martedì 31 dicembre 2013

...e buon 2014 con la Dea!



E così, dài picchia e mena, ci siamo arrivati all'ultimo post dell'anno; naturalmente deve essere altamente simbolico, come da tradizione, e rappresentare un trait d'union tra la fine e l'inizio. Espletata questa agghiacciante sequela di banalità (ma, in fondo, ogni tanto fa pure piacere essere un po' banali...), bisognerà pur dire che terminare un anno travagliato come questo (e non soltanto per il Treggia's Blog, che comunque alla fin fine se la è cavata) con un'altra Déesse che si trova a stazionarmi a trenta metri da casa, all'inizio di quella via Pio Fedi che è stata una protagonista assoluta del 2013 (specialmente con la sua Officina Specializzata), è sicuramente il modo migliore per fare dei sinceri auguri a tutti coloro che partecipano attivamente al blog oppure che semplicemente lo seguono. Insomma, fare gli auguri con una Fiat Stilo non sarebbe stata la stessa cosa.


L'ultimo post dell'anno è anche l'ultimo di questo mostruoso mese di dicembre che, da solo, ha "salvato" tutto il 2013 che rischiava d'essere un anno di involuzione paurosa del TB (grazie all' "appiedamento" durato da aprile a settembre e alla "crisi estiva"). Con questo post, infatti, viene stabilito il nuovo record mensile assoluto di inserimenti: 52.



La Dea con cui vi do appuntamento al 2014 (cioè a domani...), e che stazionava nello slarghino dell'edicola, risale al 5 febbraio 1974. 1985 cc di bellezza intramontabile, per una potenza di 72,86 KW ed un peso di 1780 kg.



Come preannunciato, il 2014 vedrà alcune novità nel TB; niente, ovviamente, che lo "snaturi", lungi da me. Nel frattempo, vi saluto e vado a cominciare il mio anno numero cinquantuno. Come il vecchio record dei post mensili, insomma. Vabbè!

Ultimo Cinquino dell'anno



Corpevormente dimenticato nell'ultima Smazzata di Cinquini, questo Mezzosacco blé scuro preso al volo e immatricolato il 13 marzo 1970 si prende una dolce e tremenda vendetta: allo stesso tempo è il 200° post del 2013 (una quota che sembrava impensabile all'inizio di dicembre) e fa raggiungere allo stesso mese di dicembre 2013 la "mitica" quota di 51 post, record assoluto uguagliato. In pratica, un quarto dei post del 2013 sono stati inseriti in dicembre. Di che rimanere soddisfatti per il povero Cinquino che se ne va per i fatti suoi nel viale Talenti, no? E' anche, va da sé, l'ultima 500 dell'anno; ma ce ne sono già altre "pronte all'uso". Non finiscono, letteralmente, mai.

Ultima piacentina dell'anno



Come ultima piasintëina del 2013, un bell'esempio di "occhio del Treggista" trovato davanti a un bancomat:



L'immatricolazione del candido Maggiolino risale al 1985 (e si tratta quindi di una delle prime targhe bianche piacentine), ma la foggia della vettura riporta a tempi addietro. Interpellato al riguardo, il Bollonet dell'ACI ci dice infatti che la vetturaè stata immatricolata il 1° gennaio 1969 (il "1° gennaio" va presa, ovviamente, come data posticcia).

Castrogiovanni



La città e la provincia di Enna sono titolari di diverse particolarità. Enna, oltre ad essere il capoluogo di provincia più alto d'Italia (uno s'aspetterebbe qualcosa sulle Alpi, e invece è in mezzo alla Sicilia) ed una città generalmente fredda e nebbiosa, ha ricevuto il suo nome attuale soltanto nell'ottobre del 1927. Prima si chiamava Castrogiovanni, ma tale nome sembra non aver avuto nulla a che vedere con un qualche Giovanni: era in fatti il modo in cui il tempo aveva trasformato l'antico Castrum Hennae, che sorgeva sul luogo dell'ancor più antica Henna di cui, nel 1927 e per volere del Dvce in persona, riprese il nome (ma senza la "h"). Di conseguenza, se la serie delle sigle delle province e delle targhe iniziò nel febbraio del 1927 con "CG", dall'ottobre dello stesso anno si passò all'attuale "EN".

