lunedì 31 dicembre 2012

Buon anno da due Treggisti d'eccezione!


Ed eccoci giunti al famoso ultimo post dell'anno. Quello, insomma, con cui il vostro Treggista Preferito® vi dà gli auguri per un felice anno nuovo. Che sono, ovviamente, del tutto sinceri e sentiti, anche se gran premesse di felicità questo 2013 che viene non ce ne dà parecchie. Si farà il possibile per sopravvivere nel modo più decente possibile, sperando che -magari- qualche vecchia autovettura e qualche cazzata che sparo in questo blog vi allieti un paio di minuti. Sarebbe già molto.

Appunto in quest'ottica, quest'anno che mòre vi voglio dare gli auguri per tramite di due Treggisti d'eccezione: nientepopodimeno che Giuseppe Garibaldi e Ernesto Che Guevara


Facciamo un piccolo passo 'ndrè.
Ieri ho rifatto un salto a Carrara. Carrara è un posto parecchio a modo suo, anche per quanto riguarda le Tregge; e, infatti, fin dal casello autostradale, avevo già pronta la Kodak. Ho dovuto aspettare pochissimo: queste foto, infatti, provengono da una strada che si trova sì e no a cinquecento metri dal casello in questione.

Là era parcheggiato questo stupefacente Apino 50 così "istoriato".


Direi che, con questi due Treggisti qui, si può forse nutrire ancora qualche speranza; a condizione, ovviamente, che si decidano a mettere in moto l'Apino per guidare la Revolución

Modo migliore per fare gli auguri a tutti e tutte non ne conosco. 

A presto!

venerdì 28 dicembre 2012

Un paio di 126 al volo


In questa fin d'anno, sto "smazzando" parecchie cose che hanno trainato (bieco francesismo: ont traîné) in archivio per parecchi mesi. Così 'sto paio di Fiat 126 prese al volo per le strade di Firenze, di cui la prima (vale a dire quella qui sopra) avrebbe senz'altro meritato miglior sorte per la sua notevole antichità. E' infatti del gennaio 1973, e bisogna considerare la prima 126 era uscita di fabbrica (ancora in Italia, prima di trasferirsi nel 1975 definitivamente in Polonia) soltanto l'anno prima. Un po' di preistoria della 126: sembra che sia storicamente derivata dalla "Fiat 850 City Taxi", una concept car mai commercializzata disegnata nientepopodimeno che da Pio Manzù (figlio di Giacomo Manzù).



La 126 "ternana" sopra (del 1977), invece, per un discreto periodo è stata una "Girellona"; in pratica, la vedevo un po' ovunque. Anche bella comoda e parcheggiata per farci delle foto un po' migliori di queste prese al volo nel traffico. Come a volte succede, un po' per pigrizia e un po' perché la vedevo talmente spesso da dirmi "la fo la prossima volta", non ne ho fatto di nulla e sono rimaste solo queste due fotografie "on the road". Come sempre accade, il giorno in cui mi son detto "la prossima volta la fo perbene", è scomparsa dalla circolazione. Una delle più frequenti leggi di Murphy del Treggista.

giovedì 27 dicembre 2012

Argentee fiattàte



Ci son delle vetture che restano nella memoria di tutti anche dopo cinquant'anni dalla fine della loro produzione; ce ne sono altre che, invece, passano e vanno. Sfido chiunque, ad esempio, a ricordarsi che per quattro anni (dal 1981 al 1985) è stata fabbricata, commercializzata e persino venduta questa cosa qui, vale a dire la Fiat Argenta. Sinceramente, finché Fabrizio non mi ha mandato le foto di questo esemplare genovese del 1984, peraltro tenuto in garage ed in condizioni assolutamente impeccabili, mi ero del tutto dimenticato della sua esistenza. Una delle più tipiche fiattàte di "classe medio-alta", insomma; quando in Corso Marconi hanno lasciato le 500 e le Centoventotte varie e si son dati a rincorrere BMW e Mercedes, ne sono venuti fuori regolarmente de' troiai inenarrabili con i conseguenti flop degni dei Cancelli del cielo di Michael Cimino (il più grande flop nella storia del cinema, ndr).

