martedì 9 febbraio 2010

Proscìnesi





Nel TB, di solito, si segue un vago ordine cronologico per gli inserimenti: non oggi, però. Questa è roba di un'ora e mezzo fa. Al diavolo, per una volta, ogni tipo di ordine: una macchina del genere sovverte doverosamente ogni cosa, ogni programma.

Avevo appena svoltato nel vialone che porta allo Stadio, quando me la sono vista dietro, nello specchietto retrovisore laterale sinistro. Qui il Treggista consumato deve mettere in azione, e contemporaneamente, le sue due principali caratteristiche: la rapidità di azione e la faccia tosta. Fermarsi di lato in quintupla fila. Scendere. Bloccare il viale a rischio di farsi asfaltare. Spiegare in tre-secondi-tre al guidatore dell'auto bloccata perché lo sia stata così proditoriamente.

Per una Maserati Quattroporte del 1965 tutto questo dev'essere fatto, e senza indugi. Qui siamo di fronte a quella che, per me (ma non solo per me) è la più bella automobile di tutte le epoche. Ascoltare estasiato il rombo un po' scarburato. E il guidatore, e proprietario, all'improvviso si apre e comincia a raccontare di tutto. Il signor Andrea P., ex pilota di rally, per la precisione: ovviamente, se legge, lo ringrazio di tutto cuore.

Non solo una Quattroporte, ma una -come mi racconta Andrea- delle sole quattro prodotte di quell'incredibile colore verde smeraldo. Di queste quattro, due andarono allo Scià di Persia, Reza Pahlevi, mentre una ce l'ho davanti in quel momento (forse, boh, sarà stata destinata allo Scià del Friuli?). Mentre il signor Andrea racconta, torno un attimo bambino: la Maseàti Pattopòtte era anche allora la mia macchina preferita, ne avevo il modellino e ci giocavo sognando di quando, da grande, sarei stato ricco e me la sarei potuta comprare. È andata un po' diversamente; ora sono grande, e quel mio sogno di bambino mi costerebbe a occhio e croce un 400.000 euro.

Non se n'è accorto, il signor Andrea, che mentre fotografavo l'intero l'ho voluta almeno toccare. Perché non ne avevo mai vista una in giro, prima. Neanche negli anni '70, neanche quand'era ancora in produzione. Era stata solo un modellino tirato fuori dallo scatolone delle macchinine, che ancora dev'essere da qualche parte a casa di mia madre.


A proposito di Persia. Nell'antica Persia, davanti all'imperatore, era d'uso che chiunque fosse ammesso alla sua presenza, anche i satrapi più nobili, dovessero prosternarsi stendendosi completamente: era la cosiddetta proscìnesi, gesto talmente stigmatizzato dai liberi elleni che gli diedero un nome sarcastico (προσκύνησις, dal verbo προσκυνῶ, vale a dire "accucciarsi come un cane davanti al padrone"). Capisco i greci, sicuramente; però, davanti a quest'autovettura, ho avuto l'istinto di prosternarmi. Di fare una proscìnesi davanti ad una Regina. Succede.

NB. Per chi magari si fosse un po' preoccupato di tutte queste proscìnesi e dello Scià di Persia (che era un bello stronzolo di cane, sia ben chiaro), dovrò anche dire che giustappunto una Maserati Quattroporte nuova fiammante fu regalata dalla direzione del grande Partito Comunista Italiano al compagno Leonid Brežnev, primo segretario del PCUS, faro del proletariato nonché notissimo amante delle autovetture di gran lusso.