sabato 7 maggio 2011

Back in Treggiaia



Il Treggista ritorna a volte sul luogo del delitto; figurarsi poi quando è accompagnato nientepopodimento che dalla Piasintëina e da Cristina la Meharista. Una specie di Tris d'Assi, insomma; e, nel nostro peregrinare per i dintorni di Firenze (sempre, ovviamente, con gli occhi assai vigili e la Codacchina pronta), ad un certo punto la macchina è come andata da sola. Bisognava tornare alla Treggiaia. Uno dei principali luoghi storici del TB: 3 giugno 2009, quando il blog aveva solo tre giorni. Una serie di post dove, tra le altre cose, spiegavo esattamente l'uso popolare del termine treggia per indicare una vecchia autovettura, ed anche che cos'è una vera treggia nelle campagne toscane (cosa che, fra l'altro, consiglio di andare a vedere a chi capitasse per le prime volte sul TB senza averlo seguito fin dall'inizio). Credo di aver, come dire, popolarizzato questa parola anche in posti lontanissimi dalla Toscana; ogni tanto bisogna pure che spenda i miei due centesimi di orgoglio.

Alla Treggiaia, che poi -e ora lo posso dire- si chiama La Romola, e dove tutti gli ex-ragazzi della mia età dovrebbero andare almeno una volta per mettere un fiore sulla tomba di Benito Jacovitti (munita regolarmente di lisca di pesce sulla lapide, giuro), ci siamo arrivati in una radiosa mattinata d'aprile per constatare immediatamente le sue sonnacchiose abitudini di tranquillo paese di campagna: negozi che chiudono alle 11 del mattino, bar chiusi, poca gente in giro e un invito alla nanna che aleggiava poderoso. Nel piazzale del paese, dedicato al Tramonto e a una famiglia intera che fu vittima di un attentato inutile e vigliacco (che purtroppo ho visto coi miei occhi), Treggiaia ci ha voluti però accogliere da par suo; e il par suo non poteva che essere una treggina bella fresca fresca, questo Mezzosacco del 1967 che se ne stava pure lui, presumibilmente, a ronfare senza posa, parcheggiato accanto a un SUV dove sarebbe tranquillamente potuto entrar dentro (si veda la prima foto in alto).

Ma, naturalmente, se il Treggista va a Treggiaia, va subito a cercare un dato automezzo, vale a dire la Supertreggia. Proprio lei, al tempo stesso autentico simbolo della Romola e del Treggia's Blog. A distanza di due anni, rimane uno degli automezzi che più incarnano il concetto autentico di treggia, e per di più a Treggiaia...come dire, la Storia che si perpetua. Però, stavolta, ho avuto un sobbalzo. Alla Romola ci andiamo abbastanza spesso, io e la Piasintëina; e non ce n'è stata nemmeno una in cui la Supertreggia non fosse parcheggiata sul piazzale. Questa volta, invece, non c'era. Per un istante ho temuto il peggio: mi sono visto biechi sfasciacarrozze, orribili presse, funesti smontaggi. Per fortuna, quasi subito, Cristina la Meharista mi ha detto: Ahò, Riccà, ma cerchi a quella...? Era lei! Spostata esattamente nel posto del trattorino, vale a dire della TREGGIA (l'unico mezzo che, finora, abbia meritato le maiuscole). La qual cosa mi ha permesso finalmente di fotografarne il retro (con relativa targa posteriore), cosa fino a quel momento costantemente impedita dal parcheggio "di culo" nel piazzale:



Insomma, finalmente la Supertreggia è nel TB in tutta la sua completezza. Ancora permane, e permerrà, il mistero di che cosa effettivamente nasconda sotto il telone verde che non viene rimosso, probabilmente, da un paio di secoli: oramai mi sono fatto tutte le ipotesi possibili, da semplici attrezzi da lavoro al grande Cthulhu (e, in effetti, se Lovecraft avesse potuto vederla non avrebbe mancato di scrivere Tre Treggia out of time).

Il resoconto della nuova puntata a Treggiaia sarebbe finito qui, se non fosse per un'appendice di non poco conto, una di quelle cose che davvero fanno non soltanto un grande piacere, ma anche danno la soddisfazione che deriva dal mettere a disposizione di tutti ciò che si fa per passione.

Vi ricorderete (e se non ve lo ricordate, basta andare a leggere i post linkati) che, all'epoca, mi ero arreso: non sapevo esattamente di quale modello esattamente si trattasse. Proprio ieri sera, sul tardi, ricevo il seguente messaggio SMS, che sono lieto di riportare nella sua interezza:

"Ciao Riccardo, complimenti x il tuo blog, veramente meraviglioso. Io sono di Montepulciano, Siena. Allora, il camioncino rosso di cui non sapevi il modello è un Fiat 615 del '64, ne ho uno sempre parcheggiato vicino casa accanto a una Giulia Super del '74. Saluti, Francesco."

Ecco, mi sono detto: Questo è veramente il TB. E Francesco di Montepulciano lo vorrei non soltanto ringraziare di cuore (sia per le belle parole che mi ha scritto, sia per la notizia che mi permette di accrescere le mie conoscenze), ma anche pregarlo di un favore, e fargli una promessa. Il favore sarebbe quello di fotografare sia il Fiat 615 sia la Giulia Super, e di mandarmi il tutto perché avrebbe un posto d'onore nel TB. La promessa sarebbe quella di fare una bella gita a Montepulciano, storica e bellissima cittadina di vino sopraffino e di gran tregge parcheggiate accanto! Per l'intanto, gli mando un abbraccio e ancora un grazie!