L'Argenta, dicono le antiche istorie, doveva "sostituire la 132", la quale era vecchia; i geni di Corso Marconi preposti alle "medio-alte" pensarono quindi bene di sostituirla con una vettura già vecchia alla nascita. Dalle linee stile corazzata nordcoreana degli anni '60, l'Argenta ebbe come caratteristica saliente quella di essere ancora a trazione posteriore (l'ultima vettura di tale genere prodotta dalla Fiat, va detto). Nella progettazione della "sostituta della 132" non si trovò di meglio (probabilmente anche per mancanza di quattrini) che prendere la 132, conservarne pedissequamente la struttura di base, metterci due fanaloni anteriori che sembravano televisori e, ovviamente, fare in modo di peggiorare scientificamente la carrozzeria rispetto a quello della 132 (che già non era un gran ché). Et voilà l'Argenta, il treggione dimenticato anche dal Treggista®.

Fu chiamata così, si disse, in onore a tale Argenta Campello, che poi era la figlia di Maria Sole Agnelli; nell'Agnelleria, si sa, ci si chiama spesso con nomi del genere. Si ignora però se la giovane virgulta sia stata così felice che il suo nome fosse dato a un tròschi del genere; nello stupefacente articolo dedicatole da Autodimerda, si ipotizza però correttamente che il nome sia derivato piuttosto dal regista Dario Argento, specialista dell'orrore.  L'articolo Wikipedia è enciclopedicamente eufemistico e parla di "aspetto non entusiasmante"; noialtri qua, invece, che siamo un po' più cattivelli, possiamo dire tranquillamente che si tratta della sorella maggiore della Duna. Si aggiungano anche la modesta tenuta di strada, le prestazioni non brillanti e i consumi sostenuti. Come si dice in questi casi: brutta, ma cara.

L'accoglienza in Italia fu pressoché gelida. All'estero si può dire che fu semplicemente ignorata. Alcuni concessionari tentarono pietosamente di piazzarne qualche esemplare a gente che aveva voglia di buttar via denaro, e in qualche sporadico caso ci riuscirono; nel 1985 fu soppressa e sostituita dalla Croma, l'ultima "ammiraglia" della Fiat.

Regolamento di conti



Parecchio tempo fa avevo solennemente annunciato che il TB sarebbe stato esteso, come criteri di inserimento, anche alle autovetture con targhe bianche dalla serie FI F00000 a FI F49999. Una prima timida apertura alle primissime targhe bianche fiorentine, che oramai risalgono a 27/28 anni fa e, quindi, possono essere considerate apposte su tregge a pieno titolo. Poi mi sono scontrato con due realtà: la prima, è che in giro ce ne sono davvero poche. Di "FIF0" e successive se ne vedono assai sporadicamente. La seconda è che, tutto sommato, e pur riconoscendo tutto il riconoscibile, le targhe bianche non mi sono mai piaciute (sempre meglio di quelle attuali, comunque). Ad ogni modo, qualche cosa si farà senz'altro, se nel 2013 oramai alle porte se ne vedrà qualcuna.

Intanto, regoliamo un po' di conti. Sì, perché questa Alfa 33 del 1985 (non metto neanche il link alle tabelle: tutti oramai devono sapere che, a Firenze, le targhe bianche sono entrate in vigore nel giugno di quell'anno) aspetta nelle cartelle dell'archivio da quasi un anno. Devo avere scattato queste foto alla fine di gennaio o ai primi di febbraio di quest'anno che sta passando, insomma; oramai ci avevan fatto la ragnatela. Si noti tra l'altro una caratteristica delle Alfe trentatré: tra le berline non ce n'è praticamente nessuna alla quale non sia andato via lo stemma nel tondo sul cofano posteriore. Trovarne una che ce lo ha ancora è più raro di una frase sensata detta da Silvio Berlusconi. Questo ha una sua causa ben precisa: in diversi modelli Alfa di una ventina e passa d'anni fa, lo stemma posteriore è in realta una sorta di coperchio spostabile che nasconde la serratura del cofano stesso, e chi non lo sa se ne può star lunghissimi minuti con le chiavi in mano a bestemmiare il cristodiddìo (ovviamente non sa che, nei medesimi modelli, esiste anche uno sblocco del cofano dall'interno, che però generalmente è guasto). Indi per cui, sfruconando a ripetizione lo stemma-coperchio, questo finisce inesorabilmente per staccarsi; oppure è l'automobilista stesso che, stufo della cosa, lo svelle proditoriamente lanciandolo il più lontano possibile (si segnala anche un pensionato di Quaracchi finito al pronto soccorso dopo essere stato centrato dal tondino di un'Alfa 33).

Le tregge NO TAV della Valsusa: (8) PMC (Potevano Mancare i Cinquini?)


