Ogni tanto, anzi ogni poco, le provviste del Treggia's Blog si ritrovano stracolme di 500; urge quindi un post collettivo per smaltirle con tutta la dignità e l'interesse che esse meritano. Senza contare quelle speditemi dai vari collaboratori -Fabrizio da Genova in primis-, in questo post troveranno spazio quelle da me reperite negli ultimi tempi, sia a Firenze, sia in alcune mie scorribande altrove.
Parto con un bel paio di Mezzisacchi sottocasa, dato che qui siamo proprio in quel dell'Isolotto, a pochi metri da casa mia. Con il primo siamo di fronte ad un interessante ritargatura degli anni '70 (del 1974, per la precisione): questo è evidente dalla dicitura Nuova 500 sul posteriore. Nel 1974 la produzione originale era già alla "500 R" (ove "R" sta per "Rinnovata"), con un diverso e più moderno "logo", e quindi questo è un modello degli anni '60 reimmatricolato nel '74. Notevole anche il colore verde acqua, da alcuni definito amichevolmente celeste tavoletta profumata da sciacquone. Irriverente, ma perfetto!
Parto con un bel paio di Mezzisacchi sottocasa, dato che qui siamo proprio in quel dell'Isolotto, a pochi metri da casa mia. Con il primo siamo di fronte ad un interessante ritargatura degli anni '70 (del 1974, per la precisione): questo è evidente dalla dicitura Nuova 500 sul posteriore. Nel 1974 la produzione originale era già alla "500 R" (ove "R" sta per "Rinnovata"), con un diverso e più moderno "logo", e quindi questo è un modello degli anni '60 reimmatricolato nel '74. Notevole anche il colore verde acqua, da alcuni definito amichevolmente celeste tavoletta profumata da sciacquone. Irriverente, ma perfetto!
È bello andar la mattina al solito bar-pasticceria e trovarci di fronte la treggina; quasi facesse parte integrante della colazione, al pari del cappuccino e della pastarella. Per un adoratore della vita di quartiere quale io sono, si avvicina molto al massimo. E anche qui si tratta di una bella ritargatura: il logo è quello "moderno" di cui parlavo prima, ma la vita delle 500 originali si è svolta interamente entro le targhe quadrate bianche e nere (la produzione cessò in Italia nel 1975, mentre questa è una targa senese arancionera del 1982). Il colore, poi, riporta direttamente a una spremuta d'arancia, tanto per completare la colazione...
Ci spostiamo un pochino di quartiere, e immaginate un po' dove andiamo a parare? Ma, ancora, dal Benzinaio delle Alfe! Non contento della Giulia e della Golf, ci ha pure il Mezzosacco d'ordinanza (che si vede di striscio, semicoperto da un'Ape, anche nella prima foto della Giulia). E questa è una 500 L del 1970, stavolta senza nessuna ritargatura, autentica, original e ottimamente conservata e coi famosi rinforzi del paraurti (che non servivano assolutamente a nulla, ma che sortivano una specie di "effetto placebo").
Qui siamo invece più o meno dall'altra parte di Firenze; però, udite udite, sempre da un benzinaio. Il benzinaio cittadino, come già specificato, è un vero e proprio baluardo del Treggismo Militante; basta scorrere il TB per accorgersene. Coi suoi spazi sicuri e sorvegliati, la Treggia vi trova un comodo e economico parcheggio e, inoltre, appartiene spesso e volentieri al benzinaio stesso. Qui siamo di fronte addirittura ad un Halbsack proveniente direttamente dal Südtirol, ove fu immatricolato nel 1971. Che l'anima di Walther von der Vogelweide lo protegga!
Avevo parlato di scorribande, ed eccole qua. Nonostante la targa parmigiana (ancora del 1971), qui siamo nei giardini che antistanno il lungomare di Lerici, subito dopo la romantica ascensione che la Piasintëina e il sottoscritto hanno fatto un mesetto fa fino al famoso e splendido castello della cittadina in provincia della Spezia. A Lerici ero stato in gita scolastica quando avevo 17 anni, e al castello ero salito su quasi di corsa; trent'anni e rotti dopo, sono arrivato in cima con la lingua avvolticciolata intorno al collo. Ne valeva la pena, però; quel che si vede da lassù, ovvero tutto il Golfo dei Poeti, è incomparabile.
