La Partita Doppia, vale a dire le due tregge appaiate, è una delle più ambite delizie del vero Treggista Militante®. Ambita perché, ovviamente, rara; e, in questo senso, la città di Genova e i suoi dintorni sembrano essere sempre particolarmente ben fornite (si notino i tre avverbi di fila). Chi se non Fabrizio poteva abbinare (in quel di Quarto, quella dei Mille) la Fiat 124 spezzina, immatricolata il 16 aprile 1970, e la (non comune) Fiat 127 Cinque Porte milanese del 1980? Fabrizio mi sta facendo venire un'autentica passione per i cortili condominiali genovesi; mi sto facendo persuaso che siano delle treggiaje assolutamente uniche al mondo. Un certo suo omonimo, pure genovese, cantava di lui e di un certo cugino De Andrade che, a tarda sera, ci avevano un cannone nel cortile; il Fabrizio nostro, nel cortile ci ha le tregge e, francamente, le preferiamo.
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giovedì 9 gennaio 2014
martedì 5 novembre 2013
Foto di famiglia
La 127 se ne è sempre beccata di tutti i colori, quasi fosse portatrice d'ogni male; al sottoscritto, invece, sta simpatica. È vero, ci sono passato anche io da neopatentato o quasi; alla 127 non si scappava, da pischelli. Vederne una con a bordo una simpatica coppia in una bella giornata d'estate mi dà cinque minuti d'allegria, tanto più che l'esemplare è parecchio vicino temporalmente alla mia 127 (che era targata FI 901008 ed era quindi del dicembre 1977). Questa qui, invece, dev'essere una delle primissime targhe fiorentine del 1978; le tabelle riportano FI 904292 come ultima targa del '77, questa è FI 904300. Una bella "foto di famiglia" per una macchina immortale; come sia divenuta tale lo sa solo lei, ma è così.
venerdì 21 giugno 2013
Chegou o verão
E' arrivata, finalmente, l'estate; e il TB comincia a festeggiarla con delle foto sì estive, ma dell'estate scorsa. Sono tutte dovute ad una coppia assolutamente unica, quella formata dalla impareggiabile Dora, la prima e storica collaboratrice del TB, e da INSCO, treggista sempre meno per caso. Costui, che ha girato e continua a girare mezzo mondo (con specializzazione riconosciuta in pietraje dell'Asia Centrale), lo scorso anno ha per l'appunto deciso di fare un bel viaggio di noz in quel del Portogallo, assieme alla Dora, riportandone fior di tregge che, da oggi, andiamo un po' a vedere.
Il Portogallo è, senz'altro, terra di tregge. Non solo: sebbene privo di sigle provinciali e di numerazione progressiva, ha comunque delle vecchie targhe inconfondibili, anch'esse bianche e nere (ma rettangolari, non quadrate). Le vecchie targhe portoghesi, che riportano all'epoca di Salazar e della Rivoluzione dei Garofani, sono state le uniche al mondo che avevano le cifre e le lettere in rilievo; qui ne vediamo, giustappunto, una sicuramente degli anni '70.
La stupefacente Fiat 127 (di prima generazione), presa in una stradina calcinata dal sole di qualche villaggio portoghese, è senz'altro uno dei capolavori della coppia Dora/INSCO. Altrimenti non saprei definirla, con la sua "bicolorazione" gialloverde che suggerisce antichi e mai spezzati legami luso-brasiliani. Del resto, se Fernandinho Pessoa andava a passare le sue mattinate al caffè "Brasileira" ci sarà stato un motivo, così come quello per cui sistemò il suo dottor Ricardo Reis in Brasile prima di farlo tornare a morire in Portogallo.
Vorrei poter dire ancora qualcosa su questa macchina, se ne avessi gli elementi. Le foto, con il muro mezzo scrostato e mezzo intonacato alla perfezione in bianco e celeste (un motivo degli azulejos), sono tra le più belle del blog, a mio parere.
domenica 16 giugno 2013
Militanze
Com'è logico che sia per la città e per la provincia titolari di tutti i record di immatricolazioni in Italia, nel TB di automezzi targati Milano ce ne sono parecchi; targhe "MI" se ne trovano dalla Vetta d'Italia fino a Pantelleria, e Firenze non ne è certo immune. Però, qui, 'sta Fiat 127 blé scura è targata Milano perché sta a Milano; e sorge, imperiosa, una domanda: che diavolo ci faceva, ad ore tarde, il vs. Treggista Preferito® a Milano, aggirandosi per una strada -come si vede dalle foto- non propriamente da jet set nelle vicinanze di Piazza Bologna?
