giovedì 1 settembre 2011

Sfizzera? No, Pescia! (1)




Non si sa chi sia stato il primo ad avere avuto la pensata di paragonare la zona collinare e montana dietro la città di Pescia alla Svizzera; ritengo altamente scorretta la cosa, perché quel che c'è passata la città dei fiori (e del calciatore Pazzini) è molto più bello di tutta la Confederazione Elvetica. Ma vo' mètte'...?!? Un incanto senza fine. Fatto sta, che quella zona è nota da un bel po' di tempo come Svizzera Pesciatina; ma ritengo che, casomai, si dovrebbe parlare, lassù fra i cantoni, di Pescia Elvetica. Non per sminuire troppo le bellezze sfìzzere, che ben conosco; però dalle parti di Pescia c'è il non trascurabile vantaggio di non avere tra i coglioni banche (a parte qualche filiale della Cassa di Risparmio), orologi e, soprattutto, gli svizzeri. Niente cioccolato e formaggio? Pazienza, le specialità locali sono migliori e più variate. Quanto agli orologi, non servono a niente; lassù si è davvero fuori dal tempo e non occorre misurarlo.

La Svizzera Pesciatina l'ho conosciuta non molto tempo fa grazie, manco a dirlo, a un trasporto in ambulanza. Un'anziana signora doveva essere dimessa da Careggi e trasportata in quello che veniva presentato da Europ Assistance come un posto da lupi vicino a Pescia. Quando mi è stato detto il nome del paesino, mi è venuto immediatamente da pensare che si trattava di un posto assai tranquillo, chiamandosi San Quirico in Valleriana. D'accordo, c'è la doppia elle, però l'assonanza con la valeriana era troppo palese...


San Quirico in Valleriana.

Questa è un immagine del paesino, e ditemi voi se in Sfìzzera avete mai visto qualcosa del genere. Mi spiace, ma pur credendo fermamente che nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà, sono al contempo un ultranazionalista toscano. E pure i nomi sono decisamente più belli di Grossglöckner e Jungfrau. Jungfrau vuol dire "Madonna"; fossi Maria Vergine, avrei qualche problema nel sentirmi chiamare come un caporalmaggiore delle SS.

Passata Pescia, in effetti si entra in una stradina da ululati (ululì, ululà, come in Frankenstein Junior); quella prima volta, farsela con la 43 (vale a dire un'ambulanza Mercedes lunga sei metri e convenientemente larga) non è stata cosa da ragazzi. Peu importe; è stato amore a prima vista. Ivi compreso dover lasciare il mastodonte nella piazzettina del parcheggio, prima del paese, e procedere a rimettere a casa la signora a zampettoni, facendosi viuzze e scalette con la sedia da trasporto. Una faticata spaventosa, ma ne valeva la pena; accompagnava l'anziana una simpaticissima badante rumena di mezz'età, vagamente sorpresa che l'autista parlasse decentemente bene il rumeno. L'autista, invece, ragionava sul fatto che, nel 2011, una rumena fosse capitata a San Quirico in Valleriana; davvero il mondo è cambiato.

Inutile dire che mi ero subito ripromesso di portarci la Piasintëina, da quelle parti; il fatto gli è che, quando m'innamoro di un posto, lo devo condividere con chi amo. Non c'è nulla da fare. Non posso tenermelo "tutto per me". Venne il mese d'agosto, e approfittando di qualche giorno di pseudoferie, almeno per me, a San Quirico e nella Svizzera Pesciatina ci siamo tornati. Va da sé che, in mezzo alle bellezze paesaggistiche, l'occhiolino del Treggista stesse dimolto attento; quei posti là sono di per sé posti da tregge, e infatti l'aspettativa non è andata per nulla delusa. A cominciare dall'inizio; questa verdeggiante Citroën Dyane 6 del 1977 (toh..) si trova infatti proprio all'inizio del paese, dove qualche mese prima avevo lasciato l'ambulanza. Ci avrò mica lasciato uno zinzino di DNA...?