martedì 13 ottobre 2009

Vado a gas, risparmio e non inquino






Vado a gas, risparmio e non inquino, era scritto sulle vecchie macchine a GPL, quando ancora ce n'erano pochissime. Come se non bastasse la clamorosa tuberia del serbatoio (allora le vetture a gas non erano mai di serie, e bisognava far installare l'impianto sacrificando tre quarti del bagagliaio quando non tutto quanto), bisognava appiccicare l'adesivo con lo slogan. Il quale diceva senz'altro delle verità (i pro), nascondendo però alcuni contro. Primo fra tutti, il costo dell'impianto, che era notevole; poi la difficoltà di trovare i distributori (ora il GPL lo si trova dovunque, ma prima bisognava fare il giro delle sette chiese); e, last but not least, la pericolosità del serbatoio sistemato quasi sempre nel baule posteriore: bastava un lieve tamponamento per rischiare di finire arrostiti a puntino, e di che pasta sia fatto il gas di petrolio liquefatto lo si è visto, disgraziatamente, pochi mesi fa a Viareggio. Non a caso, una volta, le macchine a gas non potevano essere parcheggiate nei garages condominiali ed era severamente vietato loro il passaggio nei traghetti. Ora è tutto differente: i serbatoi sono integrati e messi in sicurezza, rinforzati, iperprotetti e ogni cosa; ed è scomparso il mitico adesivo.

Detto questo, passo alla macchina in sé, che ha una storia del tutto particolare. È infatti una vettura che, proprio come l'Appia bianca del destino, conosco da anni e anni per averla vista parcheggiata, sempre nella stessa strada, qualche centinaio di volte. E ancora come nel caso dell'Appia, una volta iniziato il Treggia's Blog era letteralmente scomparsa. Da farmi sospettare che il proprietario la avesse, quel horreur, rottamata. Già piangevo la perdita di una treggia storica, la perduta Treggia a Gas del viale *******; un bel giorno, però, rieccola. Ricomparsa. C'è ancora, la Simca 1100, e chi l'ammazza: va a gas, risparmia, non inquina, se ne sta lì coi suoi tuboni posteriori e l'adesivo pure del panda del WWF; e, dulcis in fundo, è anche la prima in questo blog della casa fondata dal torinese Enrico Teodoro Pigozzi (o Henri Théodore Pigozzi, naturalmente). Con l'augurio che mi faccia ritrovare presto un'altra Simca perduta, una Simca 1000 blu notte avvistata pochi giorni prima dell'inizio del TB e mai più ritrovata. E con una dedica speciale a un mio zio, purtroppo tra i più da parecchi anni, lo zio Dino: nei secoli fedele alle Simca. Gli mancò soltanto la Aronde.