lunedì 13 gennaio 2014

L'ultimo sole



Era l'ultimo sole dello scorso autunno, di un autunno rimasto quasi estate fino a metà novembre. Non ci si capacitava quasi, a viaggiare in maglietta o, al massimo, in camicia quando la stagione avrebbe voluto ben altro vestiario.


Pareva quasi strano che una Golf Cabrio, parcheggiata a cento metri da casa, se ne stesse là con la capote alzata; avrebbe potuto far la cabriolè tranquillamente, senza pericoli di polmoniti. Avvicinandomi per fotografarla, provai a toccare la carrozzeria: non dico che bruciasse come in agosto, ma era bella calda. "Duràlla...", mi dicevo; poi è arrivato il freddo, e io le macchine che emanano calore me le lascio tutte per l'invernaccio pieno...


Esisterà tipo di persona più legata al variar delle stagioni del Treggista Militante®? Ne dubito; la sua vita par tutta un lunario. E così s'attende la lontana primavera, che sembra esser del resto la stagione di questa vettura immatricolata il 18 maggio 1981.

Fantasmi



Non è una foto questa, che mette allegria. Fantasmi nel fango di una strada invasa dall'acqua e dal fango oleoso; inutile pretendere che si leggano targhe o quant'altro. In primo piano, una Fiat 1500 che sembra quasi ancora in condizioni accettabili; più in là, una Renault 4 che, invece, reca su di sé tutti i segni dell'alluvione e, in particolare, quello della nafta. Più che l'acqua d'Arno, fu la nafta dei depositi e degli impianti di riscaldamento (allora tutti centralizzati e a gasolio) che  "ammazzò" il parco macchine fiorentino. Sopra la R4, accatastata, una vettura imprecisata.

La R4 testimonia comunque della popolarità di cui l'utilitaria francese godeva già in anni lontani, a Firenze e in tutta Italia; specialmente grazie alla sua capienza. Si può tranquillamente affermare che la R4 era presente a Firenze già dai primi anni '60, cui deve peraltro risalire questo esemplare completamente rovinato.

giovedì 9 gennaio 2014

Il Salviatino non si arrende




Un tempo esistette la Treggiaja del Salviatino, una delle più incredibili distese di tregge mai viste a Firenze. Tutto il lato sinistro (alberato) della breve porzione di via del Salviatino appartenente al comune di Firenze (il confine con Fiesole è dopo pochi metri), luogo storico dato che vi avvenne, il 15 aprile 1944, l'esecuzione del fascista Giovanni Gentile da parte dei GAP fiorentini, era infatti occupato da un accumulo di tregge senza pari, di cui mi accorsi una rovente e deserta domenica d'agosto del primo anno del TB. Poi se n'è, purtroppo, accorto anche il Comune, che ha provveduto a rimuovere tutte quelle strabilianti vetture; sono particolarmente lieto, quindi, di aver testimoniato appieno dell'esistenza di quella storica e irripetibile treggiaja.

Ma il Salviatino è comunque ben lungi dall'arrendersi. Il pittoresco angolo formato dal quadrivio tra via Lungo l'Affrico, viale Augusto Righi, via del Salviatino e via del Cantone è rimasto una fucina di tregge, un po' per la sua natura riposta e molto per l'ancora attuale presenza di una Carrozzeria specializzata nel trattamento e nella revisione di vetture d'annata. Ci passo quindi spesso, certo che prima o poi qualcosa trovo. Oramai i carrozzieri si sono abituati alla mia presenza, quando chiedo di entrare un attimo a fotografare una macchina che hanno tra le loro abili mani. Qualche sera fa, ad esempio, c'era questa Mercedes W113, alias Pagoda, ahimè ritargata alla forlivese (la targa è del 1990 e sia l'Agenzia delle Entrate, sia il database dell'ACI non sono in grado di elaborare i dati). Pazienza, anche per la semioscurità dell'ambiente che non rende piena giustizia alle foto di questa bellissima macchina.

