Visualizzazione post con etichetta Fiat 500 Giardiniera. Mostra tutti i post
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sabato 26 ottobre 2013

D'estate si gira




D'estate si gira, e quest'estate ho cercato -nei limiti del possibile- di girare quanto più possibile. Rigorosamente per la Toscana; da un po' di tempo sono convinto che le cose più belle e interessanti (non solo per quanto riguarda le automobili) si trovino a pochi passi da casa, e il vasto mondo l'ho già girato a sufficienza per osservare e capire certe cose. Girare il più possibile, perché l'estate non è stata tra le migliori; fortunatamente, nel mese di agosto, pur essendo ancora appiedato sono stato scarrozzato in lungo e in largo dalla Piasintëina, la quale sa bene cosa la aspetta ovunque si metta il naso. Qui, ad esempio, siamo nel pieno centro storico di Siena, esattamente sotto la Fortezza; stavolta la "treggia senese" non appartiene alle numerose che si vedono a Firenze e provincia (del resto sono città e provincie vicinissime, nonostante le "divisioni storiche". 


Quando si becca un automezzo del genere, è buona norma per il Treggista Militante® andare subito a dare un'occhiata davanti; bisogna vedere se c'è lo stemmino Fiat o quello dell'Autobianchi. Come è stato detto più volte nel TB, la Fiat 500 Giardiniera, ad un certo punto, fu "passata" al marchio Autobianchi proprio attorno al 1973, anno di immatricolazione di questo esemplare Il motivo è presto detto: in quel periodo la Fiat lanciava la 126, e mantenere in catalogo un automezzo derivato palesemente dalla 500 fu visto come inopportuno (la 500 base era comunque ancora in produzione, e lo rimase ancora per qualche anno). A priori, non si può mai sapere (a parte nel caso di esemplari molto vecchi, che sono per forza Fiat, o di esemplari molto recenti che sono per forza Autobianchi) se iscriverla tra le Fiat o tra le Autobianchi, dato che i mezzi sono assolutamente identici; infatti sono andato a controllare, trovandomi di fronte a un caso frequentissimo: non c'era nessuno stemma, né Fiat e né Autobianchi. Lo avevano, come sempre, tirato via; oppure si era semplicemente staccato per l'azione del tempo.

Ho quindi attribuito la prodigiosa vetturetta alla Fiat, ma squisitamente "per decreto". Proprio in quell'anno 1973 (ha quarant'anni 'sta grande piccola macchina) non si può proprio decidere. D'estate si gira, e si devono prendere anche siffatte, bislacche decisioni!

sabato 10 marzo 2012

Celeste Aida





Se quel treggiòn
io fossi! se il mio sogno
Si avverasse!... Un esercito di tròschi
Da me guidato... e la vittoria – e il plauso
Del Tibbì tutta! – Ma son celeste Aida,
del sessantotto fiera...
E son solo una pìcciol Giardiniera!

Celeste Aida, vecchia scassina,
con quel bizzarro e lucido color;
del Tibbì no, non sarò mai regina,
però sono lo stesso uno splendor.

I tuoi verd'anni io vorrei ridarti,
di quando trasportavi rose e fior;
però son tutti là a fotografarti,
Il Mark ed il Venturi fidi ognor!

venerdì 7 ottobre 2011

La Meharista e il Salento treggistico


Saldissimi sono i legami di Cristina la Meharista con il Salento, terra d'origine del di lei fidanzato nonché, sicuramente, tra le contrade più belle di questo disgraziatissimo paese; tra le più belle, come si vedrà meglio in questo post, anche dal punto di vista treggistico. Un po' tutto il Sud, a dire il vero, mi è stato descritto come un vero e proprio paradiso in terra per quanto riguarda la quantità e la qualità delle tregge che vi allignano; questa spedizione leccese di Cristina non fa che confermarlo, a partire da questa superlativa Fiat 500 C Belvedere del 1958. Quest'anno fa notare come, per un certo periodo, siano convissuti in Italia due modelli della 500: la C, appunto, e la "Nuova 500" (lanciata sul mercato nel 1957).


La 500 C Belvedere è, senza ombra di dubbio, l'antesignana delle giardinette italiane ed in particolare della successiva 500 Giardiniera, uno dei modelli più tremendamente longevi della Fiat/Autobianchi e che rimase in produzione, a furor di popolo, ben oltre l'interruzione del modello base (nel 1975). Lo sgargiante esemplare salentin-meharistico che vedete, nonostante la targa si legga poco bene per la posa laterale, è del 1966.


