martedì 31 gennaio 2012

Ein absonderliches Pärchen (1)



Di coppie treggistiche più inedite sarebbe difficile, se non impossibile, immaginarne; eppure il TB è riuscito a formarla. Treggisticamente, ça va sans dire; di altre eventuali cose il TB non si occupa. Se due amici assolutamente enormi come INSCO, fornitore ufficiale di Tregge della Transcaucasia, e Dora, che di questo blog è stata tra le prime e storiche sostenitrici & "segnalatrici di tregge" (nell'attesa, forse vana, che si munisca di un'arsomigliatrice, come chiamano la macchina fotografica nelle più profonde lande dell'Aretino), si son recati zusammen e espressamente in un uliveto nel comune di Sesto Fiorentino, è stato per fotografare (con la fotocamera di INSCO) un paio di treggione spaventosamente notevoli, e per farmene graditissimo presente. Sebbene il titolo tedesco (sapete bene che il tedesco è un po', per decreto, la seconda lingua del TB) significhi qualcosa come una coppietta bizzarra (particolare, a sé stante eccetera), la cosa dev'essere intesa esclusivamente dal punto di vista automobilistico (che è quello che ci interessa); anche perché, lo ripeto, le tregge fotografate in quell'uliveto sono per l'appunto due, e sicuramente bizzarre (particolari, a sé stanti, eccetera).

La prima è una Prinz. Non solo coperta da un telone (si sa che, in mezzo ai campi, le carrozzerie le si sciupano...), ma anche situata, come specificato dai due treggisti ad hoc, al di là di una recinzione che ne impediva malauguratamente l'accesso più ravvicinato. Abituato com'è ai paesaggi dell'Asia centrale e alle pietraje del Tagikistan, INSCO non si è lasciato scoraggiare: ha sfoderato tutti i più sofisticati meccanismi del suo marchingegno digitale ed è riuscito a catturare l'immagine che vedete sopra. Dalla quale, ahinoi, la targa anteriore (l'unica raggiungibile) non può essere letta completamente. In particolare, non si legge proprio la prima cifra, quella che conta: le condizioni di accartocciamento della targa sono addiaccianti. Secondo la Dora, era targata "FI 15"; ci potrebbe a rigore anche stare, visto che la Vasca da Bagno Universale, nel modello "Prinz 4" che è quello poi tramandatosi nell'immaginario collettivo, fu cominciata a produrre nel 1961 e che l'immatricolazione FI 150000 è proprio del 1961. In tale caso, saremmo di fronte davvero ad una delle primissime Prinz in circolazione a Firenze.

Spinto da un impeto tennològiho insopprimibile, mi sono deciso quindi a ingrandire a dismisura l'immagine della targa anteriore. Ne è venuto fuori quanto segue:


Qui si riesce a leggere bene le cinque cifre finali: ..56942 FI. La prima cifra sembrerebbe effettivamente un "1", ma potrebbe essere il filo d'erba che "crea l'effetto" C'è poi l'istinto del Treggista Militante® che mi dice trattarsi di un modello assai posteriore. Tutto può starci, ma sarà senz'altro d'uopo rifare una visitina in quell'uliveto (magari con un tempo più clemente, visto l'attuale ondata di gelo siberiano) per cercare di controllare meglio...

lunedì 30 gennaio 2012

Sarà un caso?




Le previsioni del tempo per i prossimi giorni sono agghiaccianti, in ogni senso: neve e temperature che arriveranno, sembra, a oltre dieci sottozero. Colpa della solita ondata di gelo siberiano, che se in Siberia si facessero un po' di cazzi loro e si tenessero il loro diàccio polare senza spedirlo nel bacino del Mediterraneo, sarebbe parecchio meglio, accidenti a loro e alle siberiane delle loro mamme. Tutto questo dopo che, qualche pomeriggio fa, questo inverno davvero gelido ha voluto regalare il classico anticipo di primavera, con una giornata in cui il termometro è salito a diciotto gradi. Non sembrava quasi vero.

