mercoledì 31 luglio 2013

G&G (Giannini & Genova)



Non arriverò mai a capire i prodigi della tennologìa, io. O come gli avrà fatto, l'INSCO oramai diventato Treggista® (quasi) a tempo pieno, a scattare du' fotografie uguali, alla stessa macchina, nello stesso punto e nello stesso momento, e farle di du' colori differenti? Boh! Quel che conta, mi direte, è la macchina; nulla da obiettare all'obiettivo. E così, per la seconda volta nel TB, il nostro INSCO, grazie alla su' prodigiosa macchina bicolore e sicuramente anche tricolore (tutti sanno che si tratta di un fervente patriota dedito alla Bandiera e al Primato Morale e Civile degl'Italiani), ci consegna una treggia sì con targa genovese, ma rigorosamente ripresa a Firenze. Curiosamente assai, nel primo di questi due casi, la vettura genovese (una Fiat 500 Giardiniera intercettata una fredda e piovosa serata di febbrajo) era pure targata GE 38 e qualcosa; segno che, per stabilirsi a Firenze, le genovesi hanno a essere del 1969. Certo, non più ragazzine; ma buttale via delle 44enni messe bene come questa signora Giannini 595 la quale, i suoi "anta", li porta splendidamente e pure coi colori cangianti dell'INSCO. 

Di Giannini, Abarth eccetera si è parlato più che in abbondanza nel TB, ed è quindi inutile ripetere cose già stracatadette; il "Cinquino Bombardato" (perché di questo, ovviamente, si trattava...) col cofano posteriore rialzato fisso e il "rombo" che, ora come ora, farebbe imprigionare il produttore alla Cajenna per il resto de' su' giorni (con tanto di cotidiana impepata nel cvlo) per violazione di ogni possibile normativa sull'inquinamento acustico, è stato un "must" degli anni '60  e '70. Pare che i Cinquini bombardati, Giannini o Abarth che fossero, avessero un ascendente irresistibile sulle pischelle.

lunedì 29 luglio 2013

La Mugellana





L'epiteto di Mugellana (non "Mugellese"!) potrà, ai più, far venire a mente una famosa razza di galline nostrane che contengono fama e gloria alle Livornesi; ma poiché questo non è il Gallina's Blog (benemerito luogo telematico che suggerirei volentieri a qualcuno di fondare, assicurandogli il mio immediato sostegno e gemellaggio) bensì il Treggia's Blog, se per caso mi trovo nel vecchio Mugello potete star certi che, sebben iscarrozzato, un occhio ai lati delle strade ce l'ho sempre così come son sempre pronto all'imperioso comando rivolto al guidatore (in questo caso una guidatrice): FERMA! Anche perché ho la correttezza di avvertire chiunque mi stia trasportando che, da un momento all'altro, potrebbe sentirsi rivolgere una richiesta che non è gentile non per mancanza di cortesia, ma per semplice mancanza di tempo. La "reazione treggistica" deve essere spiegata abbondantemente, con l'avvertenza che non c'è il tempo di convenevoli del tipo: Affé di Dio, potreste, gentile madamigella, accostare un picciol secondo la vostra automobile affinché, sacro Cospetto, io possa fotografare l'autovettura antica che ho scorto mentre voi guidavate...?

Così, incrociando una sera dalle parti di Borgo San Lorenzo, il capoluogo mugellano che un tempo ebbi a frequentar molto ma dal quale mancavo oramai da parecchi anni, mi son visto questo più che notevole Mezzosacco (o Cinquino) che, anche a tener conto della specialità locale di cui sopra, di galline vive o già lessate nel brodo ne deve aver trasportate parecchie a partire dal 1965 quand'è stato immatricolato. Con problematiche parecchio diverse da quelle cittadine: il Mugello, attualmente devastato da autostrade, varianti di valico e TAV, resta comunque una zona assai impervia e di arrànchi, la nostra Mugellana del '65, ne deve aver fatti parecchi. Conservandosi peraltro benissimo, a parte lo stemma Fiat sul davanti che dev'essersi perso chissà dove e chissà quando (una caratteristica peraltro comune nelle vecchie "Nuove 500": via lo stemma e si vede girar la cigna di trasmissione; ma sono particolari, questi, da Treggista scafato e di vecchia data).

