cosa" per antonomasia...), decise nel 1965 di lanciarsi nel settore (molto "anni 60/70") delle cosiddette spiaggine, il cui esemplare più celebre resta però senz'altro la Citroën Mehari: affidò quindi alla Carrozzeria Savio (con sede sempre a Torino) la progettazione e la produzione di questa risposta italiana. Rimase in catalogo fino al 1974, ma ne furono prodotti soltano 3200 esemplari (di cui 300 dotati di riduttore, ovvero il "primino"). Il suo destino fu peraltro bizzarro, anche se comune un po' a tutte le "spiaggine": nata per essere una specie di "auto beat" per un pubblico di ggggiòvani, gli esemplari costruiti finirono quasi tutti ai militari e alle forze di polizia. Addirittura, un certo numero di Savio Jungla finirono per l'addestramento all'accademia militare della Cecchignola. Qui si può vedere una vecchia pubblicità francese della 600 Savio Jungla:
Naturalmente, stante la ritargatura pisese, non è possibile determinare con esattezza l'anno di produzione di questo esemplare simoniano; ma dicevamo che è anche un capolavoro.
Un capolavoro in sé, ma anche e soprattutto un capolavoro di ruggine. Qui la ruggine, intesa come simbolo del tempo e della treggia, assume un'autentica consistenza di solennità. Di essenza stessa del Treggismo militante. L'ossidazione che conferisce alla carrozzeria i quattro quarti di nobiltà della Treggia, finalmente in mezzo a un prato tra i fiori di campo. Non sarà la (peraltro finta) giungla cui si rifaceva il suo nome, ma è sempre meglio di qualche triste accademia militare.
Nota a margine. Con questo post, il TB raggiunge nel 2010 lo stesso numero di post dell'intero 2009: esattamente centoottantanove.
The Precisin and his Sfondon
La vettura che vedete nella foto, speditami da Simone il Caporniano, non rivestirebbe in sé alcun particolare interesse treggistico: una VW Polo degli anni '90 come se ne vedono ancora parecchie in giro, più o meno ben tenute. Quel che ha destato l'attenzione di Simone, ed anche la mia, è la targhetta autocostruita con le letterine adesive dal proprietario, che si deve essere sentito in dovere di sintetizzare le caratteristiche tecniche del suo amato bene. Però, o il cartolaio aveva finito le "O", oppure a mr. Precisino dev'essere sfuggito qualcosa. Resta questa indimenticabile mono iniezine, cui auguriamo ovviamente di passare indenne gli anni che la separano dal diventare treggia patavina a tutti gli effetti. Fra una ventina d'anni, coglierla ancora in giro con la sua iniezine potrebbe essere un colpo gobbo di ciò che, allora, sarà la Treggia's Blog Foundation Inc. con uffici a Làndan, Nuiòrche, Parì, Tòchio, Abudàbi, Isolotto e Capornia!
Appia azzurra, appia chiara...(FF/13)
Per qualche mese, l'Appia bianca del destino è stata la "treggia-logo" del TB; i lettori più affezionati se ne ricorderanno senz'altro. È quindi con particolare piacere che, proveniente dall'oramai mitica "Firenze-Fiesole" del 14 marzo scorso, le cui foto formano un appuntamento oramai irrinunciabile (godo molto, è vero, nello scrivere paroloni come questo in corsivo!), che il TB ospita un'altra Lancia Appia, più vecchia (è del gennaio del 1960) e, stavolta, di uno spendido grigiazzurro che il sole di quella bella mattinata di fine inverno metteva opportunamente in risalto. Un'Appia è sempre una vettura che non passa indifferente, con quel suo sobrio e elegantissimo aplomb altoborghese degli anni del boom. Una delle ultime vetture di antica generazione nell'epoca in cui si affermava la motorizzazione di massa a colpi di 500 e 600.
Zuppa di Mezzisacchi alla Caporniana
Tornando dopo un po' di tempo agli amici Caporniani, vale a dire Giulio e Simone, il TB è (as usual) lieto di presentare un contributo -assolutamente multicolore- di Mezzisacchi assortiti. Nelle foto sotto il titolo vediamo una sorta di innatural connubio fra Firenze e Pisa (ma nel mondo de' Cinquini forse queste storiche rivalità non hanno luogo), il quale forma però un bel quadretto rossoblù quasi a sembrare la maglia del Genoa o del Bologna (o, volendo, lo stemma della città di Lugano). In particolare, il Mezzosacco pisese rosso è decisamente anziano (ehm, è del 1963...) e presenta ancora le portiere controvento; quello fiorentino blé è invece ben più recente (si fa per dire), cioè del 1970.
Questo qua sopra, invece, è un interessantissimo (e raro) esemplare di Cinquino cabriolizzato, vale a dire con tettino rimovibile; da notare, sul retro, l'adesivo "valentinorossiano". Anche qui siamo in là con gli anni post Pisas ædificatas: esattamente nel 1964. Simone fornisce anche una bella foto dello spartan cruscotto e dell'abitacolo:
Con le foto che seguono si cambia decisamente ambientazione, anche se si tratta ancora di una coppia. Siamo, qui in un luogo che mi è molto caro -assieme ad una persona che ci ha vissuto per molto tempo- vale a dire Mercatale Val di Pesa (specifico però doverosamente che tale persona non è Pietro Pacciani):
Da notare la targa del Mezzosacco arancione: è quasi palindroma!
Questo qua sopra, invece, è un interessantissimo (e raro) esemplare di Cinquino cabriolizzato, vale a dire con tettino rimovibile; da notare, sul retro, l'adesivo "valentinorossiano". Anche qui siamo in là con gli anni post Pisas ædificatas: esattamente nel 1964. Simone fornisce anche una bella foto dello spartan cruscotto e dell'abitacolo:
Con le foto che seguono si cambia decisamente ambientazione, anche se si tratta ancora di una coppia. Siamo, qui in un luogo che mi è molto caro -assieme ad una persona che ci ha vissuto per molto tempo- vale a dire Mercatale Val di Pesa (specifico però doverosamente che tale persona non è Pietro Pacciani):
Da notare la targa del Mezzosacco arancione: è quasi palindroma!