venerdì 31 dicembre 2010

Buon 2011 con la Numero Uno!


Siccome sono un ragazzo abbastanza originale (ma sensa esagerazioni e ostentazioni, ci tengo a dirlo), per questo ultimo post del 2010 (munito dei relativi auguri a tutte e tutti i Treggisti passati, presenti e futuri) ho scelto una foto...scattata la scorsa estate, ma che avevo già deciso di riservare a San Silvestro (bello sarebbe se il 1° gennaio fosse San Canarino Titti, eh!).

È una foto cui tengo molto; l'ho scattata in modo da riprendere ben due Mezzisacchi bianchi e identici, ma uno, quello sullo sfondo, non è un Cinquino qualsiasi e gli assidui del TB lo avranno forse già riconosciuto: è il mitico Numero Uno, vale a dire la prima Treggia in assoluto del Treggia's Blog (1° giugno 2009). Si vede che la strada dove ancora imperterrita sfida il tempo "butta bene" per i candidi mezzisacchi, e ho individuato questa particolare inquadratura come una specie di...simbolo di continuità.

Nonostante la mia allergia totale ai "bilanci" di fine anno, nel rinnovare gli auguri a tutti e a tutte mi corre anche il graditissimo obbligo di ringraziare tutti coloro che, coi loro contributi spesso incredibili, hanno reso questo blogghino una specie di...piccolo appuntamento quotidiano con il Treggismo Militante; e non sono pochi, oramai. Senza ipocrisia, mi fa piacere aver creato una piccola "rete" di persone che condividono qualcosa, senza ricorrere ai soliti social networks. Addirittura sto vedendo dei genovesi, dei torinesi o dei romani che usano comunemente la parola treggia, un termine che nemmeno tutti i fiorentini conoscono (almeno nell'uso che se ne fa per definire un veicolo "annoso").

Insomma, per terminare, davvero un abbraccione a tutte e a tutti...e che il 2011 treggistico sia all'altezza del 2010! Di tregge a giro ce ne sono ancora a migliaia nelle nostre città: prima o poi di qui hanno da passare! :-)


mercoledì 29 dicembre 2010

In su i' cacar de' polli


La colorita espressione fiorentina in su i' cacar de' polli, evidente calco da analoghe espressioni anglotedesche come on poultry's shitting o bei Hühnerscheißen, indica qualcosa che si fa o che accade all'ultima ora; la sua corretta pronuncia, tra l'altro, porrebbe al forestiero soverchie difficoltà: ["in'su "ikka'χar "de'φolli]. È ben nota l'abitudine degli abitatori de' pollai di dedicarsi alla sana evacuazione quotidiana poco prima del tramonto; poi, secondo i ritmi naturali, tutti a dormire (ovvero a letto con le galline, abitudine condivisa peraltro dal premier Silvio Berlusconi e dal suo entourage). Insomma, tutta questa popo' d'introduzione linguistico-avicola perché, a due giorni dalla fine del 2010, ho finalmente trovato la mia prima Fiat 128 "personale".


Era diventata, in effetti, una delle principali barzellette del TB, oramai gràvido di centoventotti, ma tutti procurati dai collaboratori sparsi per il Vítelíú; la sera di questo 29 dicembre, invece, il destino ha voluto farmi un regalo, e in una lunga strada che si sta rivelando sempre più una miniera di Tregge (ivi compresa quella che è probabilmente la principale Treggia Perduta del blog; ma ne parleremo un'altra volta. Mi sono poi consolato ampiamente trovandovi la DeLorean). Nel TB il destino si chiama usualmente Dio dei Bivi; lavora sempre a pieno ritmo, e nel farmi trovare la mia prima 128 (rossa scorticata, di 2a serie del 1973) me ne ha fatta trovare una, decisamente rara, a due porte:



(NB: Come sempre in questi casi, specifico che la vettura si trova regolarmente e legalmente parcheggiata su uno spazio disabili, essendo munita dell'apposito contrassegno personale).