Quando si dice una visione celestiale, anche se in realtà il colore di questa 126 di prima generazione (del 1973) dovrebbe essere classificato come verde acqua o roba del genere (io lo chiamo anche celeste pasticca per il water). Il proprietario di questa autovettura deve avere sicuramente qualche difficoltà nel distinguere tra il volante e l'aureola, e menomale che la vettura non è targata CH (che sarebbe potuto stare per cherubino). Primo esempio di ibrido terra-aria: la propulsione alare, però mi dicono, veniva montata raramente e ci volevano autorizzazioni speciali. Anzi, specialissime.


Credo che poco faccia più "Sud treggistico" del treggione polveroso con targa settentrionale, capitato da quelle parti per un motivo qualunque. Con questa foto meharistica, il TB dà peraltro il benvenuto assoluto alla Fiat 125, un modello ancora non presente nel blog. Dalle rive del Lario o dalla verde Brianza, da dove è partita nel 1968, fino a Lecce, Ostuni, Gallipoli o Otranto la strada dev'essere stata parecchio lunga, e non solo chilometricamente...


Con questa Fiat 127 del 1974 torniamo alle targhe leccesi; questa vettura qui, tra le altre cose, l'avrei vista parecchio bene come macchina di un certo salentino, se non fosse per il non trascurabile fatto che il suddetto non ha manco la patente, e che è convinto che la rivoluzione arriverà in bicicletta (io, però, ritengo che due o tre carri armati la aiuterebbero parecchio). Poco male; a pigliare la patente il buon Alessio è sempre in tempo, e come modello mi sembra sufficientemente anarchico...!


Infine, una cosa logica. Poteva forse la Meharista non concludere tutto con una Mehari? Impossibile. Il bello gli è che, in un Salento assolato e decisamente balneare, Cristina è andata a scovare una sua "omonima" targata Venezia (del 1984)!

lunedì 22 agosto 2011

Il sottaceto delle Due Strade




Sull'oramai celebre benzinaio delle Due Strade, presente fin dagli albori del TB, si potrebbe oramai istituire una categoria a sé; non c'è praticamente occasione in cui ci passi, che non sfoggi una treggia bell'e confezionata. E poiché ci passo piuttosto spesso...

Stavolta, il benemerito erogatore di carburanti per autotrazione ci presenta il suo Sottaceto. Eh sí; a forza di Giardiniere (ultima quella, genovese e assai bella, proposta da Fabrizio), sembra quasi di essere in uno di quei coloratissimi miscugli di verdurine sottaceto che va, appunto, sotto il nome di "giardiniera". Le giardiniere automobilistiche erano minuscole; eppure c'entrava veramente di tutto. A vederne una accanto a un SUV, che sono enormi e dove non c'entra niente a parte la favàggine di chi li compra facendo himmlermila euro di debiti, fanno impressione; ma ancora per poco, visto che sulla proporzione quantitativa non ci può essere storia. Questa qui è, almeno quanto a immatricolazione, del 1977.

domenica 21 agosto 2011

Sorbelìn!




Ho accennato nei post precedenti al fatto che, in questo mio ritorno (spero definitivo, ma un blog è pur sempre qualcosa che segue gli stati d'animo di chi lo scrive, e quindi non si può mai dire), molto c'entra una cosa che mi ha scritto Fabrizio da Genova. Le sue tregge genovesi sarebbero oramai materia sufficiente per un blog autonomo, così come quelle che....ma no, non roviniamo la sorpresa, ché già sono retrocesso in 5074a posizione nel ranking Wikio e magari 'sta cosa mi farà riguadagnare qualche posizione :-)

Genova è, come si suol dire, porto di mare; ci sono stato ultimamente in una certa occasione che ne ricordava un'altra, dieci anni prima, dove certamente non avrei avuto nessuna possibilità di fotografare tregge anche se lo avessi voluto, dato che avevo un esercito intero dietro e bisognava scappare, scappare, scappare. Eccomi comunque, bel bello (si fa per dire), in piazza Caricamento lo scorso 23 luglio:


Dieci anni dopo; mi scuso con Fabrizio se non mi sono fatto vivo, pur essendo a Zena, ma forse non era il caso proprio in quel giorno di fantasmi che marciavano compatti. Mi scuserà quindi se questa bella treggia che mi ha mandato tempo fa e che pubblico solo ora, ha anche una dedica ben precisa che però non voglio dire.