Sarà un caso, ma le tregge rispuntano subito fuori coi primissimi tepori, anche con quelli -purtroppo- ingannevoli. Me lo aspettavo, e zàc: ed è stato uno zàc di quelli particolarmente graditi, visto che c'è di mezzo una Fiat 128. Qui non siamo a Genova, autentica Centoventozia dove questa vettura è ancora comunissima; a Firenze ne sono rimaste poche in giro, ed essendo stato un centoventottaro di antica data me ne dispiaccio assai. Il fatto, poi, di averne beccata una (del 1972) condotta da un ragazzo decisamente giovanissimo, ha aumentato il piacere: evidentemente, c'è in giro qualche giòvine Treggista che s'irride allegramente delle finte "Mini" modaiole, delle false "Beetle" da fighettume e delle orribili e perniciose Smart, e preferisce portare in giro la ragazzina su una 128 di quarant'anni fa. E fa parecchio bene. Ai suoi coetanei con le macchinine moderne del cavolo non capiterà mai che un tizio si sbracci in mezzo di strada, lo fermi e si metta a fotografare la sua autovettura con palese delizia sensoriale (sí, perché questa è anche il primo placcaggio del 2012).

La cosa dev'essere risultata gradita anche al gentilissimo ragazzo, che si è messo letteralmente in posa sfoderando il sorriso dei suoi vent'anni; e non me la sono sentita, stavolta, di operare il consueto camuffamento ai fini della privacy. Sarebbe stato come cancellare la targa. Presumendo che il giovanotto non stesse recandosi a compiere alcunché di male, lo lascio lì a bordo della sua 128 verde che mi ricorda esattamente quando vent'anni, e anche un 128 uguale alla sua, ce li avevo io. Mi perdonerà, se si vede in questo blog, di avercelo infilato senza chiedergli alcuna autorizzazione.

domenica 29 gennaio 2012

La smazzata (7/b - fine): Gran finale allo zafferano


Atto finale della Smazzata: il gran galà dei Cinquini ha termine (finalmente, dirà qualcuno...) con una serie di esemplari accomunati dal colore giallo zafferano, che sembra essere stato tra i prediletti attorno al 1969. Questo esemplare di presentazione risale in realtà al dicembre 1968: ha il suo angolo di strada vicino allo stadio, cosa assai "in tema" se si pensa che proprio in quel periodo la Fiorentina si accingeva a conquistare il suo secondo (e per ora ultimo) scudetto...



Qui siamo già, invece, entrati ampiamente nel 1969 e siamo tornati all'Isolotto cinquecentesco: davvero un mese indimenticabile per il mio quartiere, che lo proietta tra le principali treggiaie cittadine!


Giocando a rimbalzino, torniamo vicino allo stadio: anzi, qui siamo proprio accanto all'Artemio Franchi. Si noti la targa: se al posto del "7" ci fosse stato un "5"...


E vicino allo stadio restiamo; in una bella giornata di pur freddo sole invernale, l'ennesimo Mezzosacco che se proprio non ha una targa "particolare", perlomeno ci si avvicina parecchio. Non c'è nulla da fare: tra le 500 e le vecchie targhe perlomeno interessanti esiste un legame indissolubile, perenne. Dato il numero incredibile di 500 ancora in circolazione, anche le giovani generazioni di Treggisti potranno godere per un po' di tempo di queste combinazioni numeriche che si sono perse con la FI 999999. Con questo esemplare siamo già nel 1970 inoltrato...