Insomma, non sto neanche a dirvi l'emozione e la gioja per l'avvenuta cancellazione di cotal cruccio che m'attanagliava; a tale riguardo, debbo dar conto anche di una piccola crisi di sindrome del Treggista (che non sarà mai di moda come quella di Stendhal, e sulla quale non faranno mai un film con Asia Argento - al massimo massimo con Topolino Amaranto). Tale sindrome colpisce il Treggista quando avvista una Treggia parcheggiata, particolarmente se a lungo desiderata. Nel pur breve intervallo che intercorre tra la percezione, l'inchiodata (con i relativi inviti a recarsi colà dove il sole non batte, da parte dell'automobilista che segue) e un parcheggiaccio alla bell'e meglio con le doppie frecce, il Treggista teme che la Treggia avvistata scompaia. Che il proprietario, in quel breve periodo, arrivi, metta in moto e se ne vada lasciando il Treggista col suo berrettone di lana blé e la Kodak, e con uno stato d'animo che viaggia nella terra di nessuno tra la desolazione e il mòccolo più cruento. Fortunatamente non è stato il caso di stasera, ma posso assicurare che m'è successo non poche volte. Scampato pericolo; la sindrome stavolta l'ha pigliato nel boccino, ed ecco quindi altre foto della 128 a du' porte rossa scartavetrata:






martedì 28 dicembre 2010

Capornia attacks!


O che ve la ricordate questa, la Volkswagen Typ 4 411 del 1971 capofila dell'Art Treggeau? Indimenticabile, vero? Eccola di nuovo, ma stavolta a bordo di un carrello. E chi ci sarà a trainarla? Indovinato, vero?... Ebbene sì, Giulio e Simone, vale a dire i Caporniani hanno colpito ancora. Se ne sono impadroniti!

A tale riguardo, va detto che coi Caporniani non siamo davanti a dei semplici, seppur appassionati, "Treggisti". Questi due, altro che fotografie (e poi fanno pure quelle, come sanno tutti i collaboratori e lettori del TB): questi due le tregge se le vanno a pigliare in carne e ossa, anzi, pardon, in vetri e lamiera. Poi mettono in azione il carrello, e via in Capornia. Prima o poi bisognerà che faccia davvero un reportage da quelle parti; Capornia è l'apoteosi della treggia. Un vero e proprio museo a cielo aperto, perdipiù in un posto assolutamente splendido. Se non fosse che il luogo in questione è proprietà privata di uno dei due caporniani, andrebbero organizzate visite guidate; da rimanere a bocca aperta. Se rinasco, chiederò ai due di adottarmi, lo giuro.

Ma torniamo a noi e al trasbordo della VW 411, con una serie di foto che testimoniano lo storico evento e che Simone mi ha gentilmente girato:



Le due foto che seguono, invece, testimoniano le condizioni dell'autovettura, che non esito a definire folkloristiche:


Qui una ruota, con la gomma completamente lacerata e che mette a nudo la camera d'aria;


E qui, invece, una cosa che fa capire come le Tregge, quelle vere, siano qualcosa di vivente, e non in senso metaforico. La VW 411 pisese ha infatti germogliato, con un'intera collezione di muschi e pianticelle che potrebbero benissimo fungere da base per una nuova e interessante disciplina scientifica: la Botanica Treggistica (tedesco: Treggenbotanik, o Treggenpflanzenkunde, che mi piace di più perché a me i composti tedeschi fanno letteralmente impazzire di delizia linguistica).

Proseguiamo indi di poscia con un interessantissimo confronto tra antico e moderno, che ricorda un po' la famosa Querelle des anciens et des modernes che infiammò gli intellettuali francesi alla fine del XVII secolo:


Ora, sulla querelle di tre secoli e passa fa non voglio e non posso pronunciarmi; ma, essendo un Treggista, sono un passatista per definizione e quindi, di fronte a una foto del genere, non posso che schierarmi per la VW 411. Troppo superiore. Pur nelle condizioni miserande in cui si trova, riesce lo stesso a "catturare" ben più della supercar Mercedes che le sta a fianco. Non c'è storia. Anche un profano lo capisce da solo. La supercar si inchini e scompaia pure nella sua modernità; e questa querelle e gli è bell'e risolta.

Le foto che seguono ci portano nell'interno della Treggia, in una vera e propria sospensione temporale:



Si può vedere, particolare non indifferente, che la "vita attiva" della VW411 si è fermata al non lieve traguardo di 254.844 km (e quasi 845); e anche se la sua robustezza da Käferphilosophie non le permetteva però di andare oltre i 130/135 kmh. Ma tanto, poi, a che servirà andare più veloce...