Encore les Caporniens, encore une Juliettà



Il vecchio slogan Tù is meglio che uàn è senz'alto universale, ma certo la sua applicazione del campo delle vecchie automobili rare (anzi, rarissime) rischia di non essere così agevole. Ma con i Caporniens tutto è possibile; e così, a pochi giorni distanza dalla Juliettà (o Julià) Sprint Speciale con targa francese delle Alpes Maritimes, rieccoli con un altro esemplare del genere, stavolta direi più proveniente dalle parti dell'Aspremont (a giudicare dalla targa di Reggio Calabria a cavallo tra il 1972 e il 1973; ma potrebbe trattarsi di una reimmatricolazione).  Insomma, il nostro buon Simone da Capornia ha fatto il bis di Giulie(tte) Sprint Special, con un intervallo di pochi giorni e effettuando, oltretutto, due "prese al volo" di notevole caratura fotografica, oltre che treggistica. Da alzarsi in piedi e applaudire, ricordando i bei tempi e gli inseguimenti che furono. Sulla Giulietta (o Giulia) SS è stato detto tutto in occasione del primo esemplare fransé, e quindi, qui, non ci resta che ammirare la bellezza epocale di tale modello da pinacoteca dell'arte moderna. Si stenta davvero a credere che, non molti anni dopo, con il marchio di Alfa Romeo sarebbe uscita fuori l'Arna...

giovedì 25 luglio 2013

Cosine carine




Andrà a finire, sì, che dovrò fare quantomeno una sezione speciale dedicata a Via Ciseri. In quei duecento metri di strada accanto a casa mia, ultimamente, sembra essersi concentrato l'Universo delle Tregge. Oggi la mitica via dedicata al pittore del Canton Ticino ci riserva una cosina carina, in tutti i sensi: una Cool Thing, visto che in inglese deve sembrare ancor più carina. Lèdiz en gèntlemen, ecco a voi nientepopodimeno che una bicicletta elettrica, novella emula del VéloSolex, per la quale -ebbene sì- son dovuto penetrare all'interno di un condominio il cui cancello era stato lasciato aperto. Ritenendo comunque che codesta mia sia una violazione della proprietà privata alquanto veniale, propongo queste foto della (o del?) "Cool Thing" in questione.

Il modo in cui la "Cosina carina" di via Ciseri vi dev'essere arrivata è quantomeno curioso e permette di dare un'occhiata ad un mondo sconosciuto ai più. Si deve partire dalla IGT, o International Games Trade: si tratta di un'azienda di import-export di gadgets vari, che vanno dai giocattoli agli addobbi natalizi, dai gaggettini disneyani alle "things" hi-tech. Come dire: ce n'è per tutti i gusti, basta che siano cose che -fondamentalmente- non servono a una sega di niente. Altrimenti, va detto, non sarebbero gadgets. This is Market, baby; si deve prenderne atto e stop. Tanto più che la "Bicielettrica", proposta a partire dal 2001 (il che ne fa, probabilmente, la più giòvine treggia di tutto il blog a parte qualche macchina fotografata solo per la targa), una sua utilità la ha senz'altro. Insomma, come dire: l'Isolotto è sì tutto quanto in piano e l'unica salita è rappresentata dalle rampe del ponte dell'Indiano (arteria che è peraltro caldamente sconsigliabile percorrere in bicicletta, elettrica o meno che sia), ma, se si va un po' oltre in questa città di poggi e buche, pedalare può diventare faticoso e non ci sono negozi di EPO a tutti gli angoli. Quindi, ben venga la "Bicielettrica" dell'importatore di giochini (prevalentemente di produzione cinese, taiwanese e coreana).

