martedì 31 maggio 2011

La storia nascosta






Ci si avvicina a gran passi al secondo anniversario del Treggia's Blog (che sarà domani, con gran festa) e ho proprio voglia di cominciare a raccontarlo con una storia mirabolante, o quasi.

La vedete questa macchina parcheggiata tranquillamente in solitaria in quella che ha tutta l'aria di essere una zona pedonale? In effetti, lo è; così come si nota, sul parabrezza, il contrassegno dei disabili. Evidentemente, questa non è soltanto una treggia; è il mezzo che tiene un essere umano in difficoltà legato all'esterno, al potersi muovere, ad una parte importantissima della vita. Il fatto che possa legalmente parcheggiarla sotto casa in una zona pedonale ne è testimonianza precisa, e mi piace pensare che la vecchia Giardiniera, se proprio non sarà eterna, si sia assicurata un posto nel paradiso delle Tregge.

Sono anni e anni che la vedo; fa parte di quelle che chiamo le Pretregge, le tregge fiorentine che vedo da una vita; e l'ho vista sempre lì, parcheggiata in quel tratto di zona pedonale. Quando è nato il TB, è stata una delle primissime che mi son detto d'andare a fotografare, perché -come mi è capitato a volte di dire- il TB sarà nato sí il 1° giugno 2009, ma ha una preistoria lunghissima. Me ne sono andato per anni all'estero, e è stata sempre lì, la Giardiniera; sono tornato ed era ancora lì; ho fabbricato il TB, e un bel giorno sono andato dove la avevo sempre vista. E non c'era.

Poco male, mi son detto; il legittimo proprietario sarà fuori, del resto una vettura serve a quello e pazienza, sarà per la prossima volta. Così, un altro bel giorno, trovandomi in zona ho pensato di tornare a fotografarla arcisicuro di trovarla; e come sarebbe potuto essere altrimenti? C'era sempre stata, faceva quasi parte del paesaggio, e non era questione che non stesse nel TB; e, zàc, non c'era nemmeno quella volta.

Ho cominciato a recitarmi la solita litania: è caratteristica assai tipica delle pretregge quella di farsi vedere per anni quando non le si cerca, e di scomparire invece quando le si cerca. Doveva senz'altro essere così, e mi sono recato una terza volta in quel posto senza nemmeno prendere in considerazione l'idea che non ci fosse; e non c'era nemmeno quella volta. Cose spiacevolissime mi si sono affacciate alla mente, e non solo di natura squisitamente automobilistica; poi, un bel giorno, parlando con la Dora costei mi dice d'avere visto una bella treggina in ******. Le faccio: Ma non è mica una Giardiniera beige targata FI 61 eccetera? Proprio lei. Allora c'era. Esisteva ancora. Si stava facendo desiderare, e lo ha fatto fino a pochissimi giorni fa. L'ho presa a tradimento, mentre era parcheggiata nel solito posto dove la vedevo da vent'anni (eh sí, vent'anni!); e stavolta non ci sono stati cristi. Eccola.

Una storia nascosta; però stavolta non ho voglia di tirare la moralina finale. Chi volesse, ce la mettesse lui; del resto, non so neanche quanti davvero si ostinino a leggere i commenti, i raccontini e le storielle che da due anni a questa parte accompagnano fotografie di vecchie automobili. Però, magari, sono loro che, in realtà, raccontano qualcosa.

lunedì 30 maggio 2011

Come funziona un inseguimento



Il 2011 delle Tregge perdute e ritrovate prosegue con questo bellissimo Typ 1 per il quale non c'è bisogno di link all'anno di immatricolazione: sembra infatti che le Tregge udinesi in circolazione a Firenze (e presenti nel blog) siano tutte del 1965, tutte targate UD 11... e tutte verdi. Volendo, il Treggismo Militante® ha parecchi punti in comune con la Cabala.

