sabato 31 luglio 2010

Sotto l'implacabile sole





Nei giorni scorsi ha fatto veramente un caldo della madonna; normalissimo in luglio, e normalissimo che siano ricomparse (finalmente!) le belle tregge pomeridiane calcinate sotto il sole abbagliante, di quelle che se metti un uovo sulla carrozzeria, cuoce tranquillamente. Di quelle che non bisogna mai lasciare la custodia della Kodak sul cofano, sennò fonde. Di quelle che, se le tocchi inavvertitamente, ti tocca andare al pronto soccorso. Ah, l'estate! Come dice Guccini in lettera: "Di quelli che aspettano sempre un autunno per desiderare una nuova estate".

Insomma vabbè, filosofeggiamo poco. Qui abbiamo un'assai poco filosofia e dimolto concreta Autobianchi A112 Abarth a dire il vero assai poco abarthizzata; l'abartheria si notava molto di più, almeno esteriormente, nei modelli su base Fiat (come ad esempio il mitico cofano motore rialzato; una cosa, certo, che in una A112, la quale ha il motore davanti, non sarebbe mai stata possibile per motivi piuttosto ovvi...)

giovedì 29 luglio 2010

Il raduno de' Mezzisacchi (6): Parmigiano Treggiano


Secondo voi cos'è 'sta cosa qua? Appunto per questo, e per un minimo di coerenza e di rispetto della povera Mini Moke, questo automezzo va dapprima diritto nella categoria Cose. Poi, sì, sarebbe anche un Mezzosacco Spaider, o "spiagginato", o quel che vi pare: davvero cose che potevano vedersi solo negli anni '70. I quali erano talmente ruggenti, che il Mezzosacco Spaider sembrava veramente un leone in mezzo alla strada; oddìo, sì un leone, facciamo però con qualche problema di raucedine. Del resto non siamo nella Savana, ma al ponte alla Vittoria; ci sta come il cacio sui maccheroni, e naturalmente -vista la targa- non può essere che Parmigiano Treggiano!

mercoledì 28 luglio 2010

Tanto che ci s'era



Siamo sempre nello stesso parcheggio condominiale del Treggione precedente, e, tanto che ci s'era, perché lasciare le cose a metà? Lo imponeva la presenza di una delle più brutte autovetture mai prodotte dalla Citroën, la Visa. Questa è una di ultima generazione (ora si dice così), del 1985; ma mi ricordo delle primissime, una specie di blob con un'altrettanta specie di bulbo, o blocco, a fianco del volante, su cui erano concentrati tutti i comandi; quella doveva essere l'innovazione rivoluzionaria. Andò a finire che i poveri (e incauti) acquirenti, se volevano azionare la freccia partiva il tergicristallo, se volevano far partire il tergicristallo si azionava la freccia, e se non volevano azionare proprio un bel nulla comunque urtavano il blocco comandi e partiva tutto quanto (e menomale che non c'era il sedile eiettabile). Beh, insomma, può bastare; se ne videro, per un po', diverse a giro perché, perlomeno, costava poco. Ora vederne una ancora in giro è davvero raro, roba proprio da Treggia's Blog...

martedì 27 luglio 2010

Il Treggione della notte






A notte fonda, quando le famigliuole dormono tranquille, gl'innamorati si dibattono in furibondi amplessi (mal di testa a parte), i topi d'appartamento penetrano nelle case lasciate incautamente incustodite, gli autisti delle ambulanze bestemmiano per essere stati crudelmente destati dal 118, gli ubriachi barcollano e i gatti in amore miagolano disperati, il Treggione, fiero d'aver passato un'altra lunga giornata a trasportare culi e merci altrui, riposa nel suo parcheggio condominiale senza tema d'essere disturbato -tranne qualche improvvida cacajola del nonno che dev'essere portato urgentemente ad essere visitato ammorbando l'abitacolo di poderosi péti con relativa frenata di merda nelle mutande.