Partita doppia nel cortile



La Partita Doppia, vale a dire le due tregge appaiate, è una delle più ambite delizie del vero Treggista Militante®. Ambita perché, ovviamente, rara; e, in questo senso, la città di Genova e i suoi dintorni sembrano essere sempre particolarmente ben fornite (si notino i tre avverbi di fila). Chi se non Fabrizio poteva abbinare (in quel di Quarto, quella dei Mille) la Fiat 124 spezzina, immatricolata il 16 aprile 1970, e la (non comune) Fiat 127 Cinque Porte milanese del 1980? Fabrizio mi sta facendo venire un'autentica passione per i cortili condominiali genovesi; mi sto facendo persuaso che siano delle treggiaje assolutamente uniche al mondo. Un certo suo omonimo, pure genovese, cantava di lui e di un certo cugino De Andrade che, a tarda sera, ci avevano un cannone nel cortile; il Fabrizio nostro, nel cortile ci ha le tregge e, francamente, le preferiamo.

martedì 7 gennaio 2014

Caput Liberum al Piazzale



Poiché ho constatato che persino ner màggico mondo de Titti er Canarino si cominciano a mettere fotografie di vecchie auto e moto, condite con qualche bella ragazza e rivendicazioni di anni e modelli sconosciuti, ho deciso di uniformarmi volentieri, per una volta, a questa moda virtuale. Volentieri perché domenica pomeriggio, al Piazzale, mi sono imbattuto in una specie di mini-raduno Vespistico (forse gli ultimi di un raduno più grande che si era attardato) in mezzo al quale, sulla sua Vespa, c'era questa graziosa conterranea Capoliverese (indi per cui il tutto va anche tra le Tregge Elbane; diciamo elbane in trasferta!). Anno e modello: sconosciuti! (Nuovo & poderoso slogan); o meglio, il modello si conosce benissimo, l'anno del motociclo non sono andato nemmeno a vederlo, e l'anno della graziosa fanciulla mi sembra -fortunata lei!- abbastanza recente da poter fare a meno di andare a controllare sul database dell'Agenzia degli Usci & Ingressi o come cavolo si chiama. 

La quale fanciulla, naturalmente, non se la prenda se dovesse un giorno o l'altro riconoscersi in questa foto. Tutt'altro: trovare un'elbana a Firenze mi fa sempre un gran piacere e tutto ciò deve essere considerato come un omaggio sia a lei, sia al nostro Scoglio in mezzo al mare. Non potevo certo fare a meno di coniugare almeno una volta, sul TB, donne & motori; qualcosa alla tradizione va pur sempre pagato.

lunedì 6 gennaio 2014

INSCO e la Pagodina



INSCO rappresenta probabilmente un unicum tra tutti i "collaboratori fissi" del Treggia's Blog: per sua storia personale e interessi tutto ci si aspetterebbe da lui fuorché si dedicasse a fotografare tregge in tutto il mondo. Perché di tutto il mondo si tratta: dall'amata Asia Centrale, dove una volta ci è mancato poco che ci rimettesse la buccia arrovesciandosi con un trabiccolo in Incognistan, fino al Paraguay e all'Argentina, dal Portogallo ai Balcani. E' andata a finire, certo, che per amicizia (cosa di cui mai lo ringrazierò abbastanza), ha cominciato a fotografarmi certi bizzarri automezzi che incontrava, e dei quali ancora non ho reso pieno conto; però sospetto che, a un certo punto, ci si deve essere proprio appassionato, complice anche la sua signora (una nostra oltremodo antica conoscenza treggistica). Indi per cui, ha cominciato a fotografarle, le tregge, pure a Firenze e dintorni; ad un certo punto, grazie a una Prinz campestre, si è meritato persino una Treggia dei loghi. Insomma, questo "Treggista per caso" deve attualmente essere annoverato tra i più originali contributori alla Causa, anche se spesso ha dovuto fare i conti con la disgrazia di conoscermi (vale a dire: fotografare cose per le quali è partita, implacabile, la mail "Ce l'ho già, grazie").


Per questa qui, però, non è partita nessuna delle mailine di cui sopra. E così INSCO ha beccato la Pagodina, bel bella e bresciana. Poiché l'Agenzia delle Entrate e il Bollonet dell'ACI hanno dato forfait oggi, giorno dell'Epifania, non si può sapere con esattezza quando sia stata immatricolata in origine questa Mercedes W113 in versione 280SL. Dopo la recente ristrutturazione mercedessiana, tutti voi vi sarete abituati alle complesse suddivisioni dei modelli Mercedes; però anche qui vale quanto è stato detto in questi giorni a proposito della Topolino e del Duetto: questa è una "Pagoda", e stop.