Ma 'sta Valsusa, ordunque, non ha Mezzisacchi? Eccome che ce li ha. Autovettura più NO TAV, forse, non esiste; è l'antitesi delle Torino-Lione, delle "alte velocità" e di tutte le consimilari stronzate che non cesseranno, ahinoi, di esserci propinate dai potentati politico-economico-giudiziari che hanno però trovato nella Valle una formidabile opposizione, e non certo opposizione a parole. Perché la 500 è NO TAV? Comunque, non la produceva quella stessa Fiat che è, fino a prova contraria, tra le principali fautrici dell'Inutile Scassamontagne, specialmente a cura di "Pulloverino" Marchionne? Qui bisognerà fare un importante excursus dal valore generale.

Il Treggia's Blog, e con lui il vostro Treggista Preferito®, è ben cosciente che la maggior parte delle tregge che vi figurano e vi figureranno (ad esempio le Fiat, ivi compresi i Mezzisacchi) appartengono comunque a gruppi industriali e padronali che fanno a dir poco ribrezzo. Se qui dentro si mette una Fiat, si sa bene chi sono stati gli Agnelli. Tutti i gran Maggiolini che stanno qua dentro non fanno dimenticare che quella vettura è stata iniziata dal nazista Ferdinand Porsche con l'avallo diretto di Adolf Hitler. Una Ford non fa scordare Mr Henry Ford, il fordismo e l'invenzione della catena di montaggio. 

Il TB è però dedicato alla vecchia autovettura come mezzo di trasporto autenticamente popolare, sebbene vi si trovino anche auto di lusso. Inutile girarci attorno, e vorrei qui essere brutalmente controcorrente: il popolo, in una società industriale, va in automobile. L'ecologica bicicletta ha cessato da tempo di essere un mezzo di trasporto autenticamente popolare, divenendo perlopiù un gadgettino urbano di chi inveisce contro le macchine perché ha da recarsi all'ufficetto a portata di pedale o alla facoltà universitaria, invece di dover timbrare il cartellino nella fabbrica distante una quindicina di chilometri e passa da casa. Ed è questo che ho costantemente in testa. Il TB si occupa della vettura come esemplare di mobilità popolare; in questo, la 500 occupa ovviamente un posto d'onore.


Detto questo, l'officina meccanica tra Bussoleno e Susa ci presenta qui due Mezzisacchi davvero di tutto rispetto. Specialmente il primo, che è una Nuova 500 sicuramente anteriore al 1963. Perché dico questo nonostante sia, purtroppo, privo di targa? Perché ha ancora le portiere ad apertura controvento.  Fu proprio nel 1963 che le portiere controvento furono messe fuorilegge per le auto di nuova produzione: ci si era accorti (Iddio sa come, verrebbe da dire..) che presentavano il non lieve inconveniente di spalancarsi durante la marcia, con quel che ne conseguiva. E' possibile quindi, ammettendo che la 500 in questione fosse targata Torino, che si trattasse di qualcosa attorno a TO 500000. Nella stessa foto, dietro la 500, si vede distintamente una Fiat 1100 TV sicuramente degli ultimi anni '50; sembra ancora munita di targa, ma non è possibile leggerla.

Nella seconda foto si ha invece una 500 degli anni '60 o dei primi anni '70, che ora si è ritrovata una gomma sul tetto. No, non potevano mancare i Cinquini, in Valsusa. Ci sono, e lottano insieme a noi per andare sempre e rigorosamente lenti. Pausa pausa ritmo lento.

Le tregge NO TAV della Valsusa: (7) TAV (Tragica Autobianchi Valsusina)



Intendiamoci: non che questa Autobianchi A112 del 1974 abbia qualcosa di particolarmente tragico, a parte ritrovarsi in quel gajo biribissajo di tregge accatastate che è l'officina meccanica tra Bussoleno e Susa; solo che mi garbava troppo giocherellare un po' con la sigla del TAV, e non ho trovato di meglio. La targa TOK8 è "parlante" a pieno titolo (può leggersi come "t'ho cotto"); la vettura, a parte gli strati incancreniti di polvere, sembrerebbe quasi marciante e pronta all'uso, e anche tipicamente "valsusina" nello spirito. Ho come l'impressione che la Valsusa, officina delle meraviglie a parte, di tregge di montagna ne nasconda parecchie; e con le tregge di montagna, si sa, il gusto ci guadagna.

mercoledì 26 dicembre 2012

Un'antica Cosa



Per vecchia consuetudine del Treggia's Blog, le Mini Moke presenti nel sito, pur possedendo una categoria a sé, sono etichettate de iure anche come "Cose". La Mini Moke è la Cosa par excellence, e non c'è dubbio che si tratti anche della "Cosa" con la più lunga produzione al mondo: nata come veicolo militare (!), sorta di jeep leggera per l'esercito di Sua Maestà Britannica, la spiaggina su meccanica Mini Morris rimase in produzione dal 1964 al 1993. Quasi trent'anni, insomma, con circa quarantamila esemplari venduti e senza cambiare mai granché le sue linee (anzi, direi, mantenendole sostanzialmente inalterate).

