domenica 28 aprile 2013

Homemade Sportcar: Il paraurti e il gap generazionale


L'Annus Centumvigintioctanus prosegue imperterrito, anche se stavolta si deve ricorrere a Mark B. e alla sua fotocamera sempre calda. Stavolta, l'amico e collaboratore del TB è riuscito a "captare" una 128 di prima serie in una configurazione simpaticamente insolita, che si potrebbe definire "sportiva fatta in casa" per questo esemplare aretino del 1971.

Eppure, l'aria "sportiva" non ha davvero nulla da invidiare ai modelli "Sport", "Rally" eccetera; ma, se guardate bene la foto, vi accorgerete che la "sportività" del modello è stata ottenuta nient'altro che appiccicando un paio di adesivi (tra cui quello dell' "Olio Fiat", chissà perché ma il riferimento all'olio era pressoché obbligatorio...) e, soprattutto, levando il paraurti.

Qui bisognerebbe aprire una parentesi interessante. L'eliminazione del paraurti come "caratteristica sportiva" ha, a mio parere, una valenza sociologica; il paraurti è, infatti, visto come caratteristica borghese, "familiare", da capofamiglia che cerca di proteggere il sòlido bene dalle insidie del mondo esterno. Togliendolo, si espone l'autovettura da un lato ai pericoli che negano la tranquillità borghese e, dall'altro, si dà alla vettura un aspetto maggiormente aggressivo, quasi di sfida. Negli anni '70, quindi, non era raro vedere tranquille vetture di famiglia che, passando dalle mani del babbo a quelle del "figlio ribelle" neopatentato venivano private dei paraurti e dei copricerchioni, per sottolineare il salto generazionale. Con pochi semplici ritocchi una macchina cambiava pelle; e qui ne abbiamo un esempio veramente tipico.

sabato 27 aprile 2013

Fino al cuore della Treggia




"Ridendo e scherzando", e con pochi riscontri data la mia scelta di non accettare commenti e di non svendermi alla schedatura poliziesca planetaria dei Social Networks, mi sono accorto che in quasi 4 anni di Treggia's Blog ho scattato circa quattromila fotografie; più di 1100 automezzi sono presenti nel blog, e la mia recente "smacchinatura" non ha fatto, in fondo, che acuire la Militanza®. Così succede che, d'ora in poi, s'approfitterà maggiormente di quelle occasioni in cui s'avrà un mezzo a disposizione per i propri giri; e un giro dalle parti di Carrara riserva costantemente meravigliose sorprese.



Notte fonda tra il 25 e il 26 aprile scorsi, sul tratto carrarese dell'Aurelia. Di ritorno dall'annuale appuntamento con Fino al cuore della Rivolta, a Fosdinovo; un 25 aprile di vecchie amicizie, di canti, di musica, di antifascismo; sul ciglio della statale del "Sorpasso" (ogni volta che la percorro non posso fare a meno di pensarci...), un bar ancora aperto; e, davanti al bar, questa autentica meraviglia che sembrava non aspettare altri che me. La vecchia, cara inchiodata nelle tenebre, e i pochi passi fino alla Treggia; quei pochi passi che, per il Treggista Militante®, sono sempre agitatissimi. "E se riparte proprio ora...?"


Non è ripartito, no. E così ecco questo Fiat 600T originale del 1963, la mia età esatta. Cinquant'anni. Con una targa del tutto aberrante per la zona, naturalmente; come sanno tutti gli aficionados del TB, Carrara e dintorni sono celebri per non consegnare mai una treggia targata Massa Carrara, a parte qualche Vespa qua e là. Qui, addirittura, si va a rifinire nel Polesine, un posto che più diverso dall'Apuania non si potrebbe immaginare. E così, oltretutto, queste foto segnano anche l'esordio assoluto di Rovigo e provincia nel TB; un'altro di quei posti dove, beninteso, le autovetture con targa specifica "RO" sono sempre state scarse anche in loco. Restaurato très soigneusement, ma con l'impressione ben precisa che quelli siano comunque stati i colori originali, di quelli che poi venivano riprodotti sui modellini della Mebetoys o della Norev (in plastica). Uno sballo là, sulla grande Statale, nelle tenebre rischiarate dalla fioca luce del Bar al Termine dell'Universo. Fino al cuore della Treggia, per davvero; il suo cuore eterno.