Infine, la sorpresa. A dire il vero, io la conoscevo già: i due Caporniani hanno una vera e propria passionaccia per le berline Volkswagen della "Serie 4". Tant'è vero che la hanno già affiancata ad un'altra, con targa fiorentina del 1972:




E ci sono due cose da dire: la prima è che i due modelli sono praticamente identici; e la seconda è la targa della 411 fiorentina, assolutamente fantasmagorica (e pure le targhe belle trovano quei due!): FI 65 64 63. Mi inchino, e benedico sempre il Dio dei Bivi che mi fece incrociare Giulio, nel febbraio scorso, mentre telefonava a bordo del suo T2!

sabato 25 dicembre 2010

Treggia's Horusmas




Tutto sommato, credo che una Dedeuche sia sempre il modo migliore per augurare Buon Horusmas a tutti ! Come tutti sanno o dovrebbero sapere, il dio egizio Horus era nato il 25 dicembre e la sua nascita era stata annunciata da una stella cometa; io rispetto rigorosamente il diritto di primazia, e quindi mi dispiace assai per quel bel bambino palestinese che, poi, a differenza di Horus, ha avuto in sorte di combinare più danni della grandine. È arrivato dopo. Quindi buon Horusmas a tutte le Treggiste e a tutti i Treggisti che seguono il TB; casualmente, poi, questo è il 365° post del 2010, per cui corrisponde davvero a un anno di blog!

Così godetevi questa bellissima 2CV rossa che, dall'artistica ammaccatura sul frontale, si potrebbe quasi chiamare "Federico da Montefeltro". Avete presente il ritratto di profilo che Piero della Francesca fece del famoso signore e condottiero? Bene, o dite se non assomiglia al davanti di questa macchina!


giovedì 23 dicembre 2010

Sarà una minaccia?




Che Torino sia una città densamente treggiata lo avevo già intuito dai contributi dell'amico Michele (ad esempio questo); stavolta ho avuto modo di constatarlo di persona. Giunto a Torino per un...fine settimana alcolo-musicale, non ho fatto nemmeno in tempo a sistemarmi in una sordida bettola in S. Salvario, che già la treggia d'ordinanza mi aveva già scovato (come forse avrete intuito, il Treggista è un semplice medium, in quanto sono le tregge che vanno regolarmente a scoprire lui; e, in fondo, questo è il vero Treggist's Secret). E che treggia! Un T2 pluridecorato del 1972, che serve evidentemente da réclame per il Circolo dei Lettori del capoluogo piemontese. Non chiedetemi altro, perché esattamente non so che cosa sia, un "Circolo di lettori": un club dove ci si riunisce a leggere? Un posto dove gli autori leggono a voce alta le proprie opere, così come si faceva prima di Sant'Agostino di Ippona (che stupiva i suoi coevi in quanto aveva l'abitudine di leggere da solo, in silenzio, mentre nell'antichità classica la lettura era esclusivamente a voce alta e con declamazione)? Ad ogni modo, devo dire che se voleva "colpire", questo circolo di lettori lo ha fatto sicuramente ed in un modo assai efficace, anche se un po'...minaccioso. In effetti, "Il circolo ti vuole!" somiglia nemmeno troppo vagamente al famoso Zio Sam che incitava a arruolarsi per andare a far la guerra con lo slogan I want you:


Comunque sia, e specificato a chiare lettere che andare a leggere qualcosa, sia pure in un circolo, è incommensurabilmente migliore di arruolarsi nell'Esercito degli Stati Uniti, è facile osservare che la treggia è un veicolo pubblicitario davvero potente. Si fa subito guardare. Cattura l'attenzione. Se avete una vecchia autovettura, invece di rottamarla fatela piuttosto restaurare e proponetela a qualche azienda per farne un veicolo pubblicitario. Lo fanno regolarmente con quei troiaietti di Smart, lo potranno fare con una treggia!

lunedì 20 dicembre 2010

Il taxi al termine dell'Universo



Io ve lo avevo detto che uno che chiama Fabrizio e che scrive da Genova non poteva che spedire cose straordinarie. Quindi, prima di tutto, gli lascio la parola:

La 128 del 1980 è sicuramente il taxi più vecchio presente in città, anche se non più in servizio. Giace abbandonata da almeno cinque anni in Via Briscata a Sestri Ponente e la ruggine se la sta lentamente divorando ("Rust never sleeps" come diceva Neil Young), le ruote come puoi notare sono quelle di un vecchia Opel Corsa. Purtroppo non sono riuscito ad ottenere informazioni sul veicolo, nessuno degli abitanti della via a cui mi sono rivolto ha saputo dirmi nulla o meglio non ha voluto, data la nota diffidenza ligure. Chissà quali aneddoti potrebbe raccontarci la trentenne riguardo alle persone che ha scarrozzato perGenova in tutti gli anni di attività se solo potesse parlare!

Bene. Ora devo raccontare una cosa piuttosto curiosa sui taxi di Genova, che accadeva regolarmente qualche anno fa...a Firenze. Nei primissimi tempi in cui prestavo servizio in ambulanza (ho cominciato nel 1978), le comunicazioni con la centrale e tra automezzi erano assicurate esclusivamente via radio, con un "ponte" la cui antenna stava sul Monte Morello (il vulcano spento che rappresenta l'altura maggiore tra quelle che circondano Firenze, oltre 1000 metri). Su tale ponte radio, per motivi sempre rimasti ignoti, si captavano (specialmente nelle ore serali e notturne) anche i taxi, ma non quelli di Firenze: quelli di Genova. Cosicché capitava che, mentre la centrale ci mandava su un incidente in viale Mazzini o su una partoriente in piazza dell'Isolotto, si inseriva il radiotaxi chiedendo una macchina in via Assarotti, una in via Macaggi e un'altra in Vico dell'Amor Perfetto (dove non entrerebbe nemmeno un monopattino, ma che non posso fare a meno di citare perché credo sia il nome di strada più bello del mondo). Di rimando, è assai probabile che i tassisti genovesi si siano giornalmente chiesti come mai sul loro ponte si sentivano le autoambulanze fiorentine; possibilissimo quindi che mi sia capitato di sentirlo per radio, il taxi 842 di Genova, addirittura mentre era...appena nato. Misteri delle onde radio, che sono onde che viaggiano per il cosmo. E il cosmo è libero. È vuoto. È senza confini.

Il fatto che Fabrizio abbia chiesto in giro del vetusto taxi (bello giallo, com'erano una volta anche a Firenze) e che nessuno gli abbia saputo dire niente, mi ha suggerito ipotesi interessanti quanto inquietanti. Un taxi, perdiana, è un'auto pubblica (o vettura di piazza, denominazione ufficiale ripresa pari pari dalle antiche carrozze a cavalli) che reca passeggeri da un punto A a un punto B; e se ci fosse lo zampino della Guida Galattica per Autostoppisti, e almeno per una volta la risposta, invece di essere 42, fosse GE 796415? Il taxi che porta da Genova al Termine dell'Universo (dove peraltro esiste, come tutti sanno, un ottimo ristorante)! E con questo si spiegherebbe agevolmente l'apparente abbandono: certamente un taxi del genere (e si noti la stupefacente perizia con cui i cosmonauti hanno camuffato l'astronave), addetto al servizio intersiderale, non può partire nelle normali ore diurne, durante le quali se ne resta tranquillamente parcheggiato in via Briscata a Sestri Ponente; e direi anche che la diffidenza degli abitanti della zona non sia da ascrivere al loro essere liguri, bensì al fatto che un paio di curiosi sono stati scomposti all'istante in molecole, spediti sul pianeta Treggiàz (situato nella remotissima costellazione di Monte Zèmolo) e colà ricomposti in forma di Fiat Stilo o di Duna (da cui il notissimo romanzo Dune). Un destino tremendo!

Insomma, questa cosa qui deve partire esclusivamente tipo verso le 3,48 del mattino; gli abitanti di via Briscata hanno sì notato un misterioso andirivieni di ometti verdognoli (di cui parecchi assomigliavano curiosamente al ministro Brunetta), ma tengono le bocche cucite. Intanto il nostro Fabrizio cosa fa? Zàc, lo fotografa. Autentico scoop!