Nessun coupé/spider della Mercedes ha mai ricevuto ufficialmente la denominazione di "Pagoda", in mezzo alle teutoniche suddivisioni per progetto e cilindrata (per cui una 280 ha 2800 cc di cilindrata circa); ma per tutti quanti è e resterà la Pagoda, unico caso di automobile cui sia stato denominato come un tempio religioso. Una "Mercedes Sinagoga" non avrebbe funzionato altrettanto bene, temo; considerata la storica tendenza al nazionalsocialismo di tutta l'industria automobilistica tedesca, forse non sarebbe stato manco il caso. Meglio rivolgersi ai lontani e esotici buddhisti.

domenica 5 gennaio 2014

Ossi di seppia



La denominazione di "Duetto" per tutta la gamma delle Alfa Romeo Spider si è tramandata, con una pletora di modelli, dal 1966 al 1993. Praticamente mai, però, la dicitura "Duetto" è stata riportata in una targhetta esterna di riconoscimento: bastava che il nome fosse nell'immaginario collettivo (la stessa cosa, in pratica, avvenuta con le "Topolino"). E nell'immaginario collettivo degli italiani (e non solo), gli spider Alfa ci sono in pianta stabile; queste vetture sono arte dell'automobile, e non c'è nient'altro da aggiungere.

Questa "Duetto", fotografata da Mark B. al Piazzale Michelangelo (e sto cominciando a pensare che ci abbia perlomeno una tenda canadese installata fissa...), con targa romana del 1972 (ma la vettura è ritargata: risulta infatti immatricolata il 1° luglio 1968), è, propriamente, una Alfa Romeo 1750 Spider Veloce. Appartiene alla serie cosiddetta "Osso di seppia", coniata dal designer Franco Martinengo per Pininfarina. La serie fu così detta per la forma della carrozzeria, che ricorda quella di un osso di seppia; divenne immediatamente una "star cinematografica", comparendo nel film Il laureato con Dustin Hoffman e Anne Bancroft (e colonna sonora di Simon & Garfunkel, come tutti ricorderanno). Si tratta della prima serie delle "Duetto", poi sostituita a partire dal 1969 da quella detta "Coda tronca". Dal 1983 si ebbe la "Aerodinamica", e infine, dal 1990 al 1993, l'ultima serie detta "La Bella". Così per orientarsi un poco duettando; ma, a mio modesto parere, la serie "Osso di seppia" rimane lei, la più bella in assoluto. 

Va bene per la forma; ma, chissà, la denominazione voleva ricordare precisamente anche la poesia. Avete presente come si chiamava la prima raccolta di versi di Eugenio Montale...?

L'Avita e il Cinquantasette



Può essere benissimo che questa foto (che a mio parere ha anche valore artistico), scattata chissà quanti anni fa forse in qualche vecchio angolo di Firenze o di qualche paese della provincia, raffiguri la più vecchia Fiat 500 targata FI di cui si abbia un'immagine. L'Avita, appunto.

La prima Fiat (Nuova) 500 immatricolata a Firenze ha una storia abbastanza nota. Si trattava dell'esemplare "dimostrativo" dell'appena nata e prodigiosa superutilitaria che era stato consegnato alla concessionaria Brandini; per questo motivo le fu assegnata la storica targa FI 100000. Era il 17 luglio 1957, e c'erano voluti trent'anni esatti (dal 1927) per raggiungere le centomila unità immatricolate. Per uno scherzo del destino, la milionesima auto immatricolata a Firenze dal 1927, vale a dire FI A00000, pure fu immatricolata un 17 luglio: nel 1979. Questo dà un'idea precisa dell'andamento della motorizzazione a Firenze e in Italia: in ventidue anni (1957-1979) erano state immatricolate 900.000 unità (solo per quanto riguarda gli autoveicoli). 