Enna e provincia sono tra le zone a più bassa densità automobilistica d'Italia; solo per dare un'idea, soltanto nel 1963 fu emessa la targa EN 10000, mentre per EN 100000 bisognò aspettare il 1986. Tra le provincie già esistenti nel 1927, Enna è agli ultimissimi posti quanto a immatricolazioni di automezzi, assieme a Matera e a Rieti; l'ultima targa prima dell'istituzione delle funeste alfanumeriche, EN 156300, fu emessa l'11 luglio 1994. Poiché Rieti si fermò a RI 188200 l'11 novembre 1994, e Matera a MT 191000 l'11 maggio 1994, Enna fu l'ultima in assoluto delle provincie del '27 (tralasciado le provincie del '93, tipo Prato, Verbania, Rimini eccetera, più basse risultarono soltanto Oristano, che pur istituita solo nel 1976 si fermò il 22 aprile 1994 a un lusinghiero OR 111000, e Isernia, il fanalino di coda con la sua IS 84000 emessa il 5 settembre 1994).

Si capisce quindi che trovare una targa di Enna è raro persino a Enna; figuriamoci a Coverciano, come ha fatto il nostro Mark B. con questa Alfa 2000 di un improbabile verde smeraldo. Continuando coi paragoni, la targa FI 42590 fu emessa nel 1948, mentre questa EN 42590 risale, secondo l'Agenzia delle Entrate, all' 8 maggio 1974.

Cascina Barona



Come sapete, un due o tre volte all'anno (a volte anche quattro o cinque) vo in quel di Milano, e Milano è una città parecchio strana. Logico che, di quella strana città, io prediliga i posti più strani e meno battuti; come, per esempio, la Cascina Barona. Non lontana da San Siro, la Barona, quartiere che fu periferico e che è rimasto con bizzarre e dimenticate chiazze di campagna, ospita una specie di "cittadella partigiana" dove si tengono iniziative, spettacoli, convegni, feste e quant'altro. Prima o poi, insomma, ci dovevo capitare; l'occasione è stata, per l'appunto, un concerto dei fratelli Severini, più noti come Gang. Una loro canzone, Sesto San Giovanni, è uno degli "inni" del Treggia's Blog: potevo mancare? E poteva mancare forse la treggia milanarda all'uscita?



La classica Dédeuche beige chiara era proprio nella piazzetta (dedicata, ovviamente, ai Partigiani d'Italia) antistante la "Cittadella", con tanto di proprietario al seguito; e così, anche a Milano hanno avuto modo di vedere il Treggista Militante® in azione e alle prese, nella tiepidissima notte autunnale, con questo esemplare del 1985 e in possesso di una delle ultime targhe arancionere milanesi.

Educatamente sulle strisce


Non solo non è stata beccata a un "raduno" dal nostro Mark B., questa Moto Guzzi del 1952. E' stata invece sorpresa quasi sembrasse attraversare, assai educatamente, sulle strisce pedonali. Aspettando di passare. Con la sua targa metallica di "foggia antica". E' un'immagine, a mio parere, di grande eleganza.

Il Mezzosacco e la rotonda



La foto originale inviatami "al volo" da Mark B. è stata sottoposta a ingrandimenti progressivi per far vedere un po' meglio questa 500 torinese colta nel bel mezzo di una rotonda. Tempi moderni: nel 1964, anno di immatricolazione di questo venerabile Cinquino grigio ancora con le porte a vento (che in inglese si chiamano, con il tipico humour nero britannico, suicide doors), i rondò non esistevano in Italia. Da notare il famoso tetto apribile che sembra, giustappunto, aperto nonostante la foto sia recentissima; si vede che il guidatore ci avrà avuto i calori fuori stagione. La foto è naturalmente un po' sgranata a causa dell'ingrandimento, ma consente comunque un bel vedere. Ha cinquant'anni, ma fra altri cinquant'anni sarà ancora in giro.

Ben sgassato, vecchia Plog!



Per la sua veneranda età (è stata immatricolata il 27 giugno 1980), la cara vecchia Plog non ne ha fatti poi nemmeno così tanti; però 200000 km sono pur sempre un bel po' di roba. Circa cinque volte la circonferenza equatoriale, o giro del mondo che dir si voglia, e un motore che non lo fermerebbero nemmeno le cannonate.


