giovedì 12 marzo 2015

Kanji e Katakana



Il TB ha una certa qual tradizione nipponica; ad esempio, e solo per dirne una, tuttora il post più visitato di tutto il blog risulta essere quello del 29 agosto 2011, relativo a un'autovettura giapponese e, soprattutto, con il titolo interamente nei micidiali caratteri giapponesi (che devono avere attratto parecchio gli aficionados del Treggia's Blog). Questo è il motivo per cui questo post si apre con una visione un po' insolita: quella di un serbatojo con impressi sopra dei segnacci incomprensibili, il primo dei quali sembra un qualche osso della colonna vertebrale, il secondo una "Y" e il terzo sembra indicare 7 secondi.  E' il modo in cui scrivono i giapponesi, mescolando caratteri di origine cinese (kanji) e due sillabari, detti katakana e hiragana, nonché nonseparandominimamenteleparolecosìcomestoscrivendoora. A loro sta bene così, e chissà che c'è scritto sul serbatojo della motocicletta. Motocicletta?


Ecco qua di che cosa si tratta veramente. Uno stupefacente sidecar di vecchio stile nipponico, militaresco, inossidabile e composto di una moto Honda che qui vediamo sul romanticissimo sfondo di un Doblò furgonato della Telecom, sul piazzale della piscina Costoli al campo di marte (recentemente ribattezzato "Piazza Enrico Berlinguer", dal nome di un nobile sardo di origine catalana, di antica e ricca famiglia di proprietari terrieri).


Naturalmente, ora tutti voi vi direte: "Ecco svelato il mistero dei segnacci! C'è scritto Honda!". L'ho pensato anche io; col cavolo. "Honda", in giapponese, si scrive così: 本田. Nulla a che vedere con i caratteri del serbatoio. Chissà che accidenti ci sarà scritto, magari chi la ruba faccia harakiri oppure fior di loto del benzene aromatico celeste del Sol Levante. 


Anche se la targa (FI 214391) non si legge bene, colpa le condizioni di luce, siamo qui ad un'epoca in cui le moto giapponesi (e figurarsi i sidecar) erano ancora parecchio esotiche nel Paesello del Sol Calante: il motociclo risulta infatti immatricolato il 15 giugno 1974. Probabilmente, allora non si capiva ancora bene come mai uno dovesse andare a pigliarsi un "coso" giapponese quando esistevano le Guzzi, le Laverda, la Moto Morini, la Gilera...


A proposito. Ora vi aspettereste sicuramente qualcosa di giapponese, la canzoncina dei cartoni animati, la poesia sulla bomba atomica...e invece mi voglio rifare proprio alla chiusa di questo post con una canzonetta dove, per altro, c'è anche qualche moto giapponese. Non consiglierei però l'ascolto di questo classico pezzo della canzone impegnata italiana (oserei dire impegnatissima), ai giovanissimi treggisti in erba. Dé, era tanto che volevo fare il parental advisory!