Treggia perduta-e-ritrovata, dicevo; sí, perché il Tipo 1 "pre-Käfer" furlàn mi era già sfilato sotto il naso almeno un paio di volte, e sempre "in zona mia". A questo punto, però, è bene spiegare che cosa esattamente significhi "sfilare sotto il naso" nel gergo del Treggista. È la situazione maggiormente generatrice di mòccoli che si possa presentare: la vettura che ti proviene in senso opposto, sull'altra corsia, senza nessuna possibilità né di beccarla al volo né di mettersi dietro all'inseguimento. E se non c'è il caso fortuito che si fermi per qualche motivo, è persa; questo, giustappunto, era sempre avvenuto con questa sfuggente e circolantissima autovettura. Fino a pochi giorni fa, quando l'ho vista sì sempre in giro; ma, stavolta, ero dietro. E è scattato l'inseguimento. Il Treggista Militante è spesso costretto a decisioni in un picosecondo; o si va, o non si va. Sfoderamento della Kodak, accensione, guida con una mano sola e che Iddìo (de' Bivi) ce la mandi bòna.

Come funziona un inseguimento? Prima di tutto, non bisogna mai demordere, nemmeno se non c'è il classico semaforo rosso (uno dei più preziosi alleati che si abbiano). In questo caso, verde era la macchina e verdi tutti i semafori; e, allora, le prime due foto che ho scattato erano di questo meraviglioso tenore, che credo non spiacerebbe ai padri del Surrealismo:


Foto 1: Vista su rotonda e casermone con tetto di Tipo 1

Foto 2: Stile curva parabolica 24 Ore di Le Mans '72

Di solito elimino i "tentativi" effettuati durante un inseguimento, anche perché si tratta generalmente di fotografie raffiguranti caviglie di scooteristi, fogliami d'alberi spelacchiati, cartacce di Kinder Bueno sul marciapiede, manifesti della XII Sagra del Tortello e via discorrendo; però, stavolta, mi sono accorto che tali tentativi esemplificavano alla perfezione quel che davvero avviene durante un inseguimento treggistico. Poi c'è stata una via trafficata che ha rallentato la circolazione e che mi ha permesso di prendere le due foto "ufficiali", quelle che si vedono in alto.

venerdì 27 maggio 2011

Per farsi perdonare





Sí, sí, lo so che è da parecchi giorni che il TB non viene aggiornato; qualcuno, forse, mi avrà dato per disperso (stappando per questo una bottiglia di spumante del Lidl, purissimo Asti Sant'Angelo a Lecore), oppure stiacciàto sotto una De Dion Bouton del 1914; e invece, ahimé, assai più volgarmente ho passato uno di quei perioducci a base di lavoro e di altre magagne (compreso il raffreddore fuori stagione preso proprio quando ha cominciato a fare 35 gradi, grazie alle maledette arie condizionate dei supermercati e d'altri luoghi di perdizione). Insomma, ci ho qualcosa da farmi perdonare da parte di tutti gli aficionados del TB (legioni, come ben si sa) e comincio immediatamente a farlo proponendo gli ultimi arrivi. Che sono parecchi, fortunatamente!

Ed ecco quindi questa bizzarra vettura -purtroppo ritargata, anche se oramai le targhe alfanumeriche della prima serie stanno diventando abbastanza rare. La quale è una sorta di mistero che chiamo altri a risolvermi; secondo la placca apposta dovrebbe trattarsi di una Fiat 1500, ovviamente di un qualche modello coupé o spider, ma le ricerche si sono rivelate finora infruttuose (e lo rimarranno, almeno fin quando il signor Gògol, come lo chiama uno che fa il primo ministro, non inventerà un sistema per la ricerca di immagini a partire da fotografie!). Si tratta probabilmente di una "variazione sul tema" di qualche carrozziere tipo Ghia, ma naturalmente non posso averne la certezza. Insomma, come si suol dire, a volte l'unica parola possibile è Aiuto! Da notare comunque i fanali posteriori, che ricordano terribilmente quelli della 850 coupé; pur sempre di una Fiat si tratta!

giovedì 19 maggio 2011

Appaloosa, dé!





Questa vettura è un antidoto. Specialmente a quei fuoristrada (e non parlo, qui, soltanto dei SUV) che fuori ci sono finiti soltanto nella testa di chi li ha comprati (svenandosi), ammorbando le città e soprattutto senza mai aver conosciuto un filo di fango sparato da una pistolina ad acqua. Questo qui, invece, è fango vero, d'onorato servizio e senza essere mai stato tirato via nemmeno per sbaglio. Fango di campagne, di cavalli, di boschi; e così sia. Appaloosa dé, vien da dire guardando la targa! Davvero qualcosa che roves the land, non un capriccio modaiolo.

domenica 15 maggio 2011

Donne, 'e c'è Pòrvere!