E' andata a finire che, ovviamente, dal bar è saltato fuori il proprietario in persona. I primi tempi, in questa evenienza avevo un po' di timore; non si sa mai quale possa essere la reazione se uno sconosciuto ti fotografa la macchina alle una e mezzo di notte. Poi, col tempo, mi sono accorto che tra il proprietario della Treggia e il Treggista Militante® c'è una naturale complicità, e che i proprietari sono sempre ottimamente disposti nei confronti di qualcuno che si ferma e mostra interesse e passione verso un automezzo del genere. Così ci sono stati persino degli abbracci, in mezzo alla notte, tra due persone che non si erano mai viste e che, probabilmente, non si rivedranno mai più. Una delle cose più belle di tutte, ve lo assicuro. Tanto da pigliare le chiavi, aprire il 600T e farselo fotografare anche all'interno, come si deve. Da dove appaiono persino i (...)52415 km (centocinquantaduemila? duecentocinquantaduemila? di più?) che ha percorso. Ognuno con una storia, ognuno con un cuore.

domenica 21 aprile 2013

Nobiltà




Non si sa veramente dire se queste due foto facciano più tristezza (e la fanno, per parecchi motivi) o se diano più il senso della nobiltà intrinseca della Citroën DS, anche quando è sconciata dall'acqua e dal fango lurido di un'alluvione, e accartocciata addosso a una statua con la quale sembra aver fatto tutt'uno nel momento estremo. L'acqua si è ritirata, e qui siamo in un luogo dove è arrivata subito, tracimando dalle inutili spallette dell'Arno: piazza Mentana. Possibile anche che la Déesse non si trovasse neppure là, ma che vi sia stata trascinata dalla corrente chissà da dove; il resto non esige ulteriori commenti. Le due foto provengono da fonti diverse, ma non deve stupire: la bellezza della vettura anche in questa sua posizione finale deve avere colpito più di un fotografo. Dalla prima foto, seppure in modo molto labile, sembra di poter cogliere le prime due cifre della targa: FI 18... (il che la riporterebbe al 1962).

sabato 20 aprile 2013

De consolatione Troscorum





Frangenti non eccessivamente belli, questi, tra farse "parlamentari" e futuri che definire incerti è un esercizio di understatement da far impallidire i britannici. Per fortuna che, girando pure a pie', le tregge vengono un po' in soccorso; e, ultimamente, sembra che si manifestino sovente in forma di troschi.


Alla OM piacevano evidentemente i cuccioli di felini troschizzati; di recente abbiamo visto un Leoncino, ed ora ecco il Tigrotto. In effetti, forse con altre bestie la cosa sarebbe stata un po' diversa; insomma, un camion che si chiama "Draghetto di Komodo" o "Ornitorinchino" non so quanto e quale successo avrebbe avuto. Il Tigrotto, invece, fu in produzione dal 1957 al 1972 e fu tra gli "autocarri più amati dagli italiani", mettiamola così; questo esemplare, altro perfettissimo troschi, è quindi evidentemente reimmatricolato, dato che la targa è del 1975. Ritargatura antica, comunque. Va detto che il luogo dove l'ho trovato si sta facendo notare come "troscheria" privilegiata; già ha dato da questo punto di vista e, come si vedrà in seguito, non è finita qui. Intanto godiamoci questo rimasuglio dei "cucciolotti" della OM.



lunedì 15 aprile 2013

Bella Isabella bis



Una delle cose più...curiose, e al tempo stesso simpatiche del TB, è vedere quella che ritengo una specie di amichevole "sfida" tra i collaboratori Treggisti Militanti®, che si battagliano a colpi di meraviglie. Fabrizio da Genova manda la bella Isabella? Ecco che Mark B. risponde quasi subito con un modello stavolta coupé, ma bianco anch'esso, rispolverando una sua foto fatta "nel pisano" quasi nove anni fa (il 2 dicembre 2004, come si vede chiaramente nella foto con tanto di tardoautunnali foglie secche). La "bella Isabella bis" della Borgward è, in questo caso, un po' più recente di quella genovese oltre che coupé: l'immatricolazione è, infatti, del 1965. C'è soltanto da sperare che in questi 9 anni la bella Isabella non sia finita pressata, ma non lo vedo probabile anche per la maledizione che si abbatterebbe sul capo dell'autore di un simile misfatto...

