Più ci penso, e più mi dico che faccio proprio bene a lasciarmi qualche treggia del pieno dell'estate per l'inverno che, purtroppo, verrà. E, infatti, ora siamo a mezzo il verno, è una domenica veramente pessima con tanto di nebbia, e rivedere 'ste foto fatte al Ponterotto in luglio scalda l'anima.
Del Ponterotto parlerò fra un po'; intanto si assolverà con piacere alla presentazione di questo classicissimo
Dune Buggy Volkswagen Hobbycar del
1980 che colà stazionava crogiolandosi al torrido sole. Provate, ora, a indovinare sulla meccanica di quale autovettura era costruito il Dune Buggy Volkswagen; vi do tre secondi di tempo. 1...2...3...avete indovinato? Ma sì, vah; era fatto proprio sulla meccanica del
Maggiolino. La Volkswagen, sulla meccanica del Maggiolino, ha fatto letteralmente di tutto: dagli automezzi militari ai fuoristrada, dagli anfibi ai dune buggies, appunto. Leggende metropolitane dicono che esistano persino pullman turistici, autobus urbani, trattori agricoli, dirigibili e cacciabombardieri sulla meccanica del Maggiolino, ma si tratta
forse di esagerazioni.
Il Dune Buggy VW Hobbycar veniva prodotto solo per il mercato italiano (difficilmente lo sarebbe stato per quello islandese...) e presentava poi una soluzione radicale per quanto riguarda il colore: era commercializzato soltanto di colore rosso. In questo gli spetterebbe di essere chiamato "la Rossa" per antonomasia ben più della Ferrari, dato che quest'ultima, in realtà, poteva essere anche di altri colori (gialla o nera, ad esempio). Come caratteristica aveva anche la possibilità di farselo spedire in kit di montaggio: vale a dire, ti arrivava a casa una serie di cassoni e potevi divertirti a montartelo da solo stile Ikea. Se poi, naturalmente, al momento della prima partenza ti partiva sì, ma una ruota in avanti e il motore all'indietro facendo fuori zia Giuseppina, questo era un altro discorso.
E ora, finalmente, parliamo un po' del Ponterotto.
Il Ponterotto si trova vicino a San Casciano, in pieno Chianti, e questo significa naturalmente che c'è un'osteria. E' gestita da una giovane coppia, una moglie simpatica e un marito alto due metri e cinque centimetri. A vederselo davanti che ti affetta la finocchiona e ti mesce il vino, c'è da provare un immediato senso di refrigerio nelle calde giornate estive, perché ti fa letteralmente ombra. Oltracciò, all'osteria del Ponterotto si sta davvero bene, si mangia da fa' paura e non si spende una sega. Il vino è del loro, e su questo ci metto faccia e garanzia: andateci, bevete e poi mi dite. Il Treggista Militante® vi si può anche sistemare e aspettare che, prima o poi, passi la Treggia; specialmente d'estate, il posto è sulla rotta di sciami di auto storiche che percorrono le strade di Toscana, e le strade di Toscana attirano le tregge come gli orsi il miele.
Insomma, un posto dove vale proprio la pena andare, senza fretta, portandosi dietro un libro e predisponendosi a una passeggiata nei dintorni: siamo praticamente lungo il corso del torrente Pesa (la cosiddetta Valdipesa, infatti la denominazione completa di San Casciano è San Casciano in Valdipesa), che colà forma una specie di canyon sul quale è gettato un ponte sospeso piuttosto tremolante e orrifico (il Ponte Rotto, giustappunto), che metterà alla prova la vostra capacità di non farvela addosso mentre lo attraversate. Io, col mio noto coraggio, mi son guardato bene, naturalmente, dal farlo; col cavolo. Me ne sono stato a sedere all'osteria, a bere Chianti e a fumarmi un sigaro. Attendendo la Treggia, che è arrivata!