La prima 500 fiorentina, la FI 100000 insomma, ebbe una fine non bella: si sa infatti che fu travolta dall'alluvione del 4 novembre 1966. A quanto sembra, non ne esistono immagini (altrimenti Mark B. me le avrebbe già mandate, senz'alcun dubbio). Lo stesso Mark B., però, è l'estensore di questa immagine che, oltre ad essere bella, è anche decisamente storica. La 500 che vi compare, targata FI 101310 (o 10-13-10, che ne fa anche una targa particolare: la tradizione inizia subito...) dev'essere stata comunque una delle primissime immatricolate a Firenze. Considerato che il 1957, a Firenze e provincia, terminò con la targa FI 104237, siamo qui più o meno nell'agosto di quell'anno lontano. E poiché ogni treggista è anche un cabbalista, non si può fare a meno di notare che sono esattamente 57 anni fa.

È molto probabile che questa vettura non esista più. Che almeno ne sia conservata e diffusa l'immagine.

Comincia l'anno alluvionato



L'anno alluvionato comincia con alcune foto da poco reperite in rete; ed è straordinario quante ancora se ne trovino, se si sa dove cercarle. La prima testimonia dell'autentico sfacelo che si ebbe sui viali di circonvallazione: qui siamo proprio di fronte al sottopasso del viale Fratelli Rosselli (tra le altre cose, lo slargo sotto l'avviso della stazione di rifornimento è quello dove, il 1° giugno 2009, primo giorno del TB, è stata trovata una Lancia Fulvia esattamente del 1966). Abituati come siamo al traffico spaventoso dei viali, si ha da questa foto la misura di che cosa accadrebbe ora se succedesse di nuovo.

Nello slargo, che da sempre funge da parcheggio improvvisato, si vedono alcune vetture semisommerse e irriconoscibili. Si riconosce invece benissimo, in primo piano accanto a uno scooter (con tutta probabilità una Lambretta) e in mezzo alla melma oleosa e a uno scóncio di detriti, una Bianchina Panoramica di cui leggono le prime cifre della targa: FI 13. E FI 13 ci riporta a un anno ben preciso: il 1960. Bianchine se ne trovano ancora diverse in giro; ma di una simile antichità è molto difficile. Questa qui, purtroppo per lei, concluse la sua avventura terrena nella mota e nella nafta, quando aveva soltanto sei anni.

sabato 4 gennaio 2014

Sandwich



Quando vedo qualcosa targata "BR", per me sono le Brigate Rosse. Molti anni fa, quando imperversava il Partito Comunista Combattente, la Banca di Roma (che allora si chiamava ancora Banco di Roma) decise di cambiare sigla, e di far rimuovere tutte le "BR" che campeggiavano sulle porte, sulle insegne e nelle pubblicità. Nessuno però s'immaginò di cambiare la targa di Brindisi; fatto sta che mi è tornato a mente tutto questo, la scorsa estate, quando a Fosdinovo mi è capitato di vedere questa celeste vespa brindisina (ma stanziata in Toscana), immatricolata il 14 novembre 1974, incastrata a sandwich tra la solita, anonima macchinina moderna e una nostra vecchia conoscenza perugina. Naturalmente si conferma la caratteristica delle Tregge Carrarine: nemmeno una targata MS. Nemmeno la Vespa, stavolta. La treggia targata MS la troverò senz'altro, un giorno che ci andrò, a Brindisi.

venerdì 3 gennaio 2014

Celeste Sessantasei




La Vespa celeste acqua è assolutamente inconfondibile: quando se ne vede una, non importa nemmeno guardare la targa. Si sa che è degli anni '60; dopo quel decennio, Vespe di quel colore non se ne sono più viste. Infatti, questa qui è del 1966. Chiamare "celeste" quell'anno, a Firenze, è un po difficile per ovvi motivi; ci si proverà, appunto, con una Vespa che rende appieno l'atmosfera di quegli anni.