domenica 14 aprile 2013

Un tròschi®



Questo, cari i miei amici e care le mie amiche treggianti, è un post molto importante. Sappiàtelo. Innanzitutto, è la prima trovaglia di gran valore avvenuta rigorosamente a piedi (ce ne sono state già altre, ma non di questa fatta a parte un'altra di cui si parlerà dopo); il Treggista Militante Appiedato®, quindi, fornisce immediatamente la dimostrazione pratica che il Dio de' Bivi non cessa affatto di guidare anche chi non è più in possesso di un mezzo motorizzato, e che Lui e solo Lui è onnipotente & onnipresente (non come quel suo collega abusivo che va per la maggiore sotto vari nomi, e che si è sempre preso delle gran pause nel corso degli eoni). 



Indi di poi, tale mezzo è una rarissima combinazione, come si può notare, tra camion e camper; si tratta infatti, nientepopodimeno, che di un OM Leoncino camperizzato. Nonostante la ritargatura recentissima (segno, comunque, che il mezzo è utilizzato in qualche modo), il Leoncino è stato in produzione dal 1950 al 1968, e per la sua "base" si va quindi da sessantatré a quarantacinque anni fa. Facciamo una media e diciamo che ha una cinquantina d'anni; chissà quando è stato camperizzato, fornendo qualcosa che ha, ad occhio e croce, circa le dimensioni del mio monolocale. Siamo ancora una volta, anche se un po' più lontani da casa, all'Isolotto, ma in una delle sue vie più antiche e originali. Una di quelle che esistono da secoli.



In ultimo, questo mezzo serve per introdurre nel TB (ed era l'ora, dico io), il concetto di tròschi.

A Firenze e in buona parte della Toscana, un tròschi è, in pratica, una treggia di maggiori dimensioni. Si può dire, certo, anche "treggione", ed è un accrescitivo che ho non di rado usato; ma un tròschi, a rigore, è qualcosa di più. Un tròschi è l'automezzo industriale, agricolo o di trasporto collettivo (camion, macchina operatrice, trebbiatrice, pullman) che ti ritrovi all'improvviso davanti sulla provinciale per Radicondoli mentre procede sferragliando a quindici all'ora emettendo fumate che farebbero impallidire quelle dell'ILVA di Taranto. Un tròschi è una carrozzeria con stratificazioni di ruggine e ammaccature risalenti quantomeno al Pleistocene. Un tròschi sono le rotòne munite di bulloni talmente incancreniti da volerci un compressore maggiorato per svitarli. Un tròschi è la quantità di ciarpame che ospita sia da fermo, sia in viaggio; oppure, nel caso di pullman e affini, il ricordo dell'umanità rurale che caratterizzava le campagne toscane fino a mia precisa memoria. Un troschi sono le grida disperate del conducente della treggia che stava dietro: Ma che ti lèèi da' hoglioni 'ho 'sto tròòòòschiiiii??!?!?!?  E mi rivedo mio padre, su per la salita del Capannone all'Elba con davanti il pullman di linea per Campo (targato Pisa, sob), carico di gente con borsate di spesa, capre, muli, covoni di fieno, damigiane di procanico e balle di cemento, che procedeva sfidando ogni legge newtoniana e facendo dei pelini ai dirupi da far pigliare un colpo secco. 


Ecco: questo è un tròschi. Classico, paradigmatico, soddisfacente ogni requisito del tròschi. 