Il sito della IGT specifica che la "Bicielettrica" è distribuita tramite il "Mercatone Uno", dove l'ecologia è uno stile di vita. E vabbè, in un blog come questo, dove si tratta e si narra perlopiù di puzzolentissimi mezzi meccanici del tempo che fu, un po' è necessario rifarsi una verginità...

martedì 23 luglio 2013

La treggia sottofinestra



Il TB è abbastanza famoso per le "tregge sottocasa", vale a dire quelle (e sono tante: si pensi solo all'oramai mitica via Ciseri!) trovate all'Isolotto, negli immediati dintorni di casa mia. A rigore, poiché abito in un ex garage situato sotto il piano strada, bisognerebbe dire tregge sopracasa; ma ho deciso di risparmiare all'universo mondo tale inutile sottigliezza. Oggi, però, l'espressione "sottocasa" è pienamente giustificata. La treggia che vedete, infatti, mi è capitata esattamente sotto le finestrature di casa mia: sono quelle che vedete nella foto con la macchina presa di lato. Nella stessa foto, praticamente, vedete l'intera casa mia dall'esterno; esattamente dove è poggiato lo scaleo, all'interno si trova il tavolo da lavoro col computer dal quale viene compilato il Treggia's Blog. Quando si dice che, se il Treggista non va dalla Treggia, e la Treggia che va dal Treggista...

Incidentalmente, quando una treggia mi capita a pochi centimetri da casa ho un po' di timore scaramantico; la prima volta che mi accadde, la sera del 20 settembre 2011, poche ore dopo mi prese un infarto. Non metaforico per l'emozione: proprio un infarto vero, con tanto di terapia intensiva e tubicini infilati dentro. Come dire: ho aspettato qualche giorno prima di mettere queste foto, sincerandomi che tutto fosse a posto. Capirete bene il perché. Detto questo, dovete sapere che proprio accanto a casa mia ha sede una ditta di condizionamento d'aria, la quale, naturalmente, riceve dei clienti; la stupefacente (ed oltremodo rara) Opel Kadett 1000 Familiare che mi si è sistemata sotto le finestre appartiene giustappunto a un simpatico cliente dei condizionatoristi, ed è del 1974. E così, prendendo i classici due piccioni con una fava, vedete anche la curiosissima sistemazione abitativa del vostro Treggista Preferito®. Beh, un Treggista non poteva che vivere in un garage, no? Però non crediate che il garage in questione ospiti motori; si distingue invece per un gatto nero e per circa 2000 libri che vi sono stipati dentro, anche in bagno. L'unico garage al mondo dove basta chiedere per vedervi consegnare una grammatica della lingua laotiana o un dizionario ceco-mongolo. Non ci credete? Venitemi a trovare.

Dovrei raccontarvi anche un minutino della faccia del gentile cliente dei condizionatoristi, che mi ha visto sbucare da una porta in mutande con in mano una fotocamerina digitale per riprendergli la Kadett familiare; naturalmente lo ringrazio per essere sopravvissuto alla non celestiale visione, ora che mi sto pure facendo crescere un barbone da extraparlamentare degli anni '70. Ma così è, e bisogna pigliarmi come sono. Del resto, anche essere quel che sono è una specie di mestiere, l'unico che so fare bene.

lunedì 22 luglio 2013

Il parco auto della vecchia signora


In questi ultimi tempi, il TB sta sperimentando un vero e proprio "boom" di nuovi amici e amiche; e si vede che il connubio tra le vecchie bagnarole sparse a Firenze e in tutta Italia e le bischerate che ci metto a commento da quattr'anni e rotti funziona piuttosto bene. Così, ad esempio, con oggi contiamo su un nuovo Treggista che schiude al TB il nuovo e gradito orizzonte della città di Bologna. A dire il vero, Bologna aveva già fatto qualche volta capolino, senza contare le "felsinee" reperite in piena Firenze; ma, con oggi, vengono poste le basi per una categoria di "tregge bolognesi" che, spero, non tarderà ad essere messa in essere.

Chi ci scrive, vale a dire il nuovo amico bolognese, si chiama Roberto, ed esordisce sul TB con questa straordinaria "coppiola" formata da una Fiat 600 e da una Fiat 124. Trovare due tregge del genere parcheggiate in una strada l'una davanti all'altra è un fatto di per sé parecchio raro; ma, come si vedrà meglio in seguito, in questa circostanza non è affatto un caso. Per capirlo meglio, sarà bene lasciare la parola direttamente a Roberto e leggere la non comune storia che racconta:
" Ho scoperto il tuo stupendo blog; beh un tempo anch'io mi dilettavo a scovare le vecchie auto (e le vecchie targhe). Anzi nell'infanzia (1965 circa) le trascrivevo e conservo gelosamente i manoscritti.... Intanto ti ho recuperato questa fatta nel marzo 2011 a Bologna, via Di Vittorio, quartiere Barca. Le due perle sono della stessa quasi ottuagenaria proprietaria e le usa alternate ogni giorno infischiandosene degli euro 1,2,3,4 e 5. Forse la 124 era del fu marito e la 600 sua. Chissà. Quel giorno anzi sera passai per la via e mi accorsi dell'allineamento d'epoca irripetibile e non ho potuto trattenermi dallo scatto. La 600 (targa BO 14[....] circa, in ferro, del 1961) è ancora in uso quotidiano mentre la 124 (targa credo BO 45[....]) non l'ho più vista da qualche mese. Alcuni sostengono che in garage possiede anche una 125 blu. M'informerò dagli (ex) colleghi postini. A parte il condizionatore, il tempo qui s'è fermato. Ti aggiornerò! A presto.

