C'era qualcosa che mancava nel TB? Parecchie cose, diranno i miei trentasette lettori. Sicuramente. Però, una delle mancanze più clamorose e sentite, senz'altro, era quella di un autentico Ciao. O meglio: i' Ciaìno. Uno dei simboli degli anni '70 italiani, il sogno tellurico dei quattordicenni (ancor di più, forse, che vederla alla compagna di banco), il vero, unico rovinafamiglie che provocava scontri all'ultimo sangue, divisioni tra favorevoli e contrari, la prima dura ribellione adolescenziale e promesse epocali ("ti si compra i' Ciao però tu ti metterai il cilicio e andrai in penitenza estiva al convento di Sant'Himmler in Val Dachau"). Era una mancanza, quella di un Ciao, che provocava sia ricordi, sia ragionamenti prettamente treggistici: ad un certo punto, in Italia, un Ciaìno lo avevano davvero tutti. Per restare all'Elba, persino mia zia Clara, a cinquant'anni e rotti, se ne comprò uno per andare a lavorare la mattina, mandando in pensione la tradizionale bicicletta (per un po' accarezzò anche l'idea di prendere la patente automobilistica, come fece mia zia Egle buonanima; ma poi non ne fece di nulla) e venendo seduta stante presa per i fondelli e chiamata Ago (da Agostini, il campione motociclistico). Bene; non so come mai, ma trent'anni dopo il Ciao è pressoché scomparso dalla circolazione. Probabilmente ci saranno anche motivi tecnici e legislativi, storiacce di motori a du' tempi o roba del genere, rottamazioni, normative antinquinamento e quant'altro; però il Ciaìno sembra essersi volatilizzato dalla storia. Trovarne uno, quindi, è attualmente un'impresa.
Al suo posto, oggi, ci sono dei mostri più grossi di una moto giapponese dell'epoca; se la ragion d'essere di un motorino era quella di un "mezzo agile" che permettesse di destreggiarsi nel traffico, i quattordicenni di oggi vanno a scuola con delle bestie spaventose (quando non ci vanno, tout court, con le Chatenet e con le altre automobiline del genere). Addio Ciaìni, Betini a tre marce, Califfi e Califfoni, Sì e altri veri motorini; un'epoca è tramontata. Forse non è un caso che il primo Ciao che abbia non solo fotografato, ma proprio visto da vent'anni a questa parte, lo abbia beccato in un posto assolutamente defilato, appartato, persino un po' fuori dal mondo. Il paese di San Piero in Campo è tale, e raccomanderei anche a chi si rechi all'Elba di farci una visita perché lo ritengo tra i borghi più belli del mondo. E lo è.