Il tutto è successo ieri sera alle 22,05 (come si evince dall'orologio) in via Aretina.  In una giornata, il 30 dicembre, che è stata importante per diversi motivi, per il vostro Treggista Preferito®. Innanzitutto, dopo anni, gli è stata annunciata la definitiva sentenza di divorzio; indi per cui, anche ufficialmente, è tornato un òmo libbero e non soltanto un nemico mortale dell'istituzione "matrimonio" nonché della "famiglia". Vadano retro. Al limite, Satana può anche venire avanti; ma quelle altre du' cosine, no. In secondo luogo, questa data del 30 dicembre era da parecchio tempo, sempre per il vostro Treggista Preferito®, un anniversario per niente bello. Ora se lo ricorderà per i duecentomila chilometri della Plog. Meglio, molto meglio così; il Dio de' Bivi, si vede, non interviene soltanto per far trovare le tregge.

E dunque, ben sgassato, vecchia Plog! Giuro solennemente che su quel cazzo di contachilometri continueranno a girare un bel po' di numerini. Ma tanti tanti!

lunedì 30 dicembre 2013

Per un numero (Camperin perse la targa)




Proprio dietro casa mia, in una larga strada abilitata alla lunga sosta de' camper, ne alligna uno pisano che, alla fin fine, mi son deciso a fotografare. I camper, come noto, non sono le tregge che amo di più; anche se questo, va detto, è tutto a sé per il fatto che si stenta parecchio a riconoscere un Transit nell'autentico bombolone confezionato dalla Elnagh. Soltanto per il musetto, probabilmente.

Quel che il camper ha di più particolare (e che, in definitiva, mi ha fatto propendere per la fotografia) è la sua targa. Prima di tutto, come ci dice quel noto covo di anarchici infiltrati (ma regolarmente stipendiati) che è l'Agenzia delle Entrate, l'immatricolazione risale al 1° giugno 1983, e il primo di giugno è la data fondamentale del TB; indi di poi, se al posto del 37 iniziale ci fosse stato un misero, banale, insignificante 36 si avrebbe avuto una targa impareggiabile. Un quadrato, insomma. Invece nulla, in pieno stile pisese. Perdoniamo il camper solo perché ha abbandonato quelle triste plaghe d'origine per stanziarsi all'Isolotto, dimostrando un barlume di gnégnero.

Vespe fogarine



Continuando a navigare a vista in questi due ultimi giorni del 2013, si recuperano anche vecchie foto da un videofonino di qualche generazione fa (come è noto, le gennerazioni dei telefonini durano meno di quelle delle zanzare): questa qua risale addirittura alle fine di marzo del 2012!

Già le targhe delle Vespe appaiate (quella rossa è la classica 125, quella beige è l'altrettanto classico "Vespone" 250) fanno capire che, qui, siamo in trasferta. Più precisamente a Piàdena, in provincia di Cremona, dove si svolge annualmente una kermesse di musica popolare. Il vostro Treggista Preferito®, come sapete, s'interessa da sempre di musica e canto popolare; ma qualcosa per fotografare tregge ce l'ha sempre dietro. E vista la location, le due Vespe non potevano essere che "fogarine", come la famosa uva del Duo di Piàdena.

Quella a sinistra, il "Vespone", risale all'inizio del 1983. Quella a destra, la 135 rossa, ci arriva invece dal 1981. La bicicletta, mezzo prìncipe di quelle piatte lande, non si sa.

L'Elba comincia a Campiglia



Qualche tempo fa avevo dichiarato ufficialmente chiuso il 2013 delle Tregge Elbane; ma è il caso di fare un'ultima eccezione del tutto particolare. Con questa rossa fiammante Porsche 911 non siamo infatti per nulla all'Elba, ma in quel di Campiglia; e non la Campiglia Marittima in vista di Piombino (e quindi già in vista dell'Elba) ma la Campiglia frazione del comune di Colle Val d'Elsa, sulla statale che porta a Volterra.