Capito dunque? Siamo qui di fronte nientepopodimento che all'intero parco auto di una vecchia signora la quale -e che Iddio la conservi in ottima salute!- gira con queste due meraviglie in barba a tutte le cretinate a base di "euri". A dire il vero, in questi casi è sempre bene avere un occhietto di riguardo, e quindi Roberto ha fatto bene a fotografare le due tregge di lato, senza targhe visibili; l'ottusità di certi amministratori comunali è troppo ben nota per fornir loro appigli di qualsiasi sorta. Nel frattempo, ci godiamo queste due bulgnàis ringraziando Roberto per avercele fatte conoscere assieme, e aspettando nuove imprese!

venerdì 19 luglio 2013

Ennesimo delitto




In questi ultimi tempi sto letteralmente divorando thriller e noir tra i più diversi e variamente ambientati: Fred Vargas e le sue strane congreghe del commissario Adamsberg e dei "Tre Evangelisti", la Firenze di Marco Vichi e del commissario Bordelli (che gira su un Maggiolino!), il gelido e tragico Jo Nesbø, Serge Quadruppani...e figuriamoci se, in questo contesto lettorio, il Treggista Militante®, che come gli assassini torna sempre sul luogo del delitto, se ne lascia sfuggire l'occasione. Tanto più che l'occasione in questione è, per l'ennesima volta, sotto casa ed in forma dell'oramai mitica via Antonio Ciseri.

Che la Morris Minor 1000 che vedete (reimmatricolata nel 1982, ma chiaramete degli anni '50) sia "di zona" qui all'Isolotto, lo si sapeva già dal 31 ottobre 2010, quando fu immortalata "al volo" da INSCO (che possiede una "potente attrezzatura", va detto); ma, stavolta, il delitto è nella sua forma migliore, vale a dire quella parcheggiata con tanto di segnalazione telefonica da parte della Piasintëina. In un'assolata giornata di luglio, eccola di nuovo qua, la Morris 1000. Letteralmente straordinaria, un pezzo d'Inghilterra sotto il sole fiorentino. E così è possibile vederla, e ammirarla, in tutte le pose e le posizioni; il delitto preferito dal Treggista, quello dove torna e tornerà sempre.

domenica 14 luglio 2013

Les Caporniens, la Juliettà Sprèn e le numerò cent

E dai, picchia e mena, anche per quest'anno il Treggia's Blog, l'unico vero blog di strada della bloggherìa italiana (la definizione non è mia, e ne vado particolarmente fiero), arriva al centesimo post. Viste le travagliate vicissitudini del vostro Treggista Preferito®, non è un risultato di poco conto anche se, chiaramente, gli inserimenti sono un po' inferiori a quelli degli anni passati. Ma al 100 ci siamo, e la cosa deve essere messa in risalto con una vettura davvero speciale, come questa qua.

Speciale, prima di tutto, perché segna il ritorno sul TB dei Caporniani. Ogni promessa è debito: prima o poi ve lo dirò che accidenti è 'sta Capornia da cui provengono i Caporniani in questione, Giulio e Simone. I quali sono, lo devo dire, Treggisti con la "T" majuscola non soltanto per le fotografie che scattano e mi mandano: lo sono, soprattutto, perché si tratta forse dei più grossi racimolatori di tregge vere che esistono a Firenze e dintorni. Altro che foto: i Caporniani, quando vedono una treggia anche in condizioni disperate e ridotta ad un ammasso di ferraglia arrugginita, non ci pensano due volte: mano al portafoglio, o al carrello di trasporto, e via. Capornia, in senso lato, è l'open space della Treggia; quel che vi ho visto va al di là delle descrizioni. Ma rimando tutto a tempi prossimi.

