La più pura Arezz' Halfsack Art non si fa notare subito. Anche in questo caso, infatti, all'inizio sembra la solita, normalissima 500 blé scura; certo, qualche indizio che potrebbe trattarsi di AHA è riconoscibile dall'occhio esperto; i fendinebbia gialli di stile francese fanno venire qualche sospetto, anche se si deve dire che la parte pianeggiante del Valdarno compresa nella provincia di Arezzo (Montevarchi, S. Giovanni eccetera) rivaleggia, in quanto a nebbia, con la Val Padana (lo sanno tutti coloro che percorrono in inverno la tratta Firenze-Roma della A1). Ad ogni modo, se incontrate una 500 blé targata Arezzo, ipotizzate subito un caso di Arezz' Halfsack Art; tale forma d'arte figurativa vive costantemente in un periodo blu, e sono tutte gran macchine del picasso. L'arte, comunque, non tarda a svelarsi:
Come sempre, basta girare attorno alla vettura; ecco che appare la AHA in tutta la sua magnificenza. Cangiature della verniciaccia blé, scrostature millenarie, stuccature alla Dieu Bourreau (God Executioner, Henkergott eccetera). Come sottolinea il prof. Manfred von Soderetz nel suo fondamentale studio Einführung in die wissenschaftliche Forschung der Aretz-Halbsackkunst (Halle an der Saale, 1978), per apprezzare al meglio la AHA in ogni suo aspetto è necessario avvicinarsi ancora:
Avvicinandosi, infatti, si nota questo autentico paradigma della AHA: le stuccature da mesticheria dell'angolo, oramai già pienamente scrostate anch'esse, gli spunti di ruggine che rifanno capolino, la profonda crepa sul montante che termina con un altro spunto di ruggine. Tutta la AHA è contenuta in questo pur minuto particolare. Ma proseguiamo il giro attorno alla vetturetta:
L'esemplare sarebbe già an sich rimarchevole: è del novembre 1970, presenta la più tipica "targa bombata da 500" (le targhe quadrate in plastica, come ognuno sa, se applicate alle 500 dopo un po' si deformavano irrimediabilmente assumendo la caratteristica bombatura e, in alcuni casi, spezzandosi). Ma, sul lato destro, si intravede già il trionfo della AHA: una specie di "blob", un'indistinta massa di materia che sembra cresciuta sulla carrozzeria:
Qui non sappiamo nemmeno di che cosa si tratti realmente: forse un misto di carrozzeria corrosa, rimasugli di stucco trovato nel porcile, resti di melassa o di Marmite, mezza cacata della mucca Fiorella...tutto potrebbe aver contribuito a creare questo capolavoro. Il quale, va detto, funziona, plasmandosi alla perfezione e riuscendo sia a sostenere il fanale che a creare un parafango (anche se c'è da chiedersi a cosa serva, su un mezzo del genere, parare il fango). Finita qui? No di certo!
Terminando il giro di questo superbo esemplare di Arezz' Halfsack Art, ci si accorge che, sul cofano anteriore della 500, è presente qualcosa. La prima impressione sarebbe alquanto sgradevole e farebbe pensare a una deiezione di qualche volatile diarroico (e che aveva mangiato pesante), oppure addirittura umana. Non è così; si tratta, invece, di un autentico fico spiaccicato risalente probabilmente al triassico o al devoniano. Oramai talmente incrostato sulla carrozzeria, da farne parte integrante; insomma, un vero e proprio fossile del tutto simile ai famosi insetti preistorici intrappolati per l'eternità nell'ambra.
Termino qui questo mio primo, piccolo trattatello sulla Arezz' Halfsack Art, che sarà seguita da vicino nei prossimi tempi e che merita sin da oggi una categoria a sé stante (non retroattiva). In margine, però, è necessaria un'annotazione. Al lettore più attento del TB non sarà sfuggito che questo esemplare mirabile di AHA è stato reperito nella celeberrima isola pedonale presente nel TB fin dal suo primo giorno. Una delle treggiaje storiche della città di Firenze, la quale ha "colpito ancora".