Presto detto. Era lo scorso 16 marzo (una giornata singolarmente primaverile nel capoluogo lombardo in una "primavera" per il resto dicembrina), per la manifestazione organizzata per ricordare Davide "Dax" Cesare, il militante del centro sociale autogestito O.R.So. ammazzato dai fascisti esattamente dieci anni prima.
Quando parlo, spesso, di "treggismo militante", c'è quindi da tenere sempre presente che, per il sottoscritto, il termine "militante" ha un significato ben preciso, con tutte le sue conseguenze in termini di pensieri e azioni. E tutti questi aspetti, quel sedici marzo scorso, sono sembrati coincidere quando, a pochi metri dal luogo dove Dax è stato ammazzato, mi si è parata davanti, parcheggiata, una Fiat 600 che, a suo tempo, mi era stata inviata da Cristina la Meharista in una sua trasferta milanese. Durante il corteo. Fino a Milano per Dax, e mi ritrovo davanti una macchina presente già nel TB; a volte le "coincidenze" danno seriamente da pensare.
La sera, sempre nell'ambito delle manifestazioni, un concerto in un capannone occupato temporaneamente; e, nelle strade limitrofe, torna in azione il Treggista Militante®. Per prima con la Fiat 127 di cui sopra, del 1980. Addirittura un modello, come recita la targhetta sul radiatore, da 70 hp; una specie di bomba ficcata in un'utilitaria, insomma. Da dire che il luogo dove mi stavo aggirando era, tipicamente, da tregge; come ci avevo messo piede, me lo ero immaginato. Da tregge di quelle vere, popolari, nella buia serata milanese che s'era rifatta fredda da bubbolare dopo il pomeriggio in cui un tiepido sole aveva deciso di ribadire che non sta, mai, dalla parte dei topi di fogna assassini.
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Fiat 127,
Tregge Extraterritoriali (Piacenza esclusa)
sabato 4 maggio 2013
INSCO & Dora Inc., Ltd., Lsd., Werew.
COLEI che vedete china a rimirar l'avita Centoventisette verde stuccata con targa milanarda, è, cari aficionados del TB, nientepopodimeno che la mitica Dora. Proprio lei: la più antica collaboratora del Treggia's Blog, infaticabile segnalatrice a' tempi preistorici del blog; se la metto qua dentro in effigie è, ovviamente, perché si trova in una posizione che la rende non riconoscibile (a parte la bella e folta chioma). Posizione, peraltro, tipica del Treggista inveterato; vale a dire, quella in cui si ammira l'annoso cruscotto della treggia, cercando di leggere il contachilometri (cosa non più possibile con gli attuali cruscotti che, oramai, sembrano postazioni di comando di un cacciabombardiere).
Da qualche tempo la nostra Dora, udita la Santa Messa, si diletta -mettiamola così- di fare delle passeggiate domenicali assieme a un'altra nostra vecchia conoscenza: l'altrettanto mitico INSCO, specialista in tregge esotiche (balcaniche, centroasiatiche e -come presto vedremo- anche portoghesi e sudamericane). Capirete che una coppia del genere altro non può produrre che tregge degne di nota; e, infatti, eccoci qui -seppure, stavolta, in luoghi assai vicini e familiari (nonostante la targa della vettura, no, non siamo a Melàno).
La 127 in questione, vero e proprio prodigio di stuccature alla 'ioboja, è del 1971. Vale a dire, appartiene all'anno stesso di lancio della fortunata vettura (meno fortunato fu il suo designer, vale a dire Pio Manzù, figlio dello scultore Giacomo Manzù, che era morto due anni prima in un incidente stradale a bordo di una 500). Insomma, grazie alla Dora e a INSCO siamo di fronte davvero a una delle prime 127. Da dire anche che avevo visto in giro questa macchina diverse volte (e quasi sempre nella zona dove poi è stata fotografata); una delle famose tregge perdute che, alla fine, hanno incontrato le persone giuste.
