domenica 30 novembre 2014

Ma quand'arrìa i' bùsse, 'iobònooo.....!!?!



Scenetta di vita quotidiana alla fermata dell'autobus, nella Firenze degli anni '50; dal giovinotto con in mano l'enorme mazzo di fiori alle massaje e ai signori rigorosamente incappellati, che stanno per affollare l'autobus n° 2917 dell'ATAF, non si sa di quale linea. E, a dire il vero, sussiste qualche dubbio anche sul modello; secondo Mark B., che mi ha mandato la foto, potrebbe trattarsi di un Alfa Romeo 910 o 1000. Per ora, quindi, si effettua l'attribuzione all'Alfa Romeo, in attesa di migliori chiarimenti. Quel che è certo, a giudicare da un rapido calcolo, è che l'autobus urbano fiorentino dev'essere stato immatricolato tra gli ultimissimi giorni di novembre e i primi di dicembre del 1950; e che la scenetta dev'essere quasi sicuramente situata nei primi anni '50, dato che l'autobus appare seminuovo.

Il ritorno del T2



Fa giusto un anno che un T2 non metteva piede nel Treggia's Blog: l'ultimo atto era stato infatti nel novembre del 2013. E poiché di "atto" si parla, per rimettercene uno ho aspettato di trovare questa bellezza cromatica in una via dedicata a un tizio che si chiama proprio "Atto": via Atto Vannucci, per la precisione. Ignoro cosa possa avere indotto dei genitori a chiamare un figlio "Atto"; ma sicuramente deve avere avuto una vita operosa per meritarsi una strada, e tant'è. Quel che a noi interessa, è che nella "sua" via si trovino bellezze del genere, poi si poteva chiamare anche Genoveffo o Triccheballacche.


Lo stupendo T2 pescarese di via Atto Vannucci ci riporta a una delle più famose questioni "targologiche" italiane: "PE" è Pesaro o Pescara? Intere generazioni di automobilisti si sono posti questa domanda, e non solo automobilisti; è una domanda che ha accompagnato non si sa quante famigliuole in trasferimento estivo verso Rimini o Fregene, all'incrociare una macchina con quella targa. A Siena, stanchi che la sigla "SI" fosse presa per quella di Siracusa, inventarono anche un famoso autoadesivo che recitava. "SI....È SIENA!"; se ne vede ancora qualcuno in giro. Non mi risulta che a Pescara sia mai avvenuta qualcosa del genere, ma magari qualche Treggista pescarese mi smentirà.


Il nostro Typ 2 T2 dannunziano, con tanto di civettuola paglietta, risale, in mancanza di informazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate e del Bollonet ACI, a qualcosa tra il 30 gennaio e il 1° ottobre 1970. A occhio e croce, vista la progressione delle targhe pescaresi di quell'anno, si dovrebbe situare verso gli ultimi di agosto o i primi di settembre.


E siete pronti ora?
Beh, il ritorno dopo così tanto tempo di un furgone Volkswagen sul TB, quale che sia la sua versione, merita di essere sottolineato. E come sottolinearlo meglio con una certa canzone tratta da un certo film in cui un furgone VW (era un T1, ma vabbé!) gioca un certo ruolo non secondario? Insomma, avrete capito tutti: state per (ri)ascoltare una non breve canzoncina di un tale Arlo Guthrie, dove si parla di un ristorante...




sabato 29 novembre 2014

I' sor Pezzatini, il '43 e la carbonella



E' praticamente tutto spiegato nell'abbondante (e leggibilissima) foto inviatami da Mark B.: e si può capire l'orgoglio del sor Pezzatini nell'avere ancora a disposizione una macchina in quell'anno cruciale e disgraziato. La macchina in questione, era stata immatricolata quasi di sicuro nel giugno 1927, come si evince dalla straordinaria targa FI 648. Come informa praticamente in real time Simone B. (tramite sms!), si tratta di una SPA - Società Piemontese Automobili; il logo è visibile abbastanza bene.


Sempre secondo quanto informa Simone, potrebbe trattarsi di un modello 23 S, che era carrozzato da Bertone.