Molti anni fa, il Treggione era visione consueta nelle nostre strade. Quando non c'erano ancora i SUV e i fuoristrada erano adibiti esclusivamente a andar pe' boschi, in città si vedevano casomai specie di autotreni, o aeroplani, dalla linea rigorosamente classica e dignitosa assai, dove potevano comodamente prendere posto, oltre alla famiglia, lo zio e la zia o, a scelta, il vicino di casa che poi era anche l'amante della moglie, i nonni, i cugini, la coppia d'amici, un cane anche di ragguardevoli dimensioni o un paio di gatti con relativa gabbietta; il baule posteriore, poi, era sempre assai capiente e permetteva agevolmente di fare un trasloco. Generalmente a diesel, dato che il gasolio allora costava davvero di meno della benzina, il Treggione si caricava di chilometri fino all'inverosimile; ed è stato per lui che, sui tachimetri, il contachilometri passò dalle normali cinque cifre che "fondevano" a 100.000 riportando tutto a zero (un vero e proprio evento in parecchie famiglie, atteso con ansia soprattutto dai bambini), alle sei cifre. Ovviamente c'era il rovescio della medaglia, vale a dire il parcheggio; senza un parcheggio condominiale all'aperto, il Treggione non entrava nell'eventuale box, e dover lasciarlo per strada comportava lunghe ricerche e, non di rado, ammaccature durante le ardue manovre per incastrarlo tra una A112 e una 128. Ma erano bei tempi, quelli del Treggione.

La Ford era specializzata nella produzione di Treggioni del genere; ogni tanto, ma sempre più di rado, se ne vede ancora uno riposare come allora nel suo parcheggione. Il Treggione Ford par excellence era la Taunus, più o meno delle stesse dimensioni del triplano Fokker di Manfred von Richthofen, nelle sue varie versioni. Questa, del 1982, è l'ultima; poi la Taunus, e i Treggioni in generale, sono andati in pensione. Non che adesso non si vedano automobili di grosse dimensioni, anzi se ne vedono assai più di allora; ma non hanno più nulla del Treggione. Erano tempi in cui, quando vedevi una Taunus, le davi di treggia anche se era nuova di pacca; un privilegio che le vetture moderne non hanno più, a parte la Fiat Stilo (a mio parere ancor più orrenda della Duna).

E dorme il Treggione, mentre più o meno dorme anche tutta la città. Ma si vede un lampo nell'oscurità; dal nulla spunta il Treggista, che non dorme mai.

Andamento lento (FF/17)



Almeno in certe sue versioni, la 1100 era "TV" (non questa, sicuramente degli anni '50 ma evidentemente protoritargata nel 1964). La televisione non c'entrava nulla; "TV" voleva dire "Turismo Veloce", e comunque anche le versioni che non recavano la sigla erano, per la maggior parte degli italiani di allora, un'irraggiungibile chimera. La 1100 era poco meno di un'auto di lusso, andava comunque assai forte rispetto alle 500 e alle 600 (le Volkswagen italiane, nel senso letterale del termine) ed era come il "salto" nella media borghesia agiata. Bisognava muoversi, muoversi, muoversi; e con velocità. Autostrade, motorizzazione di massa, boom economico.

Avessi io, ora, una vettura del genere, altro che velocità. Me ne andrei, invece, lentissimo. Fuori dalle strade battute della Toscana, ché oramai mi è passata definitivamente la voglia di andare altrove. Il mio pezzo di mondo ormai l'ho visto, e può bastare. Me la prenderei, una macchina del genere, per andare negli angoli più riposti persino di questa città e dei suoi dintorni, ché se vengono a visitarli da tutto il mondo ci sarà pure uno straccio di motivo nonostante gli scempi perpetrati ai loro danni. Pianissimo. Senza nessuna fretta. Con la musica del motore e canticchiando qualcosa. Niente turismo veloce, e niente turismo tout court: conoscenza e consuetudine spinte fino alla compenetrazione. Sì, una macchina del genere mi ci vorrebbe proprio.

