Quando Fabrizio mi ha mandato, da Genova, le fotografie di questo dune buggy mezzo diroccato ma ricoperto da un telone protettivo, credetemi, mi è venuto quasi da piangere. Con quell'aria lì, da ranocchia, che ispira una simpatia immediata e fa venire in mente falò sulla spiaggia e ragazzine con gli occhioni grandi negli anni '70, un mezzo del genere non può finire in questo modo; spero soltanto che il telone presupponga una volontà di preservarlo ulteriormente dalle intemperie in vista di una sua rimessa in sesto...
Certo che rimettere la Ranocchia in condizioni di viaggiare non deve essere roba da poco. Anche sotto il pietoso telone, si intravede bene che un meccanico ci avrebbe molto da lavorare (e probabilmente anche da divertirsi). Inoltre, un dune buggy non è un mezzo fatto certamente per essere utilizzato tutti i giorni: in italiano, vetture del genere si chiamano (anche se non tutti lo sanno) spiaggine, e la cosa dice tutto. Vetture del genere, di uso esclusivamente estivo e ludico, sono state oggetto di una moda abbastanza effimera; ci fu persino la canzoncina degli Oliver Onions a corredo di un film con Bud Spencer e Terence Hill. Anche in Italia sorsero come funghi piccole case costruttrici di dune buggy, ma la crisi petrolifera le fece chiudere tutte o quasi. Erano costosissime, facevano al massimo ottanta all'ora e bevevano come spugne. Ma erano simpatiche, inutile dirlo. Quelle mie làgrime dichiarate all'inizio di questo post appartengono, probabilmente, ai ricordi di gioventù di una generazione.
La storia dei dune buggy può essere letta, in grandi linee, nell'articolo Wikipedia relativo; credo che non sia eccessivamente stupefacente che la loro meccanica si basasse regolarmente su quella del Maggiolino. Appartengono a una certa epoca, uno dei simboli della quale era appunto proprio il Maggiolino; si potrebbe dire che ne condividano lo spirito. Sulla sabbia, peraltro, riuscivano a andare davvero.
La foto che, al tempo stesso, fa più male e strappa qualche sorriso, è questa qui. Il motore completamente "andato", arrugginito, crollato; e, nel mezzo, qualcuno ci ha infilato un rastrello. Quasi fosse diventata, la povera Ranocchia, un deposito di attrezzi agricoli pure arrugginiti. Devono essere proprio passati gli anni; i falò sono spenti.
Certo che rimettere la Ranocchia in condizioni di viaggiare non deve essere roba da poco. Anche sotto il pietoso telone, si intravede bene che un meccanico ci avrebbe molto da lavorare (e probabilmente anche da divertirsi). Inoltre, un dune buggy non è un mezzo fatto certamente per essere utilizzato tutti i giorni: in italiano, vetture del genere si chiamano (anche se non tutti lo sanno) spiaggine, e la cosa dice tutto. Vetture del genere, di uso esclusivamente estivo e ludico, sono state oggetto di una moda abbastanza effimera; ci fu persino la canzoncina degli Oliver Onions a corredo di un film con Bud Spencer e Terence Hill. Anche in Italia sorsero come funghi piccole case costruttrici di dune buggy, ma la crisi petrolifera le fece chiudere tutte o quasi. Erano costosissime, facevano al massimo ottanta all'ora e bevevano come spugne. Ma erano simpatiche, inutile dirlo. Quelle mie làgrime dichiarate all'inizio di questo post appartengono, probabilmente, ai ricordi di gioventù di una generazione.
La storia dei dune buggy può essere letta, in grandi linee, nell'articolo Wikipedia relativo; credo che non sia eccessivamente stupefacente che la loro meccanica si basasse regolarmente su quella del Maggiolino. Appartengono a una certa epoca, uno dei simboli della quale era appunto proprio il Maggiolino; si potrebbe dire che ne condividano lo spirito. Sulla sabbia, peraltro, riuscivano a andare davvero.
La foto che, al tempo stesso, fa più male e strappa qualche sorriso, è questa qui. Il motore completamente "andato", arrugginito, crollato; e, nel mezzo, qualcuno ci ha infilato un rastrello. Quasi fosse diventata, la povera Ranocchia, un deposito di attrezzi agricoli pure arrugginiti. Devono essere proprio passati gli anni; i falò sono spenti.