Questa è per me una giornata decisamente...speciale, e non credo ci sia modo migliore per inaugurarla di una Fiat 128 Special del 1974.
Mi è...venuto in soccorso l'amico Fabrizio di Genova, spedendomi, tra decine di altre autovetture da lui fotografate a Genova e che, ve lo garantisco, vedrete tutte, questa autovettura che ha per me una caratteristica saliente e indimenticabile: è assolutamente identica, anche nel colore, alla 128 special di mio padre, anch'essa del 1974 e targata FI 750688. L'unica differenza è, appunto, la targa; e sospetto che non sia stato un caso che poi, nella mia vita, con Genova io abbia avuto discretamente tanto a che fare, e che tuttora mi senta legatissimo a quella città.
Quella macchina, poi, ha una storia abbastanza speciale come il suo nome; ve la voglio raccontare per sommi capi. Prima di tutto è la prima macchina di cui mi ricordo l'odore da nuova. Quando mio padre comprò, nel 1968, l'850 Special targata FI 449929 ero troppo piccolo (5 anni) per fissare certe sensazioni olfattive, che formano a mio parere una parte importante e dimenticata della vita di ognuno. Anche perché non possono mai essere registrate, al pari di quelle tattili e a differenza di quelle visive e uditive. Ogni cosa ha però un suo odore; e quello, da nuova, della 128 Special ce l'ho letteralmente ancora nelle narici (il che non è poi vero: ce l'ho, fissato, in qualche parte del cervello dal quale non si è cancellato). Pochissimi mesi dopo, un vicino di casa acquistò una 128 Special totalmente uguale; e poiché ci mettevo spesso piede (suo figlio era mio coetaneo e veniva assieme a me a fare ginnastica correttiva alla vecchia palestra "Pastorini" di via Faenza, e suo padre ci accompagnava), posso assicurare che l'odore di quella vettura, pure nuova, era diverso. Probabilmente la vettura assorbiva gli odori di casa, delle persone, delle cose.
Passarono gli anni, e arrivai al fatidico diciottesimo compleanno, nel 1981. Prendere la patente non fu una cosa semplice. Guidare sapevo già, più o meno; ma il problema era la teoria. Proprio i quizzini non mi volevano entrare in testa. Bocciai due volte all'esame di teoria prima di riuscire a cavarmela per il rotto della cuffia e grazie all'aiutino spontaneo di un ragazzo che era con me a scuola guida, bravissimo, e a cui avevo promesso una gentile scarica di legnate se non si fosse messo accanto a me durante l'esame; poi, finalmente, ci fu l'esame di pratica. Ma ancora oggi ricordo con terrore i complicatissimi incroci del manualetto, l'avvisatore acustico e le situazioni inverosimili proposte in quel libriccino (ma in trent'anni di guida me ne sono capitate di ben più inverosimili). Finalmente presa l'agognata patente, la 128 Special sarebbe dovuta essere la mia prima macchina; mio padre me lo aveva promesso ma la cosa andò diversamente.
Per prima cosa, gli capitò sotto mano un'occasione: una Fiat 127 amaranto usata, venduta a pochi soldi e in condizioni perfettamente pietose per fungere da prima macchina di un neopatentato. Quella, targata FI 901008, è stata la mia prima macchina. Esordì in questo modo singolare: la avevo da pochi giorni, ed era parcheggiata davanti a casa. Proprio accanto c'era una delle ennesime buche fiorentine, per dei lavori dell'acquedotto o del gas; insomma, per farla breve, uscii di casa bel bello e mi ritrovai la macchina a buco pillònzi dentro la buca. Una mammina in 126, mentre passava col pargoletto, si era chinata per raccogliere non si sa cosa buttato in terra dal bambino, aveva perso il controllo della macchina e aveva preso in pieno la mia, parcheggiata, spedendola dentro la buca. Quando si dice del famoso esordio col botto! Mettiamola così: per fortuna nessuno si fece male.
Mio padre continuava a andare con la sua 128 Special e, nel 1986, arrivò finalmente il momento in cui mio padre si decise a comprarsi la macchina nuova (una Fiat Uno targata FI F42828); arrivava dunque il momento in cui mi sarei impossessato della 128. Era una cosa particolare: guidare finalmente quella macchina di cui mi ricordavo l'odore da nuova. Non lo aveva ovviamente più, e con me (che già fumavo come una ciminiera) lo avrebbe cambiato definitivamente. Però successe un'altra cosa, proprio mentre mio padre aspettava la consegna della Uno. Si dovette recare all'Elba con mia madre. Cosa normalissima, ma che andò a finire in un modo che poteva risultare tragico.
Di solito è il figlio che sfascia la macchina del padre; io sono stato un figlio la cui macchina, seppure "promessa" (o "in pectore") è stata sfasciata dal padre. Sulla via del ritorno dall'Elba, a Colle Val d'Elsa, mio padre prese decisamente male una curva e si arrovesciò in una scarpata con una notevole buona stella e con la prontezza di riflessi di spengere il motore mentre la povera 128 Special si garibardava. Non si fecero un graffio, a parte lo spavento; segno anche che, con tutto quel che se ne può dire, la 128 non era fatta poi così malaccio. Arrivarono l'ambulanza, i carabinieri e, dulcis in fundo, il carrattrezzi dell'officina di tali Fratelli Irrequieto a portarsi via il relitto; e immaginatevi voi, dopo un capitombolo del genere, vedersi pure arrivare i fratelli Irrequieto. E così, ohimé, niente 128 Special. Non ebbi modo di vederla un'ultima volta: la portarono direttamente allo sfasciacarrozze.