Il lungarno del Generale



Contrariamente alla vulgata, non provo per il famoso Generale cui è intitolato il lungo vialone nella zona Sud di Firenze nessun tipo di eroica ammirazione; uno dei tanti assassini in divisa di cui è costellata la storia di questo paese, peraltro poi fatto fuori col perfetto beneplacito dello "Stato" di cui era zelante servo, quando non serviva più. Poiché, però, non è in mio potere rinominare i vialoni di scorrimento, mi limito a registrare questa treggina senza pretese "presa al volo" da un furgone estemporaneo. La R4 è recente per i canoni del TB (è stata immatricolata il 16 settembre 1987), ma si sa che le R4 godono del privilegio di essere fotografate sempre e comunque. In barba anche al Generalone e alle sue leggi speciali.

giovedì 2 gennaio 2014

L'imbragata



Il benemerito furgone che vediamo qui all'opera, che non ha potuto ovviamente fare a meno di incocciare nell'ubiquo Mark B., dev'essere adibito al trasporto di tregge biròte ben imbragate con ogni sorta di corda e cinghia elastica. Le moto che trasporta, del resto, devono averne passate di ben altre nella loro vita. Accanto si riconosce una Guzzi; ma questa qua, in primo piano, non saprei propri dirvi che cosa sia (possibile un'altra Guzzi, ma chissà). Né l'Agenzia delle Entrate né l'ACI ci sanno dare ulteriori notizie; l'immatricolazione è comunque del 1962.

Il davanti della Delfina



Una "nuova moda" del TB sembrano essere i davanti delle tregge che arrivano mesi e mesi dopo i retro. Cosicché Mark B., quasi due anni dopo il retro di questa Renault Dauphine, è tornato al Piazzale Michelangelo per fotografarne il davanti. E, va da sé, di nuovo anche il retro ché tanto non guasta mai:


Si può approfittare di questo "post ripetuto" anche per dare un'occhiataccia a quel che ci dice l'Agenzia delle Uscite (visto che le "Entrate" le son solo per loro...): la Dauphine, coi sui 854 cc di cilindrata, una potenza in KW non specificata (ma la vettura era nota per la sua olimpica lentezza) e la direttiva Eurozzèro, è stata immatricolata il 7 gennaio 1960.

ll Balkan Tour ciclistico di Lorenzo: Montenegro (2)



Ad un certo punto, il nostro ciclista di fiducia, Lorenzo, si dev'essere ritrovato a fare il giro delle Bocche di Càttaro; facendolo, è passato per forza di cose dalla famosa e storica località di Perasto, che in serbocroato (spiacenti, ma io la lingua la chiamo sempre così) si chiama Perast. In serbocroato s'ha a chiamare come vuole, ma bisognerebbe considerare che, nella sua storia, Perasto è stata sempre talmente fedele alla Serenissima Repubblica di Venezia, da essere addirittura stata l'ultima ad abbandonarla. Perasto custodiva il gonfalone della Repubblica, che, al momento del passaggio all'Impero Asburgico col trattato di Campoformido (1797), lo seppellì sotto l'altare della Cattedrale mentre il Capitano delle Guardie, Giuseppe Viscovich, alla presenza del giovanissimo figlio, teneva (in veneziano) un commovente discorso noto da allora come Ti con nu, nu con ti. Così soltanto per tributare alla Storia quel che le va tributato, e senza il benché mimimo granello di nazionalismo; ad ogni modo, dai censimenti montenegrini risulterebbe che a Perasto vivono ancora circa 140 persone (su un totale di 349 abitanti) che parlano correntemente l'antico dialetto veneziano (detto veneto da mar).

A Perasto, e questo fin da quando c'era la Jugoslavia, gli automezzi sono targati "KO"; vale a dire Kotor, il nome serbocroato di Càttaro. La sigla è stata mantenuta anche nelle targhe della giovanissima Repubblica del Montenegro, che non prevede targhe speciali per i mezzi di soccorso. In tutte le repubbliche della ex Jugoslavia, forse proprio per retaggio asburgico, sono presenti le compagnie dei Pompieri Volontari: i famosi Vatrogasci. Che non vi venga di pronunciarlo all'italiana: si pronuncia invece vatro-gàss-zi, facendo sentire bene la ss-z, essendo il plurale di vatrogasac (vatro-gàssatz), derivato da vatra (fuoco, fiamma) e gasiti (spegnere, estinguere). A Perasto, con tutta probabilità, i locali Pompieri devono avere l'autopompa più famosa del Montenegro e, mi sa, dell'intera ex Jugoslavia: quella che vedete nella foto di Lorenzo.