giovedì 2 maggio 2013
Passeggiata notturna (senza il cane ma con la treggia)
Il vs. Treggista Preferito Appiedato®, come sapete, è sempre stato, è e resterà un gattofilo. Sto scrivendo in questo momento col micione nero Redelnoir che se la dorme spaparanzato sul suo letto (che benevolmente mi concede per la notte); quindi mi capirete se vi dico che le mie passeggiate notturne, specie ora che è arrivata una pur bizzarra primavera, sono improntate rigorosamente alla gatterìa. Vale a dire: io da una parte (con la mia stazza non propriamente felina...) e il gatto dall'altra, per i suoi percorsi che a noialtri umani non è dato sapere. Niente cani al guinzaglio, insomma; al guinzaglio non m'è mai garbato metterci proprio nessuno, né m'è mai garbato che qualcuno lo mettesse a me. La cosa più bella durante le passeggiate notturne, poi, sono giustappunto gli incontri coi gatti; te ne vai assorto ne' tu' pensamenti, magari canticchiando una canzone, ed ecco la riverenza: bonasera, signor gatto! Un garbato inchino nel silenzio, prima che lui s'infili sotto una macchina parcheggiata. Appunto: la macchina parcheggiata. Perché durante le passeggiate a notte fonda, ché quando dico "notturne" non dico delle volgari dieci della sera, ma le tre di notte abbondanti ché quelle son l'ore mie sul serio, ho pigliato l'abitudine di portarmi la Codacchina. Non si sa mai, visto il soccorso che ultimamente mi presta l'amatissimo Isolotto; detto, fatto. Il gatto di turno (un sorianone grigio e peloso che ben conosco: si chiama Egidio e è il gatto del parroco della chiesa vicina, San Qualcosa del Lanciacristi vista la forma a rampa di lancio del campanile...), si è andato a infilare proprio sotto questa clamorosa Fiat 127 calabra del 1974. Io ve lo avevo detto che un Treggista Militante® non si lascia certamente abbattere da una volgare appiedatura; figuriamoci. Affina le arti dell'ingegno, si munisce di buone scarpe e va, contando poi sull'aiuto dei suoi sodali gatti. Ne passerà del tempo e del tempaccio, prima d'arrendersi.
martedì 5 febbraio 2013
Evviva lo sport!
E torniamo un po' alle tregge carrarine con questo non comune esemplare di Fiat 127 Sport del 1982, trovato a dire il vero in piena SS1 Aurelia; da dire immediatamente che si conferma anche qui una speciale tendenza delle tregge apuane: quella di recare tutte le targhe d'Italia, fuorché di Massa Carrara. La sigla MS sembra riservata a qualche Vespa; per quanto riguarda le autovetture, nulla da fare. Ogni volta che mi reco in zona, che è treggisticamente molto ben messa e interessante, la ricerca della treggia apuana "originale" si rivela infruttuosa; ovviamente andrà a finire che la treggia targata MS la troverò, un giorno, a Milano o a Rieti, vattelappesca.
Comunque ammiriamo questa 127 "Sport" cuneese, che dalla provincia granda se n'è venuta a svernare tra il mare e le altissime montagne di marmo; scelta più che condivisibile, che permette un po' di parlare anche del famoso "Sport" appiccicato a non poche autovetture, non soltanto Fiat. Il criterio per cui un modello normale diveniva "sportivo" è, in alcuni casi, chiarissimo: c'è una grossa differenza, ad esempio, tra una Fiat 124 berlina e una Fiat 124 Sport, che è un coupé firmato Pininfarina e una vettura totalmente diversa (e forse la più bella mai prodotta dalla Fiat). In altri casi il criterio sembra essere più evanescente, per non dire abbastanza a presa per il culo: una mascherina un po' diversa, qualche striscia laterale e una motorizzazione con qualche centimetro cubo in più (la 127 Sport aveva una cilindrata di 1050 cc3 rispetto ai 903 del modello standard), e lo "sport" era bell'e fatto. Un po' d'aspetto esteriore e un po' di motore, insomma; e chissà che meravigliose prestazioni sportive ci andava a fare chi la comprava (spendendo qualche soldarello in più, va da sé).