Mi è...venuto in soccorso l'amico Fabrizio di Genova, spedendomi, tra decine di altre autovetture da lui fotografate a Genova e che, ve lo garantisco, vedrete tutte, questa autovettura che ha per me una caratteristica saliente e indimenticabile: è assolutamente identica, anche nel colore, alla 128 special di mio padre, anch'essa del 1974 e targata FI 750688. L'unica differenza è, appunto, la targa; e sospetto che non sia stato un caso che poi, nella mia vita, con Genova io abbia avuto discretamente tanto a che fare, e che tuttora mi senta legatissimo a quella città.
Quella macchina, poi, ha una storia abbastanza speciale come il suo nome; ve la voglio raccontare per sommi capi. Prima di tutto è la prima macchina di cui mi ricordo l'odore da nuova. Quando mio padre comprò, nel 1968, l'850 Special targata FI 449929 ero troppo piccolo (5 anni) per fissare certe sensazioni olfattive, che formano a mio parere una parte importante e dimenticata della vita di ognuno. Anche perché non possono mai essere registrate, al pari di quelle tattili e a differenza di quelle visive e uditive. Ogni cosa ha però un suo odore; e quello, da nuova, della 128 Special ce l'ho letteralmente ancora nelle narici (il che non è poi vero: ce l'ho, fissato, in qualche parte del cervello dal quale non si è cancellato). Pochissimi mesi dopo, un vicino di casa acquistò una 128 Special totalmente uguale; e poiché ci mettevo spesso piede (suo figlio era mio coetaneo e veniva assieme a me a fare ginnastica correttiva alla vecchia palestra "Pastorini" di via Faenza, e suo padre ci accompagnava), posso assicurare che l'odore di quella vettura, pure nuova, era diverso. Probabilmente la vettura assorbiva gli odori di casa, delle persone, delle cose.
Passarono gli anni, e arrivai al fatidico diciottesimo compleanno, nel 1981. Prendere la patente non fu una cosa semplice. Guidare sapevo già, più o meno; ma il problema era la teoria. Proprio i quizzini non mi volevano entrare in testa. Bocciai due volte all'esame di teoria prima di riuscire a cavarmela per il rotto della cuffia e grazie all'aiutino spontaneo di un ragazzo che era con me a scuola guida, bravissimo, e a cui avevo promesso una gentile scarica di legnate se non si fosse messo accanto a me durante l'esame; poi, finalmente, ci fu l'esame di pratica. Ma ancora oggi ricordo con terrore i complicatissimi incroci del manualetto, l'avvisatore acustico e le situazioni inverosimili proposte in quel libriccino (ma in trent'anni di guida me ne sono capitate di ben più inverosimili). Finalmente presa l'agognata patente, la 128 Special sarebbe dovuta essere la mia prima macchina; mio padre me lo aveva promesso ma la cosa andò diversamente.
Per prima cosa, gli capitò sotto mano un'occasione: una Fiat 127 amaranto usata, venduta a pochi soldi e in condizioni perfettamente pietose per fungere da prima macchina di un neopatentato. Quella, targata FI 901008, è stata la mia prima macchina. Esordì in questo modo singolare: la avevo da pochi giorni, ed era parcheggiata davanti a casa. Proprio accanto c'era una delle ennesime buche fiorentine, per dei lavori dell'acquedotto o del gas; insomma, per farla breve, uscii di casa bel bello e mi ritrovai la macchina a buco pillònzi dentro la buca. Una mammina in 126, mentre passava col pargoletto, si era chinata per raccogliere non si sa cosa buttato in terra dal bambino, aveva perso il controllo della macchina e aveva preso in pieno la mia, parcheggiata, spedendola dentro la buca. Quando si dice del famoso esordio col botto! Mettiamola così: per fortuna nessuno si fece male.
Mio padre continuava a andare con la sua 128 Special e, nel 1986, arrivò finalmente il momento in cui mio padre si decise a comprarsi la macchina nuova (una Fiat Uno targata FI F42828); arrivava dunque il momento in cui mi sarei impossessato della 128. Era una cosa particolare: guidare finalmente quella macchina di cui mi ricordavo l'odore da nuova. Non lo aveva ovviamente più, e con me (che già fumavo come una ciminiera) lo avrebbe cambiato definitivamente. Però successe un'altra cosa, proprio mentre mio padre aspettava la consegna della Uno. Si dovette recare all'Elba con mia madre. Cosa normalissima, ma che andò a finire in un modo che poteva risultare tragico.
Di solito è il figlio che sfascia la macchina del padre; io sono stato un figlio la cui macchina, seppure "promessa" (o "in pectore") è stata sfasciata dal padre. Sulla via del ritorno dall'Elba, a Colle Val d'Elsa, mio padre prese decisamente male una curva e si arrovesciò in una scarpata con una notevole buona stella e con la prontezza di riflessi di spengere il motore mentre la povera 128 Special si garibardava. Non si fecero un graffio, a parte lo spavento; segno anche che, con tutto quel che se ne può dire, la 128 non era fatta poi così malaccio. Arrivarono l'ambulanza, i carabinieri e, dulcis in fundo, il carrattrezzi dell'officina di tali Fratelli Irrequieto a portarsi via il relitto; e immaginatevi voi, dopo un capitombolo del genere, vedersi pure arrivare i fratelli Irrequieto. E così, ohimé, niente 128 Special. Non ebbi modo di vederla un'ultima volta: la portarono direttamente allo sfasciacarrozze.