Per chiudere, una vera e propria invasione di territorio. Non me ne voglia infatti l'insostituibile Cristina Meharista se, trovandomi brevemente a Roma per un non comune motivo, mi sono imbattuto in questo מזוסקו del 1968. Vi chiederete forse il perché dei caratteri ebraici; il fatto è che siamo in pieno Ghetto di Roma, a pochi metri da Via del Portico d'Ottavia, ed è ipotizzabile quindi che questo Cinquino sia pure kosher o quantomeno un bel Mezzosacco alla Giudìa. Ma sono soltanto battute, chiaramente; quel che è avvenuto in quelle stesse strade quando le targhe erano all'incirca su Roma 81389, vale a dire nel 1943/44, non suscita invece proprio nessuna ilarità. Tutt'altro. Per inciso, i caratteri ebraici si leggono Mzwskw, ed è così che si rende "Mezzosacco" in quell'alfabeto. Da notare il parcheggio: d'accordo che la strada (dedicata peraltro a un santo cristiano) è dimolto stretta, e anche stupenda, ma il culo del Cinquino è letteralmente appiccicato al muro. Si capiscono così anche le scrostature nell'intonaco...
Ci spostiamo un pochino di quartiere, e immaginate un po' dove andiamo a parare? Ma, ancora, dal Benzinaio delle Alfe! Non contento della Giulia e della Golf, ci ha pure il Mezzosacco d'ordinanza (che si vede di striscio, semicoperto da un'Ape, anche nella prima foto della Giulia). E questa è una 500 L del 1970, stavolta senza nessuna ritargatura, autentica, original e ottimamente conservata e coi famosi rinforzi del paraurti (che non servivano assolutamente a nulla, ma che sortivano una specie di "effetto placebo").
Qui siamo invece più o meno dall'altra parte di Firenze; però, udite udite, sempre da un benzinaio. Il benzinaio cittadino, come già specificato, è un vero e proprio baluardo del Treggismo Militante; basta scorrere il TB per accorgersene. Coi suoi spazi sicuri e sorvegliati, la Treggia vi trova un comodo e economico parcheggio e, inoltre, appartiene spesso e volentieri al benzinaio stesso. Qui siamo di fronte addirittura ad un Halbsack proveniente direttamente dal Südtirol, ove fu immatricolato nel 1971. Che l'anima di Walther von der Vogelweide lo protegga!
Avevo parlato di scorribande, ed eccole qua. Nonostante la targa parmigiana (ancora del 1971), qui siamo nei giardini che antistanno il lungomare di Lerici, subito dopo la romantica ascensione che la Piasintëina e il sottoscritto hanno fatto un mesetto fa fino al famoso e splendido castello della cittadina in provincia della Spezia. A Lerici ero stato in gita scolastica quando avevo 17 anni, e al castello ero salito su quasi di corsa; trent'anni e rotti dopo, sono arrivato in cima con la lingua avvolticciolata intorno al collo. Ne valeva la pena, però; quel che si vede da lassù, ovvero tutto il Golfo dei Poeti, è incomparabile.
Per chiudere, una vera e propria invasione di territorio. Non me ne voglia infatti l'insostituibile Cristina Meharista se, trovandomi brevemente a Roma per un non comune motivo, mi sono imbattuto in questo מזוסקו del 1968. Vi chiederete forse il perché dei caratteri ebraici; il fatto è che siamo in pieno Ghetto di Roma, a pochi metri da Via del Portico d'Ottavia, ed è ipotizzabile quindi che questo Cinquino sia pure kosher o quantomeno un bel Mezzosacco alla Giudìa. Ma sono soltanto battute, chiaramente; quel che è avvenuto in quelle stesse strade quando le targhe erano all'incirca su Roma 81389, vale a dire nel 1943/44, non suscita invece proprio nessuna ilarità. Tutt'altro. Per inciso, i caratteri ebraici si leggono Mzwskw, ed è così che si rende "Mezzosacco" in quell'alfabeto. Da notare il parcheggio: d'accordo che la strada (dedicata peraltro a un santo cristiano) è dimolto stretta, e anche stupenda, ma il culo del Cinquino è letteralmente appiccicato al muro. Si capiscono così anche le scrostature nell'intonaco...