Saldissimi sono i legami di Cristina la Meharista con il Salento, terra d'origine del di lei fidanzato nonché, sicuramente, tra le contrade più belle di questo disgraziatissimo paese; tra le più belle, come si vedrà meglio in questo post, anche dal punto di vista treggistico. Un po' tutto il Sud, a dire il vero, mi è stato descritto come un vero e proprio paradiso in terra per quanto riguarda la quantità e la qualità delle tregge che vi allignano; questa spedizione leccese di Cristina non fa che confermarlo, a partire da questa superlativa Fiat 500 C Belvedere del 1958. Quest'anno fa notare come, per un certo periodo, siano convissuti in Italia due modelli della 500: la C, appunto, e la "Nuova 500" (lanciata sul mercato nel 1957).
La 500 C Belvedere è, senza ombra di dubbio, l'antesignana delle giardinette italiane ed in particolare della successiva 500 Giardiniera, uno dei modelli più tremendamente longevi della Fiat/Autobianchi e che rimase in produzione, a furor di popolo, ben oltre l'interruzione del modello base (nel 1975). Lo sgargiante esemplare salentin-meharistico che vedete, nonostante la targa si legga poco bene per la posa laterale, è del 1966.
Quando si dice una visione celestiale, anche se in realtà il colore di questa 126 di prima generazione (del 1973) dovrebbe essere classificato come verde acqua o roba del genere (io lo chiamo anche celeste pasticca per il water). Il proprietario di questa autovettura deve avere sicuramente qualche difficoltà nel distinguere tra il volante e l'aureola, e menomale che la vettura non è targata CH (che sarebbe potuto stare per cherubino). Primo esempio di ibrido terra-aria: la propulsione alare, però mi dicono, veniva montata raramente e ci volevano autorizzazioni speciali. Anzi, specialissime.
Credo che poco faccia più "Sud treggistico" del treggione polveroso con targa settentrionale, capitato da quelle parti per un motivo qualunque. Con questa foto meharistica, il TB dà peraltro il benvenuto assoluto alla Fiat 125, un modello ancora non presente nel blog. Dalle rive del Lario o dalla verde Brianza, da dove è partita nel 1968, fino a Lecce, Ostuni, Gallipoli o Otranto la strada dev'essere stata parecchio lunga, e non solo chilometricamente...
Con questa Fiat 127 del 1974 torniamo alle targhe leccesi; questa vettura qui, tra le altre cose, l'avrei vista parecchio bene come macchina di un certo salentino, se non fosse per il non trascurabile fatto che il suddetto non ha manco la patente, e che è convinto che la rivoluzione arriverà in bicicletta (io, però, ritengo che due o tre carri armati la aiuterebbero parecchio). Poco male; a pigliare la patente il buon Alessio è sempre in tempo, e come modello mi sembra sufficientemente anarchico...!
La 500 C Belvedere è, senza ombra di dubbio, l'antesignana delle giardinette italiane ed in particolare della successiva 500 Giardiniera, uno dei modelli più tremendamente longevi della Fiat/Autobianchi e che rimase in produzione, a furor di popolo, ben oltre l'interruzione del modello base (nel 1975). Lo sgargiante esemplare salentin-meharistico che vedete, nonostante la targa si legga poco bene per la posa laterale, è del 1966.
Quando si dice una visione celestiale, anche se in realtà il colore di questa 126 di prima generazione (del 1973) dovrebbe essere classificato come verde acqua o roba del genere (io lo chiamo anche celeste pasticca per il water). Il proprietario di questa autovettura deve avere sicuramente qualche difficoltà nel distinguere tra il volante e l'aureola, e menomale che la vettura non è targata CH (che sarebbe potuto stare per cherubino). Primo esempio di ibrido terra-aria: la propulsione alare, però mi dicono, veniva montata raramente e ci volevano autorizzazioni speciali. Anzi, specialissime.
Credo che poco faccia più "Sud treggistico" del treggione polveroso con targa settentrionale, capitato da quelle parti per un motivo qualunque. Con questa foto meharistica, il TB dà peraltro il benvenuto assoluto alla Fiat 125, un modello ancora non presente nel blog. Dalle rive del Lario o dalla verde Brianza, da dove è partita nel 1968, fino a Lecce, Ostuni, Gallipoli o Otranto la strada dev'essere stata parecchio lunga, e non solo chilometricamente...
Con questa Fiat 127 del 1974 torniamo alle targhe leccesi; questa vettura qui, tra le altre cose, l'avrei vista parecchio bene come macchina di un certo salentino, se non fosse per il non trascurabile fatto che il suddetto non ha manco la patente, e che è convinto che la rivoluzione arriverà in bicicletta (io, però, ritengo che due o tre carri armati la aiuterebbero parecchio). Poco male; a pigliare la patente il buon Alessio è sempre in tempo, e come modello mi sembra sufficientemente anarchico...!
Infine, una cosa logica. Poteva forse la Meharista non concludere tutto con una Mehari? Impossibile. Il bello gli è che, in un Salento assolato e decisamente balneare, Cristina è andata a scovare una sua "omonima" targata Venezia (del 1984)!