Natalina la Bianchina




Sinceramente, se esiste qualcuno assai poco propenso alla cosiddetta magia del Natale, questo sono io; me ne fregava poco anche da ragazzino, e ci sono stati dei periodi adolescenziali in cui, ostentatamente, me ne andavo a mangiare un panino da solo alla stazione piuttosto che andare al pranzone di famiglia. E col tempo non mi sono per nulla "ammorbidito" al riguardo; e inorridisco quando sento fior d'atei, smoccolatori, spregiator d'Iddio, anarchisti veri o presupposti e quant'altri parlarmi di tradizioni e fare pure l'alberello con le palline (che peraltro è una tradizione inventata; casomai facessero il presepe).

Però, nel vedere proprio sotto Natale questa fantasmagorica Bianchina Giardinetta dei primi mesi del 1971 (una delle ultime "doc", cioè), ho deciso di fare un'eccezione. Senza eccezioni non c'è gusto. Un po' di esperienza mi ha rivelato che i "duri e puri" sono quasi sempre, invece, morbidi e impuri come gli stronzi, e che sono i primi a mettertelo nel culo quand'occasion propizia si presenti. Quindi lungi da me fare altrettanto. Una Bianchina sotto Natale non può che essere Natalina. Nome che le sta appiccicato perfettamente, così come il regalo che mi ha fatto il suo proprietario fermandosi immediatamente ai miei gesti disperati. Anche perché, mi tocca dirlo, ultimamente di belle tregge me ne sono sfilate sotto il naso parecchie. Sto perdendo qualche colpo, ma sarà colpa dell'ennesimo invernaccio malefico. Fortunatamente, es kann nicht immer Winter sein. Intanto aspetto fiducioso il glorioso sette di gennaio. E se proprio devo, preferisco la Pasqua; almeno è in primavera.

Isaia



Avete idea, per un compagno di strada di De André come il sottoscritto, che cosa vuol dire ricevere una mail da Fabrizio da Genova? Un tuffo al cuore impercettibile, dal quale ci si riscuote sì immediatamente, ma non senza qualche brilluccichìo nelle regioni più riposte degli occhi. Il Fabrizio che mi scrive, contribuendo peraltro a inserire Zena nelle città del TB (cosa che mi è particolarmente cara, perché adoro Genova e la conosco anche parecchio bene), è invece un lettore di questo blog che "viene allo scoperto" con questa strabiliante Fiat 124 tagliata in due. Ringraziando Fabrizio già da ora, gli lascio come di consueto la parola: la sua mail contiene peraltro un'interessantissima testimonianza su una treggiona fiorentina andata a morire proprio a Genova.

"Ciao, girando per le strade di Genova mi sono imbattuto in questa povera 124 bolognese a cui hanno tagliato il culo, se è in attesa di trapianto non si sa, l'adesivo del carburatorista che se ne prendeva cura è una bella testimonianza del tempo che fu e di un mestiere che è praticamente scomparso, almeno dalle mie parti. Simpatico il disco orario anch'esso d'epoca. Pensando alla tua Firenze mi viene in mente quando una decina d'anni fa assistetti nella mia città ad un orrendo crimine, la distruzione da parte di un camion munito di ragno di una Fiat 130 coupé di cui ricordo ancora la targa : FI 608085. L'auto era abbandonata da diverso tempo in una strada che doveva essere riasfaltata e qualche idiota assai insensibile alla bellezza pininfariniana ha pensato di eliminarla definitivamente, poi si dice che i genovesi non buttano via niente! Sapresti dirmi se non altro di che anno era la defunta conoscendo la targa? Grazie e buona caccia."

Che dire? Leggendo le parole di Fabrizio sulla 124 bolognese trovata a Sampierdarena, mi è subito venuto a mente il famoso profeta Isaia, che secondo la tradizione (non biblica, ma dei Vangeli Apocrifi -gli stessi utilizzati da De André per la Buona Novella...) fu segato in due per ordine di Manasse. E anche la povera 124, mi sa, deve aver trovato il suo Manasse (e mi permetto purtroppo di ipotizzare che non sia per restaurarla, bensì per "prendere il pezzo" allo scopo del restauro di un altro modello simile; una sorta di trapianto, insomma). Da qui il titolo del post, e anche il nome con cui questa treggia verrà ricordata.