lunedì 26 luglio 2010

Son la Pescaccia e vengo da lontano





Le foto qui sopra sono state inviate, come primo contributo per il Treggia's Blog, da un nuovo amico e collaboratore che ringrazio davvero vivamente: si tratta di Ferruccio U., fiorentino anch'egli ma momentaneamente in trasferta nelle Marche e fotografo di un mezzo targato Bergamo. Insomma, la quintessenza del TB e dei suoi collaboratori, oramai sguinzagliati per tutto il paese (e non solo!) alla ricerca delle superstiti tregge.

Ferruccio inizia con un vero e proprio sgub: una vettura rara, prodotta dalla Volkswagen per una decina d'anni (dal 1969 al 1979) su base Maggiolino. Essendo una vettura adibita al fuoristrada leggero, le fu dato in Italia il nome di Pescaccia, vale a dire la contrazione di "pésca" e "caccia". Probabilmente uno dei nomi più orrendi dati ad un modello di automobile al mondo, mentre negli altri paesi era generalmente nota con l'anonima denominazione di "Tipo 181".

Nel suo non lungo periodo di vendita, metà delle Pescacce fu però acquistata non da pescatori o cacciatori, bensì dall'esercito tedesco. La Pescaccia, o Tipo 181, era infatti la diretta continuatrice (anche nella linea) della mitica Kübelwagen, l'auto logistica per eccellenza della Wehrmacht durante la II guerra mondiale, anch'essa derivata dal Käfer e praticamente indistruttibile.


Una Kübelwagen Typ 82 del 1943.

Tale era la somiglianza, che la Pescaccia, data la difficoltà di procurarsi Kübelwagen originali, servì da autentica controfigura in alcuni film di guerra!


Un Maggiolino in casa?



Sembrerebbe proprio, almeno a giudicare dall'ennesimo contributo di Simone il Caporniano. Porte, stanze, termosifone...scene di intimità domestica per questo bel Maggiolino rosso sangue di cui Simone ha fornito anche una notevolissima foto dell'interno lato guida (la vera, autentica spartanità del Käfer classico, lontanissima dal "Maggiolone"): è un esemplare piuttosto tardo (del 1973), ma ancora mantiene intatte tutte le caratteristiche del Maggiolino vero. Che sia forse un esemplare ritargato?

Con una vettura del genere, diciamocelo francamente, non stupirebbe se il proprietario se lo tenesse davvero in camera da letto; sì, d'accordo, lo so benissimo che si tratta di un garage. Ma, per un momento, ho immaginato davvero questo estremo atto d'amore...

sabato 24 luglio 2010

Achtung, Prinzgefahr!





Quando c'è di mezzo una Prinz, non è mai una situazione comune. Questa qui, ad esempio, del 1970. Sembra comodamente parcheggiata, persino un po' sulle strisce pedonali; però lo è in uno dei punti più pericolosi di Firenze, uno dei principali snodi del traffico cittadino, ad un incrocio veramente carogna nelle cui vicinanze immediate si vedono, purtroppo, almeno un paio di mazzolin di fiori legati a un palo. Il Prinzgefahr ("pericolo Prinz"), una delle numerose leggende che la vetturetta prodotta a Neckarsulm si è tirata dietro, sembra non essere del tutto una leggenda.

Anche perché, quando me ne sono accorto, avevo appena svoltato a sinistra allo stop. Bisogna essere svegli a quell'incrocio: le macchine svoltano dal ponte come strada preferenziale, e non si curano minimamente di chi ha fatto la rotonda e si immette sul lungarno da una specie di stretto corridoio. E i botti sono frequentissimi. Un millesimo di secondo, e poi la fortuna mi viene incontro: dovendo per forza immettermi sul lungarno, e senza indugi, ho trovato un provvidenziale parcheggio che mi ha permesso di fermarmi e di precipitarmi sulla Prinz beige. Una scena degna degli annali del Treggismo Militante: ho lasciato la portiera aperta, e ho proceduto di corsa con la Kodak in mano. Ma ne è valsa la pena. Per una Prinz, che dopo una famosa trasmissione condotta da Fabio Fazio è diventata quasi il simbolo degli anni '70, si fa questo ed altro.