Ci si potrebbe chiedere, naturalmente, quale sia l'origine di questo curioso nome; alcuni potrebbero pensare a insoliti retaggi di comunismo in questa cosiddetta "regione rossa", con il nome di Leone Trotsky utilizzato in senso metaforico. Niente di tutto questo, anche se l'ipotesi sarebbe alquanto suggestiva. In realtà, l'origine del nome è assai più antica e risale probabilmente ai tempi degli Asburgo-Lorena, vale a dire i granduchi tedeschi che ressero la Toscana dopo la fine del casato de' Medici. Ho detto tedeschi: infatti, durante la dominazione lorenese, anche a Firenze furono introdotte le carrozze di grandi dimensioni che, in lingua tedesca, sono dette per l'appunto Drosche. La pronuncia sarebbe "dròsce"; però, da un lato, la "d" tedesca si pronuncia grosso modo come la "t" italiana (vedasi il "tetesko di Cermania"...) e, dall'altro, la grafia del termine deve aver influenzato la pronuncia. Insomma, il passaggio da Drosche a "tròschi" fu pressoché immediato. E il termine è sopravvissuto all'evoluzione tennològiha, passando per natura ad indicare il tròschi a motore.

venerdì 12 aprile 2013

Gli angeli del fango e la Prinz



Siamo qui, evidentemente, nei giorni immediatamente successivi all'alluvione del 4 novembre 1966; Firenze era invasa da decine di migliaia di tonnellate di fango maleodorante e oleoso che aveva invaso ogni cosa; fu allora che intervennero gli "angeli del fango". Così li chiamarono quasi subito, e così sono ancora ricordati: migliaia di ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo che, spontaneamente (quasi come in un passaparola) vennero a Firenze per liberarla da tutto quell'immenso merdajo. Una generazione intera, e che generazione, iniziata nel fango dell'alluvione di Firenze: si dice, secondo me a ragione, che il '68 europeo sia in realtà cominciato in quel '66 a Firenze, e non sulle barricate parigine.

Ora, non che a me piacciano particolarmente gli "angeli"; è una definizione che puzza un po' troppo di sagrestia per i miei gusti, e questi non erano affatto esserini alati e incorporei, ma giovanotti e ragazze in carne ed ossa, con uno slancio (forse) irripetibile. L'alluvione di Firenze fu una delle prime occasione in cui si incontrarono, e la cosa funzionò parecchio meglio di Facebook ed attuali megacazzate del genere. Così, per quel che qui ci interessa "topicamente", può capitare di vederne un gruppo, infangato assai e con un ragazzo con un'irresistibile montura composta da stivali e pantaloncini corti, addossato a una Prinz del 1965 targata La Spezia. Vale a dire, allora, quasi nuova; come loro.

mercoledì 10 aprile 2013

Sottocasa, passato e futuro


Le tregge sottocasa sono state una componente importantissima del TB: per una strana alchimia del destino, la porzione dell'Isolotto dove abita si è sempre rivelata ricchissima di tregge, fino addirittura (in un paio di casi) nel cortile davanti all'uscio. Data l'attuale situazione, che sospetto perdurerà per parecchio tempo, le tregge sottocasa rappresenteranno una fonte ancor più primaria. Quelle a portata di piede (e di pedale, anche se in bicicletta -a rigore- si può andare a fare anche la Parigi-Roubaix); e questa Renault 4 aretina del 1983 (un'arzilla trentenne...) lo è sul serio, sottocasa: siamo a cinquanta metri da me, davanti al giornalaio (dove continuo a vederla, e sospetto quindi fortemente che sia del giornalaio stesso).

Passato e futuro sì; anche perché, accanto alla R4, si vede -e penso per l'ultima volta nel TB- la fedelissima Fiesta "di servizio" il cui uso mi è stato gentilmente concesso per parecchi anni e che, manco a dirlo, è stata la principale "protagonista" di questo blog, avendomi scarrozzato nei posti più improbabili di questa città e di altri posti. Un omaggio che le devo; e riprenderla proprio accanto ad un'altra treggia è, penso, il migliore che le possa fare. Ciao vecchia, ti auguro di fare almeno il doppio dei chilometri che già hai sul groppone!





