A differenza del "santo degli innamorati", San Gualentino non va mai fuori corso; insomma, per appartarsi in ottima e dolce compagnia non c'è di certo bisogno del quattordici di febbraio. Anzi, direi che viene meglio verso il quattordici di aprile, e comunque quando la temperatura comincia a farsi più mite e adatta all'occasione. Quanto alle macchine, la casistica delle Tregge sangualentiniane non poteva non comprendere una A112; per le sue ridotte dimensioni, l'erede della Bianchina era una vetturetta particolarmente amata dai neopatentati (e specialmente dalle neopatentate; non di rado veniva considerata una vettura "da donna"). Da qui il suo uso frequente in posticini scarsamente illuminati, eccetera eccetera. Ma era anche la vettura della casalinga e dell'attempata signorina; mi ricordo ad esempio che un esemplare lo aveva la mia vecchia professoressa di matematica delle medie, che la teneva in una maniera maniacale e sulla quale, in dieci anni, aveva percorso sì e no settemila chilometri. Questo esemplare appartiene invero al termine della carriera della A112; secondo le tabelle potrebbe appartenere addirittura all'ultimo giorno del 1983.
Rottamazione? Incentivi? SUV? Auto nòve nòve tutte standardizzate? A me 'ste cose non garbano punto;ma punto punto. Mi garbano invece le macchine vecchie, colorate, puzzolenti, piene di storia e di carattere; e le vo a fotografare in giro per la città, prima che scompaiano. Il blog del passatista automobilistico e di tutti coloro che inchiodano quando vedono una venerabile bagnarola fare una pernacchia alla macchinina da fighetti. La Bibbia dell'Eurozzèro a disposizione d'i' vórgo!
venerdì 22 febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
San Gualentino (1)
Francamente, a noialtri Treggisti Militanti® di San Valentino ce ne frega abbastanza poco, a parte la famosa strage di Chicago che si svolse, presumibilmente, servendosi di autovetture che, a avercele oggi, ci sarebbe da fare un Treggia's Blog apposito (si era nel 1929, ricordo). Però noialtri ci abbiamo nientepopodimeno che San Gualentino, protettore delle coppiette d'ogni età che tròmbano in macchina; curiosamente, anche questo benemerito santo vissuto nel VI secolo, noto per portarsi monachelle e forosette del contado in luoghi appartati a bordo del suo currus autocinetus attrezzato alla bisogna (paglia, rozze coperte ecc.), si festeggia il quattordici di febbraio; e quindi gli dedichiamo due o tre post su alcune tregge che si prestano storicamente allo scopo (sia scòpo, ò aperta, che scópo, ó chiusa; magie della lingua italiana).
La prima non poteva essere altro che questa Errequattro che è stata colta al volo sulla famosa discesa (o salita) del San Gaggio, e che ci riporta diritti al 1979 della FI A00000. La R4 "begina" è uno dei classici immarcescibili del patrimonio treggistico, e per la sua conformazione (nonostante le ridotte dimensioni) era utilizzata con ottimo profitto, considerando anche il fatto che è sempre stata una "vettura giovane". Non che in macchina non si còpuli abbondantemente anche in altre età, specialmente se entrambi i partners sono dediti alle delizie estracognugali; ma di solito ciò avviene a bordo di autovetture diverse. La signora Pinzauti, moglie del vicino di casa e madre di un par di figli, non la si porta su un catorcio del genere che poi la piglia freddo; quello è riservato alla figlia e al di lei pischello. Almeno a' mi' tempi, diciamo; io mi servivo di una 127, ma tanto fa. Ma, in ogni modo, a San Gualentino veniva sacrificato ammodino prima che la triste epoca del Mostro convincesse un bel po' di famiglie a non far troppo caso ai rumorini che provenivano dalla cameretta della Gisella o dalla cantina condominiale...
domenica 10 febbraio 2013
La Comasca alle Cure
Piazza delle Cure, a Firenze, significa due cose: mercatino e casino. E' una strozzatura sulla quale convergono direttrici importanti del traffico, e dalla quale si esce soltanto mediante un cavalcaferrovia risalente agli anni '30, il quale ha la caratteristica quasi unica di essere fatto a "U". Come se non bastasse, la piazza è occupata per metà da uno storico mercatino rionale al quale ogni automobilista fiorentino, specialmente a certe ore, rivolge più volte al giorno le maledizioni più sanguinose. Ci son delle mattine dove il viavai dei pedoni sulle strisce e il traffico veicolare già pesante riescono a creare in via Faentina una coda che arriva quasi...a Faenza. Insomma, uno degli inferni del traffico fiorentino; e data la quantità di simpatiche sostanzine presenti nell'aria della piazza, immagino quanto salubri debbano essere le verdurine in vendita al mercato; da far concorrenza ai cavoletti di Chernobyl, mi sa.