Per me, l'unica strada che porta da Firenze all'Elba è quella. Fin da quando sono nato. Si va al Galluzzo, si fanno trenta o poco più chilometri della Firenze-Siena, si esce a Colle e si piglia la strada per Volterra. Si scende alle Saline, si tira per Casini di Terra, Ponteginori e Bibbona, e si prende la vecchia Aurelia "declassata" passando per Donoratico. A Piombino si arriva da lì. Ci si mettono, naturalmente, ore in più che prendendo la FI-PI-LI e l'autostrada A12 a Collesalvetti; ma io sono per le cose lente lente. L'Elba deve preannunciarsi, e si preannuncia, appunto, poco oltre Colle Val d'Elsa. Alla curva di Campiglia comincia l'Elba; e per questo la Porsche 911 trovata la scorsa estate a Campiglia mentre andavo all'Elba appartiene, di diritto, alle Tregge Elbane.

E che sia treggia a buon diritto nonostante la targa bianca del 1987, ce lo dice la cara, vecchia Agenzia delle Entrate; risulta infatti immatricolata, coi sui 2687 cc di cilindrata e i suoi 128 kw, il 6 marzo 1976. Occhio di Treggista Militante® non errò, colse e proseguì per la sua pinocchiesca, antica e amata terra lunare.

Via Tito Speri



Oltrepassata la soglia psicologica dei 189 post annui, in questi due ultimi giorni del 2013 il Treggia's Blog "naviga a vista", ritenendo anche che sia il modo migliore per augurare un buon 2014 a tutti coloro che lo seguono e vi partecipano attivamente. Sinceramente, non sono un tipo da cartellini con le campanelline spediti singolarmente, per posta o elettronicamente; preferisco spedire tregge.

Con tutta probabilità, questo sarà l'ultimo post alluvionato del 2013. Dovrò rifare la "scorta" con le ricerche in rete, perché è anche l'ultima foto dell'alluvione del '66 che mi era rimasta. Una foto del tutto particolare, perché stavolta i fiorentini riconosceranno benissimo la strada invasa dall'Arno, con la chiesa di San Salvi in fondo: si tratta di via Tito Speri, famosa anche per lo studente che salì sul tetto di casa, il 27 ottobre 1954, per raccogliere la misteriosa lanugine lasciata dagli UFO e immortalata anche in una canzone dei Litfiba. 

Qui, naturalmente, non è questione di extraterrestri. Siamo invece, per così dire, al limite della Firenze alluvionata. L'acqua arrivò pochi metri oltre, alla Filarocca; abbastanza per non alluvionarmi la casa dove abitavo in quei giorni lontani, ancora bambino piccolo. Emmenomale. Nonostante il limite estremo, per la povera via Tito Speri non fu comunque affar di poco, almeno a giudicare dalla macchina a destra, di cui spunta solo il tetto. In quei giorni i fiorentini si accorsero orrendamente dei dislivelli delle strade, impercettibili in condizioni normali: l'Ape in primo piano ha infatti l'acqua solo poco più in su delle ruote!

Transporter Street (转运街), Prato, Tuscany




Ci dev'essere una strada, in quel di Prato, dove i Transporter di tutte le epoche allignano come funghi. Ne ignoro il nome, anche perché il Comune di Prato, come è noto, odia le targhe stradali: o sono illeggibili, o sono sistemate in angoli assurdi, oppure non ci sono tout court. Bisognerebbe che qualcuno, prima o poi, dicesse agli amministratori pratesi che la mancanza delle targhe stradali è una caratteristica di Tokyo, che è in Giappone e non in Cina; ma tant'è. Mi sento quindi autorizzato a chiamarla Transporter Street, che in cinese si direbbe  转运(non mi chiedete come si legge, tanto l'ho fatta col traduttore di Google.)

Di tutte le epoche, dicevo. Pochi metri più avanti ci stava questo qua, l'oramai famoso Da Plato con fulole; e qualche metro addietro, appunto, questo T3 pistojese immatricolato il 14 aprile 1982. Con il quale il TB, in questo assai travagliato 2013 che sta terminando, raggiunge perlomeno la "quota minima" di 189 post che fu quella del primo e eroico 2009 (iniziato però in giugno). Nel 2014 si cercherà di fare molto, molto meglio; più che una promessa, è un impegno. E grosse novità sono in vista.