Si tratta di un camion FAP 1314, degli anni '50, ove FAP sta per Fabrika Automobila Priboj. Il link all'edizione inglese di Wikipedia ha un valore del tutto speciale, dato che lo stesso camion dei pompieri di Perasto vi è riprodotto:


Così è: senza saperlo, Lorenzo ha fotografato un mezzo talmente famoso da finire persino sulla Wikipedia principale.

Fabrika Automobila Priboj significa "Fabbrica di Automobili Priboj". Ha sede, incredibilmente, nella città di Priboj, la quale si trova nel distretto di Zlatibor, in Serbia. Distretto direttamente confinante col Montenegro, ed in questo senso si tratta di una produzione squisitamente locale. Fondata nel 1952, la FAP produce da sempre camion sia ad uso civile che militare (ma specialmente militare). Originariamente li fabbricava su licenza della svizzera Saurer, mentre ora li produce su licenza Mercedes Benz.

Firenze e gli alsaziani



Ci dev'essere uno strano legame treggistico tra Firenze e l'Alsazia-Lorena; fatto sta che, quando a Firenze si trova una bagnole con targa francese (quella vera coi dipartimenti, non l'attuale "SIV" che ha scimmiottato il sistema italiano alfanumerico), non di rado proviene dai due dipartimenti alsaziani, il 67 (Basso Reno) e il 68 (Alto Reno).



Questa qua proviene dall'Alto Reno (Haut-Rhin, 68) e quindi, in senso lato, da Strasburgo e dintorni. A dir la verità, è stata trovata in una zona dove di macchine con targa francese ce ne sono sempre parecchie, data la presenza di alberghi non lontani dal centro storico. Per la precisione, qui siamo in Via del Ghirlandaio.

La Golf di I generazione, ancora coi famosi fari gialli antinebbia che sono stati a lungo obbligatori in Francia costituendo una caratteristica incontournable delle voitures d'Oltralpe, proviene con tutta probabilità dai primi anni '80. Il vecchio e glorioso SFPI (Site Français des Plaques d'Immatriculation), scomparso poco dopo l'introduzione del SIV nell'aprile del 2009, aveva una funzione che permetteva di risalire all'anno di immatricolazione a partire dalla targa; purtroppo bisogna parlarne al passato.

mercoledì 1 gennaio 2014

Il ritorno delle Genovesi (con qualche novità)



Avevo preannunciato per questo 2014 delle novità nel TB; ed ecco immediatamente le prime.

Innanzitutto, molti avranno notato che, nello scorso e complicato 2013, le Tregge Genovesi hanno avuto meno spazio. Gli invii di Fabrizio, vale a dire il "Nostro agente nella Superba", non sono certamente venuti meno; tutt'altro. Come sono solito ripetere, tra invii diretti per mail e invii su CD per posta, ce ne sarebbe per riempire un blog apposito, un Treggia's Blog dedicato interamente a Genova e dintorni; e non nascondo che si tratta di un'idea da sempre latente. Se non l'ho mai fatto (a meno che, naturalmente, non ci voglia pensare Fabrizio di persona), è probabilmente solo perché non ce la farei a gestire due blog in contemporanea. Le tregge genovesi, almeno per ora, resteranno quindi qua dentro, e il 2014 le rivedrà in abbondanza anche se sempre col criterio che il blog si chiama "Vecchie auto a Firenze".

Per segnare questo ritorno, è bene cominciare subito, dal primo giorno dell'anno. In realtà le stupefacenti tregge genovesi mi mancavano assai; mi sono fatto convinto che, tra le città italiane, Genova (per tutte le sue unicità) sia davvero una treggiaja a cielo aperto. Ricominciamo dunque con uno dei più recenti invii di Fabrizio, questa Fiat 1100 familiare con targa cremonese.

