Bologna colpisce ancora: sto parlando ovviamente della Bologna fiorentina, della nutrita colonia di tregge felsinee che hanno passato l'Appennino per sistemarsi in riva all'Arno. Tra le quali, con sommo gaudio, questo T2 (del 1974) per il quale ho avuto in dubbio all'inizio. In sulle prime, infatti, l'ho scambiato per un furgone della Culligan o roba del genere; invece si tratta di una vera e propria onda d'acqua ornamentale, di un similpiastrellato tipo piscina, di un qualcosa che nella stagion che s'annuncia torrida induce a un senso di frescura e di sciàff che altro non si potrebbe trovare che su Transporter. La Transporter Art è del resto consolidata: e non sono certo il primo a dirlo! S'era inoltre nei giorni immediatamente precedenti al referendum sull'acqua pubblica e sul nucleare: inutile dire che i Transporter col sole che ride e il "No Nukes" sono a legioni (meno quelli con il "No Fuel", ma ancora di esemplari a molla non ne ho mai visti). Ignoro ovviamente se esista un Transporter "No Legittimo Impedimento", ma chissà...
martedì 21 giugno 2011
Æstas
Primo giorno d'estate. Mi viene a mente che proprio un bolognese di adozione, seppur modenese volgare e pavanese di cuore e di cultura (la sua Pàvana è la mia Elba, e si potrebbe dire benissimo che Pàvana è un'isola e l'Elba una montagna), scrisse in una seminale canzone che si attende l'inverno per desiderare una nuova estate. In questi giorni resto attaccato alla Rete (intesa come luogo di espressione e comunicazione) esclusivamente per questo blog; per il resto, silenzio. E non fa male; stacca da parecchie vanità, ostacola le autoimposizioni, costruisce nuove prospettive. Intanto il sole comincia a picchiare sul serio, le carrozzerie scottano, e la vita scorre senza nessun bisogno di raccontarlo forzatamente a chicchessia. Si racconterà, invece, che questa Alfa 1750 felsinea è un modello davvero addietro nel tempo, e nobilmente incuràntesene. La prassi del TB suggerisce comunque di specificare che è del 1969; un rombo che non si spegne. E in questa frase avverto, senza che possa o voglia dirvi altro, echi che si manifesteranno senza fretta.
sabato 18 giugno 2011
Segnali di vita
Periodo di molta riflessione, periodo di rivolgimenti.
Non è senz'altro un caso se affido dei segnali di vita proprio al TB. Ci sono dei frangenti in cui il silenzio parla più di ogni altra cosa; e quando lo si rompe, lo si fa per simboli. La Mini Minor targata Palermo; una delle ennesime tregge incrociate parecchie volte, rimandate, temute per perse. Storia comune e banale in questo blog per natura metaforico. L'enunciato di questa elaborazione di vita ("fisica" nel senso di φυσική) le è affidato. Quasi come un preannuncio di liberazione che verrà meglio precisato altrove. Ovviamente mi spiace un po' per tutte le persone affezionate a questo blog, tanto più in un momento per lui storico: sono stati da poco superati i cinquantamila accessi. Forse starò anche distribuendo qualche granello di delusione. Ma è così; nulla è separabile, specialmente nel territorio delle passioni profonde. Un territorio che, a volte, somiglia abbastanza da vicino all'Ade dove Orfeo si reca a salvare l'amata Euridice (Scowan ürla grün hwar giorten hun grün oarlac). Non chiedo stavolta di seguirmi, guardate pure la bella Mini palermitana finalmente acchiappata nel centro di Firenze. Sono, sí, segnali di vita. Per davvero. Come fossero segnali di una cancellazione che riporta ad origini troppo frettolosamente mandate in archivio. Si taglia e si riannoda. Quel che c'era prima, ritorna in modo definitivo. Nulla si produce per caso. Mini Minor azzurra, metallizzata, lucida.
