mercoledì 24 ottobre 2012

Il torpedone svizzero




Il TB, per natura, si occupa di veicoli adesso non comuni; a rigore, quindi, qui dentro si hanno tutti "pezzi rari" (a parte, forse, le Cinquecento). In mezzo ai pezzi rari, ce ne sono alcuni addirittura unici; e mi sentirei di spendere questo aggettivo per l'autobus che vedete nelle foto. Autobus? Forse sarebbe meglio, in questo caso, rispolverare l'antica denominazione di torpedone; ci sta, credo, particolarmente bene. Siamo al piazzale Michelangelo in uno dei rari giorni di pioggia di questo ottobre quasi estivo; ma, per fotografare una cosa del genere, me la sono beccata più che volentieri sul groppone.

Il torpedone che vedete ha una storia tutta sua. La sigla FBW che si legge sul frontale sta per Franz Brozincevic Wetzikon, e mi scuserete se, in questo caso, ho dovuto mettere il link all'edizione inglese di Wikipedia. Esiste anche un articolo in italiano, ma è ben poca cosa. Il signor Franz Brozincevic si chiamava in realtà Franjo Brozinčević, era croato di nascita (ma suddito dell'Impero Austroungarico; era nato comunque a Brinje, non lontano da Segna, il 21 maggio 1874) e, nel 1892, era emigrato in Svizzera. Ognuno ha una passione nella vita; quella del bravo signor Brozincevic (che, nel frattempo, si era tedeschizzato il nome), era costruire camion e torpedoni. Il suo primo camion lo costruì, in un'officina artigianale che aveva nel frattempo fondato, nel 1910; lo chiamò, del tutto casualmente, Franz. Era nata, a Wetzikon nel Canton Zurigo, la FBW.


Ben presto, accanto ai camion, la FBW cominciò a produrre autobus. La Svizzera è terreno assai fertile per gli autobus; a parte gli efficientissimi servizi urbani, è il paese dei celeberrimi Postali, gli autobus extraurbani gestiti dalle leggendarie Poste Svizzere che assicurano, tutt'oggi, i collegamenti anche nelle località di montagna più impervie (che non mancano di certo, da quelle parti) e, naturalmente, il trasporto della corrispondenza. La FBW cominciò infatti quasi immediatamente a produrre autobus postali.

La FBW era un'azienda artigianale nel senso più alto del termine. Ogni camion e ogni autobus che produceva era un pezzo a sé stante, spesso adattato precisamente alle esigenze e alle indicazioni del cliente che lo commissionava. La costruzione avveniva rigorosamente a mano, e, logicamente, la produzione si limitava a poche centinaia di esemplari all'anno. La conduzione dell'azienda rimase strettamente familiare: morto Franz nel 1933, passò al figlio (il quale, manco a dirlo, si chiamava Franz junior). La qualità dei prodotti FBW era considerata eccelsa.


L'attività produttiva della FBW durò dal 1922 al 1985; alla produzione di camion e autobus si era affiancata quella dei filobus (e filosnodati). Nelle principali città svizzere, Zurigo compresa, i servizi urbani erano effettuati quasi interamente su mezzi FBW, che oramai erano esportati anche all'estero (fino in Sudamerica: ad esempio, a Valparaíso in Cile tuttora si vedono in servizio filosnodati FBW). I prodotti della casa di Wetzikon erano giustamente celebri per la loro affidabilità e per la lunghissima durata; insomma, roba veramente svizzera. Ignoro se, da noi in Italia, se ne sia mai visto qualcuno in servizio da qualche parte; ma penso proprio di no. Anche perché erano, ovviamente, costosissimi. Nel 1982 la FBW fu fatta fondere con una sua diretta concorrente nazionale, la Saurer (Adolph Saurer AG), con sede a Arbon sul Lago di Costanza (che, in tedesco, si chiama però Bodensee). Le due case artigianali producevano mezzi praticamente uguali (particolarmente il famosissimo autobus " a muso lungo"), e diedero vita ad un'azienda dal nome impossibile, la Nutzfahrzeuggesellschaft Arbon & Wetzikon ("Società di Veicoli Utilitari Arbon & Wetzikon"), fortunatamente più nota come NAW. Gli autobus, però, continuarono ad essere commercializzati col marchio FBW. Per poco ancora; tutto fu assorbito dalla Daimler-Benz, e l'ultimo FBW uscì di fabbrica nel 1985 facendo entrare tutto nel mito, nei musei (una passione tutta svizzera: a Wetzikon esiste ovviamente il FBW-Museum) e nei club di appassionati (come questo, cui intendo peraltro segnalare la mia "trovaglia"; consiglio una visitina a chi fosse interessato, dato che contiene svariate foto di veicoli FBW).



Sospetto infatti che ad un club di appassionati, o roba del genere, appartenga il torpedone del piazzale Michelangelo. Mentre mi stavo chiedendo di che diavolo di anno fosse (dato che le targhe svizzere, pur essendo tra le poche rimaste con sigla cantonale e numero progressivo -beati loro!- sono strettamente personali, hanno funzione di carta di circolazione e possono essere passate liberamente da una macchina all'altra; non è possibile quindi risalire all'anno di immatricolazione), mi sono accorto che, con precisione assolutamente elvetica, ogni dato possibile e immaginabile era addirittura dichiarato in una placca apposta sulla fiancata del mezzo:


Si tratta quindi di un modello FBW C-50-U del 1964. Insomma, ci ha quasi cinquant'anni e. giuro, mi sarebbe piaciuto salire sopra non solo per fare qualche foto all'interno, ma per dare anche una sbirciatina al contachilometri. Sospetto che di giratine ne debba aver fatte parecchie, ivi compresa una a Firenze nel 2012 per farsi beccare dal Treggista® in un giorno di pioggia.