...e con questo, che conclude questa smazzata che spero sia stata comunque gradita nonostante la lieve predominanza delle 500, siamo arrivati al 1971. Cosa del resto confermata dal classico pataccone d'epoca, che ogni tanto si trova appiccicato anche a un Cinquino:


giovedì 26 gennaio 2012

La smazzata (7/a): Gran finale al latte



Gran finale per la Smazzata, diviso in due sottoparti cinquecentesche. La prima è dedicata a tutta una serie di candide, nìvee, làttee utilitarie che vedo in giro da periodi variabili dai pochi mesi ai quindici anni almeno. E' il caso di questo ragguardevole esemplare del 1967, che ne deve aver visti inzuppare di biscottini (assente ovviamente ogni malizia dall'espressione). Del resto, se in una 500 stanno comodamente quattro elefanti (due davanti e due dietro, come dice una delle più immonde freddure inventate in questo paese negli ultimi 380 anni)...


Nel 1981, quando è stata ritargata quest'altra bianchissima 500 L, la produzione era cessata soltanto da pochi anni; logico che, in giro, si trovino ancora parecchi esemplari muniti di targhe arancio-bianconere. Tale tipo di targa è, in assoluto, la peggiore che si possa immaginare, dal punto di vista estetico, per una 500. Ci stavano veramente male. Le 500 erano nate per le targhe quadrate "monoblocco" che vi si adattavano perfettamente anche se, dopo un po', producevano la classica "bombatura" a causa della curvatura del cofano posteriore (e delle infiltrazioni d'acqua). Quelle arancionere (e le successive bianche), di dimensioni maggiori, erano formate da due elementi staccati e componibili (ed erano state intese perlopiù come "targhe lunghe", le prime nella storia italiana), e nella composizione rettangolare, unica possibile sulla 500, formavano una "scalinatura" che provocava non di rado la perdita della targa.



L'Isolotto, protagonista assoluto di questo primo mese del 2012 treggistico, ci riserva infine una gradita trasferta pugliese, tra il Tavoliere e il Gargano. Questa 500 L foggiana è del 1972.


mercoledì 25 gennaio 2012

La smazzata (6): Maremma cignala, lato laziale



La Numero 2 del TB, la leggendaria Maremma Cignala, ha sempre avuto un...curioso contraltare di là dal confine laziale, dello stesso colore e pure con una targa simile (del 1971); cambia soltanto la zona della città, ma altrettanto curiosamente la Viterbese proviene dallo stesso quartiere della Numero 1. Visto che la "Carica dei Cinquini" non accenna a diminuire, chissà come mai avrò sempre trascurato questo Mezzosacco che vedo dalle parti di Gavinana da altrettanto tempo. Beh, non è mai troppo tardi ed eccolo in tutta la sua cignalàggine, quasi a completare una sorta di treggiologia del brigante Tiburzi, tra la Pescia Fiorentina e la Pescia Romana. Sempre Etruria comunque.

La smazzata (5): 2 mezzisacchi al prezzo di 1




A prima vista sembrerebbe una normale 500 di un bel colore giallo vivace e tirata a lucido (è del 1970); la smazzo da un benzinaio dove si trova costantemente esposta (ancora una volta colpisce la regola del benzinaio: le stazioni di servizio sono tra le principali treggiaie fiorentine), e dico "esposta" perché sono anni e anni che la vedo in vendita, con regolare avviso informativo attaccato al finestrino posteriore destro (nella foto in alto lo si intravede). Solo che nessuno la compra, e se da un lato è un peccato perché una vetturetta del genere meriterebbe di scorrazzare per la città assieme ai suoi omologhi canarini, dall'altro mi ha permesso di rimandare fino ad oggi il suo inserimento nel blog dato che sapevo con certezza di trovarla sempre là, costantemente là, eternamente là col suo cartello. Però, non essendomi mai fermato, non sapevo una cosa davvero curiosa e unica di questa macchina. Chi eventualmente se la comprerà, acquisterà infatti due mezzisacchi al prezzo di uno.