Una delle novità per il 2014, che non riguarderà a dire il vero soltanto Genova ma tutte le tregge inserite nel blog, sarà, per quanto possibile, la regolare indicazione precisa del luogo di ritrovamento (località e/o strada o piazza). Questo è, naturalmente, in totale antitesi con quanto da me dichiarato all'apertura del blog nel 2009; ma alla fine mi sono deciso al gran passo. Un po' perché, in questi anni, ho scoperto (e, forse, anche contribuito non poco a far venire allo scoperto) una miriade di appassionati cui piace parecchio andare a fotografare le tregge anche senza volerle mettere su un blog; perché dunque tenere tutto nascosto? E un po', anzi un po' tanto, perché mi sono veramente e definitivamente rotto i santissimi di stupide mene di "privacy", targhe oscurate (ma le targhe sono o non sono un atto pubblico, perdio?) e quant'altro. Ripeto: in un'epoca in cui, ad esempio, i "social networks" hanno sbattuto in rete ogni più riposta piega delle nostre persone (minorenni compresi!), con un sistema di autoschedatura poliziesca che nemmeno la STASI avrebbe potuto mai concepire, non vedo proprio perché non si debba dire che una data automobile, con la sua pubblica targa in libera visura al PRA (ovvero: "Pubblico Registro Automobilistico", vorrei fare notare la dicitura) dovrebbe essere "oscurata", specialmente se non si fa proprio nulla di male. 

Poiché Fabrizio è precisissimo nell'indicare la località dove ha fotografato una data treggia, cominciamo subito col dire che la 1100 familiare proviene dal quartiere di Multedo Pegli. Fabrizio fornisce usualmente le sue indicazioni per zona o quartiere, e così verrà riportato. Quanto alla sua immatricolazione, c'è qualche problema. Fabrizio specifica correttamente, probabilmente sulla scorta delle Tabelle di Targheitaliane, che è del 1964. Secondo l'Agenzia delle Entrate, però, la vettura è stata immatricolata il 12 aprile 1963. Una reimmatricolazione? Molto probabile.

Capodanno nipponico



La prima treggia di questo 2014 è volutamente molto particolare. Per iniziare l'anno ce ne andiamo infatti lontanissimi e vicinissimi al tempo stesso; vicinissimi, in quanto siamo sotto la tettoia della Misericordia del Viale Paoli, al Campo di Marte, proprio accanto alle autoambulanze che vi sono sistemate; lontanissimi, in quanto la bizzarra vetturetta che vedete, dall'aria neanche tanto vagamente simile ai personaggi "con gli occhioni" dei cartoni animati giapponesi, proviene proprio dall'Impero del Sol Levante. E' un Daihatsu Taft, piccolo fuoristrada immatricolato a Bèrghem (s'ignora se de hota o de hüra) nel 1976.

Uno si potrebbe chiedere, anche ragionevolmente, che diavolo ci faccia un mezzo del genere sotto una tettoia di autoambulanze; rispondo che ho un sospetto che sfiora la certezza, ma non posso dirlo per questioni di elementare riservatezza. Ad ogni modo no, non è là per essere trasformato in autoambulanza per i Sette Nani. Questo mi sentirei di escluderlo categoricamente.


Dato che è stato scelto un "capodanno nipponico" per il TB, qualche piccola notizia sulla Daihatsu non farà di certo male. La Daihatsu Motors Co. è, innanzitutto, la più antica casa automobilistica giapponese essendo stata fondata nel 1907; in giappponese si chiama ダイハツ工業株式会社   Daihatsu Kōgyō Kabushiki-gaisha, e la sua sede si trova da sempre a Osaka. 


Il nome "Daihatsu" riflette sia la storia della casa automobilistica, sia la complicatissima scrittura giapponese. Nel 1907, infatti, la casa produttrice fu fondata come Hatsudoki Seizo Co. (発動機製造), denominazione che significa semplicemente "costruttore di motori"; da notare che la fabbrica si costituì con il decisivo impulso e aiuto della facoltà di ingegneria meccanica dell'Università di Osaka. 

Questo fino al 1951 quando, in occasione di una ristrutturazione, fu deciso di mutare anche la ragione sociale della casa produttrice. Alle prime due sillabe di hatsudoki fu quindi aggiunto l'ideogramma kanji del nome della città di Osaka, 大, che però ha questa lettura nel "sistema cinese" mentre in quello giapponese si legge "dai". Da qui Dai-hatsu, che vorrebbe dire qualcosa come "motori di Osaka". Secondo me, i giapponesi dovrebbero farsi vedere, ma da uno bravo; ma è una mia opinione personale e me la tengo.