Molti anni fa, la sede RAI di Firenze mandava in onda un indimenticato programma radiofonico, Il grillo canterino, che proponeva tutta una serie di personaggi caratteristici tratti dalla Firenze popolare: e così c'erano Gano, i' duro di San Frediano, la Sora Alvara Girelli Bucalossi (interpretata dalla grande Wanda Pasquini) ed altri. Tra questi altri, c'era anche Pòrvere, un rigattiere che sicuramente sarebbe andato in sollucchero davanti a questa polverosissima Alfasud Sprint 1500 del 1980, tenuta in una specie di spiazzo sotto una terrazza condominiale in una cittadina nei dintorni di Firenze. Sul lunotto posteriore ci vorrebbe un bulino da incisore per scriverci il classico "Lavala!"; e anche sul resto della vettura, diciamo con un eufemismo che non basterebbe un panno. Come minimo bisognerebbe passarla al Rotowash, insomma. Donne, 'e c'è Pòrvere!, gridava il divertente personaggio del Grillo; ma, fortunatamente, qui non c'è nessun rigattiere, o robivecchi che dir si voglia. Polvere o non polvere, sono ragionevolmente certo che questa macchina va ancora in moto al primo colpo, nell'attesa che strati di polvere ancor più fitti coprano SUV, suvvoni, suvvini e compagnia bella.

sabato 14 maggio 2011

El horror de España


A vederla, sembra una specie di "collage" tra vari modelli Fiat; un po' una 126 e un po' una 127, in particolare. In realtà, era una 850 ridisegnata (male), un discreto orrore che la Fiat, con squisito savuarfèr, destinò tra il 1974 e il 1982 ai mercati meno esigenti. Nonostante l'aspetto, che risulta senz'altro familiare, vederne un esemplare in Italia, dove non fu mai importata, è cosa più unica che rara; ci è riuscito il nostro amico Fabrizio da Genova.

Si tratta della Seat 133, ed era prodotta in Spagna dalla SEAT negli stabilimenti di Zona Franca (la località, in Catalogna, si chiamava proprio così). Con tale marchio era commercializzata in Spagna e in Portogallo, mentre in Sudamerica (altro mercato meno esigente) era nota come Fiat 133. Fondata totalmente sulla meccanica della 850, aveva un esterno che riuscì miracolosamente a coniugare il peggio della 126 con il peggio della 127. Come si legge nell'articolo Wikipedia, aveva interni di modesto livello estetico e abitabilità non eccezionale. Insomma, come dire, un autentico troiaio che, infatti, ebbe scarso successo persino nei mercati meno esigenti cui era destinata.

In Italia, che invece è un mercato esigentissimo come si può osservare dalla Duna, dalla Stilo e da altri modelli Fiat, non venne, come detto, mai importata; non risulta alcuna importazione ufficiale, a parte qualche esemplare immatricolato da concessionarie SEAT. Schifezza sí, ma rarissima; e la storia raccontata al riguardo da Fabrizio è esemplare. La 133 qui raffigurata (immatricolata, con una targa veramente notevole, nel 1982) sembra essere di proprietà di un simpatico vecchietto genovese, il quale asserisce fieramente che la vettura è del 1956. Personaggi del genere devono essere salvaguardati al pari delle loro autovetture; mi sembra quasi di vederlo mentre va a fare la spesa a bottega, o al circolino a giocare a carte, a bordo di una macchina di cui forse non è rimasto in circolazione che quell'unico esemplare. A giro per Genova a bordo dell'Horror de España, e cercando magari di sbolognarla a qualcuno per una cifra iperbolica (Belìn....a l'è unn'a macchina doû çinquantaxè...!).