Non ci credete? Eccovi serviti. Finora questa è l'unica vettura presente nel TB adornata col suo modellino, preciso uguale identico. Si direbbe quasi...la madre e la figlia, senonché il modellino (cliccare sull'immagine per vederlo meglio) sembrerebbe riprodurre in realtà sua nonna. Esatto fin nei dettagli, reca infatti anche una targa torinese TO 510114 che risalirebbe al 1963. Non è dato naturalmente sapere se si tratti di una finzione o di una cosa reale, vale a dire se con tale targa sia stata davvero immatricolata una 500 gialla; ad ogni modo, il modellino riproduce una 500 già con le portiere antivento, mentre nel 1963 erano ancora generalmente controvento. Propendo quindi per una finzione scenica, ma la cosa non sminuisce certamente la particolarità di questa vettura "a matrioška".



La smazzata (4): Leghornese Blue



Tutti questi post della Smazzata sono, in fondo, l'espressione di un senso di colpa e di una riparazione. Agli inizi del TB avevo fatto propositi da treggialebano: fotografare e postare ogni vettura che trovavo, quasi a cercare di voler documentare ogni vecchia autovettura che ancora si trovasse in circolazione a Firenze e dintorni. Poi i "dintorni" (grazie soprattutto ai collaboratori) si sono dilatati fino ai quattro angoli del globo, e soprattutto è subentrata la pigrizia. Così per questa ennesima Cinquecento annosissima, abbarbicata dalle parti del viale Volta nonostante la sua targa labronica del 1969; e dire che, con Livorno e provincia (Elba compresa!) ci avrei anche un certo rapportino piuttosto profondo. Per la primavera ho tra l'altro in programma un bel Treggia Tour livornese, una giornata intera di "pettinata" della città alla ricerca di tregge marinare; nel frattempo, questa serva da viatico, finalmente entrata a far parte del TB.

La smazzata (3): Targhe e telefoni



Con una targa del genere, non averla smazzata prima, questa 500, equivale a un delitto di leso treggismo; e anche in questo caso di parla di anni d'incontri, dalle parti del cavalcavia dell'Affrico. Il bello è che la targa in questione ha un'altra particolarità: quella di corrispondere esattamente a uno dei curiosi numeri di telefono del posto dove lavoro. Tra targhe e telefoni (ovviamente, solo quelli ancora a sei cifre) esiste un legame particolare: alzi la mano chi non ha mai cercato la targa automobilistica corrispondente al proprio numero di casa! Sul fatto che le 500 siano i principali supporti delle targhe migliori in circolazione, oramai non insisto nemmeno più: da sospettare che, almeno in certi casi, i proprietari abbiano tenuto le macchine anche per le targhe...

martedì 24 gennaio 2012

La smazzata (2): The Horror!




Questo secondo post della Smazzata non può essere altro che dedicato al Colonnello Kurtz, l'amico calabro-parigino che è anche un treggista oramai di lunga data. Nel celebre romanzo di Joseph Conrad Heart of Darkness (in italiano: Cuore di tenebra), il terribile e misterioso protagonista, che poi è giustappunto il Colonnello Kurtz, chiude la narrazione con la famosa esclamazione: The horror! The horror!; e c'è da pensare, forse, che avesse visto proprio questa macchina.

Da anni sta parcheggiata nella strada dove abita mia madre, e ogni volta che la vedo (cioè spesso) ho invariabilmente due reazioni. La prima è di comprensibile ripulsa, del tutto simile a quella del ragionier Fantozzi quando si avvicina per dare un bacetto alla figlia Mariangela; la seconda è la classica resipiscenza del Treggista Negligente (inglese: Negligent Treggist's Resipiscence, tedesco: Schuldgefühl des nachlässigen Treggisten), vale a dire il senso di colpa, seguito dall'impegno a "fotografarla la prossima volta", per non avere ancora inserito nel TB questo automezzo, che è comunque un'autentica treggia, e delle più clamorose e fedeli al vero significato del termine, nonostante la malaugurata ritargatura alfanumerica.