Ma, tornando alla R4 aretina, la combinazione tra la radiosa giornata invernale (ce ne sono state quasi di più belle in inverno, di giornate, che in questa primavera finora schìfida...) e la non comune verniciatura blé scura produce il suo porco effetto. Ho avuto difficoltà a fare delle foto decenti dato il riverbero solare che si coglie particolarmente bene nella prima foto, quella con la Fiesta oramai consegnata alla storia del TB. Che splenda il sole anche sui tempi a venire.

Piadena (senza duo)



Qualcuno si ricorda il Duo di Piàdena, quello di Oh quant'è bella l'uva fogarina? Parecchi anni fa, in pieno "revival" del folk italiano (quando veniva ospitato persino a Canzonissima e al Festival di Sanremo...), riuscì ad entrare persino nella Hit Parade. Ora parrebbe impossibile, ma allora fu così; ad ogni modo vi rinfresco un po' la memoria:


Bene, ora almeno i miei coetanei cinquantenni o quasi se ne saranno senz'altro ricordati, anche per l'uso come "tormentone" che ne fu fatto da Arbore e Boncompagni in Alto Gradimento. Va bene, d'accordo; ma, vi chiederete forse, tutto questo che diavolo c'entra con le tregge e, nella fattispecie, con il T2 padovano camperizzato del 1973? Rispondo che questa foto, che oramai ha oltre un anno risalendo alla fine di marzo del 2012, è stata scattata proprio in quel di Piadena, provincia di Cremona. 

Che ci facevo a Piadena? Presto detto. Il sottoscritto, tipo di passioni e interessi uniti regolarmente dal filo della bizzarria, è anche un appassionato di musica e canti popolari; e perché il famoso "duo" fosse proprio di Piadena, è quasi logico  anche solo per chi conosce un po' l'ambiente: a Piadena si svolge ogni anno, infatti, una "tre giorni" di musica e canto popolare organizzata da una locale importante associazione (dalla quale emerse per l'appunto, molti e molti anni fa, anche il Duo che tanto successo ebbe). E così, in mezzo a cori, cantastorie e quant'altro, in quest'ambiente rurale (una vecchia e meravigliosa cascina della bassa cremonese dove ha sede l'Associazione) non ho mancato di fotografare anche il treggione camperizzato. Me lo aspettavo che ce ne fosse qualcuno: l'ambiente è propizio al reducismo degli anni '70, vi si vedono tizi che oramai son diventati "nonni dei fiori" (con tanto di figli e nipoti), le salamelle crepitano sulla brace, il vinaccio scorre a fiumi....e poteva mancare un T2? Impossibile! 

Käferexzellenz





Mi sono detto spesso che le tregge amano gli stessi precisi, identici luoghi, e che paiono esserne irresistibilmente attratte. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai tregge diversissime, e a distanza di parecchio tempo l'una dall'altra, vengano colte esattamente nel medesimo posto (in questo caso addirittura davanti allo stesso albero). Mi era già capitato di fotografarne una proprio lì, una Fulvia coupé, ed in un giorno tristissimo; ora eccone un'altra, che mi ha fatto quasi emettere mugolii di piacere. Casualità, senz'altro; ma il Treggista Militante® è più incline ai ragionamenti cabbalistici, alle onde treggio-astrali, al "dio de' Bivi" e a quant'altro. Volendo, lo si potrebbe dire più immerso nel Medioevo che nella cosiddetta "modernità"; tutti noi Treggisti abbiamo un che di fuori dal tempo (e anche di balenìo dell'antimateria, per dirla con André Kaminski).


Qui, sinceramente, siamo alla Käferexzellenz. Forse vi domanderete il perché di questa fissazione del TB con la lingua tedesca; ma a parte il fatto che il Maggiolino è comunque una vettura tedesca (almeno di origine), sostengo che questa lingua si adatta orrendamente bene alle definizioni concise e impressive. Dire "Eccellenza dei Maggiolini" non è, francamente, la stessa cosa. Käferexzellenz sia, dunque, per questo esemplare davvero meraviglioso. Il Treggista Militante® è parecchio sensibile anche agli accostamenti cromatici, ed il corpo giallo canarino su blocchi parafanghi neri è, almeno per me, uno dei più belli (oltre a rendere la vettura visibile quanto un mezzo di soccorso, aumentando quindi la sua sicurezza). Davanti a un Maggiolino conciato così, si passa sopra a tutto, anche alla ritargatura dei primi anni '90 (del 1991 per l'esattezza; comunque, a pensarci bene, son già ventidue anni). Si passa sopra anche al fatto che pure la livrea non sarà senz'altro quella originale; ma onore a chi la ha concepita e realizzata. Certo, i detrattori non manccheranno e non mancherà neppure chi la paragona all'Ape Maia; ma non ci curerem di loro, guarderemo e passeremo. Da qualche giorno rigorosamente a piedi.