Vi era però una differenza più sottile da analizzare. I modelli "sport" non avevano mai le quattro porte laterali. Lo "sport" doveva esser fatto a due portiere: il presupposto "pilota" e il "passeggero" (o "navigatore"), mentre le quattro porte erano, ovviamente, riservate alla "famiglia" (nella classica disposizione: padre capofamiglia alla guida, madre a fianco come nel talamo nuziale e, dietro, o i due figli oppure il nonno e la nonna). Anche per questo valeva l'equazione "sport = giovane": le due portiere erano intese per un utente che ancora non teneva famiglia. Insomma, torno a dire che anche osservando una macchina si possono capire parecchie cose della società dove si vive.
domenica 9 dicembre 2012
Ragusa
Ci sono stato una sola volta in vita mia, a Ragusa di Sicilia; e molti anni fa. Con uno squisito paradosso, conosco molto meglio la Ragusa di Dalmazia, o Dubrovnik, di cui sono addirittura "cittadino onorario" per un episodio accaduto durante le guerre jugoslave degli anni '90. La Ragusa di Sicilia mi colpì per due fatti: il primo, che è -nella sua parte vecchia- davvero una città molto bella. Ma questo non stupisce affatto, in Sicilia. Il secondo, invece, mi colpì a causa delle particolari circostanze in cui mi ci ero recato: con un'autoambulanza per trasportare a casa sua un paziente. Girando un po' per la città, mi accorsi del numero davvero notevole di insegne con su scritto "ambulanza con medico" sistemate presso imprese di pompe funebri. Non ho mai saputo esattamente come funzionasse la cosa, ma immaginare d'esser portato all'ospedale da un'ambulanza delle pompe funebri mi fece grattare un po' la pera, mettiamola così. Comunque sia, a Ragusa di Sicilia non ci sono mai più tornato, e me ne dispiace; ne serbo un fugace ricordo a base della sua bellezza e, certamente, anche di questo episodio delle pompe funebri. Così, quando vedo una macchina targata Ragusa, me ne rammento sempre.
Orbene, vedere una macchina targata Ragusa al di fuori di Ragusa e provincia non è propriamente comune; prima di tutto per la lontananza, e poi perché la provincia ragusana è stata non ricchissima di immatricolazioni. L'ultima targa numerica "RG" sembra sia stata RG 291900, emessa il 21 giugno 1994; con questa bella RG 121916 arancionera (che le vale il titolo di "targa particolare") siamo invece nel 1978. L'ho trovata una domenica sera autunnale di forte pioggia in uno dei viali più trafficati di Firenze, ma non c'è stata questione: per una 127 ragusana così bene in arnese e, perdipiù, munita di una targa niente male, vale la pena pigliarsi un po' d'acqua sul groppone. Così è stato, con la speranza anche che possa far piacere agli amici del forum delle Fiat 127, che seguono il TB e lo segnalano.
sabato 21 luglio 2012
Le tregge NO TAV della Valsusa (5): TCV (Treggia Calabrese in Valsusa)
Con le tregge Valsusine ci eravamo visti l'ultima volta il 2 aprile scorso; è tempo di riprendere il discorso interrotto sull'oramai famosa officina meccanica tra Bussoleno e Susa, forse la più stupefacente treggiaja "extraterritoriale" (non toscana e fiorentina, cioè) che ho visto coi miei occhi.
Piccola parentesi: sembra che ultimamente questo blog sia comparso sul Forum italiano delle Fiat 127 grazie all'esemplare genovese che ha bisogno di una passatina di Ferox; naturalmente, se mi leggono, a tutti i membri del Forum va il mio più caloroso saluto (anche perché ho avuto una 127, targata FI 901008, e quindi sono un "centoventisettaro" a tutti gli effetti). Anche per questo motivo, spero che la qui presente treggia valsusina susciti nel Forum un qualche interesse.
Certo che, in questo caso, dire "valsusina" potrebbe suscitare qualche colpettino di tosse; è targata, come si vede, Reggio Calabria (è del 1979) e posto più agli antipodi della Val di Susa non se ne potrebbe francamente immaginare. Ma le macchine son fatte per macinare chilometri, e così sia; peraltro, la vettura sembra (almeno apparentemente) in perfetta efficienza, pur stazionando in un luogo (come vedremo meglio in seguito) dove stanno accarcassate parecchie e venerabili auto del tempo che fu.
