sabato 30 aprile 2011

Aprile





Aprile, mese comunque di record. Lo scorso anno il (quasi ineguagliabile) record positivo, con quei 51 post da leggenda; quest'anno, invece, record negativo con "soli" 16 post. Lo "scoppio del computer" si è fatto sentire, senz'altro; però, a compensare tutto questo, l'aprile 2011 è stato qualitativamente molto importante. Poche tregge, ma buone, insomma.

Per terminarlo degnamente ed in linea con quanto sopra, ecco questa miraboltante Fiat 124 Sport Spider romana del 1972, il cui ritrovamento precede peraltro di pochi minuti (nemmeno un quarto d'ora) quello dell'avita 2CV di qualche giorno fa. Ogni treggia reca con sé qualche ricordo, e quello recato da questa qui non è particolarmente gradevole: è stata infatti fotografata esattamente davanti alla porta del mio primo dentista, colui che con gran dolore (e senza anestesia, vista l'età che avevo) mi cavò il primo dente quando avevo sei anni. Sembra incredibile quanto i ricordi di bambino rimangano impressi, eppure ciascuna volta che passo da quella strada risento ancora quel dolore atroce. Mi fa piacere che la vecchia e rombante 124 Sport me lo abbia almeno un po'....addolcito, più di quarant'anni dopo!

venerdì 29 aprile 2011

Fischia il vento, amici miei




Per comprendere bene questo post, e il suo titolo, bisognerà dapprima ricorrere ad un altro post, tratto da un altro componente dell'Asocial Network: esattamente questo. Venticinque aprile, piazza Santo Spirito, Firenze: nel bel mezzo della festa popolare per la Liberazione. Insisto sull'aggettivo: in quella piazza, vero cuore dei quartieri di Santo Spirito e San Frediano, non si riunisce la Firenze istituzionale e paludata. Non ci sono "tricolori", ma bandiere rosse e rossonere (non del Milan: anarchiche!); ed è bene capire definitivamente che il Treggia's Blog è anche parte di questo mondo e di questa idealità. Non se ne adombrino gli eventuali lettori e le eventuali lettrici che non vi si riconoscano affatto: potranno pur sempre godersi le tregge senza problemi, e con il mio rispetto. Ma in una persona, qualsiasi cosa ella faccia, nulla può essere separato; neppure le vecchie autovetture che vado fotografando e raccogliendo qui oramai da quasi due anni, coi relativi commenti.

L'autovettura che qui vedete, una Lancia Fulvia imperiese (sarà di Oneglia, di Porto Maurizio, di Sanremo o di chissà dove?) del 1974, esemplifica alla perfezione tutto ciò. Innanzitutto, va detto che pur essendo il sottoscritto presente alla festa con tanto di bicchiere al collo (recante un pugno chiuso, una stella e un nastrino rosso), la scoperta, o "agnizione", è stata fatta da una vecchissima conoscenza di questo blog, ugualmente presente alla festa: l'impareggiabile Dora. Tra parentesi: pur non parlandone spesso qui dentro, una delle cose più belle del TB (e delle quali vado più fiero) è che, oramai, tra gli aficionados si sono sviluppate relazioni di autentica amicizia personale. Vale per Dora come per Cristina la Meharista, i "Caporniani", Fabrizio di Genova e gli altri. Insomma, per farla breve, mentre io e la Dora ci aggiravamo per la piazza, costei mi ha detto testualmente: "Oh, Riccardo, quella naturalmente la avrai già vista e fotografata..."


E invece no. Non l'avevo né vista e né fotografata. Non so esattamente da dove fosse arrivata, sistemandosi esattamente davanti alla lapide che ricorda il luogo dove fu ucciso il capo partigiano Aligi Barducci, detto Potente:


Quasi, insomma, come se la treggia fosse arrivata in punta di ruote per offrire anch'essa il suo omaggio a chi si era immolato per la Libertà dal nazifascismo. Una vettura nata di alta classe come la Fulvia, poi col tempo passata alla causa del popolo, e trasformatasi in vettura popolare per portare barili di vinaccio (o di esplosivo?). Piratizzata, ecco, questo è il termine esatto.


