martedì 1 settembre 2009

Elbatregg' '09 (9): Dal Belgio con furore




Ed eccoci di nuovo all'Énfola (continuo a metterci l'accento perché, perdio, non vorrei mai che qualcuno dicesse Enfòla o Enfolà); inutile anche dirlo, data l'insegna del camping che si vede nella prima foto in alto. È assolutamente incredibile la quantità di tregge che stazionano in quel posto; quasi verrebbe da dire che vi sono attirate come da una calamita. In effetti, a pensarci bene, con tutte le sue storiche miniere di ferro (Elba Napoleonica e ferrigna, la definì con squisita originalità un tizio che poi finì appeso per i piedi dopo aver tentato di scappare travestito da caporale tedesco) l'Elba se ne intende, di calamite. Talmente tanto, da averci persino una Punta Calamita nei pressi di Capoliveri: si dice che la sua vicinanza facesse impazzire le bussole delle imbarcazioni. Ma Punta Calamita è lontana dall'Enfola; l'Enfola calamita le tregge. Ci arrivano persino dal Belgio, come questa (e come si evince dalla targa).

Le targhe belghe, come è noto, sono tra le più brutte del mondo. Battute, quanto a orripilanza, forse soltanto da quelle indiane (indiane d'India, dico). Fortunatamente, ogni tanto, ad una targa belga è attaccato un automezzo come questo, che rientra senz'altro nella categoria dei protocamper. Quando il camper ancora non esisteva, si pigliava un furgone VW, si smontavano i sedili di dietro e ci si stendevano i sacchi a pelo in mezzo a un casino di roba. Poi si girava la chiavetta e si partiva all'avventura, fuggendo da quella cosa che i belgi e i nordeuropei in generale insistono -bontà loro- nel voler chiamare "estate". D'accordo, ci hanno avuto il grande Jacques Brel che ha cantato, con sublime poesia, Le plat pays; ma provateci voi a resistere ad un luglio o a un agosto da quelle parti, o a farvi un bagno a Knokke-le-Zout o a Ostenda. Mamma mia. E così, arrivata l'estate, calano a valle. Dove non funziona niente, dove ci sono le cartacce e le cicche per terra, ma dove c'è anche l'Enfola e un agosto degno di questo nome. Scusatemi, ma sono un metereopatico. Sul clima sono diventato di un nazionalismo allegramente esasperato e convintissimo. Ho vissuto un po' da quelle parti e ne sono rimasto marchiato per sempre. E, del resto, anche Jacques Brel, prima di morire, prese una barca e se ne andò nei mari del sud. È morto a Hiva Oa, in Polinesia, dove è sepolto.

Protocamper, dicevamo. Sì, furgone coi sacchi a pelo, ma del camper ha però una caratteristica fondamentale: le biciclette attaccate (attached bicycles, angehängte Fahrräder). Un camper, proto o non proto, non è tale se non ha le biciclette attaccate (e, ora, oramai anche scooter interi; arriveranno un giorno dei modelli di venticinque metri con le Smart a penzoloni). Si segnalano casi estremi di gente che possedeva un paio di biciclette, e che ha comprato un camper apposta per attaccarcele. Prendo per il culo? Ebbene, sì. Ma anche un po' per invidia: averci un camper non mi dispiacerebbe affatto, e non c'è dubbio che preferirei averne uno come questo qui...