mercoledì 27 novembre 2013

Triumpe, triumpe!



E ancora non si sono spenti gli echi di un Simone, che ne arriva subito un altro. In questa "staffetta simoniaca", chi può essere l'altro se non il Caporniano? Il quale, stavolta, si è veramente superato; lo si vede anche dai toni autenticamente trionfali con cui mi ha spedito questa ed altre foto: "Questa non l'avevi ancora mai "beccata"!  Avvistamento dinamico! La scarsa qualità delle foto dimostano la volontà di "beccarla a tutti i costi!!!", e così via. Un simile trionfo, beh, è giustificato non soltanto per le modalità della presa al volo "in corsa" (chiaramente in autostrada; e la presa al volo in autostrada equivale, per un Treggista Militante®, al famoso "10" di Nadia Comăneci alle olimpiadi del '76); lo è anche perché si tratta, ebbene sì, proprio di una Triumph.


La vettura è una Triumph Herald 1200 convertibile. Non si tratta della "cabrio" ristilizzata nel 1967 che ha posto qualche dubbio a Simone il Caporniano, ma, appunto, del modello "convertibile" (o meglio, convertible, seguendo la terminologia che allora era comune nel mondo anglosassone) che affiancò questo modello fin dai primi anni '60. Infatti, senza nessun "giochetto" ipotizzato dal Caporniàn Simone (detto così sembra quasi un capotribù armeno: Simon Kapornyan o roba del genere), questo esemplare è chiaramente del 1963 (e non del '62 come supposto da Simone):


Bella, vero? Ci sarebbe quasi da chiedersi come facesse una vettura inglese ad essere bella in quel periodo; ma è presto detto, e una volta tanto facciamo pure i naziunalìsti: la Triumph Herald (rimasta in produzione fino al 1971) era stata disegnata da un italiano, il torinese Giovanni Michelotti. Un autore di capolavori autentici nel campo automobilistico, dalla Panhard Dyna X86 alla Alpine A108 Cabriolet, dalla BMW 1500 del '62 alla Triumph più famosa in assoluto, la Spitfire.

Mi è venuta quindi la voglia, a mo' di dedica a Simone il Caporniano, di ritirare fuori per l'occasione nientepopodimeno che il Carmen Fratrum Arvalium. Visto che di "Triumph" si parla, tale antichissimo testo è la prima attestazione in assoluto del termine nella lingua latina (in ultima analisi, si tratta di una corruzione del greco θρίαμβος, di origine addirittura preindoeuropea). I Fratelli Arvali erano un collegio sacerdotale preposto alla fertilità dei campi; durante le cerimonie recitavano un carme in un latino talmente arcaico da non essere più compreso già ai tempi di Cicerone. Diceva così:

E nos lases iuuate
E nos lases iuuate
E nos lases iuuate

Neve lue rue Marmar sins incurrere in pleores
Neve lue rue Marmar sins incurrere in pleores
Neve lue rue Marmar sins incurrere in pleores

Satur fu fere Mars limen sali sta berber
Satur fu fere Mars limen sali sta berber
Satur fu fere Mars limen sali sta berber

Triumpe, triumpe!
Triumpe, triumpe!
Triumpe, triumpe!