Dalla Val d'Aveto (2): Foto di famiglia alle Ferriere



Vi ricordate della Val d'Aveto? Se ne era parlato in questo post, delle sue bellezze e delle sue tregge. Da un bar delle Ferriere, uno dei paesi di quella valle di minatori e di emigrazione in Francia (mezza Nogent sur Marne è popolata di minatori delle valli Piacentine), proviene questa curiosa cosa. Quella che sembra una specie di foto di famiglia con automezzi, sistemata in una cornice a vetro all'interno del locale. Il riflesso sul vetro, purtroppo, è inevitabile; ma delle belle cose si vedono lo stesso e, a suo tempo, ho provato a prendere dei particolari ingranditi. Si proceda da sinistra a destra.


Il primo camion a sinistra sembra essere il "medio" per eccellenza della Fiat Veicoli Industriali degli anni '50; perché negli anni '50 siamo, e nei primi. Si riesce a leggere abbastanza agevolmente la targa PC 17904 (o PC 17934?) di questo Fiat 640N che deve risalire ai primi mesi del 1952. Il camion sembra nuovo di pacca, e situare la foto proprio nell'estate del '52 (visto l'abbigliamento leggero dei personaggi) non è di fuori.


La targa anteriore di questa Fiat 500 C (non si riesce a capire se sia o meno una Belvedere, quindi viene registrata secondo il modello-base), che funge da "appoggino" per i due personaggi in posa (sicuramente due persone della famiglia dei gestori del caffè), si legge inequivocabilmente bene: PC 16990. Proviene in pieno dal 1951. Sussistono pochi dubbi sul fatto che sia stata sistemata a bella posta tra i due mezzi pesanti, per fare giustappunto la figura del "topolino".

Il riflesso del vetro copre purtroppo interamente la parte anteriore dell'autocisterna a destra; non c'è stato verso di eliminare l'inconveniente. Resta l'insieme di questa foto che ritengo, comunque, bellissima. E' una foto di lavoro, che ben si addice a quelle plaghe che al lavoro, e quello duro, hanno pagato un prezzo altissimo in emigrazione; e questo post vuole essere anche un mio personale omaggio.

sabato 21 dicembre 2013

Il Balkan Tour ciclistico di Lorenzo: Montenegro (1)



Lorenzo ha attraversato, nel suo tour ciclistisco della scorsa estate, tutti i paesi della ex Jugoslavia; fotografandomi le tregge, forse senza nemmeno rendersene conto, ha fotografato anche le ultime vestigia rimaste di quel grande paese: le automobili Zastava. Le "Jugofiat" sono rimaste ovunque; con targhe differenti, ma sono sempre loro.

Quando è passato in Montenegro, Lorenzo (che ha 20 anni e che non ha quindi ricordi della Jugoslavia unita) si è ad esempio imbattuto nel primo grande successo della Zastava: quella che in origine era la Zastava 600, che fu cominciata a produrre a Kragujevac nel 1955, in perfetta contemporanea col modello italiano. E anche in Jugoslavia spopolò; tant'è che, se in Italia la produzione della 600 cessò nel 1969, in Jugoslavia andò avanti fino al 1985. Logico quindi che se ne trovino ancora così tante, nelle sue varie versioni: le più recenti hanno meno di trent'anni e sono, in generale, tenute come gioiellini.

In Jugoslavia ogni automobile Zastava ebbe un nomignolo; la 600 diventò subito la Fićo (si legge "fìcio"), oppure la Fića (si legge "ficia" e guardate di leggere bene), oppure ancora il  Fiček. Ma dicevamo delle versioni. Ad un certo punto, seguendo sempre il modello italiano, accanto alla 600 fu cominciata a produrre la 750; e questa fotografata da Lorenzo, con targa del distretto di Herceg Novi (che in italiano si chiama Castelnuovo) è proprio una 750. In seguito, lo stesso modello ebbe a differire leggermente dal corrispondente italiano: verso la fine della produzione, infatti, montava anche un motore da 850 cc derivato da quello della Fiat 850 (guarda caso!), che con la sua linea non fu mai prodotta in Jugoslavia. Quando si parla quindi della Zastava 850, è sempre una "simil-600".

