Quasi al termine dell'Anello Occidentale dell'Elba (che, per inciso, è una delle più belle strade panoramiche del mondo, e se non ci credete andateci in una giornata limpida quando sembra di toccare la Corsica), ci si ritrova in uno dei paesi collinari dell'isola. Proprio all'inizio del paese, l'occhio ha colto quel che vedete nelle fotografie; e dire che ho inchiodato è un gentile eufemismo. Più che inchiodarla, l'ho fatta sollevare sulle ruote posteriori, la mia povera e fedele Polverosa che già in tante foto di questo blog compare senza che si sappia qual è; ma un giorno o l'altro avrà un post tutto per lei.
Senza parole, appunto. Che si tratta di una Fiat 6oo D del 1963, che per inciso è anche il mio anno di nascita, me l'ha detto il gentilissimo proprietario, che era presente e che mi ha permesso di fotografarla persino aprendo la portiera sinistra controvento. Così come mi ha informato che la vettura era a lungo appartenuta al vecchio parroco del paese, e che lui stesso ha provveduto al restauro con interni e verniciatura assolutamente originali.
Le foto le ho fatte, ma non mi riusciva letteralmente rimontare in macchina e andarmene; e pensare che la prima macchina di mio padre è stata proprio una 600 D, del 1960, e maledett'alla miseria quando macchine del genere si buttano via. Ché ora, per vedere qualcuna di queste meraviglie, bisogna ricorrere ai film degli anni '60 (noterete come non sia la prima volta che, in questo blog, si nomina il cinema; e la cosa è pienamente intenzionale). Oppure armarsi di pazienza, tenere gli occhi aperti e portarsi sempre dietro la Kodak.
Insomma, alla fine m'è toccato ripartire (anche perché, a sua volta, il proprietario, il signor M., se n'è dovuto andare; e crèdasi che, nel vederlo montare e mettere in moto, m'è preso un momentino di autentica e nera invidia). Restano le foto, ed anche un pochina di soddisfazione d'aver messo su questo squinternato blog per fare vedere a tutti che cosa ancora circola per le nostre strade. Tesori su quattro ruote, ancorché rugginosi e malandati, che sfidano il tempo; e qualsiasi cosa sappia sfidare il tempo, è un granello che contribuisce a vincerlo.
Senza parole, appunto. Che si tratta di una Fiat 6oo D del 1963, che per inciso è anche il mio anno di nascita, me l'ha detto il gentilissimo proprietario, che era presente e che mi ha permesso di fotografarla persino aprendo la portiera sinistra controvento. Così come mi ha informato che la vettura era a lungo appartenuta al vecchio parroco del paese, e che lui stesso ha provveduto al restauro con interni e verniciatura assolutamente originali.
Le foto le ho fatte, ma non mi riusciva letteralmente rimontare in macchina e andarmene; e pensare che la prima macchina di mio padre è stata proprio una 600 D, del 1960, e maledett'alla miseria quando macchine del genere si buttano via. Ché ora, per vedere qualcuna di queste meraviglie, bisogna ricorrere ai film degli anni '60 (noterete come non sia la prima volta che, in questo blog, si nomina il cinema; e la cosa è pienamente intenzionale). Oppure armarsi di pazienza, tenere gli occhi aperti e portarsi sempre dietro la Kodak.
Insomma, alla fine m'è toccato ripartire (anche perché, a sua volta, il proprietario, il signor M., se n'è dovuto andare; e crèdasi che, nel vederlo montare e mettere in moto, m'è preso un momentino di autentica e nera invidia). Restano le foto, ed anche un pochina di soddisfazione d'aver messo su questo squinternato blog per fare vedere a tutti che cosa ancora circola per le nostre strade. Tesori su quattro ruote, ancorché rugginosi e malandati, che sfidano il tempo; e qualsiasi cosa sappia sfidare il tempo, è un granello che contribuisce a vincerlo.