domenica 31 luglio 2011

Adieu le Scorpion!



Un antefatto. Il 5 luglio 1997, proprio mentre stavo lasciando definitivamete Monteriggioni e la provincia di Siena alle volte di Livorno (dove avrei vissuto fino al 30 marzo 2002), il TB e assieme a lui il suo creatore rischiarono seriamente, rispettivamente, di non esistere mai e di non esistere più. Al km 37 del raccordo Firenze-Siena, il qui presente, a bordo di quella che sarebbe stata una treggia perfetta (una Giulietta beige del 1978), si sentì, mentre stava sorpassando un camion, scoppiare una gomma. Sbandamento e appoggio al guardrail; e fu proprio la prontezza di riflessi del camionista che stava sorpassando, a salvarmi; costui, accortosi di quel che stava accadendo, bloccò la circolazione e mi permise di fermarmi con la fiancata della Giulietta semidistrutta. Una volta arrivato il carrattrezzi, mi portò ad un'officina di riparazioni al Bargino, dove mi misi a guardare le auto per ingannare il tempo. Una di queste, particolarmente malconcia, attirò la mia attenzione; chiesi allora al meccanico che cosa avesse fatto. Mi rispose che, la sera prima, entrambi gli occupanti di quella vettura erano morti. Smisi di fare domande. La riparazione fu effettuata, e con la Giulietta sderenata mi rimisi in marcia alla volta di Piombino, dove sarei stato ospitato per tre giorni da mia cugina in attesa che la casa di Livorno fosse pronta.

Non avevo mai più rimesso piede all'officina del Bargino; mi è ricapitato dopo quasi 14 anni, lo scorso mese di maggio, e per puro caso durante un giro assieme alla Piasintëina. Che ricordi, ripensando anche a tutto quel che mi è successo in questo non breve lasso di tempo! Fa sempre un effetto particolare tornare in un luogo certamente non decisivo nella propria vita, e neppure importante; uno sfioramento in un'occasione che pure sarebbe potuta non esserci. Diciamo che l'officina del Bargino è legata, certamente, al più grave pericolo che mi sia capitato alla guida di un automezzo; una di quelle cose che fa dire No, si vede che non era il tuo momento.

L'officina del Bargino, attigua al raccordo autostradale (un'arteria malmessa e notevolmente pericolosa), è naturalmente ancora piena di mezzi acciaccati, distrutti, sequestrati; per certi versi è una specie di cimitero giudiziario. Mi ha quindi colpito non poco la carcassa di questo Ape 50 "bombardato" come andò di moda per un breve periodo. Negli anni '90, specialmente tra gli adolescenti, non era raro vedere "Apini" dotati di roll-bar, impianto stereo e quant'altro; per chi se lo poteva permettere, facevano le veci di quelle che ora sono le microcar, le costosissime barette semoventi con targa da ciclomotore. Questo qui con tanto di scorpione sulle portiere, a addirittura "abarthizzato" (segno che appartiene ad un periodo dove il nome Abarth significava ancora qualcosa nell'immaginario). Chissà come s'è ridotto in questa maniera, augurandomi ovviamente che il suo occupante non abbia avuto a soffrire gravi danni. E' un'immagine, francamente, che mi ha un po'....non so come definirlo. "Commosso" è forse troppo, ma mi ha dato da pensare a cose che certuni riterrebbero forse esagerate dinanzi alla carcassa di un piccolo motocarro ingenuamente istoriato; ma che sono frequenti nell'animo di un Treggista, e l'animo di un Treggista ha qualcosa di non facilmente identificabile. Adieu le Scorpion! Che, nella tua avita, tu possa aver trasportato almeno un po' di spensieratezza e di felicità.

venerdì 29 luglio 2011

...'e ci si mèttan sempre (2)




Questa qui, invece, è ritargata di brutto; e pure con una targa lunga, che crea un effetto orribile su una R4 esclusivamente predisposta per una targa quadrata o rettangolare. Oltretutto, avendola presa di notte, il flash della Kodak l'ha resa illeggibile per il riverbero e solo lo scrupolo del Treggista Militante® la ha ripresa con un'immagine apposita. Tant'è; un mattoncino in più per la futura petizione per il divieto di nuova immatricolazione delle auto con più di 20 anni di età. Una delle iniziative che il TB proporrà senz'altro, prima o poi. Sia lasciato tutto ai francesi e al loro stupidissimo SIV!