Lo scoop della Neotreggista



Si chiama Alessandra (non l'autovettura, sia chiaro!) e, va detto, il Treggismo Militante lo respira quotidianamente: è, infatti, la compagna di Simone il Caporniano, e con questo praticamente ho detto tutto. E così, ieri, Alessandra ha "esordito col botto" cogliendo al volo questa autentica rarità sui viali di circonvallazione fiorentini, e spedendo il tuo al suo compagno appositamente per il TB. Davvero un evento straordinario da un lato, e che dall'altro mi fa un enorme piacere anche dal punto di vista squisitamente umano.

L'autovettura in questione, che Alessandra e Simone di prim'acchito avevano scambiato per una specie di berlina sovietica di rappresentanza (tipo la ZIL), quelle che trasportavano la nomenklatura del PCUS per intenderci, ad un'analisi più approfondita si è rivelata essere un'Alfa Romeo 2600 dall'immatricolazione un po' problematica. Il numero di targa riporta infatti al 1976, anno in cui già erano state introdotte le targhe arancio-nere; l'Alfa 2600, inoltre, risulta essere stata in produzione dal 1961 al 1968. Si tratta quindi, con tutta probabilità, di una targa quadrata posticcia, una pratica oramai regolare tra i possessori di auto d'epoca.


L'Alfa 26oo (di cui nella foto si vede il frontale) è un tipico caso di autovettura nata già vecchia: praticamente una riedizione della 1900 e della 2000 con cilindrata maggiorata. Inoltre, pare che costasse un prezzo esorbitante per l'epoca. Della berlina, come questa, ne furono venduti soltanto 2038 esemplari; da ciò si capisce meglio come trovarne una sui viali a Firenze, nel luglio del 2010, sia davvero una botta di c performance straordinaria. A Alessandra, quindi, tutto l'onore e la gloria, nonché i ringraziamenti del TB per avere voluto renderlo destinatario di questa sua incredibile trouvaille!

venerdì 23 luglio 2010

Giast mèrridd, ovvìa !


Luglio, 'e si sa, gli è un mese di matrimògni. Le giòvini coppie, dopo magari un fidanzamento durato parecchi anni e durante il quale hanno osservato la più rigorosa castità (come comandano la Santa Religione e il famoso calciatore brasiliano Kaká ), si decidono finalmente a convolare a giuste nozze, e quel giorno dev'essere, naturalmente, indimenticabile. Loro (e soprattutto le loro famiglie) spendono cifre agghiaccianti, vanno a fare i' viaggio in luoghi esotici (sperando che non fallisca all'improvviso il tour operator) e, làste bat not lìste, affittano la macchina da sposalizio. Un vero e proprio biznes che si è sviluppato in questi ultimi anni; da qui, avendone finalmente trovata una davvero super, la decisione di istituire una nuova categoria nel TB, quella delle Tregge Matrimoniali. C'è naturalmente chi continua a sposarsi su una macchinona moderna, e chi fa l'alternativo andandoci su un Cinquino; ma l'auto d'epoca, lucidata all'inverosimile e agghindata per il fausto giorno, va davvero per la maggiore. Intere aziendine sono nate all'uopo, rimettendo in sesto Balille del '34 (rigorosamente per sposini sotto il metro e sessanta di statura), spaiderini inglesi, limousine inverosimili e Lance Aprilie; a tale riguardo, avrei quasi pensato di lanciarmi negli affari proponendo tutta una gamma di Tregge per Separazioni e Divorzi, dato che i fausti giorni terminano in questo modo in media dopo tre o quattro anni. Per la Separazione o il Divorzio non avrei che scorrere il TB e proporre vecchie Fiat Uno scassate, Furgoni con lo stemmino del Chianti Classico, Fiorini arrugginiti...Insomma, credo che ci farei i soldi; anche perché, per punire i bischeri che, a un certo punto della loro vita, hanno pensato di mettere su famiglia, applicherei prezzi ancor più agghiaccianti!