Anche lei a far fischiare il vento e urlare la bufera; e siccome una macchina non ha certo le scarpe, sane o rotte che siano, il suo eppur bisogna andar lo ha affidato ai suoi nobili segni del tempo trascorso:




E se la coglie la crudele morte, dura vendetta verrà dal Treggista verso chi avrà osato mandarla allo sfascio; il Treggista è per natura anti(s)fascista! Ormai sicura sarà la dura sorte dell'incauto e vil rottamator!

E non è tutto. Qui siamo nella Firenze che (r)esisterà sempre. Nella Firenze di Mario Monicelli. La vettura, oltre che davanti alla lapide di Potente, si trova davanti alla casa del barista Necchi, nella stessa piazza dove vengono fatti i funerali al Perozzi. Per questo sì che fischia il vento, amici miei. Fischia e, se tanto mi dà tanto, non passerà molto che spazzerà via parecchie cose.

giovedì 28 aprile 2011

L'albero e lei




Quella vera, sì.

Non i modelli più recenti, le Charleston o roba del genere. Questa, signore e signori, è la 2CV nuda e cruda, quella dei film noir francesi, quella che doveva portare "due contadini, gli attrezzi da lavoro e un sacco di patate su una strada sconnessa di campagna". Non ancora il primissimo modello "monofaro" con i sedili di legno, quello originario del '39; ma poco ci manca. Nonostante la ritargatura del 1972, il gentile proprietario di questa meraviglia del creato mi ha assicurato che è del 1958. Con una targa fiorentina originale di quel periodo (ma chissà da dove è venuta davvero...) sarebbe stata targata tra FI 104237 (31 dicembre 1957) e FI 113981 (31 dicembre 1958). Insomma, ci siamo capiti alla perfezione.



Poter fermare un po' il proprietario di una vettura del genere e farci una chiacchierata schiude un mondo, e si vengono a sapere cose sotterranee e strabilianti. Pare che l'abbia trovata, completamente in rovina, in un terreno qualsiasi della periferia (ma ancora, e la cosa è notevole, con la sua targa fiorentina). Doveva esserci da un po', abbandonata su quel terreno, perché al suo interno era cresciuto un piccolo albero; e mi spiace anche un po' che sia stato dovuto tagliare, perché un albero dentro una 2CV del '58 è un'immagine che trovo bella. Magari, chissà, sognava di guidarla lui; ma poiché, disgraziatamente, agli alberi non danno la patente, per tirarla fuori da quella singolare posizione l'alberello ha dovuto essere sacrificato. Gli dedico, con riconoscenza, una canzone che parla d'una quercia:


Insomma, la 2CV "districata" è stata poi rimessa con cura e con amore dal novello proprietario; di originale, a rigore, non ci deve essere rimasto moltissimo per poter essere rifatta circolare. Però il risultato è comunque una favola, e sono certo di non sprecare tale parola:



Insomma, d'ora in poi mi dispiace molto per le Dedeuches posteriori, che sono comunque carine e che meriteranno sempre la massima attenzione; ma questa, nonostante la giornata semibella di primavera, sa ancora di strade fangose, di pioggia, di sordidi vicoli della vecchia Parigi mentre il mostro accoltella l'ignaro Monsieur Dupont mentre torna a casa nella nebbia, del commissario Maigret che interviene con la sua pipa, e dell'altra pipa di Tonton Georges Brassens.

domenica 24 aprile 2011

...perché avevamo un Maggiolino nel cortile...



Il recente "scoppio del computer" che ho avuto mi ha provocato non pochi problemi anche dal punto di vista treggistico: vittime senz'altro più illustri, purtroppo, sono state le supertregge della corsa storica "Firenze-Fiesole" del 14 marzo 2010, che sono irrecuperabili. Per fortuna quelle più interessanti sono state già inserite, ma per il resto mi toccherà recarmi di nuovo ad una Firenze-Fiesole (si parla oramai del 2012) per vedere se quelle perdute saranno di nuovo presenti.