Ossi di Seppia (2)



Quando sono andato a stare all'Isolotto, oramai parecchi anni fa, il TB non era ancora nato. C'era già di sicuro, però, l'officina specializzata di via Pio Fedi che, imperterrita, continua a sfornare tregge dopo tregge, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Basta aspettare solo un pochino, e il Treggista Militante® può stare certo che  l'officina delle auto d'epoca fa il suo dovere e te la serve su un piatto d'argento. E siccome stavamo già in tema, quello dell'Alfa Romeo Spider "Osso di Seppia", eccone un'altra fresca fresca.


Purtroppo o per fortuna, non ho perso l'abitudine dei giri a tardissima notte; per fortuna, perché di notte si può veramente scorrazzare liberi e senza assolutamente nessuno in giro, purtroppo perché la qualità delle foto al buio non è mai eccelsa. Specie quando la vettura, come questa, è incastrata in pertugi assurdi, che costringono alle consuete acrobazie per prendere una foto frontale. Pazienza, anche se il bellissimo turchese della Duetto "Osso di Seppia" non risalta come dovrebbe. Ci si consolerà con la targa originale, che ci riporta ad un'immatricolazione dell'8 novembre 1968.


Una delle rarità di queste foto, a parte la vettura in sé (sospetto che il numero di Duetto "Osso di Seppia" rimaste in circolazione sia alquanto ridotto...), è la capote alzata: siamo nel tardo autunno, ma queste sono macchine fatte per circolare scoperte con Mrs. Robinson a bordo.


Quanto alla canzone, ritengo che bisogni continuare ad attenersi a Simon & Garfunkel e fare un omaggio al silenzio della notte, amica del Treggista che vaga immerso ne' suoi pensieri. Visto che si trattava poi proprio di un mercoledì mattina verso le tre, come non ricorrere a una canzone, diciamo abbastanza nota, tratta da un album che si chiama Wednesday Morning 3AM....? Quando comanda il suono del silenzio...

domenica 23 novembre 2014

Ossi di seppia (1)



Occorre partire dal culo, stavolta. Sovvertire l'ordine consueto delle foto, perché le Alfa Romeo Spider, più note come "Duetto", sono state, nella loro evoluzione storica, suddivise proprio a partire dal posteriore. Finora, il TB ha ospitato soltanto Duetto "Coda Tronca", che poi sarebbe la seconda serie (prodotta dal 1969 al 1982) caratterizzata, appunto, dal retro "tagliato di netto"; è ora (finalmente, dico) di andare a dare un'occhiata alla prima serie, prodotta dal 1966 al 1969. La quale, a causa del retro morbidamente smussato, fu detta "Osso di Seppia". Ecco a voi un Duetto "Osso di Seppia" sotto il sole d'estate, sebbene la scorsa estate di giorni di sole ne abbia fatti ben pochi.


Mi dichiaro immediatamente e in modo non fraintendibile: secondo me, i Duetto "Osso di Seppia" sono insuperati e insuperabili. La "coda tronca" del modello successivo non regge il confronto sul piano dell'eleganza pura; non a caso, il successo planetario dell' "Osso di Seppia" fu decretato da un film tra i cinquanta più famosi della storia, "Il Laureato" con Dustin Hoffman; per la symbol car di quel film, non si ritenne di far viaggiare il grande Dustin su un troiaione americano, ma su una Duetto rossa 1600 del '66:




E fu così che la Duetto diventò un mito. La nostra, invece che girare per Santa Barbara, se ne stava in una ben più prosaica strada del Campo di Marte, via Fratelli BronzettiPeu importe; potrebbe stare anche in un letamajo, e il letamajo sarebbe toccato dalla bellezza.


Ritargata, eh sì. La nuova immatricolazione è del 1978. Il Bollonet ACI, però, rimette le cose a posto e, più che altro, nei veri anni di produzione dell'Osso di Seppia: esattamente al 1° gennaio 1968, accettando -come di consueto- quel "1° gennaio" come data fittizia a fini fiscali. L'anno è comunque quello.