domenica 7 aprile 2013

La bella Isabella (si vende a 18 euri)





Ributtandosi a capofitto nel Treggismo Militante® (ancora più militante che mai, direi!), eccoci a questo capolavoro fattomi pervenire, ovviamente, da Fabrizio, l'apostolo delle Tregge Genovesi. E qui, inutile dirlo, siamo veramente al Sublime (si noti l'iniziale majuscola). Per presentare questa vettura, lasciamo quindi la parola a Fabrizio stesso che spiega anche il perché del titolo; mi spiace però togliervi l'illusione che a Genova esista una bella figliuola che si concede ad un prezzo così modico...

"Ciao Riccardo. Circa un mese fa un amico, mio omonimo, mi ha segnalato via sms la presenza di una Borgward Isabella parcheggiata in Corso Carbonara nei pressi del suo luogo di lavoro. Sempre lui mi indicò in passato lo stato di abbandono nella stessa via di una Fiat 2300 Ghia grigio topo poi scomparsa e da te inserita nel blog. Bene, solo oggi dopo svariate vicissitudini di salute sono riuscito a passare in loco quasi certo di trovarvi questa rarissima autovettura. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle condizioni della la treggia. E' del 1959 ed è una versione Limousine. Non ho potuto evitare di fare una foto anche all' ultra quarantennale adesivo del Touring Club Italiano.


Scartabellando su Google immagini ho poi scoperto che proprio questa Isabella è in vendita (vedi "autobelle.it") al prezzo di 18 euro! Ovviamente si tratta di un errore di scrittura, però la cosa fa sorridere lo stesso. Suppongo che tu conosca già questo marchio tedesco ormai inesistente. Io la prima volta che lo sentìi nominare fu grazie ad un altro amico treggista ben prima di noi che ne fotografò una di colore scuro a Genova  nei primi anni 90. La targa mi pare non fosse però di questa città. Inoltre sempre tempo addietro mi capitò di incrociare per una frazione di secondo nel traffico cittadino un carro attrezzi trainante lo stesso tipo di automobile di colore grigio.



Conoscevo effettivamente la Borgward, o meglio proprio la Borgward Isabella; ma non ne avevo proprio mai vista una "su strada", seppure indirettamente e con una targa italiana. "Isabella" è, fra le altre cose, uno dei miei nomi di donna preferiti, uno di quelli che senz'altro avrei considerato di scegliere se avessi mai avuto una figlia; ma poiché questo argomento è definitivamente chiuso, mi tengo pur sempre il piacere che questo nome mi dà, anche come semplice sensazione uditiva. Figuriamoci quindi per la bella treggia Isabella della casa produttrice tedesca scomparsa negli anni '60 per bancarotta.


 E bella, nulla da dire, lo è sul serio; un altro esempio, tra le altre cose, della figura immensa che una vettura del genere, coi suoi cinquantaquattro anni, fa accanto al solito, banale "SUV" da buzzurri indebitati del XXI secolo. Davvero non mi resta che abbracciare idealmente Fabrizio ed il suo amico che gliel'ha segnalata in Corso Carbonara (sarà un corso a base di uova e guanciale di maiale...?)