Grazie a Mark B., grosso frequentatore del piazzale Michelangelo, riesco qui a colmare una lacuna che mi aveva provocato non pochi sturbi; sempre nella zona del viale dei Colli, infatti, me l'ero vista sfilare sotto il naso almeno due volte, questa "Cosa" qui che rappresenta con tutta probabilità la più antica Mini Moke importata e immatricolata a Firenze, e forse anche in Italia. Siamo infatti, seguendo l'immatricolazione, nei primissimi mesi del 1966 e non è da escludere che, di lì a poco, sarebbe servita anche come imbarcazione. Insomma, è una testimonianza ben precisa che, a Firenze, le "Cose" britanniche hanno un'antica tradizione.

Da notare che, però, si trattava di una vettura parecchio anomala per il Regno Unito; dei quarantamila esemplari venduti, infatti, solo circa duemila lo furono nella Madrepatria. Senz'altro, il clima britannico non favoriva l'acquisto di una "spiaggina" scoperta, nonostante le tristissime "stazioni balneari" tipo Brighton. Viceversa, la Mini Moke ebbe un buon successo in paesi tipo il Portogallo (dove fu addirittura prodotta in concessione per un periodo) e, appunto, l'Italia. A tale proposito, la Mini Moke terminò la sua vita proprio nel nostro paese: nel 1992, infatti, i diritti di produzione vennero ceduti dalla British Leyland alla casa motociclistica Cagiva, che ne produsse e vendette gli ultimi 1500 esemplari. Restando però inconfondibilmente British; tanto è vero che compare in alcuni film con James Bond!

martedì 25 dicembre 2012

La Spotto




La Spotto si sta aggiudicando, in questi ultimi giorni del 2012, la palma di "Girellona fiorentina dell'anno". Per "Girellona" s'intende quella treggia che più si vede in giro per Firenze, in quartieri e zone spesso assai lontane l'una dall'altra; e dev'essere una caratteristica delle vecchie Mercedes, senza peraltro arrivare all'incredibile e irripetibile performance della famosa Ubik, la 350 SL Spider del 1973 che, nell'agosto del 2011, mi "comparve" per ben quattro volte nello stesso giorno in varie zone della città, dalla mattina fino a notte. No, a questo la Spotto non è arrivata; però rimane una bella Girellona di tutto rispetto. In queste foto, però, la si vede proprio la prima volta che l'ho beccata, in pieno centro vicino al Ponte Vecchio.

"Spotto" è un tipico esempio di "targa parlante", anche se la parola non significa nulla. Non importa; la "targa parlante" parla anche inventando parole di sana pianta con la combinazione tra la sigla della provincia e le prime cifre dell'immatricolazione. Nella fattispecie, si tratta di una Mercedes W114 (250 CE) del dicembre 1970; insomma, una bella "Girellona" che ha passato agevolmente gli "anta", e che si diverte ancora a scorrazzare per Firenze, dal Ponte Vecchio a Settignano, da Porta Romana a Varlungo. Sono i quartieri dove l'ho vista e continuo a vederla, una sera persino mentre ero uscito da una casa del popolo dove suonava la nipote di Woody Guthrie. 'Ste tregge ne procurano di sorprese...

Horus approverebbe (e si farebbe anche una guidatina)




Il TB ha un grande rispetto per chi crede nelle favole; per questo, oggi 25 dicembre, festeggia con piacere il genetliaco di Horus, ed estende a tutti voi gli auguri per una serena horussata in famiglia o dove più vi aggrada (per quel che mi riguarda, i pranzi familiari mi fanno venire l'orticaria e quindi sono a casa mia. Se non fossi a casa mia, non potrei -tra le altre cose- allietarvi la giornata con questo capolavoro della R4 Art, fattomi opportunamente pervenire da Fabrizio che lo ha ripreso fuori dalla stazione di Sestri, a Genova. 