Sorbelin è, ovviamente, la fusione di Sorbole! e Belin!, le due esclamazioni tipiche rispettivamente di Bologna e di Genova. Difficile immaginare due città più differenti; eppure, se non mi sbaglio, non è la prima treggia felsinea che Fabrizio mi manda dalla sua città. Si immaginano (con qualche sudorino freddo), cose tipo tortellini in prebuggiùn o cima ripiena di ragù; dopo il tex-mex, il bol-gen. Vabbé, d'accordo, sto delirando; ma provateci voi a scrivere un post col gatto che fa il diavolo nero sulla tastiera.

La Giardiniera bolognese in questione (già il nome sembra un piatto tipico...), di quelle originali Fiat con ancora le portiere controvento, è del 1965 e la cosa comincia a farmi un effetto strano. Nel senso: il 1965 è un anno che fa parte della mia vita, seppure fosse ancora una vita di cacate e pannolini, ma si tratta di quarantasei anni fa. Lasciamo stare, che è meglio! Esclamiamo un bel sorbelìn e passiamo oltre....


martedì 31 maggio 2011

La storia nascosta






Ci si avvicina a gran passi al secondo anniversario del Treggia's Blog (che sarà domani, con gran festa) e ho proprio voglia di cominciare a raccontarlo con una storia mirabolante, o quasi.

La vedete questa macchina parcheggiata tranquillamente in solitaria in quella che ha tutta l'aria di essere una zona pedonale? In effetti, lo è; così come si nota, sul parabrezza, il contrassegno dei disabili. Evidentemente, questa non è soltanto una treggia; è il mezzo che tiene un essere umano in difficoltà legato all'esterno, al potersi muovere, ad una parte importantissima della vita. Il fatto che possa legalmente parcheggiarla sotto casa in una zona pedonale ne è testimonianza precisa, e mi piace pensare che la vecchia Giardiniera, se proprio non sarà eterna, si sia assicurata un posto nel paradiso delle Tregge.

Sono anni e anni che la vedo; fa parte di quelle che chiamo le Pretregge, le tregge fiorentine che vedo da una vita; e l'ho vista sempre lì, parcheggiata in quel tratto di zona pedonale. Quando è nato il TB, è stata una delle primissime che mi son detto d'andare a fotografare, perché -come mi è capitato a volte di dire- il TB sarà nato sí il 1° giugno 2009, ma ha una preistoria lunghissima. Me ne sono andato per anni all'estero, e è stata sempre lì, la Giardiniera; sono tornato ed era ancora lì; ho fabbricato il TB, e un bel giorno sono andato dove la avevo sempre vista. E non c'era.

Poco male, mi son detto; il legittimo proprietario sarà fuori, del resto una vettura serve a quello e pazienza, sarà per la prossima volta. Così, un altro bel giorno, trovandomi in zona ho pensato di tornare a fotografarla arcisicuro di trovarla; e come sarebbe potuto essere altrimenti? C'era sempre stata, faceva quasi parte del paesaggio, e non era questione che non stesse nel TB; e, zàc, non c'era nemmeno quella volta.

Ho cominciato a recitarmi la solita litania: è caratteristica assai tipica delle pretregge quella di farsi vedere per anni quando non le si cerca, e di scomparire invece quando le si cerca. Doveva senz'altro essere così, e mi sono recato una terza volta in quel posto senza nemmeno prendere in considerazione l'idea che non ci fosse; e non c'era nemmeno quella volta. Cose spiacevolissime mi si sono affacciate alla mente, e non solo di natura squisitamente automobilistica; poi, un bel giorno, parlando con la Dora costei mi dice d'avere visto una bella treggina in ******. Le faccio: Ma non è mica una Giardiniera beige targata FI 61 eccetera? Proprio lei. Allora c'era. Esisteva ancora. Si stava facendo desiderare, e lo ha fatto fino a pochissimi giorni fa. L'ho presa a tradimento, mentre era parcheggiata nel solito posto dove la vedevo da vent'anni (eh sí, vent'anni!); e stavolta non ci sono stati cristi. Eccola.

