Pensate un po'. A uno, un bel giorno, viene l'idea di aprire un blog dedicato alle tregge. A Firenze, treggia è un termine, a dire il vero, abbastanza spregiativo quando si vede un veicolo qualsiasi (auto, moto, furgone, trattore, motocarro) brutto, vecchio, puzzolente, rugginoso: ma che ti lèi di hostì co' 'sta treggia? Quanto all'origine del nome, la treggia, nel contado fiorentino, era propriamente un carro agricolo senza ruote; una vera e propria slitta da terra, con due stanghe, che finivano in una dove venivano aggiogati i bovi. Chiaro che questo veicolo a strascico si usurava facilmente; ma i contadini la sapevano rifare in tre balletti, e così per ogni treggia che si spaccava, ce n'era bell'e pronta una nuova. Di tregge, di quelle vere, oramai nelle campagne non se ne vedono più; è rimasta la parola, in uso traslato.
Però io alle tregge voglio un bene dell'anima. Per me il termine non ha proprio nulla di spregiativo; e se mi accade a volte, nel caos di Porta a Prato, di urlare la frase di cui sopra, in senso denigratorio, nel 100% dei casi la rivolgo a un SUV (con la variante d'un altro tipico termine fiorentino, tròschi, derivato stavolta nientepopodimeno che dal tedesco Drosche. Indicava una pesante carrozza a cavalli, e sembra che a sua volta la parola provenga addirittura dal turco). Insomma, per farla breve: ormai, per il sottoscritto, la parola treggia è del tutto affettuosa, ed è passata a denotare ogni tipo di autoveicolo anteriore alla fatidica data del 1° giugno 1985. Il 1° giugno 1985 entrarono in vigore le nuove targhe bianche, con la serie FI FOOOOO; è la data-spartiacque tra la treggia e la macchina moderna. Fino a FI E99999 sono tregge; dopo (a parte ragionevoli eccezioni e ritargature) non lo sono più. Non a caso questo blog è stato messo in rete proprio un primo di giugno.
Dicevo, insomma. A uno viene in mente di aprire un blog dedicato alle tregge (ora che ho spiegato tutto a loro proposito), e il giorno dopo, 2 giugno 2009, durante un giro con la propria compagna ed un amico capita in un paese nei dintorni di Firenze, di cui non si farà il nome perché qui di nomi se ne faranno il meno possibile, la cui via principale si chiama Via per Treggiaia. Il destino esiste, non c'è niente da fare; anche perché, trovandosi in ambiente fiorentino rurale, non v'ha dubbio alcuno che quella Treggiaia cui mena la via abbia origine proprio dalla treggia. Un posto dove si fabbricavano e usavano tregge.
Si dà il caso, poi, che esattamente all'inizio di questa via il qui presente reperisca una vera e propria miniera di tregge. Di quelle nel senso del blog, dico. Concentrate in pochi metri. È la mia compagna che si accorge del nome della strada, mentre io sto già fotografando; e qui, signori, si tratta di tregge autentiche. La quintessenza delle tregge, verrebbe da dire. Una Treggiaia di nome e di fatto. Come si vedrà meglio nei post successivi.
Però io alle tregge voglio un bene dell'anima. Per me il termine non ha proprio nulla di spregiativo; e se mi accade a volte, nel caos di Porta a Prato, di urlare la frase di cui sopra, in senso denigratorio, nel 100% dei casi la rivolgo a un SUV (con la variante d'un altro tipico termine fiorentino, tròschi, derivato stavolta nientepopodimeno che dal tedesco Drosche. Indicava una pesante carrozza a cavalli, e sembra che a sua volta la parola provenga addirittura dal turco). Insomma, per farla breve: ormai, per il sottoscritto, la parola treggia è del tutto affettuosa, ed è passata a denotare ogni tipo di autoveicolo anteriore alla fatidica data del 1° giugno 1985. Il 1° giugno 1985 entrarono in vigore le nuove targhe bianche, con la serie FI FOOOOO; è la data-spartiacque tra la treggia e la macchina moderna. Fino a FI E99999 sono tregge; dopo (a parte ragionevoli eccezioni e ritargature) non lo sono più. Non a caso questo blog è stato messo in rete proprio un primo di giugno.
Dicevo, insomma. A uno viene in mente di aprire un blog dedicato alle tregge (ora che ho spiegato tutto a loro proposito), e il giorno dopo, 2 giugno 2009, durante un giro con la propria compagna ed un amico capita in un paese nei dintorni di Firenze, di cui non si farà il nome perché qui di nomi se ne faranno il meno possibile, la cui via principale si chiama Via per Treggiaia. Il destino esiste, non c'è niente da fare; anche perché, trovandosi in ambiente fiorentino rurale, non v'ha dubbio alcuno che quella Treggiaia cui mena la via abbia origine proprio dalla treggia. Un posto dove si fabbricavano e usavano tregge.
Si dà il caso, poi, che esattamente all'inizio di questa via il qui presente reperisca una vera e propria miniera di tregge. Di quelle nel senso del blog, dico. Concentrate in pochi metri. È la mia compagna che si accorge del nome della strada, mentre io sto già fotografando; e qui, signori, si tratta di tregge autentiche. La quintessenza delle tregge, verrebbe da dire. Una Treggiaia di nome e di fatto. Come si vedrà meglio nei post successivi.