La Zastava 600/750/850 è un altro simbolo della ex Jugoslavia. Era veramente una all-purpose car. Quando andai la prima volta in Jugoslavia (nel 1988), ancora era comunissimo vedere le pattuglie della Milicija (la polizia militare federale) girare in Seicento:


Un'altra immagine purtroppo comunissima è stata, ai tempi delle guerre jugoslave e degli assedi di Vukovar e Osijek, vedere i carri armati che schiacciavano senza pietà le automobili; e la maggior parte di queste erano, naturalmente, Zastava. Ho cercato inutilmente un allora famoso filmato in cui si vedeva un tank accanirsi proprio contro una Zastava 600 riducendola a una sogliola di lamiere contorte; come se in quell'immagine volesse davvero schiacciare la Jugoslavia intera e quel che era stata. Quelle immagini non devono essere passate inosservate, se a Osijek (la città della Slavonia sottoposta a assedio nel 1991/92 assieme a Vukovar) è stata realizzata una curiosa e bella installazione, in cui la Zastava 600 si prende la rivincita sul carro armato e lo affonda inesorabilmente:


venerdì 20 dicembre 2013

Via Malaccio



Pochi minuti fa, Mark B. mi manda un laconico messaggio corredato da una foto: "10 minuti fa traversa Via Malaccio". Non so se al grande pittore Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai, detto Masaccio (da "Tommasaccio") sarebbe dispiaciuto; forse no, almeno a giudicare di quel che ne scrisse Giorgio Vasari ("Fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che, avendo fisso tutto l'animo e la volontà alle cose dell'arte sola, si curava poco di sé e manco d'altrui. E perché e' non volle pensar già mai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, e non che altro al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da' suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo, per Tommaso che era il suo nome, fu da tutti detto Masaccio. Non già perché è fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta straccurataggine.") Morì a soli ventisette anni (esattamente come suo padre), e in quei brevissimi anni della sua vita fece in tempo a diventare uno dei maggiori artisti della Storia; e poiché il Dio de' Bivi è pur sempre un Dio, ci manda questa cosa qui esattamente il giorno prima dell'anniversario della sua nascita (era nato il 21 dicembre 1401 a Castel San Giovanni in Altura, oggi San Giovanni Valdarno). L'adorabile refuso di Mark B. dà un po' l'occasione di ricordarlo, cosa che non fa mai male.

Nella "traversa di via Malaccio", il suddetto ha trovato qualcosa che proprio non è malaccio, vien fatto di dire. Un Typ 1 immatricolato verso la fine del 1963, anche se l'AdE e l'ACI riportano il consueto e posticcio "1° gennaio", e del quale ancora non s'era avuta notizia. Ora che ci penso, domani 21 dicembre è anche il compleanno della Piasintëina, e assieme a me le fanno gli auguri tutti i Treggisti Militanti® del presente, del passato e del futuro!

Il Peggiore



Questo 20 dicembre 2013 sarà da ricordare per il TB: approfittando di essere influenzato a casa, mi sono infatti dedicato interamente al blog, fin da stamani. Ho deciso che il 2013 debba finire un po' "col botto", tentando di battere il record di inserimenti mensili (che è di 51): il traguardo è ancora lontano, ma comincia a essere in vista o quantomeno possibile. Intanto, nella buia giornata invernale, si torna per l'ennesima volta all'estate e a quel famoso parcheggio sotto le mura di Volterra che ha riservato furgoni musicali e camper fantasmagorici. Non c'è due senza tre; anzi, non c'è duecentoquarantadue senza duecentoquarantatré, per così dire. Solo che questo è addirittura Il Peggiore, come si legge orgogliosamente sul cofano.


Se sia o meno il Peggiore, non è dato saperlo. Resta il fatto che conferma la tendenza di tutti i superstiti Fiat 242, vale a dire quella di rappresentare la quintessenza dell'intreggimento per quanto riguarda furgoni e piccoli camion. Lo avete mai visto un 242 "come nuovo"? Impossibile. Erano nati per sgobbare, hanno sgobbato e chi ce l'ha fatta a non finire stiacciàto sotto una pressa reca orgogliosamente e visibilmente i segni del tempo e de' maltrattati chilometri.