Intendiamoci: la Fiat Ritmo di seconda generazione sarebbe un'orrore in ogni caso, anche se fosse come nuova e tirata a lucido. Qualcosa d'appena un pochino sotto la Duna e perlomeno a pari della Stilo; per un dato periodo, i designer di Corso Marconi avrebbero avuto bisogno di farsi vedere, ma da uno bravo. Però questa vettura che oggi, finalmente, "smazzo" approfittando del mio granitico impegno a documentare le tregge trascurate, è nella fattispecie un esemplare paradigmatico della vettura da lavoro, la macchina da battaglia che serve esclusivamente a tenere e trasportare materiale e attrezzi. Praticamente, un magazzino semovente nel quale rimane esclusivamente il posto di guida. Tutto il resto non conta: sedili divelti, fogliacci ovunque, stratificazioni devoniane di penne Bic esaurite, cadaveri di radioline, cassette stracolme che potrebbero anche coprire la salma della nonna, barattoli di vernice raggrumata serviti per tracciare le pitture rupestri di Altamira e Lascaux.

Va da sé che vetture del genere sono eterne. Esistono da sempre e dureranno per sempre. Qualcuna di esse è sicuramente parcheggiata anche davanti al famoso bar al termine dell'Universo, dato che quel bar ci avrà pure bisogno di una riparazione, o ci avrà lo sciacquone del bagno che non tira, o la macchina del caffè che lo fa al gusto di peperonata. Come ho potuto trascurarla fino ad oggi, questa macchina?...

lunedì 23 gennaio 2012

La smazzata (1): Il T3 delle Sorelle Materassi




Avevo annunciato per il 2012 alcune novità nel TB: ed eccone una, che ho chiamato la smazzata. Non ho deciso né di mettermi a tirare mazzate in mezzo di strada, né di darmi al gioco delle carte (che confesso di detestare abbastanza), bensí mi sono finalmente risoluto a fotografare e inserire tutta una serie di tregge che vedo in giro, sempre negli stessi posti, letteralmente da anni (alcune addirittura da molto prima dell'inizio del TB), e sulle quali non mi ero mai soffermato per vari motivi. Primo fra tutti la pigrizia, corroborata dal fatto che tali automezzi sembrano davvero far parte del paesaggio: mai visti lontani due millimetri dal posto dove sono parcheggiati eternamente. Scatta quindi anche nel Treggista più militante la classica sindrome di Autoblomov: si rimanda sempre a domani. Tanto sono sempre lì. Va da sé che alcune di queste tregge hanno poi combinato l'altrettanto classico scherzetto di scomparire proprio il giorno in cui il Treggista aveva preso lo schwer gefasste Entschluss di fotografarle, e ci si era persino recato apposta. Così, passata la crisi (almeno le crisi treggistiche, quelle, passano...), ho detto "basta" e comincio con quella che probabilmente è la treggia più annosa di tutte: questo T3 (del 1981) "semicamperizzato" che ha messo radici a pochi metri dal luogo dove il grande Aldo Giurlani (più noto come Palazzeschi) ambientò il suo capolavoro Sorelle Materassi, e dove pure fu girato uno storico sceneggiato televisivo con due mostri sacri del teatro italiano: Sarah Ferrati e Rina Morelli (con un giovane Giuseppe Pambieri nelle vesti di quel grandissimo stronzetto del loro nipote). Siamo davvero in un luogo altamente letterario della città, e non per niente il viale Aldo Palazzeschi è a due passi.

sabato 21 gennaio 2012

Color M.


Il ventuno di marzo, esattamente fra due mesi, dovrò recarmi (possibilmente nottetempo) in quella stradina sbagliata dell'altra sera, che a mezzo il verno (frase proveniente dall'antica canzone della Povera Lina) mi ha fatto sentire qualche calore e qualche odore in forma di colore. Nel frattempo, la medesima viuzza dedicata a un remoto pittore dell'empolese regala anche quest'altrettanto remota Fiat Uno, testimone a partire dal suo 1984 dell'artistica orripilanza dei colori Agnelliani. Proprio per questo, e per sottolineare la profonda stima che ho del personaggio, mi è venuto da chiamare il bluastro-violaceo smunto di questa vettura color Marchionne; non crediate quindi che la "M." del titolo significhi qualcos'altro. Ci mancherebbe. E' bleìno o violastro, non marrone. Poi, naturalmente, resterebbe da speculare su come un normale e onorato automobilista abbia potuto scegliere, per la propria utilitaria, un colorino del genere; ma questo attiene evidentemente al libero arbitrio. Il Treggista si limita a registrare; una Uno così antica è comunque ben degna di nota.