Detto questo, però, ogni tanto Piazza delle Cure si fa un po' perdonare proponendo qualche bella treggia. Il luogo è favorevole: parcheggi selvaggi, divieti di sosta severissimi quanto irrisi, vigili urbani rassegnati. Ecco quindi, in un momento di relativa calma, questo Maggiolino bizzarramente comasco del 1980; non contentandosi della sua comaschità, ammannisce anche una targa non indifferente, con quel 63 62 65 che fa tanto numero telefonico di una Pubblica Assistenza.
venerdì 8 febbraio 2013
La Carriola di Nicola
Detto, fatto. Lo avevo già detto che il TB avrebbe riservato il giusto spazio alle "tregge manuali", vale a dire alle care, vecchie, invincibili carriole; ed eccone qui un'altra, proveniente da un luogo sul quale avremo a ritornare presto. La "carriola di Nicola" non è tale perché appartiene ad un tizio che si chiama così; a chiamarsi in questo modo è invece il paese in persona. Un paese di nome Nicola, in attesa di trovarne uno che si chiama Piero o Fabio; si trova vicino a Carrara, ma è già in provincia della Spezia. Tutta quella bizzarra e stupenda plaga che va sotto il nome di Lunigiana, dall'antica Lunae. La carriola di Nicola era appoggiata (nella tipica "posizione di riposo da carriola") alla staccionata delle scale che scendono al cimitero del paese; sarebbe quindi facile immaginare che il suo compito sia quello di recar terra per una certa e ineluttabile incombenza.
mercoledì 6 febbraio 2013
L'angolo dei camion
Ogni tanto un po' di spazio anche ai camion, care vecchie treggione da lavoro che non mancano di farsi vedere ancora in giro per la città. Travolti dagli sbuffi nerastri di mefitici gas di scarico che emettono, contribuendo così al sano inquinamento atmosferico (mi capirete, dopo aver vissuto alcuni anni nelle linde, salubri e agghiaccianti cittadine svizzere sono diventato un fan delle nostre città puzzolenti e incasinate...), ci s'intenerisce nel pensare a quante mostrocentinaia di teramigliaia di chilometri abbiano fatto per portare ogni sorta di cianfrusaglie; dev'essere sicuramente il caso di questo camion pisese che, peraltro, si dev'essere ripetutamente appoggiato con la targa su una collezione di pali e di muri, vista la rincalcatura quasi artistica che presenta. La targa è comunque del 1983, e son quindi trent'anni secchi che il camion è in servizio per i non meglio precisati F.lli Zucchelli (viene quasi a mente il famoso detto: parenti, serpenti; fratelli, zucchelli; cugini, assassini...)
Da Pisa passiamo a Pistoia, con questo Fiat Iveco Daily del 1985. Siamo qui quasi alla fine delle targhe aranciobianconere pistoiesi; e a Pistoia, va detto, e gliè gente parecchio strana. Ad esempio, ci hanno bisogno di un camion intero per trasportare un carrello da supermercato, perché quello che si vede nel cassone, ebbene sì, è proprio un autentico caddie. Sono stato quasi tentato di aprire una nuova categoria sui carrelli da supermercato, dato che ho dei sospetti quasi soprannaturali su di essi: a volte se ne vedono alcuni da soli in mezzo a una strada, o su un marciapiede, o in un giardino; famoso quello fotografato sull'Arno completamente ghiacciato nel gennaio del 1985, quello dei ventitré gradi sotto zero. Che sappiano muoversi da soli? E chi lo sa; questo, comunque, no di sicuro dato che ci ha bisogno del camion, appunto. Pistoiese, va da sé.
Lilla & Skeleton
Dallo squat ci spostiamo al centro sociale autogestito, ed eccoci davanti a questa meraviglia del creato. E' senz'altro vero che la cosiddetta area antagonista si sposta oramai, spesso, in autovetture normalissime e prive di ogni tipo di "riconoscimento simbolico"; però la sua frequentazione riserva ancora al Treggista Militante® (in questo caso anche Militante Treggista) delle belle sorprese, come questo T2 completamente di color lilla (palesemente ritargato nel 1993). Davvero un pezzo unico, per il quale è stata fatta più che volentieri la classica eccezione per la targa bianca.
