domenica 28 aprile 2013

Homemade Sportcar: Il paraurti e il gap generazionale


L'Annus Centumvigintioctanus prosegue imperterrito, anche se stavolta si deve ricorrere a Mark B. e alla sua fotocamera sempre calda. Stavolta, l'amico e collaboratore del TB è riuscito a "captare" una 128 di prima serie in una configurazione simpaticamente insolita, che si potrebbe definire "sportiva fatta in casa" per questo esemplare aretino del 1971.

Eppure, l'aria "sportiva" non ha davvero nulla da invidiare ai modelli "Sport", "Rally" eccetera; ma, se guardate bene la foto, vi accorgerete che la "sportività" del modello è stata ottenuta nient'altro che appiccicando un paio di adesivi (tra cui quello dell' "Olio Fiat", chissà perché ma il riferimento all'olio era pressoché obbligatorio...) e, soprattutto, levando il paraurti.

Qui bisognerebbe aprire una parentesi interessante. L'eliminazione del paraurti come "caratteristica sportiva" ha, a mio parere, una valenza sociologica; il paraurti è, infatti, visto come caratteristica borghese, "familiare", da capofamiglia che cerca di proteggere il sòlido bene dalle insidie del mondo esterno. Togliendolo, si espone l'autovettura da un lato ai pericoli che negano la tranquillità borghese e, dall'altro, si dà alla vettura un aspetto maggiormente aggressivo, quasi di sfida. Negli anni '70, quindi, non era raro vedere tranquille vetture di famiglia che, passando dalle mani del babbo a quelle del "figlio ribelle" neopatentato venivano private dei paraurti e dei copricerchioni, per sottolineare il salto generazionale. Con pochi semplici ritocchi una macchina cambiava pelle; e qui ne abbiamo un esempio veramente tipico.