A vederla, sembra una specie di "collage" tra vari modelli Fiat; un po' una 126 e un po' una 127, in particolare. In realtà, era una 850 ridisegnata (male), un discreto orrore che la Fiat, con squisito savuarfèr, destinò tra il 1974 e il 1982 ai mercati meno esigenti. Nonostante l'aspetto, che risulta senz'altro familiare, vederne un esemplare in Italia, dove non fu mai importata, è cosa più unica che rara; ci è riuscito il nostro amico Fabrizio da Genova.
Si tratta della Seat 133, ed era prodotta in Spagna dalla SEAT negli stabilimenti di Zona Franca (la località, in Catalogna, si chiamava proprio così). Con tale marchio era commercializzata in Spagna e in Portogallo, mentre in Sudamerica (altro mercato meno esigente) era nota come Fiat 133. Fondata totalmente sulla meccanica della 850, aveva un esterno che riuscì miracolosamente a coniugare il peggio della 126 con il peggio della 127. Come si legge nell'articolo Wikipedia, aveva interni di modesto livello estetico e abitabilità non eccezionale. Insomma, come dire, un autentico troiaio che, infatti, ebbe scarso successo persino nei mercati meno esigenti cui era destinata.
In Italia, che invece è un mercato esigentissimo come si può osservare dalla Duna, dalla Stilo e da altri modelli Fiat, non venne, come detto, mai importata; non risulta alcuna importazione ufficiale, a parte qualche esemplare immatricolato da concessionarie SEAT. Schifezza sí, ma rarissima; e la storia raccontata al riguardo da Fabrizio è esemplare. La 133 qui raffigurata (immatricolata, con una targa veramente notevole, nel 1982) sembra essere di proprietà di un simpatico vecchietto genovese, il quale asserisce fieramente che la vettura è del 1956. Personaggi del genere devono essere salvaguardati al pari delle loro autovetture; mi sembra quasi di vederlo mentre va a fare la spesa a bottega, o al circolino a giocare a carte, a bordo di una macchina di cui forse non è rimasto in circolazione che quell'unico esemplare. A giro per Genova a bordo dell'Horror de España, e cercando magari di sbolognarla a qualcuno per una cifra iperbolica (Belìn....a l'è unn'a macchina doû çinquantaxè...!).
Da notare due particolari: il primo è che monta il paraurti di una Citroën, sicuramente reperito da qualche sfasciacarrozze. Il secondo, invece, testimonia dell'eccellente clima genovese, dove splende sempre il sole: la vettura è infatti priva di tergicristalli. Oddìo, magari però qualche volta pioviscola pure a Genova...
Si tratta della Seat 133, ed era prodotta in Spagna dalla SEAT negli stabilimenti di Zona Franca (la località, in Catalogna, si chiamava proprio così). Con tale marchio era commercializzata in Spagna e in Portogallo, mentre in Sudamerica (altro mercato meno esigente) era nota come Fiat 133. Fondata totalmente sulla meccanica della 850, aveva un esterno che riuscì miracolosamente a coniugare il peggio della 126 con il peggio della 127. Come si legge nell'articolo Wikipedia, aveva interni di modesto livello estetico e abitabilità non eccezionale. Insomma, come dire, un autentico troiaio che, infatti, ebbe scarso successo persino nei mercati meno esigenti cui era destinata.
In Italia, che invece è un mercato esigentissimo come si può osservare dalla Duna, dalla Stilo e da altri modelli Fiat, non venne, come detto, mai importata; non risulta alcuna importazione ufficiale, a parte qualche esemplare immatricolato da concessionarie SEAT. Schifezza sí, ma rarissima; e la storia raccontata al riguardo da Fabrizio è esemplare. La 133 qui raffigurata (immatricolata, con una targa veramente notevole, nel 1982) sembra essere di proprietà di un simpatico vecchietto genovese, il quale asserisce fieramente che la vettura è del 1956. Personaggi del genere devono essere salvaguardati al pari delle loro autovetture; mi sembra quasi di vederlo mentre va a fare la spesa a bottega, o al circolino a giocare a carte, a bordo di una macchina di cui forse non è rimasto in circolazione che quell'unico esemplare. A giro per Genova a bordo dell'Horror de España, e cercando magari di sbolognarla a qualcuno per una cifra iperbolica (Belìn....a l'è unn'a macchina doû çinquantaxè...!).
Da notare due particolari: il primo è che monta il paraurti di una Citroën, sicuramente reperito da qualche sfasciacarrozze. Il secondo, invece, testimonia dell'eccellente clima genovese, dove splende sempre il sole: la vettura è infatti priva di tergicristalli. Oddìo, magari però qualche volta pioviscola pure a Genova...