...'e ci si mèttan sempre (1)



Il commento, a rigore, è contenuto già nel titolo: le R4, come si sa, godono di una specie di statuto speciale nel TB. Niente limiti di targa o altro: vengono messe sempre e comunque. Questa qui la targa ce la ha comunque "buona" (è del 1983) ed è del più classico begino da Errequattro, senz'altro uno dei colori più mosci che siano mai esistiti...

martedì 26 luglio 2011

Mignanego e il sabba delle tregge





Ed eccoci finalmente, e ribadisco finalmente, a incrociare dalle parti di Zena (grazie ovviamente all'amico Fabrizio, fornitore ufficiale del real Treggia's Blog nonché titolare di soprannaturali coincidenze col sottoscritto). Lo sapete dove siamo qui, con questa Citroën Ami 8 (vettura molto importante per la storia del TB) novarese, per cui ci scappa assai volentieri anche una dedica alla Marmottoska? Siamo a Mignanego. Una delle più incredibili treggiaje d'Italia, verrebbe da dire. Ve ne ricordate? Quella della Topolino TO 111111. Non ci credete? E allora sarà bene farvele vedere una accanto all'altra, visto che il buon Fabrizio non si è fatto certamente sfuggire l'occasione:


Un vero e proprio sabba di tregge, insomma. Non oso immaginare che cosa accada la notte, a Mignanego; altro che noce di Benevento. Addiaccianti rumori di messe in moto secolari, oscure formule magiche, incantesimi, trasformazioni in automobiline a pedali di ignari SUV che si avventurano nella zona...insomma, bisognerà proprio che mi ci apposti, a Mignanego, e rigorosamente in una nottataccia d'inverno. Con la Kodak; chissà, ne potrebbero spuntare delle altre sfuggite persino a Fabrizio!

Il quale, ad avvalorare tale ipotesi, ha pure scattato alcune foto dell'interno della vettura. Una bolgia infernale, appunto:



Però non c'è nessun timore di smarrirsi, magari durante un viaggio oceanico a bordo di questo automezzo streghesco; la rotta dell'Olandese Volante non può essere mai perduta, se a bordo c'è una bussola!

giovedì 21 luglio 2011

La P7






In Italia, un numero dopo una lettera "P" riporta generalmente a cose alquanto disdicevoli: P2, P3, P4...; ora, non è che una targa pisese sia poi poi tutto quel granché, però pur sempre e incommensurabilmente meglio di tutti i troiai massonici, golpisti e affaristici cui ci siamo purtroppo dovuti abituare. Eccovi dunque una più rassicurante P7, che poi sarebbe PI 7 25 25: un Tipo 1 "pre-Käfer" di tutto rispetto, situato tra il 1965 e il 1966. Lo debbo ad una circostanza abbastanza curiosa: un passaggio dato a due lavoratori napoletani dopo che avevo, una domenica sera, riaccompagnato la Piasintëina alla stazione di Rifredi. Costoro dovevano andare in un luogo collinare del tutto sprovvisto di mezzi pubblici, ed allora ecco la buona azione del Treggista, quasi da Giovane Marmotta. Ricompensata a dovere, come si può osservare!

Quando Roma era 55


Con questa foto, opera e contributo dell'amico Mark B., il TB si spinge per la prima volta oltre il confine delle targhe numeriche del 1927. Va da sé che, per questo motivo (oltre che per la moto in sé, una Harley Davidson), questo contributo "markbiano" è in assoluto uno dei più preziosi dell'intero blog.

Dal 1905 (anno in cui fu deciso per la prima volta di immatricolare con una targa esterna i veicoli circolanti in Italia) fino al 1927 (quando fu introdotto il sistema numerico con la sigla della provincia, durato fino al 1994), le targhe italiane furono organizzate secondo un sistema "alla francese": pur non esistendo i départements numerati come in Francia, alle province italiane fu assegnato un numero in ordine alfabetico (con alcuni inserimenti corrispondenti alle province di nuova istituzione) seguito dalle cifre progressive di immaticolazione. Da Wikipedia ecco la tabella dei codici delle province italiane:


La motocicletta trovata da Mark B. a ornare una vetrina con la sua presenza è quindi immatricolata a Roma (55) tra il 1923 e il 1924. Ha circa 87/88 anni. A tutto questo credo che non debba aggiungersi altro; di targhe del genere, in Italia, ne saranno rimaste sí e no alcune decine. Venivano emesse privatamente a spese del proprietario del veicolo; spesso recano il marchio del Touring Club Italiano, che era abilitato ad emetterle. Ora vi lascio semplicemente a guardare questa meraviglia: ho parlato anche troppo.