Da notare due particolari: il primo è che monta il paraurti di una Citroën, sicuramente reperito da qualche sfasciacarrozze. Il secondo, invece, testimonia dell'eccellente clima genovese, dove splende sempre il sole: la vettura è infatti priva di tergicristalli. Oddìo, magari però qualche volta pioviscola pure a Genova...



mercoledì 11 maggio 2011

Chiamate Piacenza 180101



A dire il vero io non l'ho chiamata affatto, e neppure la Piasintëina che stava guidando il suo autotreno automezzo a GPL in un tardo pomeriggio dello scorzo mese di marzo; però, anche senza chiamate, è stato comunque un bel colpo beccare questa Autobianchi A112 (del 1975) che percorreva con piglio da competizione un vialone della città lomb emiliana. Le foto al volo si sono imposte, anche se la luce da twilight (no, tranquilli, non ci sono vampiri nel mezzo) e il riflesso del parabrezza non rendono all'àvita utilitaria completa giustizia. Oltretutto, una targa neppur niente male, anche se le manca quel quid per renderla particolare. La cosa che dalle foto non può purtroppo trasparire è la guida assolutamente sportiva del tizio che la mandava: per stargli ragionevolmente dietro, la Piasintëina ha dovuto momentaneamente trasformarsi in pilotëina, insomma. E chi l'ha detto che le tregge non vanno? Questa qui faceva mangiar la polvere anche ai SUV... ma non ai Treggisti che le stavano incollati dietro!

lunedì 9 maggio 2011

La Registrata®




Il 2011 si sta rivelando un anno di gran perdute ritrovate; questa Bianchina qui, ad esempio, mi sarà passata sotto il naso almeno due o tre volte prima che, finalmente, sia riuscito a beccarla nella condizione agognata dal Treggista Militante: comodamente, rigorosamente, fotografandamente parcheggiata. E qui mi si è presentata agli occhi una sua caratteristica che mi era sfuggita le altre volte che pure l'avevo vista: è addirittura registrata®. Con il relativo pataccone (la cui apposizione esterna io vieterei per legge, dato che condanna la Treggia alla musealità perpetua), ma stavolta non dell'ASI: nientepopodimento che del Registro Fiat. Inutile, a questo punto, fare links: basta cliccare sulla terza foto dall'alto per constatare che la vettura n° 2401 di tale registro è questa Bianchina Panoramica del 1968. Ora non resta che immaginarsela senza pataccone storico, e magari nella condizione in cui mi figuro invece un'autovettura del genere: con una bella e maestosa damigiana di vino nel retro, con annesso tubo d'infiasco, e via andare.

domenica 8 maggio 2011

Uusikaupunki Style




Nel post precedente parlavo dei periodi delle tregge; ed eccone un altro esempio lampante. La Saab 96, così chiamata perché il progettista s'ispirò, per la carrozzeria, alle caldaie di un bastimento a vapore del 1896, non è una vettura che s'incontra tutti i giorni (e alcuni, particolarmente maligni, tireranno un sospiro di sollievo); a tale riguardo si legga la perfetta descrizione fattane dal mitico Autodimerda. Mi è capitato di incontrarne una (per la quale ho persino fatto un raid notturno...ma cosa avete capito, per fotografarla, non per distruggerla!) non molto tempo fa, vicino a casa mia a Firenze; recatomi poco dopo a Piacenza (indovinate da chi!), durante la più classica delle gite domenicali eccone, zàc, un'altra. Dello stesso colore, e sicuramente una delle ultime (è immatricolata nel 1981, quando la produzione era cessata -in tutti i sensi- nel 1980). Dicono che ebbe smaglianti successi sportivi, particolarmente nelle corse con le vasche da bagno, e non oso metterlo in dubbio; veniva costruita in Finlandia, in un posto chiamato Uusikaupunki (vale a dire "città nuova" in finlandese, segno inequivocabile che ce ne sono anche di vecchie). Dalla sua linea ineguagliabile sembra che la Nokia abbia tratto i primi telefoni cellulari destinati ai fiorenti mercati del Tagikistan e del Sangiaccato, che peraltro i locali utilizzavano anche come carretto a mano. Resta la consolazione che, dei due esemplari della Saab 96 inseriti in questo blog, nessuno dei due è targato Firenze; ci abbiamo sicuramente i nostri difettacci, ma almeno un po' di gusto ci è restato...