Bolognese? Ma da cosa Fabrizio avrà dedotto la provenienza felsinea della 124, dato che, come si può vedere, è priva di targa (anteriore, visto che quella posteriore è stata portata via con la rimozione del posteriore...)? Gli è che Fabrizio, già con questo suo primo contributo, dimostra inequivocabilmente di essere un Treggista nell'anima, nato, spiccicato, schlechthin, raffinato, chevronné. Ne parla già nella sua mail: e guardate che cosa è andato a fotografare.



Particolari, questi, che non testimoniano soltanto l'antica provenienza della treggia della provincia bolognese, andata poi a terminare la sua esistenza a Genova. Testimoniano anche un'estrema attenzione ad una storia, e a più storie. Il carburatorista e l'agenzia di assicurazioni del paesino, con tanto di numeri senza prefisso. Gli adesivi appiccicati alle vecchie tregge ne fanno parte integrante; un tempo dovevano esistere colle irremovibili, che si incancrenivano ai vetri o alla carrozzeria, e contro le quali il tempo nulla ha potuto. Mi riprometto senz'altro, in futuro, di fare maggiore attenzione anche agli "adesivi d'epoca", come quelli di Isaia.

Concludendo, non posso che istituire con questo post "fabriziano" una categoria apposita dedicata alle Tregge Genovesi; anche perché, come si vedrà in seguito, Fabrizio si è già ridato da fare. Una nomina di Inviato Speciale del TB a Genova non gliela toglie nessuno. Uno che esordisce con una cosa del genere è destinato a grandi cose.


domenica 19 dicembre 2010

Speciale neve !


A Firenze, i prossimi anni, si farà bene a stare attenti ai giorni compresi fra il 17 e il 18 dicembre. Nel 2009, il 18 dicembre, la vecchia Fiesta che mi serve da mezzo di servizio e d'uso personale era ridotta così; uno scherzetto rispetto a quel che è accaduto venerdì scorso (un venerdì 17, appunto): la vedete nella foto sopra, completamente seppellita dalla neve in sede (dove l'avevo lasciata per andare a fare un intervento di routine, un trasporto sanitario per una normalissima visita ortopedica che si è poi trasformato in un'avventura da tregenda durata quasi nove ore nel blocco totale di Firenze e dintorni). Sono caduti circa 30 cm di neve, una cosa assolutamente fuori dell'ordinario, così come fuori dall'ordinario è stata la disorganizzazione da barzelletta di cui tutti siamo stati vittime e, senz'altro, anche autori. Ad ogni modo, scrivo nella notte di domenica 19 dicembre e la povera Fiesta è ancora bloccata in sede e ricoperta di neve.


Cliccando sulla foto, la si vede la mattina dopo, in mezzo all'autentico groviglio di ambulanze e altri mezzi sanitari rimasti bloccati in sede. Come dire: l'Emergenza nell'emergenza. Talmente emergenza, che per assicurarla almeno un po' siamo stati costretti a rimettere in servizio un vecchio sfascione strabattuto con quasi 200.000 km sul groppone, e che però presentava l'utile caratteristica di un bel paio di catenacce da neve:


Grovigli? Sì, d'accordo; ma almeno ci siamo dati da fare, abbiamo spalato e i malati e i feriti non abbiamo smesso mai di andare a prenderli. Lo stesso non si può dire dei trasporti pubblici fiorentini, abbandonati a cataste lungo le strade della città. Eccone un interessante esempio in posizione panoramica:


Ma poiché questo è sempre il TB, e come dicono ai preti al momento dell'ordinazione: eris Treggiae Bloggum in aeternum, mentre percorrevo la città proprio a bordo del catramone incatenato di cui sopra o non mi capita il tizio in dune buggy (una Volkswagen Hobbycar, per la precisione)?


Non sono purtroppo riuscito a fotografarla tutta dall'ambulanza: dico però che era targata FG 23 e qualcosa (da Foggia con calore?) e che quindi risale al 1979. E non sono neppure riuscito a riprendere la stupefacente performance del proprietario e/o guidatore, che a un certo punto s'è messo in canottiera facendo il balneare da spiaggia in mezzo alla neve (e ai due gradi sotto zero del momento).