Spingendo l'Elba un po' più in là






Il titolo di questo post ha bisogno di una breve spiegazione. L'attribuzione di questa splendida Alfetta del 1974 è infatti un po' strana, se si pensa che le foto sono state prese nell'etrusca e murata città di Volterra. Ma qui si va come nel profondo della mia vita; quando vado (e torno) dall'Elba, il percorso atavico che attraversa tutta la Toscana centrale (passando per il Galluzzo, Colle Val d'Elsa, appunto Volterra e le sue Saline, Casino di Terra, Bibbona, la California e la vecchia Aurelia fino a Piombino) fa da sempre, per me, già parte dell'Isola. La sua "marcia di avvicinamento". Anche se a volte lo faccio, detesto passare per la FI-PI-LI, per l'A12 e per l'Aurelia a 4 corsie; all'Elba ci si va davvero, da Firenze, passando solo per la statale 68, per le sue balze e per le sue lune; e tutto quel che si trova sul suo territorio è un preludio (o un estremo lingering, al ritorno). Non pretendo naturalmente che si capisca appieno la cosa, appartenendo ella interamente alla mia storia; ma comunque sia, Volterra ha poi in sé qualcosa dell'isola.

lunedì 18 luglio 2011

Elbarezzo




All'Elba, oramai, posso andarci poco o punto; scappatine di tre giorni ricavate di scrìo. L'ultima è stata alla fine di giugno e, direi, insolitamente balneare (approfittando del tempo veramente splendido). Tregge? Stavo quasi disperando, e mi preparavo alla prima volta senza averne raccattate manco una. Proprio all'ultimo tuffo, mentre stavo aspettando il draghetto per il ritorno, una visitina al solito parcheggio sul porto di Portoferraio mi ha salvato la girata e contribuisce a mandare avanti una delle categorie del TB cui tengo di più. La 126 aretina è del 1973 ed è assai ben tenuta, considerato anche che si tratta di una prima serie (di quelle ancora fabbricate in Italia, per intendersi, prima dell'emigrazione in Wojtyland).

Cinquecenziana


Non deve stupire se, dopo un periodo di lieve latitanza com'è stato ultimamente, i Cinquini si accumulino; ad un certo punto bisogna smaltirli con un bel post collettivo. E allora, siòre e siòri, si comincia con questo bell'esemplare grigio lucente (del 1968) che avevo visto più volte in un parcheggio condominiale dove mi sono recato spesso per effettuare degli interventi sanitari; non mi ero mai deciso a causa dello sguardo vigile e truce del portiere dello stabile, e davanti a un portinaio zelante è bene essere prudente. Per un portinaio, i condòmini sono tutto: ogni minimo attentato alla loro privacy potrebbe costare caro. Sono stato quindi oltremodo felice quando il Mezzosacco grigio me lo son visto davanti in mezzo al traffico: ed eccolo qua!



Questo rosso Halbsack targato (o meglio: ritargato) 'Rezzo giaceva invece da tempo quasi immemore nelle riserve del TB, in attesa giustappunto del post collettivo adatto. Eccolo qua, dal cuore di una notte palesemente piovosa e di qualche mese fa.



Ancora una bella dose di 'Rezzo, proveniente stavolta dal famoso Meccanico di Figline che molti di voi ricorderanno da una serie di post di qualche tempo fa, interrotta ma non dimenticata! Beh, Figline è sulla strada per la provincia d'Arezzo, e sicuramente non è da stupirsi se un Cinquino ne rechi una targa piuttosto àvita (è anche lei del 1968, probabilmente del novembre di quell'anno) e presenti anche il famoso color ocra che, probabilmente, ha fatto conoscere il vocabolo stesso a generazioni intere di automobilisti. Prima si chiamava, chissà, giallo cacchina, unsoccomesichiamamammisembraarancione o roba del genere!


Ogni tanto i parcheggi sotterranei dei supermercati riservano qualche gradita sorpresa; e così ecco pure questo Mezzosacco Esselungo ripreso guidando non qualche automezzo, ma il carrello della spesa. È del 1971.