Non è senz'altro un caso se affido dei segnali di vita proprio al TB. Ci sono dei frangenti in cui il silenzio parla più di ogni altra cosa; e quando lo si rompe, lo si fa per simboli. La Mini Minor targata Palermo; una delle ennesime tregge incrociate parecchie volte, rimandate, temute per perse. Storia comune e banale in questo blog per natura metaforico. L'enunciato di questa elaborazione di vita ("fisica" nel senso di φυσική) le è affidato. Quasi come un preannuncio di liberazione che verrà meglio precisato altrove. Ovviamente mi spiace un po' per tutte le persone affezionate a questo blog, tanto più in un momento per lui storico: sono stati da poco superati i cinquantamila accessi. Forse starò anche distribuendo qualche granello di delusione. Ma è così; nulla è separabile, specialmente nel territorio delle passioni profonde. Un territorio che, a volte, somiglia abbastanza da vicino all'Ade dove Orfeo si reca a salvare l'amata Euridice (Scowan ürla grün hwar giorten hun grün oarlac). Non chiedo stavolta di seguirmi, guardate pure la bella Mini palermitana finalmente acchiappata nel centro di Firenze. Sono, sí, segnali di vita. Per davvero. Come fossero segnali di una cancellazione che riporta ad origini troppo frettolosamente mandate in archivio. Si taglia e si riannoda. Quel che c'era prima, ritorna in modo definitivo. Nulla si produce per caso. Mini Minor azzurra, metallizzata, lucida.
giovedì 9 giugno 2011
Arifulvia (con tranvia)
Continua l'esplosione delle Fulvie berline di questa tarda primavera: di questo andazzo, si dovrà parlare di una vera e propria invasione delle Ultrafulvie e cominciare (forse) un po' a preoccuparsi -specie se si intravedranno in forma di baccellone. Ora hanno preso persino a cambiare colore: dal solito verde scuro si è infatti passati al grigioperla (o celestino) di questo esemplare del 1967 per il quale ho dovuto un po' faticare, sia per la posizione decisamente incasinata (la bieca piazza Batoni, attraversata dalla famosa tranvia che peraltro si scorge in una delle foto, nonché sede di uno degli incroci con il semaforo più terrificante di tutta Firenze), sia per l'iniziale riluttanza del proprietario nel far fotografare il suo amato bene. Ho dovuto usare tutta la diplomazia possibile, cosa che non mi è peraltro molto consueta; ma, alla fine, l'ennesima Fulvia è consegnata al blog!
Il tesoro di Piacenza
Sabato scorso, appena arrivato a Piacenza per le ferie esotyche; si sta preparando un nubifragio (che avverrà, puntuale, entro pochi minuti) e la piasintëina, dopo avermi riscontrato alla stazione, corre a casa a chiudere le finestre, temendo di ritrovare la casa allagata. Dobbiamo andare alla vicina Conad a fare la spesa, e quindi la aspetto tranquillo in macchina, di fronte ad un'impresa di pompe funebri.
Mentre aspetto, zàc. Mi passa davanti una cosa, trotterellando, e svanisce; ma il tempo necessario per vederla mi fa allargare le braccia. Una treggia perduta, e che treggia! Mi chiedo cosa sia: una simil-Balilla, una nonsoccosa, ma comunque con parecchi anni sul groppone. Sconsolato, cerco di farmene una ragione; ma non ho nemmeno tempo di farmela che la cosa, rizàc, mi passa ancora davanti in direzione opposta. "No!", mi dico; "è troppo!"; ma, con la coda dell'occhio, vedo che si ferma. Al che faccio appello alla mia superstite capacità di corsa (poca), mi fiondo fuori dalla macchina e via di gamba, Kodak in mano. Ed eccola qui. Eccolo qui, il tesoro di Piacenza, con una bella targa quadrata farlocca (l'immatricolazione è in realtà addirittura del 1993) e agghidata a sposalizio; sì, perché si tratta della più tipica delle tregge matrimoniali. Il matrimonio è un'istituzione di cui sono nemico feroce, ma almeno a una cosa serve: a preservare delle autovetture incredibili.