Anche le "tregge genovesi" inviatemi in grandissima abbondanza dall'amico Fabrizio hanno sofferto parecchi danni a causa della disavventura informatica (che sta peraltro rallentando gli inserimenti come non mai, cosa che sicuramente tutti i treggiaficionados avranno notato; ma lentamente si sta tornando alla normalità). In attesa che Fabrizio-Faber mi rispedisca tutto l'immenso materiale che ha raccolto (e per il quale, lo ripeto, sarebbe necessario un blog a se stante), ho recuperato alcune "tregge sfuse" che mi ha inviato, vale a dire non contenuti in pesantissime "Jumbomail" a scadenza (e, ovviamente, già scadute). Nel recupero, peraltro, mi sono accorto di avere effettuato una clamorosa omissione: mi era infatti sfuggita proprio la prima mail di Fabrizio, del 7 dicembre scorso, dove tra le altre cose mi rivelava un particolare assai curioso e impressionante relativo a certe coincidenze col mio passato e con la città di Genova. A volte penso seriamente che, fra un po' di tempo, io e Fabrizio scopriremo di essere cugini neppure tanto lontani...

Da questa prima mail recuperata ecco due "protoperle fabriziane": sembrano la stessa autovettura, ma non lo sono. La prima è il "Maggiolino nel Cortile", del 1963; tanto per continuare con le "coincidenze", si direbbe, visto che nel 1963 ci sono nato anch'io. Una sistemazione "deandreiana" par excellence, anche se nella Domenica delle salme Faber, assieme al suo amico De Andrade, tiene qualcosa di leggermente diverso da un Maggiolino. Ritengo a rigore inammissibile che qualcuno non conosca una delle canzoni fondamentali del XX secolo in lingua italiana e il relativo videoclip-capolavoro di Gabriele Salvatores; però, se per caso qualcuno non li conoscesse, sarà meglio farglieli conoscere alla svelta:


L'altro Maggiolino è dell'anno dopo (1964), e dall'andamento delle targhe si può osservare come, all'epoca, Firenze e Genova fossero in perfetta parità; poi Firenze ha effettuato uno scarto irresistibile (alla fine delle targhe progressive, nel 1993/94, era avanti su Genova di un'infinità). Il bello gli è che, come informava correttamente Fabrizio nella sua prima mail, entrambi i Maggiolini sono stati colti nello stesso quartiere genovese!

sabato 23 aprile 2011

Il carrozziere di Figline (5): Mezzosackin' in the wind


How many roads must a man walk down prima di imbattersi in una 500 di questo colore, ottenuto forse dal piumaggio del sacro uccello Quetzal?


How many roads must a man walk down prima di provare la bizzarra voglia, davanti a una vetturetta del genere, di rimangiare uno di quegli improbabili ghiaccioli di colori altrettanto improbabili, sulla spiaggia di Marina di Campo davanti al bar Capriccio nel 1978?


And how many roads must a man walk down prima d'immaginarsi spiaccicato e allegro alla guida d'una giallagialla del genere, ma di quel giallo da cedrata Girolimoni, 'a cedrata de' cojoni, su una strada di campagna polverosa in compagnia d'un polveroso primo amore e mezzo?

The answer, my friend, is Mezzosackin' in the wind,
The answer is Mezzosackin' in the wind.


(Qui, oramai, coi commenti sui Cinquini si va al delirio puro.)

mercoledì 20 aprile 2011

Fareste bene a cliccare sulla foto


È probabilmente la prima volta che, nel TB, il titolo di un post corrisponde ad un invito del genere; invito, però, più che giustificato da quest'autentico scoop di Mark B. che, su una strada di grande comunicazione (SGC) dell'Etruria Felix ha scorto questa treggia trasportata e, da treggista professionista qual è, non ha esitato certamente a coglierla al volo.

Cliccando sulla foto e ingrandendola, perché dal thumbnail blogghistico non si vede granché, vi apparirà una doppia delizia: prima di tutto una Giulietta Sprint Spider di ultimo modello, e poi, se aguzzerete un po' lo sguardo, una targa FI 334444 (del 1966) che non ha bisogno di ulteriori commenti. A giudicare dal numero di "targhe particolari" applicate alle tregge di un certo livello, si può facilmente sospettare che i primi proprietari tenessero molto alla cosa e che, per ottenerla, "oliassero" un po' qualche funzionario della motorizzazione civile.