Sulla datazione del 242 patavino trapiantato in Toscana ci risiamo con le immatricolazioni "fantasiose" dell'Agenzia delle Entrate e dell'ACI: per entrambe risulta infatti immatricolato un irriguardoso "30 dicembre 1997". Ma 'ndò; la targa è infatti del 1982. Ma ci faccia il piacere, agenzia delle 'Ntrate...!

Il Balkan Tour ciclistico di Lorenzo: Bosnia-Erzegovina



Del Balkan Tour ciclistico di Lorenzo si è parlato all'inizio del mese, ed è ora di proseguirlo addentrandoci idealmente, assieme alla bici del nostro avventuroso amico, nelle complicate lande della ex Jugoslavia. E qui siamo proprio dove, una ventina d'anni fa, imperversava una delle più terribili guerre che si siano mai viste: in Bosnia-Erzegovina. A differenza di Lorenzo che ci è stato in bicicletta, il qui presente in Bosnia ci è stato con più di un'autocolonna di aiuti proprio mentre c'era la guerra (nel 1993 per la precisione); e di autovetture del genere, anche se allora non le fotografavo, se ne vedevano a bizzeffe. Parecchie senza targa e con qualche raffica di arma da fuoco sulla fiancata, va da sé. Ma qui di tregge si parla, e atteniamoci a questo.

Quella che vedete è stata uno dei simboli della ex Jugoslavia. Una Fiat 128, direte; certamente. La famosa "128 jugoslava" prodotta dalla Zastava di Kragujevac, con cui la Fiat aveva stipulato un accordo di produzione fin dal 1953. Ma che cos'era, di preciso, la Zastava?

La storia della Zastava, che in serbo significa "bandiera", comincia in tempi remoti. Esattamente nel 1853, quando a Kragujevac fu impiantata una fabbrica di armi. E per quasi un secolo armi produsse, e basta. Nel primo dopoguerra, con l'impulso dato all'industria nella Jugoslavia socialista, la Zastava iniziò a produrre anche automezzi di uso militare: la cosa curiosa è che l'azienda, seppure recasse il nome ufficiale di Zavodi Crvena Zastava (ovvero "Stabilimenti Bandiera Rossa") si mise a produrre su licenza due autoveicoli militari americani, un camion Ford e la famosissima jeep Willys. Nel 1953, un secolo esatto dopo la sua fondazione, gli "Stabilimenti Bandiera Rossa" stipularono un accordo con la Fiat per la produzione (sempre in ambito militare) della Campagnola; nacque così l'identificazione con la Fiat, durata fino al 2011.

Da allora fu tutto un susseguirsi di "jugorepliche" dei modelli Fiat, dalla 1300 alla 600, dalla 125 alla 850: chi si recava in Jugoslavia, aveva l'impressione di trovarsi in uno strano mondo dove giravano solo Fiat ma con un nome diverso e qualche leggerissima modifica. Persino la Polizia (anzi, la Milicija) girava sulle Fiat "zastavizzate". Si arrivò così ai primi anni '70, quando la Zastava mise in commercio la versione jugoslava della 128: la Zastava 101. Era una 128 spiccicata, ma col baule un po' modificato: fu un successo clamoroso. Talmente grande da non riempire solo la Jugoslavia (che con questa macchina iniziò la sua motorizzazione di massa), ma anche mezzo mondo: sotto il nome di Zastava Skala, infatti, la vettura fu esportata in Africa, in Asia, a Cipro, in Spagna, in Germania e in Belgio.

Una pubblicità della Zastava 101 (con tanto di jugo-pin-up stivalata sul cofano).

Nel 1991, proprio l'anno in cui cominciarono le rovinose guerre che avrebbero dissolto la Jugoslavia, la Zastava decise un restyling del suo fortunatissimo modello: nacque così la Skala 55, che il nostro amico Lorenzo ha fotografato in Bosnia-Erzegovina.