A questo punto, è bene lasciare la parola a Fabrizio stesso, che ci presenta questa vettura:

"Come accennato nella precedente mail ecco cosa ho trovato stasera.Penso sia l' errequattro più vecchia che io abbia mai visto fino ad ora.E' infatti del 1969.Prima che intraprendessi l'attività di treggista era facile imbattersi in questa vettura poichè era sempre parcheggiata nei pressi della stazione di Sestri, solo che al tempo era più malconcia di carrozzeria e munita di portabagagli sul tetto, inoltre i paraurti erano verniciati in nero.Poi l'auto è sparita e oggi è ricomparsa restaurata a pochi passi dall'entrata della Fincantieri.Guardando le ruote e i parafanghi sporchi di fango ormai seccato si capisce che colui che l'adopera ne fa un uso fuoristradistico come si conviene proprio ad ogni R4 che si rispetti.Strano solamente che la targa posteriore sia mezza fusa come se si trattasse di un veicolo a motore posteriore.Se solo le tregge potessero parlare... Ciao, buone feste, e soprattutto un buon 2013 ricco di tregge!"


Che dire? Un capolavoro, appunto. Una treggia da giornata speciale, e infatti non c'è stato alcun dubbio su cosa proprinare agli aficionados del TB per il 25 dicembre. Anche il grande e possente Horus approverebbe e, più che altro, si metterebbe al volante per farsi una guidatina!


 

lunedì 24 dicembre 2012

Torcicoda




Dicevo qualche post fa della mia tendenza a postare in pieno inverno alcune tregge fotografate invece nell'infuriare del solleone estivo; come tutti i Treggisti, sono un metereopatico e un fotodipendente (nel senso etimologico greco di φῶς, luce). Qui, poi, torno ad una pristina e sentita abitudine: quella delle tregge sotto casa. E qui, infatti, rieccoci all'Isolotto e a cento metri da casa mia, in una strada il cui nome assolutamente unico merita un accenno: si chiama infatti via Torcicoda. Anticamente, anzi, tutta la zona si chiamava "Torcicoda", e come tale è nominata persino nel Decamerone del Boccaccio.  Questo perché l'Arno, formandovi l'isola dalla quale poi ha preso nome l' "Isolotto" (e tuttora vi è anche una "via delle Isole" che testimonia del carattere squisitamente insulare di tutto il circondario), si biforcava in un meandro dall'andamento assai tortuoso il quale, interrandosi, andò a formare proprio il tracciato di questa via antichissima che, con una metafora tipicamente fiorentina, venne chiamato "Torcicoda". Le due vie antiche dell'Isolotto sono appunto questa via Torcicoda e la quasi parallela Via del Palazzo dei Diavoli; poi tutta una serie di via dei Bassi, via Bassa, via del Pantano, via dello Scalo. Zona di fiume e di palude, come si può vedere. E di zanzare.

E qui s'è andata a impantanare, appunto, questa Fiat Ritmo 60 del 1982. Impantanata ammodino e si fa per dire, dato che è una delle "tregge storiche attive" del quartiere, una specie di nume tutelare che, col suo omino d'ordinanza alla guida (quello che a Bologna si chiamerebbe umarell), si vede sempre in giro, indefessamente. Treggia da trasporto, col suo regolare portabagagli da tetto che, un tempo, era una costante. Una di quelle tregge che, nel quartiere, ci sono da sempre e ci saranno per sempre; una presenza rassicurante e identitaria, il genius loci della vecchia Torcicoda. E', peraltro, proprio sulla strada del mio solito baretto di tutte le mattine; una treggia che odora di caffè, di chiacchiere con il barista palermitano, dell'amico senegalese, delle classiche imprecazioni perché fa troppo caldo o troppo freddo, del commento sul risultato della partita.

Le tregge NO TAV della Valsusa: (6) SMT (Stupefacente Mix di Tregge)


Con le tregge NO TAV della Valsusa eravamo rimasti fermi allo scorso 21 luglio, e nel frattempo di cose ne sono successe, lassù; tra i soliti non-cantieri aperti, altri arresti di militanti e roboanti dichiarazioni di tutto un mix di potenti sui quali, almeno qui, vorrei far calare un silenzio carico di disprezzo. Preferisco lasciar parlare, per quel che attiene a questo blog, le foto di una delle più straordinarie cataste di tregge che mi sia stato dato di vedere, un mucchio selvaggio inestricabile che, ricordo, si trova in un'officina meccanica sulla Statale 25, esattamente a metà strada tra Bussoleno e Susa. Sicuramente uno dei luoghi mitici del Treggia's Blog.

Si parte qui con questa vettura che non saprei bene individuare (e qui, lo dico sin da ora, chiamo a raccolta tutti i collaboratori del blog per un'eventuale mano); tra un cantuccio di una A112 che si intravede, un paio di alberi, una caterva di pneumatici e un cofano smontato giace questa cosa di non pochi anni fa che potrebbe, e ripeto potrebbe, essere una Lancia degli anni '40 o giù di lì.