Il trasporto su camion della treggia preziosa è assai usato dai proprietari che si recano a qualche raduno o roba del genere; naturalmente per evitare danni durante lo spostamento. Qui non si parla di semplici automezzi, ma di cespiti ereditari; chi si vede lasciare una macchina del genere, ha praticamente il corrispondente di un non disprezzabile appartamento in centro (e forse anche qualcosina di più). Il bello sarebbe se il camion avesse un incidente...

martedì 19 aprile 2011

Però è simpatica e ha dei begli occhi




Il TB è altamente democratico: vi si trovano, con pari dignità, le bellissime e le bruttissime. Ora, questo Maggiolino del 1980, sinceramente, non può essere annoverato tra le prime; vuoi per il paraurti posteriore rincalcato, vuoi soprattutto per il colore. I tecnici della Volkswagen che hanno concepito un colore del genere dovrebbero, a mio parere, essere interdetti dalla professione e spediti a meditare in un rigido convento trappista (senza però far fare loro la birra; se hanno combinato un pastrocchio del genere con le vernici, non oso immaginare che cosa farebbero alle prese con il malto e il luppolo).

Però il povero Maggiolone erano ormai mesi e mesi che mi "occhieggiava" parcheggiato sempre nella stessa zona; alla fine, come non cedere? La costanza deve essere sempre premiata, mi son detto; e, in fondo, è come una di quelle donne non particolarmente avvenenti di cui si dice che sono simpatiche e che hanno dei begli occhi. I fari delle vecchie VW, Maggiolini e Transporter, parlano!

lunedì 18 aprile 2011

Quando il 13 porta fortuna


I Mezzisacchi più vecchi di questo blog sono stati, finora, esclusivo appannaggio di Mark B. e dei suoi contributi, assolutamente preziosi. Però è con malcelata contentezza che inserisco oggi il "mio" vecchissimo Cinquino, ritrovato rigorosamente parcheggiato in una strada quasi nel centro di Firenze. È la più vecchia 500 che mi sia mai capitato di vedere coi miei personalissimi occhi, e mi garba parecchio sottolinearlo: è del 1960. Cinquantun anni di Mezzosacco; e poi dicono che il 13 porta sfortuna!Inserisci link



Le targhe "FI 13" hanno peraltro una certa importanza per il sottoscritto, per motivi familiari. Dello stesso 1960, e con una "FI 13", è stata la prima macchina di mio padre (che non era però una 500, ma una 600). Ci sarò stato sicuramente a bordo, perché la cambiò nel '64 ed ero già nato; ma, ovviamente, non posso ricordarmene minimamente.

Tre anni dopo il lancio, la "Nuova 500" sembra avere oramai assunto l'aspetto che la accompagnerà per tutta la sua vita, a parte le portiere controvento e qualche altro dettaglio; i cerchioni "monodado" sono già cromati, e sono scomparsi quelli smaltati in bianco dei primissimi esemplari (un particolare a mio parere delizioso); il tettino apribile è ridotto alla parte anteriore. In tutto e per tutto è già il Cinquino consueto. Ovviamente, questo esemplare "protomoderno" ha tutto il suo armamentario di adesivi di club e raduni:


In conclusione, nonostante il sonno che mi attanaglia dopo una giornata di duro lavoro, un 13 davvero fortunato quello di oggi, sotto il sole d'aprile che ricomincia a essere caldo.

Meharista & Treggista, Premiata ditta





Quando il Treggista incontra la Meharista (poiché sì, ella venne a trovarlo per un par di giorni a Firenze, recando seco il necessario per una superba spaghettata cacio & pepe ed anche le favolose coppiette de' Castelli Romani, vale a dire strisce di carne equina essiccate e conciate con molte & ottime spezie), il minimo che possa capitare girando e rigirando la cittade è trovare la vettura che vedete nelle foto. Sono due forze titaniche che s'uniscono, due influssi treggistici possenti, due calamite che attirano le tregge come fossero limatura de fèro. E così, mentre il Treggista guidava la Meharista osservava, ecco che colei s'imbatteva con la coda nell'occhio in questa Fiat 500 B Topolino del 1948 che stava a crogiolarsi al sole non più caldissimo come ne' giorni scorsi, ma pur sempre sole. Poteva andare forse diversamente? No, direi. Era scritto nel libro del destino, e soprattutto in quello delle Tregge (il mitico Liber Treggiarum Totius Orbis, più noto come Treggionomicon).