E questo tesoro piacentino ha davvero tutti i crismi dell'incredibilità. E' una Ford Köln del 1934 (l'anno di fabbricazione si legge chiaramente sul "pataccone storico"). La Ford Köln fu prodotta dal 1932 al 1935 esclusivamente per il mercato tedesco; e poiché la fabbrica Ford era stata impiantata a Colonia, il nome fu praticamente automatico. Si trattava praticamente della replica made in Germany della famosa Ford Y; non si può parlare nemmeno di replica, forse, perché davvero si trattava dello stesso modello con un nome differente. Provo per un attimo a immaginare quante ne debbano essere rimaste in circolazione, nella stessa Germania: è una vettura che, tra non molto, avrà ottant'anni. Rimessa in ghingheri per i matrimoni, certo, ma pur sempre un'ottantenne:
Dopo quell'immensa corsa che mi è toccato fare (ben 75 metri, un'enormità per le mie attuali gambe), ero letteralmente senza fiato. Ma ne è valsa la pena. Non mi resta che augurare agli sposi salute, felicità e figlie femmine! Vedete che, in fondo, non sono così cattivo...
Mentre aspetto, zàc. Mi passa davanti una cosa, trotterellando, e svanisce; ma il tempo necessario per vederla mi fa allargare le braccia. Una treggia perduta, e che treggia! Mi chiedo cosa sia: una simil-Balilla, una nonsoccosa, ma comunque con parecchi anni sul groppone. Sconsolato, cerco di farmene una ragione; ma non ho nemmeno tempo di farmela che la cosa, rizàc, mi passa ancora davanti in direzione opposta. "No!", mi dico; "è troppo!"; ma, con la coda dell'occhio, vedo che si ferma. Al che faccio appello alla mia superstite capacità di corsa (poca), mi fiondo fuori dalla macchina e via di gamba, Kodak in mano. Ed eccola qui. Eccolo qui, il tesoro di Piacenza, con una bella targa quadrata farlocca (l'immatricolazione è in realtà addirittura del 1993) e agghidata a sposalizio; sì, perché si tratta della più tipica delle tregge matrimoniali. Il matrimonio è un'istituzione di cui sono nemico feroce, ma almeno a una cosa serve: a preservare delle autovetture incredibili.
E questo tesoro piacentino ha davvero tutti i crismi dell'incredibilità. E' una Ford Köln del 1934 (l'anno di fabbricazione si legge chiaramente sul "pataccone storico"). La Ford Köln fu prodotta dal 1932 al 1935 esclusivamente per il mercato tedesco; e poiché la fabbrica Ford era stata impiantata a Colonia, il nome fu praticamente automatico. Si trattava praticamente della replica made in Germany della famosa Ford Y; non si può parlare nemmeno di replica, forse, perché davvero si trattava dello stesso modello con un nome differente. Provo per un attimo a immaginare quante ne debbano essere rimaste in circolazione, nella stessa Germania: è una vettura che, tra non molto, avrà ottant'anni. Rimessa in ghingheri per i matrimoni, certo, ma pur sempre un'ottantenne:
Dopo quell'immensa corsa che mi è toccato fare (ben 75 metri, un'enormità per le mie attuali gambe), ero letteralmente senza fiato. Ma ne è valsa la pena. Non mi resta che augurare agli sposi salute, felicità e figlie femmine! Vedete che, in fondo, non sono così cattivo...