Quanto alla canzone, beh, dopo aver nominato un certo film, va praticamente da sé -a cura di un altrettanto famoso Duetto. La traiamo qui da un piccolo concertino tra pochi intimi che i signori Simoni & Garfunchelli diedero in un non meglio precisato "Parco Centrale" di una insignificante cittadina americana:



venerdì 21 novembre 2014

Superfamiglia



Non è questione, qui, di modelli, immatricolazioni e nemmeno dell'automezzo in sé (che, certamente, non è una treggia e, anzi, è un furgone "minibus" qualsiasi nuovo di pacca). Quando l'ho visto, però, sono rimasto come folgorato: impossibile lasciarselo sfuggire. Da crearci appositamente la nuova categoria "Famigliole", in mancanza di un qualcosa dove inserirlo; e, a pensarci bene, forse mi si schiude un mondo. Quello degli autoveicoli con gli adesivi, ora diffusissimi, dei "pargoli a bordo": li avrete visti tutti, sicuramente. Gèssica a bordo, Matteo a Bordo, Chiara e Martina a bordo, Jonathan a bordo eccetera, con un profluvio dei nomi che attualmente vanno per la maggiore (sarà difficile trovare adesivi con Cesira a bordo o Oreste a bordo, anche se -chiaramente- tutto è possibile).

Questa qua, a dire il vero, dev'essere veramente una Superfamiglia; di quelle, appunto, che gni ci vòle direttamente i' furgone. Ammàzzate oh quanto si son dati da fare, qui, babbo e mamma! Il detto biblico Crescete e moltiplicatevi ha trovato in questo caso un'applicazione  letterale: si sono triplicati, e nel furgone, a dire il vero, c'è ancora posto.

Ho però come l'impressione di essermi ritrovato davanti (anzi, di dietro) a degli autentici Ultras della famiglia, qui. Ora, d'accordo il legittimo orgoglio per la nidiata, però questi qua non si sono accontentati dell'adesivo: hanno occupato militarmente tutto il lunotto posteriore. In modo peraltro abbastanza ambiguo: dalla megascritta con le lettere adesive, infatti, non si capisce bene se siano Mamma e Babbo che dicono occhio!!! perché hanno a bordo Lapo, Duccio e Emma (perfetta silloge di nomi pargolosi del XXI secolo), oppure se siano Lapo, Duccio e Emma che dicono di fare occhio!!! perché a bordo ci sono Mamma e Babbo. Ad ogni modo, come dire: se la Superfamiglia voleva farsi leggermente notare per la strada, ci è riuscita benissimo!

L'augurio, chiaramente, è che Mamma e Babbo, quando si trovano alla guida, siano sempre i primi a fare occhio!!!, visto il carico di virgulti che hanno a bordo del furgone; anche se, va detto, a me è sembrata un po' la riedizione in grande delle famose placchette magnetiche che imperversavano, negli anni '60 e '70, sulle 500 e sulle 600 delle famigliuole italiane in via di rapida motorizzazione (quelle, per intenderci, con la foto del bambino o della bambina vestiti da prima comunione, oppure di tutta la famiglia, e la scritta "NON CORRERE PAPA' "). E' giocoforza, quindi, riproporre qui il micidiale e esilarante spezzone tratto dal film di Renzo Arbore Il Pap'Occhio, anno Domini 1980. Quello con la canzoncina Non correre papà, per intenderci:

Al Canto: Bed, Breakfast & Tregge



Ieri pomeriggio, il Dio de' Bivi si è manifestato in un modo alquanto singolare: per l'occasione ha mutato specialità ed è diventato il Dio de' Portoni.

Ve la devo raccontare brevemente. Ero fermo nella parte forse più antica di una lunga strada della parte sud di Firenze; la si potrebbe chiamare veramente una miracolosa sopravvivenza, un angolo di bellezza rurale rimasto autenticamente sospeso nel tempo. Mentre svolgevo la mia incombenza, in un luogo che per me è più che consueto, ho notato con la coda dell'occhio che un portone che ho sempre visto rigorosamente chiuso, era socchiuso. Essendo un tipo curioso per natura, ho sbirciato dentro: e quel che mi è apparso è quel che vedete nella foto sopra.

Una 500 in una stanza. Sopra l'impiantito in piastrelle di cotto, accanto agli scaffali dei libri e, anzi, con un bel po' di libri appoggiati sul tettino. Il cagnolino nero che cagnolàva e, tanto per ribadire il concetto, la 500 di quelle commilfò, ammodino, grigia coi sedili rossi. Nella mia oramai lunga Militanza Treggistica® me ne sono capitate di tutte, ma sbirciare in un portone aperto e trovarci una macchina nella stanza d'ingresso ancora no. Ora non lo dico più.