Per l'intanto, Simone il Caporniano torna a farsi vivo come fotografo con una "performance" al volo che merita quantomeno l'onore del post n° 100 del 2013. Anzi, vista la targa, del post numerò cent. Su un'autostrada di queste parti viaggiava infatti questa incredibile, e rarissima, Alfa Romeo Giulietta Sprint Speciale  con targa francese del dipartimento delle Alpes Maritimes (06). Nizza e dintorni, insomma.  Una vettura splendida quanto rara.

Una Giulietta Sprint Speciale disegnata da Franco Scaglione
La Giulietta Sprint Speciale (o Giulietta SS, come però preferisco non chiamarla per ovvi motivi) fa parte del progetto "Giulietta Sprint", la versione sportiva della Giulietta che, a mio parere, nelle sue varie versioni è tra le più belle autovetture mai prodotte nella storia. La produzione della prima Giulietta Sprint risale al 1954; come si legge nell'articolo Wikipedia, nel 1957 si pensò di dare una versione allestita appositamente ai piloti e venne coinvolto ancora una volta Bertone che, avvalendosi dell'estro e del genio aeronautico di Franco Scaglione, cominciò a delineare la futura Giulietta Sprint Speciale che entrò in produzione nel 1959, con un'aerodinamica assai evoluta ed esasperata, studiata anche con l'osservazione diretta dei flussi per mezzo di fili di lana applicati sulla carrozzeria di un'auto lanciata a forte velocità sulla Torino-Milano.

La produzione della Giulietta Sprint Speciale terminò nel 1962; siamo quindi di fronte ad una vettura prodotta tra 56 e 51 anni fa. La plaque française (di una zona che riporta a miliardari e principesse varie...) non permette purtroppo di risalire con esattezza all'anno, anche se fortunatamente ha una vecchia targa col dipartimento che si è salvata dal disastro del 2009 (l'introduzione anche in Francia delle orrende targhe alfanumeriche). Certo che questa qui che incrociava superba dalle parti di Firenze è capitata nell'obiettivo giusto; et le Capornien a fait clic. Come numerò cent, davvero un clic di quelli da ricordare!

Viterbo rossa!



 

Non che la presente sia, almeno finora, un'estate entusiasmante dal punto di vista atmosferico (entusiasmante, per me, lo fu quella del 2003 coi suoi quaranta gradi fissi...); però, da queste foto, si vede comunque che sono di qualche mese fa. Anche nelle immagini fotografiche, si riconosce sempre l'inverno dall'estate; è il color dell'aria che lo dice. Becchiamoci quindi questo Maggiolone viterbese (chiaramente "cabrio", e che ora s'immagina scapottato) nelle sue livree da brutta stagione ma comunque ravvivato dal suo bel color rosso, che non è così frequente nella Maggiolineria o Maggioloneria. Dal punto di vista immatricolatorio, siamo agli inizi del 1975, proprio nei primi giorni di gennaio di quell'anno.

Quando ho preso queste foto (durante i miei oramai ex giri di "servizi sociali", che tanto hanno dato al TB...) non immaginavo certo che avrebbero avuto un certo qual valore profetico dal punto di vista politico. Fino a un mese e mezzo fa, infatti, il rosso a Viterbo lo si poteva vedere giustappunto soltanto...sui Maggioloni ed altre autovetture. La città di Viterbo è sempre stata una cosiddetta roccaforte di destra, e si vede che ai viterbesi stava bene a quella maniera. Alle ultime elezioni municipali, invece, la storica svolta: Viterbo è passata alla sinistra. Consumata quindi la trasformazione dell'antica città papale in caposaldo della rivoluzione proletaria, non possiamo far altro che attribuire a questa treggia viterbese colta in una piovosa giornata invernale il preannuncio della rossa primavera che sarebbe arrivata di lì a poco. 

Scherzo, naturalmente, eh.