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mercoledì 8 giugno 2011
Cappuccino con treggia
Il Treggista Militante dev'essere abituato anche ai luoghi un po' insoliti. Ad esempio, una bella mattina di primavera accompagna la mamma e la zia all'Isola (quale isola sia, ve lo lascio immaginare...) e, all'inizio della supestrada (senza una "r" assai cacofonica e decisamente inutile), si ferma a un bar per la colazione. L'ora è assai presta, la strada è abbastanza lunga e c'è bisogno d'un corroborante. La stazione di servizio è semideserta, c'è odore di caffè e di briosce, i giornali son talmente freschi di stampa che nemmeno mi viene l'idea di acquistare le loro quotidiane idiozie, e il barrista (che recupera la "r" lasciata dalla supestrada) è da un lato assonnato, e dall'altro prono alle chiacchiere elevatamente oziose. Con la coda dell'occhio, il Treggista si accorge che, nel màrchet attiguo al bar, c'è qualcosa; ed è qualcosa che sembra star lì a fare da soprammobile, da ornamento, da nonsisaccosa. Ne chiede ragguagli al barrista, il quale gli comunica gongolante (ilare che qualcuno se ne sia finalmente accorto) che nella sua stazione è presente nientepopodimento che un protomotorino, un Benelli del 1959. Millenovecentocinquantanove: allora, probabilmente, una cosa del genere era ancora definita motocicletta, senza nemmeno passare dal ciclomotore; i quattordicenni sospiravano al massimo per una bicicletta, i sedicenni si tiravano tonnellate di seghe perché le coetanee aspettavano il principe azzurro, i diciottenni generalmente pure, i ventenni potevan sì pigliare la patente ma tanto non la pigliavano e al massimo andavano in autobus o a piedi, e lui, il Benelli, sotto il culo di chissacchì già andava. Ora fa da decorazione in uno store annesso a una stazione di servizio, si prende l'odore dei cappuccini e forse s'imbrioscia di sfogliatelle, di budini di riso, di paste. Vabbè. Però prima o poi il Treggista passa. Peraltro, la mattina presto non mangia praticamente mai; piglia il caffè e va. Ma ha l'occhio dimolto vigile.
Il culo
Non tutte le ciambelle riescono col buco, e non tutte le tregge riescono col davanti. Succede che, a volte, si riesce a prendere (al volo) soltanto il culo. Questione di culo, come si suol dire; normalmente, una foto del genere non la avrei nemmeno presa in considerazione. Però questa è una rarissima Fiat 127 a quattro porte; non saprei dirvi né la targa né altro, è l'unica immagine che mi è riuscito di prendere mentre m'incrociava dalle parti di Porta Romana (bèla, ci son le ragazzine che te la danno). Non si poteva lasciarla stare. Intanto si fa così; poi, chissà, prima o poi la incrocio di nuovo. E se non la incrocio di nuovo, resterà a imperitura memoria l'immagine del suo culo e dei suoi portelli posteriori. Posteriori, appunto!
News da San Pancrazio
Da un paio di mesi, cioè da quando è stato nominato automotu proprio santo patrono del TB, il pellegrinaggio a San Pancrazio è diventato un dovere morale e treggiano; e il santo giovinetto, no, non delude mai. Certo, non bisognerà aspettarsi autentici miracoli come quello dello scorso 10 aprile, però è un dato di fatto che almeno un miracolino piccino picciò San Pancrazio lo riserva sempre, e fin dalla prima volta che ci ho messo piede. E si deve far presente che si tratta di una frazione di quindici case scarse!
Stavolta, il miracolino consta di una R4, direi circa dell'83 (scusate, ma con queste ferie esotyche che sto godendo sul mio atollo piacentino a volte mi fa fatica creare il link con le tabelle delle targhe); spiaccicato al sole in un parcheggio (la foto è ovviamente di qualche giorno fa, visto il tempo attuale e novembrino), lindo, tranquillo ma pronto all'uso. Le R4 sono sempre pronte all'uso, un miracolo in sé e per sé!
Stavolta, il miracolino consta di una R4, direi circa dell'83 (scusate, ma con queste ferie esotyche che sto godendo sul mio atollo piacentino a volte mi fa fatica creare il link con le tabelle delle targhe); spiaccicato al sole in un parcheggio (la foto è ovviamente di qualche giorno fa, visto il tempo attuale e novembrino), lindo, tranquillo ma pronto all'uso. Le R4 sono sempre pronte all'uso, un miracolo in sé e per sé!
martedì 7 giugno 2011
1500 Genove
Coscienziosamente assai, le tregge genovesi fornitemi in istupefacente abbondanza dall'amico Fabrizio me le sono portate dietro qui in queste mie ferie piacentine, infilate in una chiavetta; approfittando del tempo libero (e del tempo -atmosferico- pessimo!) conto di metterne diverse sul blog, in questa settimana. E poi, Genova è a un tiro di schioppo; chissà che non ci faccia pure un salto!