La produzione di automobili a Kragujevac, come detto, è cessata nel 2011; in quell'anno, infatti, la Fiat ha posto termine al suo lunghissimo accordo con la Zastava e ha acquisito completamente gli stabilimenti, dove ora viene prodotta la "500L". In un certo senso, è stato l'ultimo pezzo di Jugoslavia a andarsene. La Zastava non ha cessato di esistere: è tornata all'originaria produzione di armi, da guerra e sportive. Recentemente se ne è sentito parlare, quando le "Forze Popolari Rivoluzionarie" greche hanno passato per le armi due attivisti di Alba Dorata, a Atene, il 1° novembre 2013, servendosi giustappunto di due mitragliette Zastava.

Meharista la Salentina



Nel 99% dei casi, quando sul TB si vede una targa di Lecce c'è di mezzo Cristina la Meharista; la quale, in questo caso, diventa "Secentista" con questo esemplare di Fiat 600 proveniente dall'assolato Salento e dal lontano 1964. Una bella foto estiva in un grigèrrimo e piovoso tardo pomeriggio di dicembre; quello che ci voleva per resistere...

La Cinquinata di fine anno



Ogni tanto, come è noto, i Cinquini (o Mezzisacchi) si accumulano alla grande; qua e là si meritano dei post singoli, ma ne avanzano sempre in quantità per una bella smazzata. Essendo giunti alla fine di questo travagliato 2013, ecco dunque a voi la Cinquinata di Fine Anno, nella quale, per una volta, sono mischiate le foto mie personali e quelle di Mark B.

Il posto d'onore, anche perché manda avanti la "Saga del 17" (una delle "invenzioni" del TB cui tengo di più...) spetta alla Modenese immatricolata il 29 maggio 1968 (foto di Mark B.). Curiosamente, tra i Cinquini della "Saga del 17" esisteva già una "MO 17" (questa, immatricolata pochi giorni dopo: il 1° giugno 1968). Che i Cinquini "MO 17" si siano ritirati a Firenze in blocco?...

La Cinquinata di Fine Anno prosegue quindi "tematicamente".

a. Le "Palemmitane"


La Cinquinata di Fine Anno riserva un paio di Palemmitane stabilitesi 'nt'u Nòdde. La prima, ripresa anch'essa da Mark B. sotto la pioggia, è del 1969.



La seconda palemmitana, invece, è "mia" e appartiene ad una piccola treggiaja di tutto rispetto qual è la Stazione di Rifredi (tra parentesi: è stata "beccata" anche da Simone B., che la ha sul suo album in rete). E' stata immatricolata il 21 luglio 1971.

b. La Marchigiana solitaria


Una classica "presa al volo" nel caos del traffico per questa Anconetana immatricolata il 9 ottobre 1970.

c. Le Romanacce


La prima Romanaccia rimpingua le Tregge dell'Isolotto, dato che siamo esattamente davanti al fornaio dove mi servo con gran delizia. Risale al 1972.


La seconda, invece, è stata ripresa da Mark B. con tanto di valigia a mo' di baule (un vezzo che sta cominciandosi a vedere su parecchie 500; ma quando piove come faranno?). Immatricolata il 1° agosto 1972.

d. Fiorentine al volo


Se ne vedono di tutte, riflesse sul parabrezza; ma l'intima essenza di questo Cinquino immortalato di fronte all' U.S. Affrico non muta. Immatricolata il 23 maggio 1969.


Questa qui, invece, dev'essere stata reduce da un matrimonio. Immatricolata il 1° febbraio 1971.


Qualità pessima della foto, purtroppo; è un difetto costante delle "prese al volo". Si riesce comunque a vedere il Cinquino che risulta anch'esso immatricolato il 1° febbraio 1971. Sappiamo così che quel fatidico giorno furono immatricolate in provincia di Firenze almeno 400 autovetture!


Con questa "candida" siamo invece di fronte ad una bella reimmatricolazione. La targa è del 1971, però la vettura risulta immatricolata il 5 luglio 1967 e sarebbe dunque la più vecchia di tutta la Cinquinata di Fine Anno. La dicitura "Nuova 500" ne fa fede!


Questa qua risulta invece immatricolata il 1° ottobre 1971.


Per finire la Cinquinata, ecco a cura di Mark B. un esemplare proveniente dal crepuscolo della 500: siamo oramai vicini alla fine della produzione. L'immatricolazione è del 27 febbraio 1975.