Ma tant'è; tornando rigorosamente al Treggismo Militante, la categoria delle Tregge Matrimoniali viene inaugurata, nonostante la perniciosa ritargatura, con questo esemplare di Vauxhall del 1929 (l'anno di fabbricazione proviene direttamente dall'autista del mezzo, che si è divertito come un matto nel vedermi fotografare mentre inveivo contro i matrimoni e pigliavo gli sposi per i fondelli). Vabbè, ammetto di essere leggermente estremista al riguardo; ma immagino la coppia standard da supernozzòne con 300 invitati e viaggio alle Mardìve, la quale deve comunicare a tutti che ha affittato una data macchina ("Oh! 'E gli è d'i' ventinove!" "D'i' ventinoveeee...? O che c'erano di già le macchine n'i' ventinoveee...?"), e si trova a dover pronunciare non dico correttamente, ma almeno decentemente il nome Vauxhall. "O che macchina gli è?..." " 'E gli è una Voss...una Vaussàlle...." "O icché sarebbe la Vaussàlle...?", e via discorrendo. E insomma, eccola qui 'sta gran Treggia da Giàst Mèrridd:





Beh, quanto a Treggiona, seppur troppo lucida per i miei gusti, non c'è nulla da fare: bella gli è bella. Però ne approfitto per raccomandare alle giòvini coppie di risparmiare i soldi, che con quelli che spendono per una giornata e per un viaggetto in posti del cazzo pieni di ragionieri milanesi, la Vauxhall del '29 potrebbero quasi comprarsela in pianta stabile se tanto gli piace. Se siete innamorati (e sempre che lo siate per davvero e non vi sposiate per abitudine o perché la classica nonnina novantenne vi vuole vedere all'altare, ma si facessero una volta i cazzi loro 'ste vecchiacce!), non c'è nessun bisogno di andare a contrattualizzare la cosa di fronte a un tipo vestito a bischero, che sia coi paramenti o con la fascia tricolore. L'amore, quello vero, fa e deve fare a cazzotti col clero e con lo stato. E con la Vauxhall, casomai, andateci in camporella anche a sessant'anni sonati!

Cubi di tutto il mondo...



Con il Fiorino, la Fiat ha inaugurato la serie dei furgoni intitolati alle antiche monete (Scudo, Marengo, Doblò[ne] ecc.); il pistojese che si vede nella foto è del 1983. Certo, è tragicamente singolare che proprio di un furgone intitolato all'antica moneta fiorentina sia stato fatto un certo uso in via dei Georgofili, il 27 maggio 1993; ma lasciamo perdere, che forse è meglio. Altrimenti torno sempre a quella cosa.

Cubi di tutto il mondo, unitevi! (Кубы бсех стран, соединяйтесь!), sembra dire il Fiorino verde pistojese qui raffigurato. Un ammasso di cubi, un delirio di cubi uno sopra l'altro, uniti in una cubatura assoluta, cosmica. Davvero il design di quegli anni era l'antitesi di quello attuale, tutto smussato, tondeggiante, morbidoso anche nei furgoni (basti pensare al Doblò). Il Fiorino, del resto, era praticamente il "furgone della 127" (o la "127 furgonata"); e, almeno per quel che mi riguarda, io preferisco ancora i cubi alle papalle di ora.

mercoledì 21 luglio 2010

Doveva succedere (FF/16)




Doveva succedere, appunto, che prima o poi m'imbattessi in delle vecchie Ferrari. Visto che queste sono le foto di un raduno storico (il primo e l'ultimo di cui si occuperà il TB, ci tengo a ribadirlo), trovarci delle Ferrari è pressoché inevitabile. Detesto cosmicamente tutto ciò che è Ferrari e Ferrarismo. Detesto la mitologia, la simbologia, l'orgoglio nazionale e, last but not least, anche la figura di Enzo Ferrari; ed è sempre stato così. Vi sono dei motivi razionali e irrazionali in tutto questo; vi sfugge soltanto Gilles Villeneuve, ma Villeneuve sarebbe stato Villeneuve anche a bordo di una Buick scassata del '56.