Oltre che per il suo colorino, l'automezzo si contraddistngue anche per gli "ammennicoli" che ostenta nell'abitacolo di guida. Sugli ornamenti degli abitacoli dei camper, e in particolare dei T2 adibiti a tale uso, ci sarebbe da scrivere non un post, ma un libro intero; e la cosa potrebbe essere tranquillamente estesa anche alle tregge in generale. Quando un automezzo supera un certo numero di anni, non di rado fa tornare bambino chi lo guida: pupazzetti, adesivi strani, oggetti tra i più improbabili, effigi storiche (tra le quali la più gettonata è, ovviamente, quella del Che Guevara). Il titolare del T2 lilla, in questo caso, ci stupisce con un accostamento assolutame inusuale: una minuscola scarpetta da bambino che pende dallo specchietto retrovisore e lo scheletrino di una bestia imprecisata, non si sa se vero o finto. Chissà se è quello dell'amato iguana Pieregleberto, stiacciàto inavvertitamente durante una manovra...
martedì 5 febbraio 2013
Evviva lo sport!
E torniamo un po' alle tregge carrarine con questo non comune esemplare di Fiat 127 Sport del 1982, trovato a dire il vero in piena SS1 Aurelia; da dire immediatamente che si conferma anche qui una speciale tendenza delle tregge apuane: quella di recare tutte le targhe d'Italia, fuorché di Massa Carrara. La sigla MS sembra riservata a qualche Vespa; per quanto riguarda le autovetture, nulla da fare. Ogni volta che mi reco in zona, che è treggisticamente molto ben messa e interessante, la ricerca della treggia apuana "originale" si rivela infruttuosa; ovviamente andrà a finire che la treggia targata MS la troverò, un giorno, a Milano o a Rieti, vattelappesca.
Comunque ammiriamo questa 127 "Sport" cuneese, che dalla provincia granda se n'è venuta a svernare tra il mare e le altissime montagne di marmo; scelta più che condivisibile, che permette un po' di parlare anche del famoso "Sport" appiccicato a non poche autovetture, non soltanto Fiat. Il criterio per cui un modello normale diveniva "sportivo" è, in alcuni casi, chiarissimo: c'è una grossa differenza, ad esempio, tra una Fiat 124 berlina e una Fiat 124 Sport, che è un coupé firmato Pininfarina e una vettura totalmente diversa (e forse la più bella mai prodotta dalla Fiat). In altri casi il criterio sembra essere più evanescente, per non dire abbastanza a presa per il culo: una mascherina un po' diversa, qualche striscia laterale e una motorizzazione con qualche centimetro cubo in più (la 127 Sport aveva una cilindrata di 1050 cc3 rispetto ai 903 del modello standard), e lo "sport" era bell'e fatto. Un po' d'aspetto esteriore e un po' di motore, insomma; e chissà che meravigliose prestazioni sportive ci andava a fare chi la comprava (spendendo qualche soldarello in più, va da sé).
Vi era però una differenza più sottile da analizzare. I modelli "sport" non avevano mai le quattro porte laterali. Lo "sport" doveva esser fatto a due portiere: il presupposto "pilota" e il "passeggero" (o "navigatore"), mentre le quattro porte erano, ovviamente, riservate alla "famiglia" (nella classica disposizione: padre capofamiglia alla guida, madre a fianco come nel talamo nuziale e, dietro, o i due figli oppure il nonno e la nonna). Anche per questo valeva l'equazione "sport = giovane": le due portiere erano intese per un utente che ancora non teneva famiglia. Insomma, torno a dire che anche osservando una macchina si possono capire parecchie cose della società dove si vive.
Rick lo Squattatore
Negli squat bisogna andarci con prudenza, e parecchia; si tratta di luoghi sotto costante minaccia di sgombero da parte delle "forze dell'ordine", e c'è quindi una naturale e ovvia diffidenza verso chi si metta a far fotografie a dritta e a manca. Uso quindi il rispetto di avvertire prima, anche se in generale sono uno abbastanza conosciuto in certi "ambientini". Certo è che squat e affini (occupazioni, centri sociali eccetera) sono autentiche miniere di tregge a saper districarvisi; prova ne sia questo autentico relitto di Vespa 50 Primavera congiunto a altri vari pezzi di scooter (o scooter a pezzi) che, in un luogo come questo, hanno però una "funzione" del tutto diversa da quella che ci si potrebbe attendere per dei mezzi apparentemente abbandonati.