Questa vettura mi permette dapprima di fare il mio usuale excursus su Genova. Credo che tregge del genere, oramai, non si trovino che là. Una Volkswagen 1500 (o Typ 3), del 1963, non è roba né di tutti i giorni e neanche di tutti gli anni. Anarchizzata alla genovese, poi, con il corpo rosso e il tetto nero; sinceramente, sbaverei per girare su una macchina del genere. E pensare che cosa mi sono perso, quando bazzicavo Genova in pianta stabile; quasi vent'anni fa, e vent'anni fa avrei trovato di tutto e di più. Ma allora non si parlava né di Internet e né di fotocamere digitali; sarebbe stato un grosso problema, e tutt'al più avrei potuto fare degli album di foto tradizionali....ma è meglio che non ci pensi e che restiamo tutti nel presente.
Fossi però qualcuno che avesse il potere di farlo, a Genova farei come hanno fatto a Cuba: dichiarerei patrimonio inalienabile cittadino le vecchie autovetture che ancora sono in circolazione, e le metterei sotto protezione. A Genova, a Firenze e dovunque; altro che "Euro Zero" e altre stupide idiozie del genere. L'aria nelle nostre città non è in pericolo per poche macchine vetuste che sopravvivono imperterrite; si pensi piuttosto ad eliminare i perniciosi SUV e, perché no, anche le torme di "due ruote" che ammorbano ben più di qualche treggia. Si fermino gli incentivi e le rottamazioni, provvedimenti "ad hoc" per gli agnelli, i marchionni e compagnia bella. E i mezzi pubblici siano resi efficienti senza privatizzazioni del cavolo.
Detto questo, sarà bene tornare ad ammirare la VW 1500 che ha la mia stessa età, e la si guardi bene. Ancora bellissima, aggressiva, e popolaresca al tempo stesso. Una macchina da compagnia di camalli, o da vecchio bizzarro, o da chissà chi. Millecinquecento Genove in una macchina sola.
lunedì 6 giugno 2011
La Pina
Che cos'è 'sta cosa? Mi si risponderà in coro: caro il mio bel Treggista, tu l'hai a abbozzare* di far di codeste domande. Sei tu il Treggista, nonché titolare del blog, quindi vedi un po' di cavartela da solo... Insomma, bisognerà che faccia davvero uno sforzo al tempo stesso di fantasia e di razionalità.
Lo si potrebbe chiamare un mottòre, con due "t": un carrello portaqualcosa attaccato a un'altra qualcosa col manubrio che assomiglia a una motocicletta. Un Easy Rider de' campi, vicinissimo al concetto di Treggia primitiva; e sarebbe stato interessante vederlo non a riposo, ma all'opera (perché una qualche opera deve farla per forza). Occorrerà che approfitti dell'estate che sta arrivando per fare più giri nelle campagne che mi capitano a tiro.
Non bastasse questo, il Treggista (stavolta nel senso di produttore, o rappresentante, della treggia in questione) è il sig. Volentieri; e la Treggia è "Stima". Stima volentieri: sembra di essere di fronte al rag. Fantozzi e alla sua consorte, la famosa Pina. "Pina, ti stimo tanto...", senza magari sapere che in un'importante lingua neolatina, il catalano, "ti amo" si dice effettivamente t'estim. Da qui a chiamare la "Pina" questo "coso" il passo è stato molto breve!