Ma non è un odio irrispettoso. Tutt'altro. Anche se provo un sottile senso di vendetta verso l'italico mito, presentando qui due "rosse di Maranello" delle quali una è nera e l'altra è grigia metallizzata. Non chiedetemi di quali modelli si tratta, non ho mai sentito il bisogno di approfondire la cosa e, sempre per il rispetto di cui sopra, mi limito a dire che sono un paio di belle macchine. Si noti che non le chiamo "tregge", non sarebbe possibile. Due vecchie autovetture miliardarie tirate a lucido, delle quali il TB dà testimonianza perché una passione senza uno straccio di scopo non ha alcun senso; ma sono quanto di più lontano possa esistere dal genius di questo blog.

martedì 20 luglio 2010

Il raduno de' Mezzisacchi (5): Nati insieme




Tecnicamente si chiamerebbe verde acqua, ma sarebbe forse meglio definirlo verdolino smunto o ricorrere anche in questo caso alla cacca di qualche volatile (volete che non ci sia un pennuto che caca di questo colore?). Mettiamo, quindi, che so io, color merda d'upupa. È il verdolino tipico delle Nuove 500 più antiche (sembra la famosa Sinagoga Vecchionuova di Praga...), e questa lo è sul serio, vecchia: è del settembre/ottobre 1963. Ha quindi, esattamente quanto il sottoscritto. Potrebbe, perché no, risalire proprio al giorno in cui sono nato (il 25 settembre 1963); bello sapere che si è venuti al mondo assieme ai cinquini color merda d'upupa, con le portiere controvento e con le gomme cerchiate in bianco. In un certo senso, il mio destino era già segnato: altro che dottore, altro che astronauta, altro che 'ngegnere: io avrei fatto il Treggista!

lunedì 19 luglio 2010

Scuola Calcio Desolati




Questo post è interamente dedicato a Ionis 56 e a Harmonica.
Certo che, a vedere il furgone T3 di cui si serve, qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una scuola calcio tenuta da qualcuno che è veramente...desolato di non potersene comprare uno più nuovo; poi, però, si cominciano a notare particolari interessanti. Primo fra tutto lo stemma della Fiorentina. Tutto questo, naturalmente, per chi non si interessa di pallone e per chi non fa il tifo per una data squadra. Chi invece si interessa, tifa Viola e ha già qualche annetto on the groppon, non potrà avere alcun dubbio: si tratta della (assai benemerita) scuola calcio di Claudio Desolati, vecchia gloria della Fiorentina degli anni '70. La Fiorentina "yè yè", la Fiorentina "operaia". Una Fiorentina, e una Firenze, che non ci sono più.


La Fiorentina operaia, già; è, infatti, figli di operai erano chi vi giocava. Claudio Desolati è nato a Genk, in Belgio, da una famiglia di minatori emigrati, il 24 gennaio 1955. Ci dicono le stringate biografie in rete che è cresciuto nelle giovanili del Genoa, e che con Roberto Pruzzo formava un micidiale tandem d'attacco (il "pallonese" è davvero uno dei più buffi linguaggi settoriali che esistano al mondo). Passò poi alla Fiorentina, dove esordì in prima squadra a 17 anni; di gol, in quella squadra di anni migliori anche se raramente andava più in là del nono o decimo posto, ne segnava parecchi. Tra i quali uno, rimasto famoso, ai Gobbacci luridi. A Firenze, chiunque segni un gol alla Merdentus rimane nel ricordo; c'è gente che non si scorderà mai di Osvaldo o di Papa Waigo.