venerdì 20 gennaio 2012

Dagli accumuli nel tempo




Non avevo ancora finito di cantare il de profundis al "Museo della Treggia", l'irripetibile Accumulo di via del Salviatino (ora che è stato rimosso, posso anche dire il nome della strada...), che un po' di quel museo si ripresenta, a non lunga distanza. Si trattava evidentemente di una treggia di quartiere che ci permette di seguire un po' l'evoluzione di un Mezzosacco nel tempo. Il rosso Cinquino pisano del 1969, a suo tempo beccato nell'Accumulo del Salviatino una torrida domenica d'agosto del 2009, agli inizi del TB, ha un po' subito gli acciacchi dell'età, in questi due anni e mezzo. La targhetta posteriore "Fiat 500 L" si è persa chissà dove, le condizioni generali della carrozzeria sono un po' peggiorate, ma nel complesso se la cava sempre bene. Comunque sia, ogni 500 arriverà a cent'anni. Questo dev'essere ben chiaro!

Proletariato




È un TB decisamente proletario, quello di quest'inizio del dumiladòdici: tregge perlopiù molto comuni, 500 e Maggiolini a sfare. Nell'attesa di ricominciare a inserire le collaborazioni (no, non me ne sono dimenticato né ho mai avuto alcuna intenzione di eliminarle, lo sappiano tutte le amiche e tutti gli amici di questo blog), mi sono occupato, dopo la crisi, di ristabilire le tregge "autoctone", quelle trovate in giro dal sottoscritto dopo che per un po' la cosa sembrava essere letteralmente svanita nel nulla. E così, ad esempio, sono tornato a rivolgermi agli accumuli storici, vale a dire ai luoghi cittadini dove l'esperienza mi ha dimostrato la maggiore incidenza di tregge. Questo qui, in prossimità di un famoso carrozziere che è uno dei templi della riparazione di autovetture fort âgées, ne è tra i principali, sebbene i solerti addetti alla rimozione abbiano, purtroppo, provveduto a eliminare quell'autentico museo della treggia che era l'inizio di una stradina adiacente. Ma gli Accumuli per vocazione non tradiscono mai: qualcosa c'è sempre. Come questo Maggiolone, che offre anche un esempio di targa particolare con lettera e che ci fa vedere come ancora in pieno 1983 il Typ 1 fosse una vettura ben presente e ben venduta. Pensare che, nel 1983, avevo vent'anni esatti. Meglio non pensarci, e tirare avanti nel miglior modo possibile...e senza dirsi troppe volte che anch'io sto diventando una treggia bella e buona. Senza nemmeno la targa.

mercoledì 18 gennaio 2012

Isolotto rules





Il Treggia's Blog, vecchie auto a Firenze, è in realtà diventato una specie di "internazionale della Treggia"; e lo rimarrà, statene pur certi. Ma la sua riscossa, e non poteva essere altrimenti, parte dal quartiere natìo. In questi ultimi tempi, l'Isolotto sta sfornando tregge una dietro l'altra, quasi si fossero concentrate qui a fare al Treggista il classico discorsino di Maometto e della montagna. Fatto sta che, l'altro giorno, una treggia assolutamente degna di nota come questa, una Fiat 1100 di ultima generazione (del 1967), mi è persino sfilata davanti fermandosi miracolosamente dopo pochi metri, di fronte all'ufficio postale. A bordo, due anziani assolutamente arzilli, marito e moglie presumibilmente, rimasti fedeli da 45 anni (!!) a quell'autovettura. Quasi quasi mi vedo la signora dire al marito: Guai a te se la cambi! 'E ci so' troppo abituaha e gni voglio bene!