Che questi mezzi siano inservibili è chiaro; però servono lo stesso. Come serbatoio di pezzi di ricambio: ad esempio, è altamente probabile che il sellino della Vespa 50 si trovi attualmente su un'altra Vespa "comunitaria" dello squat (non è affatto raro che i mezzi funzionanti, rigorosamente rattoppati, siano assolutamente messi in comune per le necessità collettive). Lo stesso vale per qualunque cosa sia riutilizzabile, dal pezzo di motorino alla vecchia padella bucata per le bruciate (a Firenze non si dice "caldarroste"). Si capisce quindi che una carcassa del genere abbia, in questo caso specifico, una valenza del tutto insolita.
Ripeto: conoscendo bene posti di questo tipo, mi piacerebbe (e non poco) dar conto di tutti i mezzi che vi ho visto. In un altra di queste occupazioni, della quale non farò il minimo cenno, c'è letteralmente di tutto. Solo che vi soggiornano, o sostano, non poche persone che sono (per usare un eufemismo) sott'occhio della questura, e di fronte a questa cosa cessa anche il "Treggismo Militante": semplicemente si fa a meno di fotografare qualunque cosa che potrebbe essere usata per un'identificazione.
lunedì 4 febbraio 2013
Polenta Valsugana
Le associazioni di idee ispirate dalle tregge sono, sovente, assai bizzarre. Ad esempio, un dato giorno si trova parcheggiata a due passi dallo Stadio di Firenze (cosa che accade assai di frequente, ultimamente), una bella Fiat Campagnola targata Trento (del 1981); e la prima cosa che mi è venuta a mente è stata la Polenta Valsugana. Sarà per il Trentino e la campagna, chissà; ho come una vaga idea, tra l'altro, che la Polenta Valsugana (quella già pronta venduta in scatola) sia fabbricata a Cinisello Balsamo o roba del genere, eppure è la potenza occulta delle denominazioni commerciali e della pubblicità. Non ne sono immune neppure io, come non lo è nessuno; e Polenta Valsugana sia, in fondo non le sta nemmeno male come nome.
Quella strana idiosincrasia per la E
Ognuno ha le sue fisime; e il Treggista Militante®, con tutte le sue cabale, ne è organicamente un concentrato. Ad esempio, nutro una vera e propria idiosincrasia per le targhe della serie "FI E..."; e non me la so assolutamente spiegare. Eppure sono tregge a pieno titolo, seppure "tarde"; la serie FI E... è l'ultima delle targhe aranciobianconere. Forse, chissà, questo è il motivo recondito; dopo di essa, cessa l'epoca d'oro delle tregge. Come una specie di spartiacque tra ciò che fu, e che non tornerà, e un presente mai pienamente accettato. Madonna, quando mi metto a fare il filosofo treggistico sono davvero da ricovero coatto, lo ammetto.
Ciononostante, ogni tanto una "FI E..." ce la metto, come nel caso di questa Fiat Ritmo di seconda generazione (è del 1984). Tra le due generazioni della Rìsmo si farebbe fatica a dire quale sia la più brutta; eppure non dovrei dirlo, dato che ne ho avuta una (di prima generazione, e morta bruciata un undici settembre). Ma lo dico lo stesso. Vabbè, prima che questo diventi una specie di post autolesionistico la finisco qui...
sabato 2 febbraio 2013
Miniroma
La Miniroma, del 1974, era a due passi dallo Stadio (una costante di questi ultimi post...), nel vialone ora dal nome garibaldino, ma che in origine si chiamava Viale Militare e portava al Campo di Marte, la spianata nata per le esercitazioni del neonato esercito italiano costituito da Manfredo Fanti (il quale, pure lui, ci ha il suo bravo vialone lì accanto). In mezzo a tutto 'sto rullar di tamburi, che non ci piace manco un po', è forse meglio sentire quelli della Curva Fiesole (ma ignoro se ci siano ancora; sono rimasto alla tifoseria degli anni '70...). Divagazioni, d'accordo; così tanto per godersi questo esemplare di Mini Minor "innocente" di anni in cui era la vetturetta "à la page" di un certo tipo di giovinotti (ma non soltanto). E continuano imperterrite le trovaglie di tregge romane a Firenze; una cosa che dovrebbe inorgoglire alquanto la nostra vecchia e carissima amica Cristina la Meharista (che saluto). In assoluto, Firenze sembra essere la città italiana dove si trovano più tregge targate Roma (al di fuori di Roma, ovviamente)...sarà l'aria?