Fúlvíusaga hin Písanska og einlituð






Non di rado, le tregge vanno a periodi; e questo sembra essere il periodo delle Fulvie berline. Dove mi muovo, ne trovo una; dalla piazza antifascista al più classico benzinajo (e sulle tregge dai benzinai sto meditando di istituire una categoria apposita). Insomma, una vera e propria saga delle Fulvie; e poiché i legittimi titolari delle saghe sono gli islandesi, il titolo di questo post è un tributo a quella bizzarra, bellissima e lontana isola (detta anche, peraltro, Sögueyja, ovvero "isola delle saghe"); ne sarà, spero, contento il buon Colonnello Kurtz. Data la targa, il titolo significa infatti, alla lettera: Saga della Fulvia pisana e monocroma. I lettori più attenti del TB avranno notato che le Fulvie presenti, a partire dalla prima del 1° giugno 2009, sono tutte del medesimo colore; quasi s'immagina che altri la Lancia non ne abbia previsti. Il termine saga, vale a dire la parola islandese più nota al mondo, ha un'origine semplicissima: significa "cosa detta", "raccontata", ed è derivato diretto del verbo segja ("dire"), corrispondente perfetto del tedesco sagen e dell'inglese say; vado qui a ripescare da un'altra mia era, quando mi occupavo di tutt'altre cose ma pur sempre con un occhio alle vetture che allora erano un po' meno vecchie di ora. Tempus fugit, ruit hora.

sabato 7 maggio 2011

Back in Treggiaia



Il Treggista ritorna a volte sul luogo del delitto; figurarsi poi quando è accompagnato nientepopodimento che dalla Piasintëina e da Cristina la Meharista. Una specie di Tris d'Assi, insomma; e, nel nostro peregrinare per i dintorni di Firenze (sempre, ovviamente, con gli occhi assai vigili e la Codacchina pronta), ad un certo punto la macchina è come andata da sola. Bisognava tornare alla Treggiaia. Uno dei principali luoghi storici del TB: 3 giugno 2009, quando il blog aveva solo tre giorni. Una serie di post dove, tra le altre cose, spiegavo esattamente l'uso popolare del termine treggia per indicare una vecchia autovettura, ed anche che cos'è una vera treggia nelle campagne toscane (cosa che, fra l'altro, consiglio di andare a vedere a chi capitasse per le prime volte sul TB senza averlo seguito fin dall'inizio). Credo di aver, come dire, popolarizzato questa parola anche in posti lontanissimi dalla Toscana; ogni tanto bisogna pure che spenda i miei due centesimi di orgoglio.

Alla Treggiaia, che poi -e ora lo posso dire- si chiama La Romola, e dove tutti gli ex-ragazzi della mia età dovrebbero andare almeno una volta per mettere un fiore sulla tomba di Benito Jacovitti (munita regolarmente di lisca di pesce sulla lapide, giuro), ci siamo arrivati in una radiosa mattinata d'aprile per constatare immediatamente le sue sonnacchiose abitudini di tranquillo paese di campagna: negozi che chiudono alle 11 del mattino, bar chiusi, poca gente in giro e un invito alla nanna che aleggiava poderoso. Nel piazzale del paese, dedicato al Tramonto e a una famiglia intera che fu vittima di un attentato inutile e vigliacco (che purtroppo ho visto coi miei occhi), Treggiaia ci ha voluti però accogliere da par suo; e il par suo non poteva che essere una treggina bella fresca fresca, questo Mezzosacco del 1967 che se ne stava pure lui, presumibilmente, a ronfare senza posa, parcheggiato accanto a un SUV dove sarebbe tranquillamente potuto entrar dentro (si veda la prima foto in alto).

Ma, naturalmente, se il Treggista va a Treggiaia, va subito a cercare un dato automezzo, vale a dire la Supertreggia. Proprio lei, al tempo stesso autentico simbolo della Romola e del Treggia's Blog. A distanza di due anni, rimane uno degli automezzi che più incarnano il concetto autentico di treggia, e per di più a Treggiaia...come dire, la Storia che si perpetua. Però, stavolta, ho avuto un sobbalzo. Alla Romola ci andiamo abbastanza spesso, io e la Piasintëina; e non ce n'è stata nemmeno una in cui la Supertreggia non fosse parcheggiata sul piazzale. Questa volta, invece, non c'era. Per un istante ho temuto il peggio: mi sono visto biechi sfasciacarrozze, orribili presse, funesti smontaggi. Per fortuna, quasi subito, Cristina la Meharista mi ha detto: Ahò, Riccà, ma cerchi a quella...? Era lei! Spostata esattamente nel posto del trattorino, vale a dire della TREGGIA (l'unico mezzo che, finora, abbia meritato le maiuscole). La qual cosa mi ha permesso finalmente di fotografarne il retro (con relativa targa posteriore), cosa fino a quel momento costantemente impedita dal parcheggio "di culo" nel piazzale:



Insomma, finalmente la Supertreggia è nel TB in tutta la sua completezza. Ancora permane, e permerrà, il mistero di che cosa effettivamente nasconda sotto il telone verde che non viene rimosso, probabilmente, da un paio di secoli: oramai mi sono fatto tutte le ipotesi possibili, da semplici attrezzi da lavoro al grande Cthulhu (e, in effetti, se Lovecraft avesse potuto vederla non avrebbe mancato di scrivere Tre Treggia out of time).

Il resoconto della nuova puntata a Treggiaia sarebbe finito qui, se non fosse per un'appendice di non poco conto, una di quelle cose che davvero fanno non soltanto un grande piacere, ma anche danno la soddisfazione che deriva dal mettere a disposizione di tutti ciò che si fa per passione.

Vi ricorderete (e se non ve lo ricordate, basta andare a leggere i post linkati) che, all'epoca, mi ero arreso: non sapevo esattamente di quale modello esattamente si trattasse. Proprio ieri sera, sul tardi, ricevo il seguente messaggio SMS, che sono lieto di riportare nella sua interezza:

"Ciao Riccardo, complimenti x il tuo blog, veramente meraviglioso. Io sono di Montepulciano, Siena. Allora, il camioncino rosso di cui non sapevi il modello è un Fiat 615 del '64, ne ho uno sempre parcheggiato vicino casa accanto a una Giulia Super del '74. Saluti, Francesco."

Ecco, mi sono detto: Questo è veramente il TB. E Francesco di Montepulciano lo vorrei non soltanto ringraziare di cuore (sia per le belle parole che mi ha scritto, sia per la notizia che mi permette di accrescere le mie conoscenze), ma anche pregarlo di un favore, e fargli una promessa. Il favore sarebbe quello di fotografare sia il Fiat 615 sia la Giulia Super, e di mandarmi il tutto perché avrebbe un posto d'onore nel TB. La promessa sarebbe quella di fare una bella gita a Montepulciano, storica e bellissima cittadina di vino sopraffino e di gran tregge parcheggiate accanto! Per l'intanto, gli mando un abbraccio e ancora un grazie!

giovedì 5 maggio 2011

Il fuoco la deve avere risparmiata



Come informa Fabrizio, questa Fiat 1100 è del 1967. Mancava quindi un anno esatto al fatidico 1968; quello che un altro Fabrizio, sempre di Genova, ebbe a cantare qualche anno dopo in un album che raccontava la storia di un impiegato. Un album dove proprio la 1100 assurge a simbolo del piccolo borghese, nella Canzone del maggio:



Insomma, ecco qui una delle 1100 risparmiate dal fuoco; e, pur essendo tuttora e decisamente dalla parte dei cuccioli del maggio, come Treggista non posso che rallegrarmene!

Regenwagen





No, non c'è niente da fare: come le Ferrari, le Porsche mi stanno antipatiche. O meglio: per tutti gli sforzi che io faccia, non mi riesce di trovarvi nulla di autenticamente attraente. E così, va a finire che solo ora mi decido a mettere nel blog questa autovettura, che risale (come si può facilmente osservare dalle foto) ad una piovosa notte dell'inverno appena trascorso. Bella, bella, sì; ma non mi riesce proprio imbastirci nulla sopra, a parte il titolo tedesco; e forse sarà meglio passare ad altro, una volta espletato l'elementare dovere di inserire una macchina per la quale, comunque, mi sono fermato.