Una storia nascosta; però stavolta non ho voglia di tirare la moralina finale. Chi volesse, ce la mettesse lui; del resto, non so neanche quanti davvero si ostinino a leggere i commenti, i raccontini e le storielle che da due anni a questa parte accompagnano fotografie di vecchie automobili. Però, magari, sono loro che, in realtà, raccontano qualcosa.

domenica 20 febbraio 2011

Scambio culturale




Di Tregge Genovesi, grazie all'amico Fabrizio, ne abbiamo già parecchie; proprio per questo, mi fa particolare piacere di averne trovata una in pieno centro di Firenze, questa 500 Giardiniera targata Genova del 1969. E il piacere è stato talmente elevato da farmi sfidare una piovosa nottataccia d'inverno, a una delle mie ore strane che può essere facilmente constatata dal deserto assoluto delle strade circostanti, nelle ore normali assolutamente intasate. Prima o poi dovrò parlare dell'armamentario del Treggista, che comporta uno zaino provvisto anche di aspirine, pastiglie per la gola, Bronchenolo e quant'altro; per fotografare non si può uscire certo con l'ombrello, e prendersi delle discrete acquate sul groppone è quasi d'ordinanza nella brutta stagione. Ma per una Treggia si fa tutto; specialmente quando reca in sé i crismi dello scambio culturale. A questo punto, se mi legge, mi aspetto da Fabrizio quantomeno una treggia fiorentina a Genova, anche se mi sta mandando talmente tanta roba da riempire questo blog fino al 2034...! (E vedrete presto che roba!)

sabato 26 giugno 2010

Cronaca di un'abulia





Una treggina piccola piccola che, a modo suo (ma ogni treggia ha un modo suo) ha la sua storia ben precisa. Sono mesi e mesi che la vedo in giro per un dato quartiere di questa città, ma non so quale bizzarra abulia mi ha provocato: eppure è del tutto appetibile per il treggista, una Fiat Giardinetta del 1974 e l'ultimo modello ad aver sempre mantenuto le portiere con apertura controvento (caratteristica delle primissime "Nuove 500"). Nulla da fare: la vedevo comodamente parcheggiata, sempre nel raggio di meno di un chilometro, e non mi decidevo mai a fermarmi a fotografarla. In breve: il sistema perfetto per farla passare nel novero delle tregge perdute. Alla fin fine mi son deciso: me la son trovata spiaccicata davanti una piovosa domenica pomeriggio, e l'abulia è terminata. Sono peraltro ragionevolmente certo che non la rivedrò mai più: le tregge sono esseri strani e dotati di una sensibilità assolutamente particolare. Ad ogni modo, eccola qui, la piccola pira (*) che non mi decidevo mai a fotografare: le sia resa la giusta considerazione!

(*) "Piri" vengono detti un po' affettuosamente e un po' a presa di culo i pistoiesi.

domenica 1 novembre 2009

Epopea (2)




Sullo sfondo si vede la Cinquecento del post precedente; l'ambiente della carrozzeria, il sole che filtra nel locale un po' buio; e la 500 giardinetta, rimasta in produzione fino a molto tempo dopo la dismissione della berlina, anche se "passata" all'Autobianchi. Sempre con le portiere controvento, fino alla fine; l'unica autovettura italiana che non abbia mai montato le aperture in favore di vento (poi rese obbligatorie). L'eventuale dismissione della giardinetta avrebbe provocato autentiche sommosse tra muratori, trombai, imbianchini, giardinieri, tappezzieri e pensionati che facevan l'orto; tanto è vero che, ancora, se ne vede qualcuna in tutto il suo duramente nobile utilizzo da lavoro. Questo ne è un esemplare duro e puro, del 1966. E, d'ora in poi, le visitine a quella carrozzeria saranno oltremodo frequenti.