La cosa, in effetti, ha qualcosa di sovrannaturale. Prima di tutto, si tratta di una recentissima treggia perduta che m'era sfilata sotto il naso non più di quattro giorni prima, e in una zona distante assai da dove la Meharista l'ha individuata. Riacchiappare quasi subito una treggia è cosa rara! Indi di poi, siamo pressoché nello stesso punto dove, lo scorso 13 settembre, il Treggista aveva ritrovato una vettura assai importante per questo blog, un ristretto triangolo d'intersezione tra due strade che rischia così di diventare un vero e proprio Refinding Corner. Si aggiunga a questo che nel medesimo triangolo staziona regolarmente un vetusto camper che non mi sono mai deciso a fotografare (i camper, sinceramente, mi tediano un poco), ma che a questo punto s'è forse guadagnato un par di clic, clic.

E, insomma, questo è il primo frutto d'un Treggia Tour tra il Treggista fiorentino e la Meharista romana grobbettròtte; ne vedrete altri nei prossimi giorni. Non crediate che sia finita qui. Un giorno magari, insieme, vi faremo vedere le bellezze dell'Vrbe; e altro che il solito Colosseo, i soliti Fori Imperiali e la solita Piazza San Pietro!

martedì 12 aprile 2011

Sa Nugoresa




Da qualche parte ci devo avere ancora la Grammatica del sardo nuorese di Massimo Pittau, pubblicata dallo stesso editore che, oramai tanti anni fa, rifiutò il mio Corso di islandese moderno (a proposito, scaricatevelo!) a causa degli alti costi di stampa e della dubbia resa commerciale (e sicuramente il sardo nuorese è una lingua molto più "appetibile" da questo punto di vista). Pazienza; poi, a cura di un gentilissimo tifoso del Genoa, il corso di islandese è finito in rete (e persino su Wikipedia), e l'editore è stato, per così dire, bypassato; fosse esistita Internet agli inizi degli anni '90 (esisteva, ok, ma era cosa per pochi), sicuramente non ci avrei pensato due volte e mi sarei risparmiato ripetuti viaggi in una grande città italiana (dove comunque mi fa sempre piacere andare). Tutto questo, naturalmente, senza sminuire minimamente il valore della grammatica nuorese e del suo autore. Valore che, con ardito passaggio, trasmetto immediatamente anche a questa BMW nuorese del 1984 trovata nei dintorni di Firenze (in zona già ampiamente "treggiata", peraltro). Le BMW, per me, sono esattamente come le Mercedes (non ne metto in discussione la solidità teutonica, ma mi stanno comunque sul culo); si umanizzano un po' col tempo. Se poi a Firenze se ne trova una con targa nugoresa, la simpatia arriva da sola.

lunedì 11 aprile 2011

Il carrozziere di Figline (4): Abarthizzando



GiustificaOgni volta che si vede qualcosa d'Abarth, vengono a mente molte cose. Contrastanti, senz'altro. come la famosa immagine fumettistica degli occhioni con l'angioletto e il diavoletto. L'angioletto dice: Beh, è genialità. Prendere modelli comunissimi di utilitarie, tipo 'sta Autobianchi A112 qualsiasi, targa maremmana, e trasformarla in un bolidino da corsa; perché correvano eccome, e anche parecchio. Il diavoletto, invece, insiste beffardo sul ridicolo: ma come, la macchinina tipica delle professoresse anzianotte e dei neopatentati camuffata da vrum vrum? Indicativamente, continuerò a far convivere angioli e diavoli davanti ad un'Abarth; quadretti, scrittone, tubi di scappamento maggiorati, tetti sporgenti, spoiler, qualsiasi cosa. Abarthizzando si impara ad amare anche queste cose.

domenica 10 aprile 2011

San Pancrazio e la Numero 22


Il TB aveva già i suoi inni; da oggi, 10 aprile 2011, giornata prettamente estiva (e forse non sarà un caso!), ha anche il suo santo protettore. Che cos'è un blog, senza il suo santo protettore, del resto? Solo che bisogna aspettare il momento giusto affinché Egli si manifesti, senz'altro inviato dal Dio de' Bivi. Il quale Dio stavolta aveva deciso d'inviare me e la Piasintëina a una piccola e ottima gelateria artigianale situata per l'appunto nella frazione di San Pancrazio, in pieno Chianti Fiorentino, già visitata qualche mese fa non senza il suo primo contributo treggistico; ma, alla luce di quanto accaduto oggi, quel piccolo mezzosacco blé scuro appare quasi come una premonizione. Oggi misticismo a gogò, qua dentro; e ce n'è ben donde.