La difficoltà, lo ricordo, è stata quella di scattare delle foto senza poter entrare nell'officina; quel giorno (il 25 febbraio 2012) era infatti chiusa. Rimarrà probabilmente l'ultimo esempio di contorsionismo & acrobazia effettuato dal sottoscritto, che peraltro granché agile non è mai stato nemmeno a vent'anni e figuriamoci a quasi cinquanta. In questo secondo gruppo si distingue chiaramente il retro di una Lancia 2000 HF  rossa, carrozzata Pininfarina. Il resto sono retri di un paio di vetture vecchissime, anch'esse stile anni '30 o '40, più "qualcosa" sotto un telone. Il tutto assolutamente inaccessibile in mezzo alla sterpaglia.


La Lancia HF 2000 Pininfarina si precisa un po' meglio spostandosi verso la fitta rete di recinzione; se ne legge anche la targa TO H69562, che la situa al 1973.


In questa seconda catasta, invece, le tregge si riconoscono con facilità: una Lancia Fulvia berlina e un arrugginito Fiat 1100T a "muso lungo" che deve provenire veramente dal primo dopoguerra o roba del genere.


La medesima inquadratura a campo più lungo, dove si apprezzano meglio la Fulvia e tutto l'insieme, corredato dal classico Apino 50  trasformato in deposito di rottami (chissà come piacerebbe al sindaco di Firenze!)

Non è finita qui con la Valsusa e le sue tregge NOTAV; state pur certi che ci tornerò. Per l'intanto, suggerisco a tutti di godersi appieno queste meraviglie della produzione treggistica valligiana, chissà che non riescano buone anche per bloccare qualche cantiere...

Le tregge di Amici Miei (5): Una "Oldsmobile del '59"...



Sembrava resistere ad ogni tentativo di trovare un'inquadratura decente dai filmati YouTube disponibili, la mitica "Oldsmobile del '59" del Conte Mascetti rimasta nell'immaginario collettivo per l'andatura  a scoppi e balzelloni. Il background cinematografico dovrebbe essere noto a tutti i cultori di Amici Miei, ma lo rinfreschiamo un po' sulla scorta del benemerito Davinotti, il sito-database interamente dedicato a scovare le più impossibili location cinematografiche: ad un certo punto, in un flashback, si vede il conte Mascetti "mentre discute di una gamba finta che sta cercando di piazzare: 'Con una gamba ridotta così come minimo le danno 800.000 lire... già periziata dall’assicurazione'. Un affare insomma, che però non in molti sono convinti di accettare, e le offerte calano. Parole del Perozzi: 'Finì per cedere i diritti sulla gamba a un ortolano di Candeli, in cambio di tre quintali di patate e di una Oldsmobile del ‘59 che avrebbe rifiutato anche lo sfasciacarrozze ma che invece ridette al Mascetti tanta fiducia nella vita'. E’ infatti qui che per la prima volta vediamo la scassatissima automobile del Mascetti; per fortuna, dallo stesso Davinotti, ne abbiamo un paio di inquadrature un po' migliori (girate per altro non a Firenze, ma a Roma):



Tutto ok, dunque, ed ecco finalmente che la Oldsmobile del '59 entra a pieno titolo nel Treggia's Blog...sì, certamente, però il TB sa essere anche, quando vuole, un blogghino bello serio e separare la doverosa finzione cinematografica dal Treggismo Militante®. Amici Miei, da questo punto di vista, è un film che nei suoi esterni girati nella Firenze nel 1975 ci ha regalato autentiche meraviglie riprese direttamente quasi trentotto anni fa, ma qualche finzione la presenta; ad esempio, questa. La quale (e ogni appassionato competente lo avrà riconosciuto) non è affatto una "Oldsmobile del '59", bensì una Ford Thunderbird, automobile che fa parte dei miti a quattro ruote.

La foto ripresa direttamente per fermo immagie dal filmato è comunque importante, in quanto fa intravedere la targa. Dovessi optare personalmente, direi che si tratta di una targa posticcia (le cifre sembrano più "strette" di quelle reali, ma potrebbe anche trattarsi di un effetto dovunto all'inquadratura). Ad ogni modo, si legge bene "FI 24..." che riporterebbe al 1964. E' una data assolutamente plausibile per una Thunderbird di quel modello, ma è bene ricordare che, nelle sue varie versioni, la "T-Bird" ha avuto una vita lunghissima: è stata infatti prodotta per ben cinquant'anni, dal 1955 al 2005.

