E il "turbo" è stato messo quasi subito. Siamo nella piazza di Marina di Campo dove, ogni mercoledì, in estate e in inverno, si tiene il mercato; negli altri giorni funge invece da parcheggio, incasinatissimo specialmente nel mese d'agosto; stavo, infatti, cercando inutilmente un posto dove ficcarmi, quando mi sono imbattuto in questa "cosa" del tutto sconosciuta, con una moderna targa francese che riporta al dipartimento alsaziano dell'Alto Reno (68).
A prima vista sembrava un incrocio tra una Mehari e una Renault 4; non ci ero andato lontano, visto anche il classico logo della Renault piazzato sulla calandra del radiatore. Però la targhetta del produttore recitava altrimenti, recando un nome a me del tutto incognito: Teilhol.
Agosto, Internet mia non ti conosco; così, per saperne qualcosa di più e per
documentarmi un po', ho dovuto aspettare di tornare a casa; ed ecco quindi la storia di questo piccolo produttore francese (dal nome apparentemente catalano, però), specializzato in
figlie della Mehari.
Raoul Teilhol (morto nel 2008) fonda la sua casa produttrice a Parigi nel 1958; nel 1970, allo scopo di rivaleggiare con la Citroën Mehari, la spiaggina più famosa della storia, riesce a istituire un partenariato con la Renault (anch'essa, ovviamente, interessata a concorrere con la Citroën in questo particolare settore che, negli anni '70, "tirava" parecchio) e si mette a produrre delle
Renault Rodéo. Renault, però, ad un certo punto rompe il partenariato; il fatto è che Teilhol si era messo a produrre delle vetture basate sì sulla Rodéo, ma con alcune modifiche non autorizzate e, per giunta, mantenendo il logo della Renault assieme a quello della propria casa produttrice. L'esemplare capitato sotto i miei occhi una rovente mattinata d'agosto del 2012 a Marina di Campo, Isola d'Elba, deve probabilmente appartenere proprio a quella tipologia.
La Renault Rodéo era in effetti derivata dalla R4 (e come poteva essere altrimenti?); insomma, l'intuito del Treggista tradisce raramente anche di fronte a una vettura sconosciuta; l'interno, come si può vedere, è quello di una R4 del periodo e sa decisamente di qualche film con Louis de Funès. Terminato piuttosto burrascosamente il partenariato con la Renault, restò qualche centinaio di esemplari di questa vetturetta (ed averne beccato uno, credo, è una sorta di miracolo).
Ma non è finita qui. Il vulcanico Teilhol ha fatto buca con la Renault? Poco male, va dal suo diretto concorrente, Citroën. Firma un contratto per produrre il furgone
C15 a passo allungato, nel 1985; ma ben presto gli ripiglia il "vizietto", e si mette a furgonare e allungare anche delle AX e dei C35, ovviamente senza nessuna autorizzazione. E poiché non era abbastanza, prende la Citroën BX e, stavolta, la accorcia trasformandola in utilitaria. La Citroën non la prende bene.
Finita qui? Neanche per sogno; Teilhol, a questo punto, si mette in proprio. La produzione della Mehari era cessata nel 1987, lasciando orfani parecchi appassionati in tutto il mondo; Raoul Teilhol, assieme al fratello Guy, realizzano allora un autentico "patchwork" che presentano al salone dell'automobile di Parigi nello stesso anno 1987. Prendono il pianale, il motore e il volante della 2CV 6; i fanali posteriori della Peugeot 205; le frecce e gli specchietti retrovisori del Renault Express; il cruscotto della 2CV Charleston; e, infine, le guarnizioni e il parabrezza del C15 già sfruttato a suo tempo. Da tutto questo assemblaggio, vera e propria antologia di tutta la produzione automobilista transalpina, nasce la
Teilhol Tangara.
Senonché, nel 1990, Teilhol getta finalmente la spugna e un velo d'oblio sembra posarsi su questo fabbricante di puzzle automobilistici. Ma, nel 2006, la società 2CA si accorge che la Tangara è diventata una specie di "oggetto di culto" e riprende la produzione di tutti i pezzi di ricambio e il servizio post-vendita. Se ne capisce il perché: sono rimaste in circolazione non più di un centinaio di Tangara, e i collezionisti le pagano tanto oro quanto pesano. Teilhol fa in tempo a pigliarsi quest'ultima soddisfazione, seppur piccola, prima di andare a assemblare chissà cosa nell'Aldilà.