Ciò che rende particolarmente interessante questa 127, è che si tratta di un esemplare a quattro porte (o meglio, a cinque dato che nel computo rientra usualmente anche il portellone posteriore). I modelli 127 a 4 e 5 porte, almeno a quanto mi ricordo, erano in realtà di produzione SEAT, che a quel tempo era un "satellite" della Fiat; in Italia non se ne sono visti mai tanti, e proprio per questo trovarne uno in giro è un "colpo" non indifferente. Solo per farne un esempio, a Firenze ne ho visti soltanto un paio...
lunedì 21 maggio 2012
Con un po' di Ferox
E' pur vero che ogni anno treggiabloggistico ha il suo mesettino di "crisi", e questo maggio senz'altro lo è. Per farla un po' passare, inutile dirlo, bisogna ricorrere a qualcosa di straordinario; e l'aggettivo "straordinario", qui dentro, fa non di rado rima con "Genova" e con "Fabrizio". Fabrizio oramai mi conosce bene; mi spedisce capolavori e gran mail alle quali rispondo, sí e no, una volta all'anno. Colgo anche l'occasione per pregarlo di rispedirmi in qualche modo il suo numero di telefono, perché mi garberebbe sentirlo e preferisco sempre, e di gran lunga, una voce ai pixel. Nel frattempo, eccomi alle prese con l'ennesimo capolavoro fabriziano, scovato nel ventre della Superba. Non sarà forse il "ventre di Parigi" di Emilio Zola; però, in quanto a tregge, Parigi deve tacere e imparare.
Nello spedirmi le foto di questa Fiat 127 del 1979, Fabrizio ha intitolato la sua mail "Con un po' di Ferox"; e mantengo senz'altro il titolo. In effetti, con due ditini di Ferox si potrebbe riaggiustare questa vettura, no? Una gonfiatina alle gomme, e via. Che saranno mai quei tre quintali di ruggine sul portellone!... Non vorrei dire, ma in notissime località di villeggiatura assai à la page, tipo Bagdad, Beirut o Vukovar, le vetture normalmente in circolazione erano in condizioni assai peggiori e, di solito, non ci avevano nemmeno la targa.
Insomma, munitisi del prezïoso prodotto, si potrebbe restituire a vita nova questa vetturetta, che sta usufruendo di un periodo di parcheggio, diciamo, piuttosto lungo. Ignoro quali siano le tariffe in vigore nel capoluogo ligure, però non oso immaginare quanto si debba pagare per una sosta a partire dal 1996, ultimo anno in cui la feroxanda 127 risulta assicurata (l'assicurazione è scaduta il 5 settembre di quell'anno):
Insomma, munitisi del prezïoso prodotto, si potrebbe restituire a vita nova questa vetturetta, che sta usufruendo di un periodo di parcheggio, diciamo, piuttosto lungo. Ignoro quali siano le tariffe in vigore nel capoluogo ligure, però non oso immaginare quanto si debba pagare per una sosta a partire dal 1996, ultimo anno in cui la feroxanda 127 risulta assicurata (l'assicurazione è scaduta il 5 settembre di quell'anno):
Come di diceva prima, oltre a quei due ditini di Ferox occorrerebbe anche dare una gonfiatina alle gomme, premurandosi magari di sistemare con amore le generazioni di animaletti che vi devono aver figliato dentro; il Treggista® è, per natura, un animalista e non farebbe mai del male a nessuna forma di vita allignante nella Treggia:
Un'ulteriore visione (stavolta dall'alto) del portellone di dietro ci permette di apprezzare le condizioni assolutamente recuperabili della vettura, che potrebbero spaventare soltanto i carrozzieri d'oggigiorno, quelli abituati ai sùvvi e compagnia bella. Un carrozziere d'una volta si sarebbe acceso una cicca, sputato sulle manacce e avrebbe proceduto senza fiatare!