Sono comparsi due simpatici ragazzi, che poi sono due fratelli: essendo mezzi fiorentini e mezzi canadesi, portano gli esotici nomi di Nicolas e Ryan (ebbene sì, c'è scappata anche l'ovvia battuta sul soldato Ryan, va da sé). I quali mi hanno spiegato che cos'è quel posto il cui portone vedevo sempre chiuso, e che un pomeriggio ho trovato aperto con tanto di 500, libri e cagnolino nero: un Bed & Breakfast. Si chiama "Al Canto", intendendo naturalmente "canto" nel senso di "angolo"; garantisco che agli ospiti non vengono date lezioni di musica lirica.


Insomma, ho scovato il primo Bed & Breakfast treggistico della città di Firenze e, se tanto mi dà tanto, anche del mondo. L'unico in cui si entra e si viene accolti da una 500 coi sedili rossi. La quale mi è stata presentata dai due ragazzi come del "1969"; e qui hanno dovuto subire il loro primo contatto con un Treggista Militante®, il quale ha fatto loro presente che si sbagliavano, perché la targa della vettura non è affatto del 1969 e l'occhio esperto lo vede subito. Ho riportato immediatamente l'immatricolazione al 1967, e non mi ingannavo: il Bollonet ACI ci dice infatti che la 500 del "Canto" è stata immatricolata il 2 febbraio 1967, giorno della Candelora. Qui la vediamo in faccia, col cagnolino, i libri e l'oramai famoso portone aperto che dà sulla strada.

Finita qui? Manco per sogno. Dando a quel punto un'occhiata al resto del Bed & Breakfast, guidato dai due ragazzi (di una gentilezza e di una disponibilità straordinarie, considerato anche il non trascurabile fatto che ero un perfetto sconosciuto...), e constatato che si tratta di un posto bellissimo, mi sono accorto che, nel cortiletto & giardino interno, continuavano a spuntar fuori dei veri e propri tesori, stavolta a due ruote:


Sempre rigorosamente sistemato su piastrelle in cotto, ecco a voi, siòre e siòri, nientepopodimeno che un Motom 48 C/D, con tutti i suoi pezzi originali. Autentico cavallo di battaglia della Motom, casa milanese attiva dal 1947 al 1970, il 48 C/D fu prodotto dal 1960 al 1970, e quindi non è esagerato situare questo esemplare alla metà degli anni '60.  A quel punto, io e due ragazzi del Bed & Breakfast s'era già cominciato a chiacchierare come se si fosse amici di lunga data; miracoli & delizie del Treggismo®!



Notando come il cagnolino non perdeva occasione, come è logico che sia, per mettersi in mostra, e dimostrando -come dicevano gli antichi anzi antichissimi- che est Motom in rebus, mi è bastato voltarmi per vedere quanto segue:


Voilà: uno scooter Iris 50 cc che, stavolta, Nicolas e Ryan all'unisono mi hanno garantito essere del 1969, senza se e senza ma. La Iris, che ora produce esclusivamente componenti (è specializzata in catene) è un'azienda fondata nel 1936 nel nord della Spagna, e dire "Spagna 1936" riporta a tempi bui e complicati; negli anni '60 e '70 ha prodotto però anche motorini "autarchici", prevalentemente riservati al mercato interno. Trovarne un esemplare in Italia fa gridare veramente alla rarità assoluta.


Per concludere: cari i miei Treggisti che risiedete altrove, se per caso vi capitasse di passare da Firenze, oppure vi pungesse vaghezza di farci una vacanziella, considerate veramente l'idea di passare dal "Canto", che troverete facilmente su Internet. Ci troverete non solo un bel posto tranquillissimo in una zona insolita di Firenze (ma ben collegata e a un quarto d'ora dal centro), non soltanto la gentilezza e la simpatia dei due ragazzi che lo gestiscono, non soltanto il bed (ronf, ronf) e il breakfast (ciomp, ciomp), ma anche di che rifarvi gli occhi dal punto di vista delle auto e motorini d'epoca. Vi par poco? A me no!

Non resta ora che l'abbinamento musicale. Considerando il fatto che si parla qui di Firenze e di viaggi, e che il "Canto" si trova a pochissima distanza sia dalla via intitolata a Odoardo Spadaro, sia dalla località di Compiobbi, quella immortalata dallo stesso Spadaro nel Micragna's Les Bains, è giocoforza stavolta ricorrere a un classico de' classici. Ma sì, la ci porti un bacione a Firenze, e anche due o tre treggioni!