mercoledì 30 dicembre 2009

Strade






Un furgone Volkswagen, un T2, non il più nuovo e nemmeno il più vecchio. Lo ha trovato Dora, ancora lei, assieme a una Mercedes verde (sic) che ho visto, ma che non ho potuto fotografare perché mi s'era scaricata la Kodak. Succede. E succede anche, una volta tornato là con la Kodak carica, la Mercedes non c'era più. Succede anche questo, maledizione; ma fa parte del gioco.

C'era ancora il furgone, ed eccolo qua. Camperizzato con tanto di Westfalia, e quindi finisce nella relativa categoria. Ma quel che lo caratterizza, no, non è il Westfalia. Dora non poteva ovviamente saperlo, ma lo ha trovato (assieme alla Mercedes verde scomparsa) in una certa strada che, per un lungo periodo della mia vita ha voluto dire qualcosa di molto particolare. Faceva parte, diciamo, di un percorso. Fatto ogni giorno, ogni stagione, con ogni stato d'animo.

Questo percorso si è bruscamente interrotto proprio un 30 dicembre, come oggi. Un 30 dicembre di molti, molti anni fa. Come sempre accade, alla fine restano le date, quasi come segnatempo durante l'anno, e i fatti sfumano nella memoria e nella coscienza. Quella strada, quel percorso che tanto avevano significato, tornarono all'improvviso ad essere delle strade qualsiasi. Di quelle dove si passa ogni tanto, o che si prendono per fare una deviazione quando c'è troppo traffico. Altre strade e altri percorsi prendono il loro posto, facendo a loro volta tutta la trafila.

Resta, però, qualcosa. A loro modo sembra che continuino a mandare dei segnali, e sono dei segnali dal passato. Dicono che non è mai terminato interamente. Dicono che è la tua vita, e scelgono loro la forma. Certo, che una strada scelga un vecchio furgone Volkswagen, un protocamper come lo chiamo in questo blog, è abbastanza comprensibile.

Quel 30 dicembre di ventimila anni fa mi toccò farla per un'ultima volta da strada del presente. Divenendo strada del passato, si è onorata, per tramite di un'amica, di tirarmi una pacca sulla spalla. Le strade fanno anche questo. Di mettersi a fare due chiacchere con me, mentre fotografavo. Mi trovi cambiata? Come te la passi? E tu? C'è sempre la sophora japonica, un albero rarissimo. C'è sempre quella sua maledetta salita, che vista dal basso somiglia tanto a una discesa. E c'è un mestesso che non c'è più che passa allegro, preoccupato, disperato e con tutta una vita davanti e dietro.