Tanto più che il resto della vettura, a dispetto del non breve parcheggio e degli agenti atmosferici (chissà perché, ma quando dico agenti atmosferici mi vedo sempre Bernacca vestito da poliziotto...), non sembra essere poi poi messo malaccio. Si veda ad esempio la parte anteriore, pressoché intatta:
martedì 6 marzo 2012
La Beppa di Recco
Dopo un bel po', eccoci di ritorno con le Tregge genovesi. Mi perdonerà l'amico Fabrizio, il Treggista Militante® genovese par excellence, se per il ritorno scelgo però un "extra" provenientemi da un vecchissimo e graditissimo amico, di quelli che mi riportano davvero alla mia preistoria in Rete. Si faceva chiamare Beppe Bello, non perché fosse particolarmente avvenente (è, anzi, bruttissimo ghghghghgh :-DDD), ma perché quel "Bello" sottintendeva il suo vero cognome, che qui ovviamente non menziono per rispetto della privacy Sygnore di tutti i maly. Beppe Bello è genovese, e ha pensato bene (anzi benissimo!) di contribuire un po al TB girando per Recco (quella della famosa "Pro" di waterpolo) e cogliendo questa bellissima (questa sí!) Fiat 127 del 1976, annata in cui s'era tutti più giovani. Giocoforza è stato chiamarla Beppa; quello di dare un nome alle macchine è una sana abitudine che s'è persa, risalente a quando non le si cambiava ogni du' anni e a quando non c'erano né rottamazioni e né incentivi. La macchina era come qualcuno di famiglia, aveva un suo nome e mi ricordo ad esempio della Poldina di mio zio Dino (una Simca 1000 blé). Vecchi tempi; ma poiché siamo a Genova, mi corre l'obbligo di dire che questa Beppa di Recco ha comunque un certo "flavour" deandreiano; una Ballata della Beppa di Recco non ce l'avrei vista male, magari portata via dall'alluvione della Dolcenera, chissà. Sarà mica stata, la Beppa, la moglie di Anselmo...?
venerdì 7 ottobre 2011
La Meharista e il Salento treggistico
Saldissimi sono i legami di Cristina la Meharista con il Salento, terra d'origine del di lei fidanzato nonché, sicuramente, tra le contrade più belle di questo disgraziatissimo paese; tra le più belle, come si vedrà meglio in questo post, anche dal punto di vista treggistico. Un po' tutto il Sud, a dire il vero, mi è stato descritto come un vero e proprio paradiso in terra per quanto riguarda la quantità e la qualità delle tregge che vi allignano; questa spedizione leccese di Cristina non fa che confermarlo, a partire da questa superlativa Fiat 500 C Belvedere del 1958. Quest'anno fa notare come, per un certo periodo, siano convissuti in Italia due modelli della 500: la C, appunto, e la "Nuova 500" (lanciata sul mercato nel 1957).
La 500 C Belvedere è, senza ombra di dubbio, l'antesignana delle giardinette italiane ed in particolare della successiva 500 Giardiniera, uno dei modelli più tremendamente longevi della Fiat/Autobianchi e che rimase in produzione, a furor di popolo, ben oltre l'interruzione del modello base (nel 1975). Lo sgargiante esemplare salentin-meharistico che vedete, nonostante la targa si legga poco bene per la posa laterale, è del 1966.
Quando si dice una visione celestiale, anche se in realtà il colore di questa 126 di prima generazione (del 1973) dovrebbe essere classificato come verde acqua o roba del genere (io lo chiamo anche celeste pasticca per il water). Il proprietario di questa autovettura deve avere sicuramente qualche difficoltà nel distinguere tra il volante e l'aureola, e menomale che la vettura non è targata CH (che sarebbe potuto stare per cherubino). Primo esempio di ibrido terra-aria: la propulsione alare, però mi dicono, veniva montata raramente e ci volevano autorizzazioni speciali. Anzi, specialissime.
Credo che poco faccia più "Sud treggistico" del treggione polveroso con targa settentrionale, capitato da quelle parti per un motivo qualunque. Con questa foto meharistica, il TB dà peraltro il benvenuto assoluto alla Fiat 125, un modello ancora non presente nel blog. Dalle rive del Lario o dalla verde Brianza, da dove è partita nel 1968, fino a Lecce, Ostuni, Gallipoli o Otranto la strada dev'essere stata parecchio lunga, e non solo chilometricamente...
Con questa Fiat 127 del 1974 torniamo alle targhe leccesi; questa vettura qui, tra le altre cose, l'avrei vista parecchio bene come macchina di un certo salentino, se non fosse per il non trascurabile fatto che il suddetto non ha manco la patente, e che è convinto che la rivoluzione arriverà in bicicletta (io, però, ritengo che due o tre carri armati la aiuterebbero parecchio). Poco male; a pigliare la patente il buon Alessio è sempre in tempo, e come modello mi sembra sufficientemente anarchico...!