La Thunderbird è una vettura che, comunque, col cinema ha avuto non poco a che fare; basterebbe dire che è l'auto della lunga e tragica fuga di Thelma e Louise. Doveroso ricordare che fu anche la vettura dove, all'alba del 3 febbraio 1960, trovò la morte Fred Buscaglione, quando la sua Thunderbird color lilla si scontrò a Roma con un camion carico di porfido.


domenica 23 dicembre 2012

Al Ponterotto




Più ci penso, e più mi dico che faccio proprio bene a lasciarmi qualche treggia del pieno dell'estate per l'inverno che, purtroppo, verrà. E, infatti, ora siamo a mezzo il verno, è una domenica veramente pessima con tanto di nebbia, e rivedere 'ste foto fatte al Ponterotto in luglio scalda l'anima.

Del Ponterotto parlerò fra un po'; intanto si assolverà con piacere alla presentazione di questo classicissimo Dune Buggy Volkswagen Hobbycar del 1980 che colà stazionava crogiolandosi al torrido sole. Provate, ora, a indovinare sulla meccanica di quale autovettura era costruito il Dune Buggy Volkswagen; vi do tre secondi di tempo. 1...2...3...avete indovinato? Ma sì, vah; era fatto proprio sulla meccanica del Maggiolino. La Volkswagen, sulla meccanica del Maggiolino, ha fatto letteralmente di tutto: dagli automezzi militari ai fuoristrada, dagli anfibi ai dune buggies, appunto. Leggende metropolitane dicono che esistano persino pullman turistici, autobus urbani, trattori agricoli, dirigibili e cacciabombardieri sulla meccanica del Maggiolino,  ma si tratta forse di esagerazioni.

Il Dune Buggy VW Hobbycar veniva prodotto solo per il mercato italiano (difficilmente lo sarebbe stato per quello islandese...) e presentava poi una soluzione radicale per quanto riguarda il colore: era commercializzato soltanto di colore rosso. In questo gli spetterebbe di essere chiamato "la Rossa" per antonomasia ben più della Ferrari, dato che quest'ultima, in realtà, poteva essere anche di altri colori (gialla o nera, ad esempio). Come caratteristica aveva anche la possibilità di farselo spedire in kit di montaggio: vale a dire, ti arrivava a casa una serie di cassoni e potevi divertirti a montartelo da solo stile Ikea. Se poi, naturalmente, al momento della prima partenza ti partiva sì, ma una ruota in avanti e il motore all'indietro facendo fuori zia Giuseppina, questo era un altro discorso.


E ora, finalmente, parliamo un po' del Ponterotto.

Il Ponterotto si trova vicino a San Casciano, in pieno Chianti, e questo significa naturalmente che c'è un'osteria. E' gestita da una giovane coppia, una moglie simpatica e un marito alto due metri e cinque centimetri. A vederselo davanti che ti affetta la finocchiona e ti mesce il vino, c'è da provare un immediato senso di refrigerio nelle calde giornate estive, perché ti fa letteralmente ombra. Oltracciò, all'osteria del Ponterotto si sta davvero bene, si mangia da fa' paura e non si spende una sega. Il vino è del loro, e su questo ci metto faccia e garanzia: andateci, bevete e poi mi dite. Il Treggista Militante® vi si può anche sistemare e aspettare che, prima o poi, passi la Treggia; specialmente d'estate, il posto è sulla rotta di sciami di auto storiche che percorrono le strade di Toscana, e le strade di Toscana attirano le tregge come gli orsi il miele.



Insomma, un posto dove vale proprio la pena andare, senza fretta, portandosi dietro un libro e predisponendosi a una passeggiata nei dintorni: siamo praticamente lungo il corso del torrente Pesa (la cosiddetta Valdipesa, infatti la denominazione completa di San Casciano è San Casciano in Valdipesa), che colà forma una specie di canyon sul quale è gettato un ponte sospeso piuttosto tremolante e orrifico (il Ponte Rotto, giustappunto), che metterà alla prova la vostra capacità di non farvela addosso mentre lo attraversate. Io, col mio noto coraggio, mi son guardato bene, naturalmente, dal farlo; col cavolo. Me ne sono stato a sedere all'osteria, a bere Chianti e a fumarmi un sigaro. Attendendo la Treggia, che è arrivata!

venerdì 21 dicembre 2012

Il gatto e la Bianchina




Questa è la cinquantesima Treggia Genovese "made in Fabrizio" che compare sul TB. Ancora niente in confronto alle centinaia e centinaia che Fabrizio mi ha sinora mandato (compresi un paio di CD stracolmi, dai quali tra l'altro provengono queste foto), ma si tratta pur sempre di un traguardo che merita di essere festeggiato a dovere. 