Lo si potrebbe chiamare un mottòre, con due "t": un carrello portaqualcosa attaccato a un'altra qualcosa col manubrio che assomiglia a una motocicletta. Un Easy Rider de' campi, vicinissimo al concetto di Treggia primitiva; e sarebbe stato interessante vederlo non a riposo, ma all'opera (perché una qualche opera deve farla per forza). Occorrerà che approfitti dell'estate che sta arrivando per fare più giri nelle campagne che mi capitano a tiro.
Non bastasse questo, il Treggista (stavolta nel senso di produttore, o rappresentante, della treggia in questione) è il sig. Volentieri; e la Treggia è "Stima". Stima volentieri: sembra di essere di fronte al rag. Fantozzi e alla sua consorte, la famosa Pina. "Pina, ti stimo tanto...", senza magari sapere che in un'importante lingua neolatina, il catalano, "ti amo" si dice effettivamente t'estim. Da qui a chiamare la "Pina" questo "coso" il passo è stato molto breve!
domenica 5 giugno 2011
Formidabili quegli anni
In principio doveva essere un normalissimo Cinquino del 1969; faceva la sua vita da onesta utilitaria, andava a fallaspésa, i bambini a scuola (ma forse era ancora un periodo in cui i bambini, a scuola, ci andavano a fettoni) e quant'altro. Poi, un bel giorno, al proprietario o alla proprietaria scatta l'ùzzolo di bombardarla. Sono gli anni dell'Abarth, dei volanti Momo, delle doppie marmittone, degli adesivi; ed ecco cosa ne viene fuori, previo il decisivo particolare del cofano motore sollevato. Aveva proprio ragione il peraltro pessimo Mario Capanna: formidabili quegli anni!
Ferie esotyche
Vi scrivo dal remoto atollo di Pyäsæynša, il principale delle ancor più remote Isole Pyäsæntynes, dove mi trovo in ferie sulla meravigliosa spiaggia di Infrangible's Beach davanti a un mare cristallino e circondato da ricchi palmizi...no, eh? Vabbè, vabbè, ci ho provato a fare come la Meharista Grobbettròtte, però non sono molto credibile; ma chi se ne importa. A far le ferie vado dove mi porta il cuore, e dove ci sono anche un bel po' di tregge belle sode, che magari negli atolli se le sognano. A dire il vero, questa è di qualche mese fa, vale a dire dell'ultima volta che sono venuto da queste parti; ancora non l'avevo mai messa (anche perché, come si sa, le Alfasud non stanno particolarmente simpatiche), ma rimedio a mo' d'introduzione a questa settimanetta in cui il TB va in onda in trasferta. specificando che tale esimio prodotto di Pomigliano d'Arco è del 1980. E ora via alle ferye esotyche!
sabato 4 giugno 2011
Sempre drèo...
L'Alfa 1750 è una vettura importante per il TB, facendo parte di quelle "pretregge" che ne precedettero immediatamente l'apertura; quella 1750 lì della Stazione centrale, purtroppo non l'ho più riveduta (e pensare che la lunga conversazione che ebbi col suo proprietario fu proprio la molla decisiva che mi spinse a fabbricare questo blog!). Indi per cui, quando ne vedo una in giro, ho sempre un deciso moto di gratitudine; anche se questo è un periodo in cui mi tocca stà' drèo. Avrete ben notato che, ultimamente, di tregge parcheggiate ce ne sono abbastanza poche; quelle migliori le incontro tutte quante mentre circolano, e allora bisogna che faccia un po' di salti mortali. Il traffico dà senz'altro una mano, perché l'ottica del Treggista Militante è del tutto arrovesciata rispetto a quella normale: egli, infatti, ama i rallentamenti, gli ingorghi e i semafori rossi che gli permettono di inforcare la Kodak e scattare!