Terminò la carriera nella Pistoiese e nel Foggia, Claudio Desolati. Poi ha scelto di tornare in quella che era diventata la sua città e di aprire una Scuola Calcio. Insegnare ai ragazzini a giocare a pallone. Ragazzini che, magari, diventeranno assai più facilmente lavoratori e, ora come ora, precari, piuttosto che campioni o anche giocatori di medio o basso livello; ma tutto ci può stare. In un suo post su Io non sono campione del mondo, lapidario e esatto, Harmonica deplora, dopo l'italica disfatta in Sudafrica, la scomparsa dei maestri di calcio. Claudio Desolati è ancora lì. Uno che non ha smobilitato. Niente panchine, tranne quella di un campetto di periferia dove sta coi suoi ragazzini. Un pezzo d'altri tempi che non ha mollato.

E, allora, anche il furgone si capisce meglio, molto meglio. Va benissimo per trasportare lui e i suoi ragazzi. Anzi, che dico: è semplicemente perfetto.

Il Pavesone



Non si tratta, naturalmente, di un biscottone all'uovo, bensì dell'ennesimo vecchio camper reperito nell'altrettanto ennesimo parcheggio. Il vecchio camper, non potendolo ovviamente tenere né in un garage né parcheggiare sotto casa in centro, sta generalmente nei grossi spiazzi di periferia; a volte vi si stabiliscono famiglie intere di bulgari, e poiché il camper generalmente lo si usa solo per andare a fare una vacanza estiva, il proprietario particolarmente esoso può arrivare a richiedere agli occupanti un regolare contratto di affitto. In occasione delle vacanze, i bulgari si trasformano in addetti tuttofare, vengono sistemati in una tenda piazzata sull'immancabile supporto per le biciclette (i camper e le biciclette, come l'alga e il fungo dei licheni, vivono in simbiosi) e poi rientrano nell'abitacolo a vacanza finita.

Il mercato dei vecchi camper è assai curioso. Specialmente con l'avvento del commercio elettronico (che non è la merciaia con le lucine o il pizzicagnolo robot) e di "eBay", i vecchi camper fanno dei giri inenarrabili, per cui quelli targati Firenze li ritrovi a Caltanissetta, quelli targati Caltanissetta a Gorizia, e quelli targati Gorizia equamente distribuiti fra Teramo e Sassari. Ci pensa poi l'acquirente a "localizzarlo", come nel caso del nostro Pavesone: il "CB Arno" non può rimandare che a Firenze.

La Zìzza de noantri





Quando Simone il Caporniano mi ha mandato (oramai tempo fa, ma i tempi di inserimento nel TB stanno cominciando a essere lunghi...) le foto di questa Land Rover romana (sembrerebbe del 1983), ha accompagnato la mail con tutta una interessante storia su un famoso fuoristrada, l'Aziza (in arabo: "potente", "forte", "rispettata"), a bordo della quale, se ben mi ricordo nel 1968, un esploratore italiano aveva compiuto un raid in Africa. Onore e gloria, ovviamente; ma, a dire il vero, dei raid me ne è sempre importato abbastanza poco. Ora come ora, è assai più difficile superare Porta a Prato e il Ponte della Vittoria alle ore di punta (specie quando, con motivi spesso fantasioni, chiudono il Lungarno del Pignone...), e hai voglia a averci l'Aziza, pur con tutti i suoi colpi di genio tecnico-artigianali. E sto parlando di Firenze; mi immagino questa Zìzza de Noantri, che magari non è andata mai più in là di Colleferro, affrontare tutti i giorni i raid della Cassia, della Nomentana, della Cristoforo Colombo o della Via del Mare verso Ostia. Altro che guadi africani! Altro che savana! Non avrà visto le nevi del Kilimangiaro, e al massimo quelle del Terminillo, ma il TB intende renderle il dovuto onore.