giovedì 15 ottobre 2009

Αἰγίλιον τρεγγιάων γαῖα



Ancora dall'amico e correligionario VIOLA Ionis 56 ricevo, dall'Isola del Giglio, questa treggia che, davvero, più treggia non si può. Mi sto facendo un'idea ben precisa del Giglio come terra benedetta per le tregge; prima o poi dovrò farci un giro, con la speranza che almeno nel nome delle tregge certe rivalità isolane possano essere appianate, e che l'Elba sorella maggiore e il Giglio sorella minore (ghghghghgh) procedano unite come si confà a due perle marine. Per l'intanto, mi sono pregiato di dare a questo post un titolo in autentico greco omerico, ché giustappunto i tempi d'Omero deve aver visto questa 500 giardinetta immatricolata sì a Firenze, ma che ha ben opportunamente preferito sbuffare per le stradine dell'isola e farsi sanamente corrodere dalla salsedine piuttosto che dagli effluvi di benzene e da altri gas di scarico. All'amico Ionis posso soltanto dire che, se continuerà a mandarmi altre tregge natìe, un'apposita categoria "Tregge gigliesi" sarà senz'altro istituita. Si dia dunque da fare a registrare e preservare il patrimonio treggistico del Giglio, che non deve andare disperso.

Come non rimanere estasiati di fronte ai più autentici dettagli della Treggia, gli spuntoni di ruggine, la guarnizione rotta che esce fuori dal cofano anteriore...insomma, davvero un capolavoro. A Ionis raccomando soltanto una cosa: di fotografare anche il retro delle vetture, con la relativa targa (la rivedesse in giro, magari, una foto supplementare da inserire in questo post non guasterebbe).

giovedì 18 giugno 2009

Giardinett power!



Ora ci sono le station wagon (pronuncia a Firenze: stescionvègo, plurale a scelta: gli stescionvèghi o le stescionvèghe, a seconda del genere che si vuole dare), che non ho mai capito bene cosa accidenti voglia dire: vagone da stazione? E che sono, treni? Vabbè, ad ogni modo, tanti anni fa, tale termine lo si poteva trovare solo sul mitico TAM, il "Tutte le Auto del Mondo", un volumone edito ogni anno da non mi ricordo chi, e che presentava davvero tutte le macchine in commercio al momento, compreso quelle ameriàne. E in Amèria ce l'avevano su i' serio le stescionvèghe, pure con qualche giustificazione per il loro nome dato che sembravano davvero vagoni ferroviari. Noi, invece, ci si doveva contentare delle familiari e delle giardinette (o giardiniere). Le familiari erano le macchine col portellone dietro, in cui la famigliuola italiana un po' più abbiente da potersi permettere qualcosa di più d'una cinquecento o d'una secento poteva sistemare i bagagli, il cane Pierfilippo (un molosso che scaricava cacate di due chili a ogni partenza per le vacanze), la tivvù Marelli con lo stabilizzatore e, all'occorrenza, anche quei rompicoglioni dei nonni -ancorché ben pigiati); le giardinette, invece, erano prevalentemente macchine da lavoro. Derivate dalle utilitarie (mentre le familiari derivavano dalle "berline", ad esempio la 1100 o la 124 familiare), devono probabilmente il loro nome all'uso smodato che ne facevano i giardinieri di professione, dimodoché le si vedeva strapiene di vasi, di sacchi di terriccio, di attrezzi, di secchi e quant'altro; sembra che i modelli più sofisticati fossero muniti anche di comodi portatalpe. Ciò non toglie che, ben presto, cominciarono a servirsene anche altre categorie professionali: in primis i trombai (non sobbalzate pensando a chissà cosa: a Firenze il trombaio è l'idraulico), ma anche i falegnami, i pizzicagnoli (cui ricordava piacevolmente la giardiniera di sottaceti), gli imbianchini, gli elettricisti. Si tiravano giù i sedili posteriori, e la giardinetta diventava un capientissimo minifurgoncino a prezzi modici (un po' come la più recente "Panda furgonata", che chissà come mai veniva data in dotazione soltanto agli operai dell'Enel e della Sip).

La Fiat Giardinetta, come è ovvio, derivava dalla Cinquecento; dopo anni e anni di onoratissimo servizio, fu "ceduta" alla controllata Autobianchi ma alcuni esemplari (come questo, appartenente all'ultimissima fase della produzione) restarono col marchio Fiat. Fu l'ultima auto italiana (e forse al mondo) a montare sempre le portiere con apertura controvento, una cosa che dicevano pericolosissima perché c'era il rischio che si spalancassero in marcia se non erano chiuse bene. Vabbè! Concludiamo col dire che, col nostro ingrèse veramente osfordiano (con punte di Chèmbrigg'), il titolo del post vuol dire, naturalmente, Giardinetta da pòeri. O icché vu' v'eri immaginato?...