Lo avevo detto poco tempo fa: mancava solo la Treggia completa di gatto. Non soltanto perché il sottoscritto è un gattofilo praticante di chiara fama e di antica data, ma perché Genova senza un gatto è, direi, qualcosa di più di Roma senza il papa. Del papa a Roma se ne potrebbe fare anche a meno (e sarebbe meglio per questo disgraziato paese...), ma di un gatto a Genova mai. Poche città al mondo sono gattose quanto Genova; ed eccoci giunti, finalmente, al dunque.

L'accostamento tra questa Bianchina celeste, della quale purtroppo non si può dire l'anno in quanto ritargata, e il micione che se la dorme tranquillamente, esplicando così l'attività preferita dai gatti d'ogni tempo e d'ogni luogo, è assolutamente straordinario. Si potrebbe quasi ipotizzare che la Bianchina funga attualmente da "casa sua", e la cosa sarebbe ben lungi dallo stupirmi.


Qui il gattone sembra essersene andato per gli affari suoi; in compenso si ammira la Bianchina in tutta la sua celestialità!

Un garage n'est pas Paris, mais...


Mentre qui 'sta fine del mondo si fa attendere e son già quasi le undici del mattino, il gran Colonnello Kurtz, treggista calabrese trapiantato a Parigi, in questi giorni presenta un'autentica recrudescenza di tregge (quasi tutte, purtroppo, infestate dalle orride targhe "SIV" francesi); tra le quali, ben due Mercedes W113 (280 SL). Una qui, bianca, e l'altra qui, nera e fortunatamente ancora dotata di targa vecchio tipo (anche se, probabilmente, non originale).

A volte sembra quasi che, il qui presente vs. Treggista Preferito®, abbia come delle intuizioni; ad esempio, quella di tenere "in frigo" per mesi e mesi una treggia aspettando di tirarla fuori al giusto momento; e, grazie al Colonnello, eccolo arrivato. Certo, la lochèscion non è paragonabile a quella del Colonnello Kurtz; bella forza, lui le Mercedes 280 SL le trova per le strade di Parigi e io, invece, in un garage di Coverciano.

L'esemplare di 280 SL che vedete, infatti, proviente dal medesimo garage in cui, intrufolatomi su precisa imbeccata di Mark B., avevo ritratto uno dei capolavori assoluti del TB, la Jaguar Mark VIII del 1958. Siamo, dunque, nello scorso mese di marzo, ed è da allora che la 280 SL senza targa attende con pazienza, che viene oggi premiata così tanto per completare questo panorama tra rues parigine e garagi covercianesi.

I quali garagi, peraltro, continuano a celare autentici tesori che, prima o poi, dovrò riuscire a scovare; il fatto è che i garagisti sono, non di rado, parecchio diffidenti verso chi va a fotografarci macchine dentro. Sono, loro, nell'ottica del ladro e non del Treggista. Bisogna, naturalmente, anche capirli. Ma il Treggista Militante® non demorde mai, e sa aspettare, zàc, il momento opportuno.

Torna il 17, la fine del mondo e tanti auguri Piasintëina!






Non so da dove cominciare. E poi, comunque, tanto fra poco finisce 'gnihosa.

Ma sì; cominciamo con il fare gli auguri di BUON COMPLEANNO alla Piasintëina, la quale, con squisito compleanno, lo "festeggia" proprio nel giorno fatidico de' Maya. Non è da tutti compiere gli anni nel giorno della fine del mondo, no?

Come estremo regalo non potevo che farla un'ultima treggia, e mi sono tenuto volutamente questo luminoso Maggiolino proveniente da una radiosa giornata della scorsa estate (e dal 1972), il quale compensa il suo essere pisano (condizione assai, assai peggiore della fine del mondo...) con il ritorno su questi schermi, e all'ora estrema, della sentitissima e antica Saga del 17

In effetti, con che cosa sarebbe stato più opportuno sottolineare quest'ultimo giorno del mondo che con un bel Diciassettone, e per giunta pisano? Un diciassette pisano farà accettare meglio il destino ineluttabile e mayale che ci attende oggi; meglio scomparire con una fiammata, che continuare a vedere pisani in giro. 

Quanto ai compleanni, oggi lo è anche di un altro amico e compagno che a suo tempo rapinava banche a mano armata (facendo, a mio parere, benissimo), nonché di Giuseppe Stalin.

Ok, ragazzi, ci si vede domani!