E, per terminare questo speciale, eccovi qui un'autentica treggia umana: nientepopodimeno che egli, il vostro Treggista Preferito® davanti al suo luogo di sgobbo. La divisa non è molto ortodossa, ma sono anche le due di notte dopo una giornata allucinante; certo che non ricorda proprio per niente il London Ambulance Service o i Paramedics americani (casomai i parameci)...

In conclusione: si dovrà dare appuntamento al 17/18 dicembre 2011? O l'effetto serra? O il riscaldamento globale? Altro che Al Gore: qui, da un par d'anni a questa parte, c'è casomai un discreto algore. Invernacci di merda, si pela dal freddo, nevicate record...riscaldamento una sega!!!!!

domenica 12 dicembre 2010

Betadihùlo




Questa era, in assoluto, una delle tregge più sfuggenti di tutta Firenze. Sempre là, nella zona dei lungarni diquaddarno; vista almeno sei o sette volte, e sempre svicolata a dest' o a sinist'. Eppure non è certo una pispolina: una Lancia Beta di prima generazione, risalente al 1973. Un discreto bestione di macchina che, all'epoca, poteva tranquillamente essere definita un'ammiraglia anche se poi, in fondo, non lo era. Si vede che le bestiotregge hanno mantenuto una certa agilità nel tempo, anche considerando che il traffico del 1973 non è quello di ora (e c'era pure l'austerity, chissà se qualcuno se ne ricorda e se si è mai chiesto perché in Italia le stronzate non possano normalmente essere espresse in italiano, ché tanto una più, una meno...). Insomma, era. Alla fine, complice il solito provvidenziale semaforo rosso, ce l'ho fatta a pigliarla (non dirò mai "catturarla" perché io sono e sarò sempre per le tregge libere). Rigorosamente al volo e di culo. Altro non era possibile fare, ma è già molto. Dài, pìcchia e ména si pigliano tutte quante, nonostante dicembre e gennaio siano, treggisticamente parlando, i mesi più grami. Tutte in letargo in attesa della primavera, ma io in letargo 'e 'un ci vo.

venerdì 10 dicembre 2010

Please stand up: Cisitalia (FF/25)


La pubblicazione delle foto del raduno-corsa storica "Firenze-Fiesole" del 14 marzo 2010 andrà avanti per chissà quanto ancora; inizialmente avevo pensato di dedicare delle piccole "monografie" (vale a dire dei singoli post) solo a certi modelli, per poi fare un post complessivo senza commento dedicato a quelli che erano rimasti fuori. Semplicemente impossibile. Resterà l'unico autoraduno storico testimoniato nel TB, e così deve essere: solo domenica scorsa, a Firenze, se ne è svolto ad esempio uno al quale mi sono guardato bene dal mettere piede. Un unicum. Perché uniche sono le autovetture e le moto che vi erano presenti. E questa che vi presento qua, con un'unica foto quasi a sottolineare la sua irripetibilità, ne è un esempio. Please stand up. Per favore, alzatevi davanti alla Cisitalia 202 Spyder.

Tra il primo dopoguerra e gli anni '60, l'Italia vide un fiorire di piccole case automobilistiche che producevano vetture non soltanto di altissima qualità, ma anche di una bellezza incomparabile. Opere d'arte; nel 1951 la cosa fu sancita ufficialmente, quando un esemplare della 202 coupé fu esposto al Museum of Modern Art di New York in quanto Scultura in movimento. Avete capito bene: scultura in movimento. Davanti alla "Spyder" si potrebbe dire che è il movimento stesso che si fa opera d'arte senza nessun bisogno di ricorrere neppure alla scultura. L'automobile diventa opera d'arte in sé, libera da paragoni e accostamenti. E sono cose, queste, che sono finite. Non mi si venga a parlare di Ferrari e roba del genere.