La presente Cinquecenziana si sposta ora in una delle treggiaie più prolifiche di Firenze: il celeberrimo benzinaio di via Senese (alle Due Strade, per essere precisi). Ogni volta che ci si passa, qualcosa c'è, ivi compreso 'sto coso ritargato Bologna (e si deve dire che le targhe bianche, per una 500, sono veramente antiestetiche...)



Ma non penserete mica che il benzinaio di via Senese si limiti a una ritargatura alla tortellinesca; sìe! Cinquini sì, ma addirittura in coppia, uno accanto all'altro. Così ci si rende conto ancor meglio di quanti ne circolino ancora; e anche che l'Agnelleria (ora Marchionneria) avrebbe fatto meglio a lasciarlo in produzione eterna invece di ammannirci i troiai che sono venuti dopo (massimamente l'attuale e stucchevole vetturetta similmodajuola che porta abusivamente lo stesso nome).

Poneer




Si tratta per ora della trasferta più distante del vs. Treggista Preferito®: siamo qui, infatti, nientepopodimeno che in quel di Guanzate, provincia di Como, a un tiro di schioppo dalla Sguìzzera. Più precisamente, nel parcheggio condominiale di un caro amico con cui condivido la strana passione del filellenismo (vale a dire di tutto ciò che riguarda la Grecia antica e moderna). Potevo non tenere conto di questa strabiliante minitreggia, una Peugeot 104 sicuramente ritargata (la produzione per l'estero cessò nel 1983, mentre l'immatricolazione comasca è del 1987)? Impossibile. Un concentrato di treggitudini, dalle ruggini varie alla strisciazza laterale, dal panda del Vuvvuèffe all'adesivo dello sshtèreo sul lunotto posteriore. E proprio su questo vorrei concentrare l'attenzione. Era l'epoca principe e irripetibile degli sshtèrei in macchina, tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta; anche le utilitarie come questa dovevano avere le loro casse, i grovigli di fili, i bassi che sparavano, manopole, musicassette. E, naturalmente, era pressoché d'obbligo declinare la marca dell'apparato musicale. La Pioneer (pronunce: paionììr, paionìa, pionèr, paionère, pionìar e circa altre quattrocento, tra le più fantasiose) andava per la maggiore. Col tempo, dall'adesivo è scomparsa la "i": ma ancora nel 2011 reggono le altre lettere, a formare un "Poneer" che ritengo quasi emozionante.

Il ritorno della Treggia Referendaria





Sí, la avete riconosciuta; è proprio lei, la povera treggia referendaria protagonista, finora, dell'unica cancellazione di un post dal TB. Una vittima della mia crisi passeggera, la si potrebbe chiamare; ma, naturalmente, sia mai che la cosa duri troppo a lungo. Tanto più che l'episodio, avvenuto in quel di Piacenza (come si vede dalla targa del 1973) era bellino assai: acchiappata proprio lo scorso 12 giugno davanti al seggio elettorale dove la Piasintëina si era recata a mettere i suoi quattro sí nel culo alla cricca privatizzator-nucleare. E pure le due signore (madre e figlia) si erano colà recate per il medesimo impegno, a bordo della loro simpatica e treggiosissima vetturetta beige. Quasi un simbolo: l'utilitaria di quasi quarant'anni fa che scarrozza bel bella due persone che si recano a seppellire centrali, scorie, cernobilli, fucuscime, acque private, legittimi impedimenti e quant'altro. Quasi commovente in un'assolata domenica piacentina!

domenica 17 luglio 2011

Che Pallas!





Nelle intenzioni di casa Limoen (poi Citroen, variante comunque agrumatica poi munita del tréma che le impedì di pronunziarla Zitrùn così come avrebbe voluto l'originale olandese), la CX Pallas avrebbe dovuto sostituire l'insostituibile Déesse. Succede sempre quando si desidera rimpiazzare un modello che ha fatto la storia; ad ogni modo, ora che anche la Pallas è andata da un bel pezzo in pensione e che autovetture con intendimenti di squalesca bellezza come queste sono consegnate al ricordo mentre davanti ci procedono stupide bagascione in salsa suvvesca, v'è sempre e comunque un moto di rimpianto. Fu degna sostituta? Forse che sí, forse che no. Se ne vedono ancora in giro molte meno rispetto alle Dee, e può essere che qualcosa voglia dire. Ad ogni modo, comunque una grande automobile, e non solo come dimensioni. Tanto di cappello per questa vettura che sa di comoda alcova.