mercoledì 4 maggio 2011

La n° 21 e il mal di denti





La targa napoletana di questa vettura si addice bene al momento che sto passando: addà a passà 'a nuttata. E mi sa che sarà lunga, questa nottata, a causa dell'atroce mal di denti che mi è preso qualche ora fa, all'improvviso, e che non accenna a passare nonostante il Brufen e l'antibiotico. I mal di denti più terribili, come si sa, prendono sempre nelle ore serali, quando i dentisti sono belli chiusi; e poiché i dentisti sono una delle più potenti caste che esistano in questo paese, esentati come sono dal prestare servizio pubblico (con la conseguente inesistenza di un qualsiasi pronto soccorso odontoiatrico notturno), bisogna aspettar mattina visto che di dormire proprio non se ne parla. Ci sono odontoiatri, peraltro, che millantano servizi 24 ore su 24: in occasione di un precedente mal di denti, lo scorso anno, ho provato a rivolgermi ad uno di questi, ovviamente alle 2 di notte. Mi ha risposto la segreteria di un cellulare invitandomi a "lasciare un numero per essere ricontattato"; cosa che è avvenuta sì, ma alle 9 del mattino quando già il dente me lo ero cavato da solo, con le dita, in bagno davanti allo specchio. Mi si scusasse lo sfogo sicuramente "non in tema"; ma almeno, in mezzo al dolore senza tregua, mi sono...cavato 'sto dente (in senso metaforico, almeno per ora; ma chissà che non debba rifarlo in senso proprio).

La funzione palliativa della Treggia non deve essere quindi sottovalutata (così come di qualsiasi altra cosa che occupi la mente). L'Alfa Romeo GT 1300 che vedete, con tanto di "numero 21" sulle fiancate, propone in effetti parecchi spunti. Prima di tutto la targa quadrata farlocca: l'immatricolazione è infatti del 1986, anno in cui, a Napoli come nel resto d'Italia, già addirittura venivano già fornite le targhe bianche. Si tratta probabilmente di una reimmatricolazione (la macchina è probabilmente della fine degli anni '60 o degli anni '70) con il vezzo della finta targa "d'epoca" -vezzo comunque del tutto legittimo e sancito dal legislatore; nel TB ne abbiamo già visto qualche caso, come ad esempio questo.

Da dire anche che si tratta di una "Treggia ritrovata", e in tempi rapidi: nemmeno 15 giorni prima, infatti, mi era sfuggita (più o meno nello stesso punto) perché ero impegnato in una telefonata che non potevo lasciare per scendere a fotografare. In questo caso il destino è stato benigno, e mi piace sottolineare che il ritrovamento è avvenuto proprio mentre andavo a prendere alla stazione centrale Cristina la Meharista. Si vede che il suo spirito già aleggiava!

Per ultima cosa, vista la napoletanità dell'autovettura, non poteva mancare il riferimento alla Smorfia; ed è un riferimento che fa immaginare bollenti avvenimenti a bordo (vista anche la zona propizia ad appartarsi). Il 21, infatti, è 'a femmena annura (la donna nuda). Ecco, insomma, ora le ho dette proprio tutte e mi tocca ributtarmi a pieno regime nel mal di denti. Bisognerà che ne escogiti subito un'altra!

martedì 3 maggio 2011

Da Matera con colore




Ben venga maggio, cominciato un po' col sole e un po' con la famosa pioggia che fa belli (anche se, a rigore, io rimarrei volentieri anche brutto come sono, ma col bel tempo). E bel tempo ispira questa Golf turchese, doppiamente rara. Rara per la griglia anteriore col doppio faro rettangolare; e rara per la targa materana. Matera, come Rieti, Oristano e Isernia, è una di quelle province che rendono felice il Treggista cacciatore di targhe; come suole dire, di macchine targate Matera ce ne sono poche anche a Matera stessa. Figuriamoci trovarne una in quella strada dietro casa sua, quella strada dal prodigioso nome di via Torcicoda (un nome del genere dovrebbe di per sé rappresentare un'attrazione turistica per l'Isolotto, magari coi cartelli stradari tradotti nelle principali lingue: Tailtwister Road, rue Tord-la-Queue, Schwanzkrümmerstraße...

Targa a parte, non posso celare l'allegria che, in una giornata di bel sole, mi ha messo una vettura colorata come questa. Il Treggista è fondamentalmente un cromòpata: certe verniciature hanno il potere di esaltarlo, così come certe altre hanno quello di deprimerlo. Si parla naturalmente soltanto di vecchie autovetture: quelle nuove non sono neppure prese in considerazione. In questo caso si passa tranquillamente sopra all' "antipatica" Golf: dopo un bel po' di anni le antipatie si stemperano volentieri. È, questa, una delle caratteristiche salienti, e più gradite, del tempo che passa.