La Cisitalia SpA fu fondata l'8 marzo 1946 da Piero Dusio e Piero Taruffi. E furono, subito, le 1000 Miglia. E fu Tazio Nuvolari, che proprio alla guida di una 202 quasi arrivò a vincerle (battuto solo dall'Alfa Romeo 8C 2900 B di Biondetti). Le vicissitudini della Cisitalia (Acronimo di Compagnia Industriale Sportiva Italia) sono contraddittorie e, a volte, drammatiche: l'articolo Wikipedia merita davvero di essere letto. La fine arrivò nel 1963: Carlo Dusio, figlio di Piero, il quale aveva portato avanti l'azienda caparbiamente, alla chiusura prese l'albero motore della Grand Prix e andò a gettarlo nel Po, a Torino.

mercoledì 8 dicembre 2010

Swinging Florence



E, tanto che ci siamo, continuiamo pure a swingare con quest'altra Mini Minor, etichettata Innocenti e risalente pure al 1969. L'anno in cui la Fiorentina vinse l'ultimo scudetto (e ultimo rimarrà, mi sa...), entrai in 1a elementare e parecchie altre cose. Certo, in confronto a Londra, forse, Firenze non sarà stata così tanto swinging; si vedevano ancora in giro parecchie case puntellate dopo l'alluvione del '66, e mi rendo conto di parlare quasi marziano. Prenderei volentieri un ragazzo, ora, e gli chiederei di dirmi se ha mai visto una casa puntellata; eppure, nel centro di Firenze, ce n'erano talmente tante che non ci si faceva nemmeno più caso. Forse c'era ben poco da swingare e i grandi avvenimenti dell'epoca si svolgevano altrove. Un po' di '68 e dintorni, ma ero un bambino e la cosa non mi tangeva. Però mi ricordo bene che di Mini Minor se ne vedevano molte in giro; qualcuna ne è sopravvissuta. E direi che ben poche macchine riescono a rendere così bene l'epoca. Ché questa è la vera attività del Treggista Militante: non perdere mai il contatto col passato, ed esercitare la memoria attraverso le autovetture.

martedì 7 dicembre 2010

Swinging London




Nel TB, le Mini Minor sono le uniche vetture che non sono raggruppate per casa costruttrice, ma per modello. Questo perché rappresentano un caso complesso: quelle "classiche" che si vedono ancora in Italia sono perlopiù commercializzate come Innocenti, dato che la storica casa di Lambrate ne aveva ottenuto la licenza di costruzione dalla Morris (o British Leyland che dir si voglia) e le assemblava con alcune parti prodotte appositamente per il mercato italiano (le quali, così si dice, avevano migliorato il modello originale britannico). Solo in pochissimi casi, come questo che è stato colto dalla provvidissima mano della Piasintëina con il suo videofonino, a due passi da casa mia, si vedeva in giro la Mini Morris originale, quella per il mercato inglese. È uno stupendo modello del 1969, cosa che si evince dal pataccone ASI sul retro; purtroppo è stato ritargato nel 1979. È però possibile che la cosa derivi proprio dalla sua originalità: un modello fatto pervenire direttamente dalla Gran Bretagna, insomma, e quindi immatricolato in seguito con targa italiana. Comunque sia, davvero un pezzetto della Swinging London degli anni '60 alla porta di casa, o quasi; e mi spiace molto. Sono un appassionato delle auto inglesi, e pagherei per trovare un'Anglia o anche un'Austin Allegro...

USC - Ufficio Smaltimento Camper (2): Minimal Houses





Alle Minimal Houses di Thedald Rock Street una cosa del genere potrebbe, e niente vieta che lo possa, far pure da abitazione per qualcuno. Una delle pochissime giornate di sole di quest'autunno marcio, dei bambini che giocano e il vecchio T3 "Westfalia" con le tendine. Certo che il T3 non ha mai avuto lo stesso charme dei suoi predecessori del "Typ 2", né la stessa cinematografia; ma il suo intreggimento è un intreggimento vero, scevro da restauri alla moda, senza figli dei fiori, isole di Wight e ristoranti di Alice. Quando ne vedi uno è un vero treggione senza se e senza ma, non serve a attirare l'occhio (tranne quello del Treggista, va da sé) ed è un mezzo che si trova a casa nelle periferie. Le Minimal Houses sono una periferia. C'era il sole, i bambini giocavano e lui se ne stava là, lontano da ogni mito, a godersi un pomeriggio un po' meno schifoso degli altri.