El trabajador



Una delle ultime prese al volo del vostro Treggista Preferito® prima dell'oramai sublimato Appiedamento®: e siamo qui a ricantar l'epopea del furgoncino Fiat per eccellenza, quel mezzo nato in tempi lontani come 600T e poi aumentato via via di cilindrata (850T e infine, 900T) fino a cessar di produzione nel 1984. Questo esemplare di 900T cassonato da lavoro è del 1981 e, come si vede, dopo trentadue anni non è ancora certamente andato in pensione. Vabbé che, in Italia, oramai in pensione non ci va più nessuno, che abbia quattro ruote o due gambe; però non si può fare a meno di sottolineare che il "modello T" della Fiat è servito, nella sua lunga vita, veramente a ogni cosa. Dal mulo dell'imbianchino al pulmino delle monache, dal vivaio del giardiniere al magazzino del rigattiere. Le sue dimensioni da utilitaria autentica sarebbero inconcepibili al giorno d'oggi: attualmente la categoria "furgone" è praticamente scomparsa, il "furgone" di tutti i giorni ha la stazza di un vecchio Lupetto e il dogma dell'ingombranza ha definitivamente trionfato. Vedere in giro un "T" dà a volte l'idea di un mondo scomparso; quello dove non esistevano i maledetti "imprenditori", ma esistevano invece gli artigiani e i lavoratori, col loro furgoncino inesauribile. Prodotto dal sudore e dalle lotte di operai che non svendevano il culo a un Marchionne qualsiasi.

La catasta



La foto sopra, i cui credits vi appaiono inclusi, potrebbe essere presa a simbolo della sorte toccata a migliaia di automezzi durante l'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966. Cataste. Cataste inestricabili di macchine accartocciate, schiacciate le une sulle altre e lordate di fango e nafta. Cataste che sfidavano, una volta defluite le acque, la legge di gravità. Cataste che, in alcune strade strettissime del centro, arrivavano ai primi piani come l'acqua dell'Arno poche ore prime.

Nella catasta si riconoscono, da destra: una Fiat 1100 familiare (FI 263701) del 1964 ; una Fiat 850 a cavalcioni di qualcosa e con targa illeggibile; una Fiat 600 su un fianco, anch'essa con targa illeggibile e schiacciata da un camion rovesciato (FI 174293) del 1962, il quale, sia pure in un modo un po' particolare e tragico, manda avanti la "Saga del 17". All'estrema sinistra, quasi a puntellare tutta la catasta, il retro di una 500.

Risposta al Colonnello (anche da Pisa)



Un'altra "risposta" al Colonnello Kurtz viene anche dalla città di Pisa, dove peraltro mi ero recato (in una gelida serata della scorsa fine di maggio, mese che è stato orrendamente autunnale quest'anno) proprio a prelevare un gruppo di musicisti bretoni, i Digresk, all'aeroporto. Nell'attesa dell'aviòn, mi sono fatto un'intirizzito giro per la città e l'unica treggia che mi è venuta incontro è stata, giustappunto, questa 126 polacca che, manco a farlo apposta, reca una targa càlabra che dovrebbe essere abbastanza familiare al Colonnello (è del 1981). Si noti che l'autovettura è in vendita: e se il Colonnello se la portasse a Parigi (naturalmente cercando di tenere la targa italiana al posto delle attuali orrendezze francesi...)?

Una risposta al Colonnello






Questo blog ha, da tempo, alcuni compagni di strada; primo fra tutti, il Colonnello Kurtz. Per chi non lo sapesse: il Colonnello Kurtz è un giovane italiano che, da anni, vive a Pavìgi, e che, nel suo blog, non di rado inserisce tregge di notevole fattura che reperisce sia nella Ville Lumière sia in Italia quelle volte che ci torna per qualche giorno. Ne consegue che il suo blog, Storie Inutili ma non Eccessivamente, ha una componente treggistica non indifferente (per un periodo, il Colonnello ha tenuto anche un blog specifico vero e proprio "gemello parigino" del TB; ma non lo ha mandato avanti per motivi suoi e insindacabili, sebbene al sottoscritto abbia fatto un po' dispiacere). E' comunque proprio al Colonnello Kurtz che oggi mi vorrei rivolgere con questa Fiat 126 del 1973.