La 500 C Belvedere è, senza ombra di dubbio, l'antesignana delle giardinette italiane ed in particolare della successiva 500 Giardiniera, uno dei modelli più tremendamente longevi della Fiat/Autobianchi e che rimase in produzione, a furor di popolo, ben oltre l'interruzione del modello base (nel 1975). Lo sgargiante esemplare salentin-meharistico che vedete, nonostante la targa si legga poco bene per la posa laterale, è del 1966.
Quando si dice una visione celestiale, anche se in realtà il colore di questa 126 di prima generazione (del 1973) dovrebbe essere classificato come verde acqua o roba del genere (io lo chiamo anche celeste pasticca per il water). Il proprietario di questa autovettura deve avere sicuramente qualche difficoltà nel distinguere tra il volante e l'aureola, e menomale che la vettura non è targata CH (che sarebbe potuto stare per cherubino). Primo esempio di ibrido terra-aria: la propulsione alare, però mi dicono, veniva montata raramente e ci volevano autorizzazioni speciali. Anzi, specialissime.
Credo che poco faccia più "Sud treggistico" del treggione polveroso con targa settentrionale, capitato da quelle parti per un motivo qualunque. Con questa foto meharistica, il TB dà peraltro il benvenuto assoluto alla Fiat 125, un modello ancora non presente nel blog. Dalle rive del Lario o dalla verde Brianza, da dove è partita nel 1968, fino a Lecce, Ostuni, Gallipoli o Otranto la strada dev'essere stata parecchio lunga, e non solo chilometricamente...
Con questa Fiat 127 del 1974 torniamo alle targhe leccesi; questa vettura qui, tra le altre cose, l'avrei vista parecchio bene come macchina di un certo salentino, se non fosse per il non trascurabile fatto che il suddetto non ha manco la patente, e che è convinto che la rivoluzione arriverà in bicicletta (io, però, ritengo che due o tre carri armati la aiuterebbero parecchio). Poco male; a pigliare la patente il buon Alessio è sempre in tempo, e come modello mi sembra sufficientemente anarchico...!
Infine, una cosa logica. Poteva forse la Meharista non concludere tutto con una Mehari? Impossibile. Il bello gli è che, in un Salento assolato e decisamente balneare, Cristina è andata a scovare una sua "omonima" targata Venezia (del 1984)!
mercoledì 24 agosto 2011
Scoperto il culo
In principio fu il culo; ma no, non si tema chissà cosa, per esempio che il TB si sia trasformato all'improvviso in un sito porchereccio del tipo Quel gran pezzo della Geggia, tutta nuda e tutta treggia. Semplicemente, l'unico (e raro) esemplare di Fiat 127 quattroporte finora inserito si era rivelato una delle "prese al volo" più comiche e incomplete, con soltanto il posteriore dell'autovettura ripreso mente sfilava via. Con questo esemplare maremmano, manco a dirlo del 1977, il culo viene finalmente scoperto e si disvela davanti ai nostri avidi occhi e perversi l'interezza delle quattro porte applicate ad una 127. Ed in effetti, a pensarci bene, la cosa ha un che di libidinoso, di boccaccesco!
lunedì 18 luglio 2011
Il ritorno della Treggia Referendaria
Sí, la avete riconosciuta; è proprio lei, la povera treggia referendaria protagonista, finora, dell'unica cancellazione di un post dal TB. Una vittima della mia crisi passeggera, la si potrebbe chiamare; ma, naturalmente, sia mai che la cosa duri troppo a lungo. Tanto più che l'episodio, avvenuto in quel di Piacenza (come si vede dalla targa del 1973) era bellino assai: acchiappata proprio lo scorso 12 giugno davanti al seggio elettorale dove la Piasintëina si era recata a mettere i suoi quattro sí nel culo alla cricca privatizzator-nucleare. E pure le due signore (madre e figlia) si erano colà recate per il medesimo impegno, a bordo della loro simpatica e treggiosissima vetturetta beige. Quasi un simbolo: l'utilitaria di quasi quarant'anni fa che scarrozza bel bella due persone che si recano a seppellire centrali, scorie, cernobilli, fucuscime, acque private, legittimi impedimenti e quant'altro. Quasi commovente in un'assolata domenica piacentina!
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