domenica 14 aprile 2013

Un tròschi®



Questo, cari i miei amici e care le mie amiche treggianti, è un post molto importante. Sappiàtelo. Innanzitutto, è la prima trovaglia di gran valore avvenuta rigorosamente a piedi (ce ne sono state già altre, ma non di questa fatta a parte un'altra di cui si parlerà dopo); il Treggista Militante Appiedato®, quindi, fornisce immediatamente la dimostrazione pratica che il Dio de' Bivi non cessa affatto di guidare anche chi non è più in possesso di un mezzo motorizzato, e che Lui e solo Lui è onnipotente & onnipresente (non come quel suo collega abusivo che va per la maggiore sotto vari nomi, e che si è sempre preso delle gran pause nel corso degli eoni). 



Indi di poi, tale mezzo è una rarissima combinazione, come si può notare, tra camion e camper; si tratta infatti, nientepopodimeno, che di un OM Leoncino camperizzato. Nonostante la ritargatura recentissima (segno, comunque, che il mezzo è utilizzato in qualche modo), il Leoncino è stato in produzione dal 1950 al 1968, e per la sua "base" si va quindi da sessantatré a quarantacinque anni fa. Facciamo una media e diciamo che ha una cinquantina d'anni; chissà quando è stato camperizzato, fornendo qualcosa che ha, ad occhio e croce, circa le dimensioni del mio monolocale. Siamo ancora una volta, anche se un po' più lontani da casa, all'Isolotto, ma in una delle sue vie più antiche e originali. Una di quelle che esistono da secoli.



In ultimo, questo mezzo serve per introdurre nel TB (ed era l'ora, dico io), il concetto di tròschi.

A Firenze e in buona parte della Toscana, un tròschi è, in pratica, una treggia di maggiori dimensioni. Si può dire, certo, anche "treggione", ed è un accrescitivo che ho non di rado usato; ma un tròschi, a rigore, è qualcosa di più. Un tròschi è l'automezzo industriale, agricolo o di trasporto collettivo (camion, macchina operatrice, trebbiatrice, pullman) che ti ritrovi all'improvviso davanti sulla provinciale per Radicondoli mentre procede sferragliando a quindici all'ora emettendo fumate che farebbero impallidire quelle dell'ILVA di Taranto. Un tròschi è una carrozzeria con stratificazioni di ruggine e ammaccature risalenti quantomeno al Pleistocene. Un tròschi sono le rotòne munite di bulloni talmente incancreniti da volerci un compressore maggiorato per svitarli. Un tròschi è la quantità di ciarpame che ospita sia da fermo, sia in viaggio; oppure, nel caso di pullman e affini, il ricordo dell'umanità rurale che caratterizzava le campagne toscane fino a mia precisa memoria. Un troschi sono le grida disperate del conducente della treggia che stava dietro: Ma che ti lèèi da' hoglioni 'ho 'sto tròòòòschiiiii??!?!?!?  E mi rivedo mio padre, su per la salita del Capannone all'Elba con davanti il pullman di linea per Campo (targato Pisa, sob), carico di gente con borsate di spesa, capre, muli, covoni di fieno, damigiane di procanico e balle di cemento, che procedeva sfidando ogni legge newtoniana e facendo dei pelini ai dirupi da far pigliare un colpo secco. 


Ecco: questo è un tròschi. Classico, paradigmatico, soddisfacente ogni requisito del tròschi. 

Ci si potrebbe chiedere, naturalmente, quale sia l'origine di questo curioso nome; alcuni potrebbero pensare a insoliti retaggi di comunismo in questa cosiddetta "regione rossa", con il nome di Leone Trotsky utilizzato in senso metaforico. Niente di tutto questo, anche se l'ipotesi sarebbe alquanto suggestiva. In realtà, l'origine del nome è assai più antica e risale probabilmente ai tempi degli Asburgo-Lorena, vale a dire i granduchi tedeschi che ressero la Toscana dopo la fine del casato de' Medici. Ho detto tedeschi: infatti, durante la dominazione lorenese, anche a Firenze furono introdotte le carrozze di grandi dimensioni che, in lingua tedesca, sono dette per l'appunto Drosche. La pronuncia sarebbe "dròsce"; però, da un lato, la "d" tedesca si pronuncia grosso modo come la "t" italiana (vedasi il "tetesko di Cermania"...) e, dall'altro, la grafia del termine deve aver influenzato la pronuncia. Insomma, il passaggio da Drosche a "tròschi" fu pressoché immediato. E il termine è sopravvissuto all'evoluzione tennològiha, passando per natura ad indicare il tròschi a motore.