A San Pancrazio, come si può vedere dalla foto sopra, esiste l'omonima abbazia (che in Toscana meglio sarebbe chiamare badìa). Lo stesso nome Pancrazio rimanda all'onnipotenza (dal greco παγκράτιος "colui che tutto può"); appunto. Come tutti i santi, San Pancrazio prima ha inviato un segno della sua presenza, e poi ha calato il miracolo. Mentre mangiavamo il cono alla crema d'arancio e fiordilatte, la piasintëina mi fa: "Riccardo! Riccardo!"; alzo gli occhi e vedo la coda di questa cosa qui, con la relativa targa:


Mi alzo concitatamente e chiedo al proprietario, che se ne sta lì tranquillo davanti alla Casa del Combattente, se "posso fare qualche foto"; " 'havoglia!", mi fa con un accento non propriamente corrispondente alla targa del suo mezzo; solo che la Kodak l'ho lasciata in macchina, di fronte alla badìa. Duecento metri col cuore in gola, perché davanti ho una OM 665 Superba del 1927. Non soltanto quella, ma anche la prima targa a 4 cifre mai vista coi miei occhi, e non in qualche vecchia fotografia. E non soltanto la targa, ma anche la vettura che ha vinto la prima Mille Miglia mai disputata, cioè esattamente nel 1927. Lo stesso suo anno di immatricolazione. Proprio lei, insomma. La numero 22. Ora capirete meglio San Pancrazio protettore, il misticismo, e tutto il resto. Il Dio de' Bivi, servendosi del suo humile servitore chiantigiano Pancrazio, ha lavorato davvero bene.




I presagi. Si erano visti subito, andando a mangiare in una certa e splendida trattoria di campagna già assai nota al TB; e devo dire che il furgone 1100 del '55 gode ancora di ottima salute! Proprio lì mi è stato detto che in giro per il Chianti c'erano, questa domenica, in giro dei raduni. San Pancrazio ha voluto farmi la grazia di non beccare la Superba in mezzo a una di codeste riunioni; ha voluto mantenere puro lo spirito del TB e me l'ha mandata davanti alla gelateria, di ritorno a casa. Con quel suo incredibile proprietario che non ha battuto ciglio quando s'è visto il qui presente energumeno, col suo 48 di piede, chiedergli se poteva per caso ardire a entrarci dentro per farsi fare una foto, vale a dire allo stesso posto di guida che fu di Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi, i vincitori della prima Mille Miglia. Da capogiro. Per un minuto a bordo della storia.


E così mi sono ritrovato col culo a sedere sulla vincitrice della prima Mille Miglia, sulla prima targa a quattro cifre della mia vita, sulla OM 665 Superba del '27, e anche -immagino- su una quantità di euri sufficienti per comprarmi una buona squadretta di Lega Pro; e il bello gli è che ci erano le chiavi nel quadro. Ma la tentazione non c'è stata, giuro; probabilmente, anzi certamente, non sarei stato capace nemmeno di farci due metri. Avrei schiantato la Superba contro la Casa del Combattente, e il gentilissimo e simpatico proprietario mi avrebbe fatto seduta stante suo schiavo per ripagare il danno. Forse mi avrebbe addirittura martirizzato come San Pancrazio. Meglio non averle, certe tentazioni, e contentarsi di un minuto a bordo di questa meraviglia!

Ma vorrei chiudere con la foto ravvicinata della targa, dedicata a San Pancrazio, nato nel 289 e decapitato sulla via Aurelia, a Roma, nel 304; aveva soltanto quindici anni. Da oggi, e sono certo che alla sua età ne sarà felicissimo, è il Treggia's Saint. A completare il soprannaturale, bisogna dire che San Pancrazio è festeggiato il 12 maggio, vale a dire esattamente il giorno in cui De Portago, schiantandosi nel 1957 a Guidizzolo e compiendo una strage di spettatori, mise fine alla Mille Miglia. La vettura che vinse la sua prima edizione nel luogo dedicato al Santo che si festeggia nel giorno dell'ultima edizione. Ditemi un po' voi se non ci pigliava, a me e alla piasintëina, la voglia di mangiarci un gelato!