Tregge alluvionate


Era il 4 novembre 2009 quando, in un impeto "anniversariale", volli mettere sul blog le foto di alcune automobili rimaste vittime, al pari delle persone, delle opere d'arte, dei libri e di tutto il resto, dell'Alluvione di Firenze.  Tornando oggi sul blog da "Appiedato" (si veda il post precedente), ho pensato che -per forza di cose- il TB dovrà ricorrere maggiormente all'iconografia trovata in Rete (al pari di quella "cinematografica"); e quella della suddetta Alluvione del 4 novembre 1966 è abbondante assai. Ho quindi istituito la nuova categoria delle Tregge Alluvionate, che ci riportano indietro ad un evento assai tragico della storia di Firenze ma anche ad un intero parco macchine che andò distrutto quando le attuali tregge erano...giovani.

La foto che vedete è abbastanza famosa, peraltro; mosta un Maggiolino rimasto sommerso, e successivamente, impantanato in lezza fanghiglia proprio su un lungarno, di fronte a San Niccolò. Certo, che venirsene a finire così da Ascoli Piceno dev'essere stata una disdetta per il povero Maggiolino, la cui targa (AP 41505) ci riporta al 1963. Dopo soli tre anni il povero Maggiolino terminò la sua corsa in riva all'Arno, e che bella riva doveva essere in quei giorni...a pensarci bene, sono pure io del 1963 e quindi la cosa mi coinvolge parecchio.

Il Treggista Appiedato®



Alle "pause" più o meno lunghe del vs. Treggista Preferito® ci siete tutti più o meno abituati; stavolta, però, questa pausa (lunga, circa un mese senza postare niente) ha un motivo ben preciso. Per ragioni che non sto a spiegarvi, non ho più la macchina. Non perché la vecchia e fedelissima "Fiesta" abbia dato forfait, tutt'altro; semplicemente non era di mia proprietà. Me ne servivo per una certa cosa, la quale è venuta a cessare qualche giorno fa; indi per cui, ho dovuto restituirla. Ed eccomi, quindi, appiedato.

Non è un dramma; prima o poi una treggia qualsiasi me la ripiglierò, ma ora proprio non è possibile. Nel modo più sincero e semplice possibile, dico che non mi posso permettere attualmente un'automobile di proprietà, tra assicurazione, bollo, carburante e tutto il resto. Vado a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici. Per un po', e non so per quanto, niente più "Treggia Tour", niente più inseguimenti, niente più tregge sfilate sotto il naso e tutta la casistica semi-mitologica alla quale vi ho, almeno spero, abituati.

E il Treggia's Blog? Non ci crederete, ma ci ho pensato parecchio. Gli voglio molto bene a questo blogghino del cavolo, e spero gliene vogliate anche voi. Naturalmente, senza una macchina la ricerca delle Tregge è parecchio più difficile, e non mi potrei certo mettere a inseguire una macchina a piedi o in bici (e penso già con orrore a quelle che vedrò passare mentre sono sull'autobus; ma se ne vedrò una parcheggiata, giuro che scenderò alla prima fermata). La mia situazione economica non è mai stata florida, e probabilmente anche per questo ci sono talmente abituato che la "crisi", in fondo, non mi sconvolge più di tanto; e neanche fare a meno di questa o quella cosa. Certo, questa della macchina non ci voleva; ma pazienza. Si farà in altri modi.

Il Treggia's Blog va comunque avanti. Sia con le foto che ho ancora da mettere, che sono rimaste indietro tremendamente e che sono tante; sia con quelle inviatemi da tutti gli amici e amiche del TB, che invito a "imperversare" nei prossimi tempi dato che avranno uno spazio ancor maggiore di quello che hanno avuto. Nella speranza, poi, che qualche treggia qua e là, a Firenze e altrove, continuerò a trovarla; dovrò studiare dei nuovi "sistemi di lotta", tipo far gran giri in bicicletta. Mi farà bene anche alla salute.

Per l'intanto, ricomincio da oggi a fare il Treggista. Il Treggista Senza Treggia® (TST) sarà una delle nuove denominazioni cui dovrete assuefarvi, assieme a quella di Treggista Appiedato®; ma anche senza treggia e appiedato, il vostro Treggista Preferito® continuerà a battagliare in prima fila, potrete giurarvi. Forse anche con maggior impeto di prima; son buoni tutti a fotografare le macchine con la macchina. Provatevi un po' a farlo senza. Beh, io mi ci provo eccome; e si ricomincia. A prestissimo.