L'ultimo post del Colonnello Kurtz riguarda proprio un paio di belle 126 che ha trovato per le rues di Parigi (particolarmente la prima, meraviglioso esempio di "patchwork", è da mettere in risalto). A differenza di quella del presente post, che è una 126 di autentica prima generazione ancora prodotta in Italia, quelle "parigine" del Colonnello Kurtz sono due polaquitas (come le chiamano a Cuba...), vale a dire quelle prodotte in Polonia dalla FSM, e che letteralmente motorizzarono in massa la Polonia ancora "socialista". Le 126 polacche sono talmente identificate con quel paese, da essere considerate (a ragione, secondo me) autovetture esclusivamente polskie; anche quelle "reimportate" in Italia recavano la targhetta "Made by FSM". 

Nel suo post, il Colonnello Kurtz esprime il parere che a Parigi se ne vedano assai poche, di 126; non nutro dubbi al riguardo, anche se mi ricordo, quando abitavo in Francia più di dieci anni fa, di averne vista una con targa "59" in pieno centro di Valenciennes. Purtroppo, allora il TB era ancora nelle menti del Dio de' Bivi. Però vorrei dire al Colonnello che, diversamente dalla Francia, in Italia di 126 se ne vedono ancora parecchie in giro; ad esempio, quella che qui inserisco è la ventiquattresima del TB e altre aspettano ancora negli archivi. Sicuramente non è al livello della 500, presente ancora in migliaia di esemplari (direi addirittura decine di migliaia); ma la sua pur meno fortunata "erede" ha ancora una sua presenza tangibile in Italia e non è affatto raro incontrarne una (gli esemplari presenti nel TB provengono al 90% dalla sola Firenze).

Tutto questo, naturalmente, senza insistere ulteriormente sul sempre più pessimo effetto che mi fanno le nuove targhe francesi, identiche alle esecrabili "alfanumeriche" italiane. Vederle su macchine del genere mi provoca accessi di furore treggistico; ma, naturalmente, il Colonnello Kurtz non ne ha alcuna colpa.

giovedì 11 luglio 2013

Appia & appiedature In(s)c(o).




Ed ecco passata anche la consueta pausa del Treggista®; quindi si ricomincia in grandissimo stile, e proprio da dove ci eravamo lasciati il 21 giugno scorso, quando chegou o verão. Si ricomincia, in pratica, dal bravo INSCO, che, oramai, sembra essersi trasformato in un Treggista Militante® a tempo pieno. Oggi lo vediamo all'opera addirittura nel capolavoro del Treggista (Treggist's Masterpiece, Treggistenmeisterwerk): la presa al volo.

Dall'Asia Centrale a Pavigi, dal Portogallo a Firenze: la musica non cambia. Oramai, quando c'è di mezzo Io non sto con Oriana (e vorrei anche vedere se dicesse alla Dora di starci con l'Oriana...addio tregge!) si può stare certi della treggia commilfò. Nella fattispecie, si tratta di questa stupefacente Lancia Appia color oro, una bergamasca (non si sa se de hòta o de hura) che è titolare di un'avita reimmatricolazione. La targa è, infatti, del 1967 e sarebbe comunque già di per sé non male; ma la Lancia Appia cessò di essere prodotta nel 1963. Dalla foggia, la bergamasca dorata sembrerebbe presentare il restyling che eliminò la calandra lunga del radiatore, e si va quindi a dopo il 1959; situare l'Appia dorata al '60 o al '61 non è quindi di fuori.

Davvero un bel colpo da parte di INSCO: il quale, comunque, per quanto riguarda questo blog dovrà abituarsi alle pause e non preoccuparsi troppo se non vede nessun post nuovo, a volte, per qualche settimana. Non c'è mai nessuna ragione ben precisa (a parte eventuali arresti del Treggista da parte dell'autorità giudiziaria, o altre cause di forza maggiore): semplicemente ci provi un po' lui a tenere, da oltre 4 anni, un blog dove ad ogni foto di una vecchia autovettura viene abbinato un commento. Ed è forse questo che rende unico il TB in tutta la bloggeria treggistica esistente. Insomma, bisogna portare pazienza. Non è solo questione di fotografie, ma anche di ispirazione... tanto più che, con la famosa appiedatura del vostro Treggista Preferito®, c'è sicuramente un po' meno di materiale "proprio". Però, come si vede, le Appie non mancano neppure con le appiedature. Ci pensa INSCO!