La presente Alfa 1750 si distingue peraltro per uno dei colori più improbabili che mi sia stato dato di cogliere in questi due anni di blog; un verde qualcheccosa, sicuramente non sgradevole ma -a mio modesto parere- del tutto fuori luogo per una vettura "seria" come questa (e, in effetti, le 1750 superstiti sono costantemente di colori scuri, blé o marrone ad esempio). Poiché la definizione dei colori è una delle mie specialità, ho coniato stavolta quella di verde color brodo di salamandra, che mi sembra particolarmente azzeccata; ma se ne avete delle migliori, fatemelo sapere. Intanto, non prima di avere specificato che la vettura è del 1973, continuo tranquillamente a stà' drèo e, udite udite, vo in ferie per qualche giorno. In una mèta altamente esotica, come vedrete meglio in seguito....
La presente Alfa 1750 si distingue peraltro per uno dei colori più improbabili che mi sia stato dato di cogliere in questi due anni di blog; un verde qualcheccosa, sicuramente non sgradevole ma -a mio modesto parere- del tutto fuori luogo per una vettura "seria" come questa (e, in effetti, le 1750 superstiti sono costantemente di colori scuri, blé o marrone ad esempio). Poiché la definizione dei colori è una delle mie specialità, ho coniato stavolta quella di verde color brodo di salamandra, che mi sembra particolarmente azzeccata; ma se ne avete delle migliori, fatemelo sapere. Intanto, non prima di avere specificato che la vettura è del 1973, continuo tranquillamente a stà' drèo e, udite udite, vo in ferie per qualche giorno. In una mèta altamente esotica, come vedrete meglio in seguito....
venerdì 3 giugno 2011
Gli auguri della Meharista
Gli auguri fanno sempre un piacere immenso, specialmente quando provengono da una cara amica personale e di questo blog. Sto parlando ovviamente di Cristina la Meharista, che ha pensato bene di definire nientepopodimeno che genetliaco il secondo anniversario del TB, caduto due giorni fa. Ora, genetliaco è un termine davvero solenne; lo si usa, di solito, per i compleanni dei re e dei papi e questo è un blog che, ci tengo a sottolinearlo, si attiene al vecchio detto toscano che suona: con le budella dell'ultimo papa impiccheremo l'ultimo re. Nonostante tutto ciò, gli auguri di Cristina valgono più di tutti i genetliaci imperiali, specialmente se li fa con questa foto dolce dolce, dove il modellino di un Mezzosacco è affiancato da una torta che lo riproduce quasi fedelmente. Davvero un capolavoro di arte pasticciera che persino il sottoscritto, che è un goloso di tre cotte, avrebbe molte difficoltà a intaccare!
Ma Cristina è una natural born Treggist, e i suoi auguri non potevano essere non accompagnati da una Treggia autentica, in motore e carrozzeria. Me la manda per interposta persona, dalla "sua" amatissima Formentera con tanto di "Amore I Odio" (come si legge sullo sfondo), e dichiarando candidamente di non sapere di che macchina si tratti. Glielo dico io: è quella che in Germania si chiamava Volkswagen Typ 181. In Italia fu chiamata invece Volkswagen Pescaccia, una specie di simil-fuoristrada "leggero" derivato ovviamente dal Maggiolino e che ricordava abbastanza da vicino la mitica Kübelwagen militare. Potevano esserci migliori auguri? Mi sa proprio di no!
Ma Cristina è una natural born Treggist, e i suoi auguri non potevano essere non accompagnati da una Treggia autentica, in motore e carrozzeria. Me la manda per interposta persona, dalla "sua" amatissima Formentera con tanto di "Amore I Odio" (come si legge sullo sfondo), e dichiarando candidamente di non sapere di che macchina si tratti. Glielo dico io: è quella che in Germania si chiamava Volkswagen Typ 181. In Italia fu chiamata invece Volkswagen Pescaccia, una specie di simil-fuoristrada "leggero" derivato ovviamente dal Maggiolino e che ricordava abbastanza da vicino la mitica Kübelwagen militare. Potevano esserci migliori auguri? Mi sa proprio di no!