martedì 17 gennaio 2012

È primavera





È successo così. Poche sere fa, ero a mangiare da un'amica, ed è un'amica che i Treggisti conoscono bene: si fa chiamare Dora, anche se non è quello il suo vero nome, e sin dagli inizi del TB è una delle più assidue segnalatrici di tregge. Il fatto è che non si è mai procurata una fotocamerina che sia una; altrimenti sarebbe an accomplished treggist, parola mia. Ogni tanto ricevo da Dora un messaggino SMS che mi segnala i suoi avvistamenti, e faccio rotta sulle coordinate che mi ha indicato. Ma Dora ha un'altra caratteristica, assolutamente unica: possiede infatti la capacità di influenzare il reperimento di tregge con la sua presenza. Si va qui, naturalmente, nel soprannaturale; ed è bene ricordare che il Treggista Militante®, anche se ostentatamente razionalista e scettico, quando si passa nel campo delle tregge diviene all'istante un concentrato di ritualità, scaramanzie, superstizioni e misteri tale da far impallidire Voyager. Ma il fatto è che, ad esempio, la famosa serata dicembrina della stradina insignificante dove ho reperito tre tregge che hanno salvato me e il TB da una crisi che pareva irreversibile, ero a cena in una pizzeria proprio con la Dora; e l'altra sera, appena uscito da casa sua...ma andiamo per ordine.

Dora abita in un posto bellissimo e piacevolmente inquietante. Stradine suburbane antichissime, ville stupefacenti, boscaglie fitte, casette in fila, lampioni nella nebbia, conventi abbandonati, muri alti ai lati, giardini nascosti. Per andare da lei, e per tornarmene via, potrei benissimo fare delle comode strade, comode quanto anonime; come accade spesso a Firenze, dei luoghi di fantasmagorica bellezza confinano immediatamente con la periferia più squallida, specie vicino alla Piana violentata. Si passa dall'unico al mondo all'orrore nel giro di pochi metri. Va da sé che il sottoscritto si rifiuta di passare dalle comode strade fin quanto gli è possibile; s'impelaga nei labirinti anche ad ore impensabili, e bisogna conoscerli davvero bene. Capita però anche al Treggista Militante® qualche défaillance; l'altra sera, insomma, ho sbagliato strada. Ho girato a destra nella strada prima di quella che avrei dovuto prendere; e mi sono ritrovato in un bel cul-de-sac. Senza possibilità di fare manovra: marcia 'ndrè, insomma. E proprio mentre ero impegnato in un'interminabile retromarcia, ecco che mi si para davanti la Primavera. Tutto questo non è soprannaturale? Perlomeno, è il soprannaturale che m'interessa. Non mi importa un fico secco della profezia Maya, di John Titor, dei Templari e di Rennes-le-Château, ma di trovare una treggia del genere doroinfluenzata, sì.

Una nottata a dir poco polare; quattro o cinque gradi sotto zero, un venticello diàccio da congelare il midollo dell'ossa, il buco più profondo dell'inverno: gennaio. Con tre maglioni addosso uno più peso dell'altro. Eppure, la primavera lontana, per tramite della Dora, ha voluto mandarmi un segnale nella notte. E, aggiungo, questo segnale non poteva essere rappresentato altro che da un T2 addobbato con palmizi, nuvolette, fiorelloni, col sole, con l'arcobaleno splendente. Un delirio che mi ha fatto alzare la temperatura interna di parecchi gradi, e commosso quasi fino alle lacrime. Nel buio più buio, in una strada deserta e spettrale presa per sbaglio. La Primavera che fa irruzione nel gelo e lo spazza via. C'è stato, poi, da ributtarsi nell'invernaccio per tornare a casa, e da uscire da quelle strade del tempo sospeso sul limitar della foresta; occhi invisibili mi guardavano, e facevo parte d'una congrega di spiriti immersi nel nonsenso del calore prossimo, inesorabilmente, a venire.