Del
Balkan Tour ciclistico di Lorenzo si è parlato all'inizio del mese, ed è ora di proseguirlo addentrandoci idealmente, assieme alla bici del nostro avventuroso amico, nelle complicate lande della ex Jugoslavia. E qui siamo proprio dove, una ventina d'anni fa, imperversava una delle più terribili guerre che si siano mai viste: in
Bosnia-Erzegovina. A differenza di Lorenzo che ci è stato in bicicletta, il qui presente in Bosnia ci è stato con più di un'autocolonna di aiuti proprio mentre c'era la guerra (nel 1993 per la precisione); e di autovetture del genere, anche se allora non le fotografavo, se ne vedevano a bizzeffe. Parecchie senza targa e con qualche raffica di arma da fuoco sulla fiancata, va da sé. Ma qui di tregge si parla, e atteniamoci a questo.
Quella che vedete è stata uno dei simboli della ex Jugoslavia. Una Fiat 128, direte; certamente. La famosa "128 jugoslava" prodotta dalla Zastava di Kragujevac, con cui la Fiat aveva stipulato un accordo di produzione fin dal 1953. Ma che cos'era, di preciso, la Zastava?
La storia della Zastava, che in serbo significa "bandiera", comincia in tempi remoti. Esattamente nel 1853, quando a Kragujevac fu impiantata una fabbrica di armi. E per quasi un secolo armi produsse, e basta. Nel primo dopoguerra, con l'impulso dato all'industria nella Jugoslavia socialista, la Zastava iniziò a produrre anche automezzi di uso militare: la cosa curiosa è che l'azienda, seppure recasse il nome ufficiale di Zavodi Crvena Zastava (ovvero "Stabilimenti Bandiera Rossa") si mise a produrre su licenza due autoveicoli militari americani, un camion Ford e la famosissima jeep Willys. Nel 1953, un secolo esatto dopo la sua fondazione, gli "Stabilimenti Bandiera Rossa" stipularono un accordo con la Fiat per la produzione (sempre in ambito militare) della Campagnola; nacque così l'identificazione con la Fiat, durata fino al 2011.
Da allora fu tutto un susseguirsi di "jugorepliche" dei modelli Fiat, dalla 1300 alla 600, dalla 125 alla 850: chi si recava in Jugoslavia, aveva l'impressione di trovarsi in uno strano mondo dove giravano solo Fiat ma con un nome diverso e qualche leggerissima modifica. Persino la Polizia (anzi, la Milicija) girava sulle Fiat "zastavizzate". Si arrivò così ai primi anni '70, quando la Zastava mise in commercio la versione jugoslava della 128: la Zastava 101. Era una 128 spiccicata, ma col baule un po' modificato: fu un successo clamoroso. Talmente grande da non riempire solo la Jugoslavia (che con questa macchina iniziò la sua motorizzazione di massa), ma anche mezzo mondo: sotto il nome di Zastava Skala, infatti, la vettura fu esportata in Africa, in Asia, a Cipro, in Spagna, in Germania e in Belgio.
Una pubblicità della Zastava 101 (con tanto di jugo-pin-up stivalata sul cofano).
Nel 1991, proprio l'anno in cui cominciarono le rovinose guerre che avrebbero dissolto la Jugoslavia, la Zastava decise un restyling del suo fortunatissimo modello: nacque così la Skala 55, che il nostro amico Lorenzo ha fotografato in Bosnia-Erzegovina.
La produzione di automobili a Kragujevac, come detto, è cessata nel 2011; in quell'anno, infatti, la Fiat ha posto termine al suo lunghissimo accordo con la Zastava e ha acquisito completamente gli stabilimenti, dove ora viene prodotta la "500L". In un certo senso, è stato l'ultimo pezzo di Jugoslavia a andarsene. La Zastava non ha cessato di esistere: è tornata all'originaria produzione di armi, da guerra e sportive. Recentemente se ne è sentito parlare, quando le "Forze Popolari Rivoluzionarie" greche hanno passato per le armi due attivisti di Alba Dorata, a Atene, il 1° novembre 2013, servendosi giustappunto di due mitragliette Zastava.