giovedì 2 giugno 2011
La treggia di Montalbano
Montalbano sono! E, in effetti, lui è Montalbano e la Sicilia è, senz'altro, terra di gran tregge. Già il commissario stesso, da sempre, gira a bordo di una treggia bella e buona (la famosa Fiat Tipo grigia targata AK 696 FW), peraltro in tutto e per tutto identica ad una mia treggia pirsonale di pirsona (targata FI G22098) che ha terminato la sua esistenza molto lontano da casa, a Valenciennes nel nord della Francia; ma la stupefacente Panda celestina nella quale, nell'episodio Le ali della sfinge viene ammazzato "Matita" (così lo definisce Catarella; in realtà si tratta di Tommaso Lapis, funzionario della loschissima Buona Volontà, una finta organizzazione di volontariato religiosa) non poteva pasar por alto da parte del TB. Una treggia protagonista di un'autentica ammazzatina, del resto, dove la si può trovare? La panda celestina pare comunque essere autentica, con targa trapanese del 1982.
mercoledì 1 giugno 2011
Due anni e non sentirli!
Un giorno di pioggia tardoprimaverile, esattamente come il 1° giugno di due anni fa; come è incominciata questa specie d'avventura, oramai lo sanno tutti coloro che frequentano questo blog. E direi che quasi 50.000 accessi in due anni sono parecchi per un blogghino a base di fotografie di vecchie macchine, di commenti sovente strampalati, e senza accettare commenti nella più rigorosa filosofia dell'Asocial Network. Anche perché, senza i commenti e senza la comunicazione forzata, è andata a finire che si sono stretti dei rapporti ben più profondi con tutti quelli che hanno voluto condividere con me questa cosa; no, non è davvero poco. Sicuramente il TB non sarà mai un top blog ed è pure ben lungi dal desiderarlo; il contatore di Wikio lo tengo praticamente per ironia. Però i risultati sono questi, e la finisco qui prima che comincino a spuntarmi le prime bolle dell'allergia ai bilanci, una benefica malattia dalla quale non intendo minimamente guarire.
Piuttosto, visto che oggi è la Festa del Treggia's Blog, occorre festeggiare adeguatamente; e "adeguatamente" non può che significare una bella Treggia di quelle sode, anch'essa inseguita nei giorni scorsi (si vede che è un periodo di inseguimenti!) ma, fortunatamente, fermatasi in un'officina dopo poche centinaia di metri dall'avvistamento. Quasi volesse dirmelo: Ehi, io mi fermo sí, però tu mi fai la festa il primo di giugno. Detto, fatto; ed eccovi questa brilluccicante Fiat 1100 TV del 1957. Non importa il link alle tabelle delle targhe; siamo a pochi esemplari da FI 100000 (la famosa 500 del Brandini andata persa con l'alluvione del '66), e quindi per forza i quell'anno. E pure con una targa parecchio bellina. Che si vuole di più, per festeggiare il secondo anniversario del TB? Con la speranza che tutti quanti voi vogliate festeggiarlo assieme a me, con un semplice pensiero e continuando a seguire il blog e a mandarmi le vostre tregge. Qui avranno sempre posto!
Piuttosto, visto che oggi è la Festa del Treggia's Blog, occorre festeggiare adeguatamente; e "adeguatamente" non può che significare una bella Treggia di quelle sode, anch'essa inseguita nei giorni scorsi (si vede che è un periodo di inseguimenti!) ma, fortunatamente, fermatasi in un'officina dopo poche centinaia di metri dall'avvistamento. Quasi volesse dirmelo: Ehi, io mi fermo sí, però tu mi fai la festa il primo di giugno. Detto, fatto; ed eccovi questa brilluccicante Fiat 1100 TV del 1957. Non importa il link alle tabelle delle targhe; siamo a pochi esemplari da FI 100000 (la famosa 500 del Brandini andata persa con l'alluvione del '66), e quindi per forza i quell'anno. E pure con una targa parecchio bellina. Che si vuole di più, per festeggiare il secondo anniversario del TB? Con la speranza che tutti quanti voi vogliate festeggiarlo assieme a me, con un semplice pensiero e continuando a seguire il blog e a mandarmi le vostre tregge. Qui avranno sempre posto!
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