La presente (e stupenda) R4 girava un po' ovunque a Firenze nella settimana ferragostana: sarà probabilmente per la rarefazione del traffico, ma nel mese d'agosto càpita sovente di incontrare la stessa vettura in punti diversi della città, e spesso lontanissimi l'uno dall'altro.
Oltre all'arancione fantasmagorico e allegro, presenta una vecchia targa del dipartimento dell'Isère, la cui prefettura è la città di Grenoble. A Grenoble ci sono stato abbastanza di recente, ovviamente alla guida di un'ambulanza; ma non è certo di questo che ho intenzione di parlare (anche perché di Grenoble ho visto solo l'ospedale cittadino). Piuttosto, prendo l'occasione per esercitare un po' la mia antica arte della linguistica, ché il TB è oramai l'ultimo baluardo dove un po' mi diletto ancora di far due o tre cicalate. Quel che segue, tra le altre cose, spiega il titolo di questo post.
Grenoble è antica città romana; prova ne sia che il suo nome procede diretto, ovviamente con le alterazioni fonetiche storiche proprie del francese di quelle parti, dal latino Gratianopolis (e sembra che Ultras Gratianopolis sia il nome d'una banda di supertifosi della locale squadra di pallone). Gli è che, però, una bella valle dell'Isère che proprio a Grenoble mena, si chiama Vallée du Grésivaudan. E qui entrano in scena gli ambienti fonetici, la posizione dell'accento (vale a dire la vocale tonica) e altri vari accidenti linguistici: Grésivaudan deriva infatti da Gratianopolitanus, l'aggettivo corrispondente a Gratianopolis. Le lingue e le sue parole son cose apparentemente bizzarre; uno si potrebbe chiedere, e ragionevolmente, come mai Gratianopolis abbia dato Grenoble, e Gratianopolitanus abbia invece dato Grésivaudan. Due parole che non sembrano azzeccarci nulla l'una con l'altra; ed il bello è che si tratta invece di sviluppi fonetici assolutamente logici e regolari, innescati dalla differenza di posizione dell'accento (Gratianòpolis, Gratianopolitànus).
Anticamente, gli abitanti stessi di Grenoble si chiamavano Grésivaudans; piuttosto intelligentemente, al giorno d'oggi si chiamano invece, regolarmente, Grenoblois. La denominazione di Grésivaudan è però ancora applicata alla valle adiacente, e per questo post con la Errequattro arancione immatriculée en 38 ho scelto di fare un tuffo nel passato. Insomma significa semplicemente "la Grenoblese", senza contare che potrebbe anche provenire proprio dalla valle del Grésivaudan.
Naturalmente non si creda che tutto ciò sia farina del mio sacco; proviene anzi, a mo' di esempio degli sconquassi fonostorici che possono derivare da una diversa posizione dell'accento, da una delle opere capitali e fondanti della linguistica moderna, il Cours de linguistique générale del ginevrino Ferdinand de Saussure. Quello del signifié e del signifiant, insomma; in pratica, il fondatore della linguistica moderna e dello strutturalismo, della langue e parole, della diacronia e della sincronia. Quello che, a 15 anni, durante un compito in classe di greco, scoprì l'esistenza della nasale sonante ragionando sulla forma verbale omerica τετάχαται. Sto riandando a memoria a mie vecchie, vecchissime cose; diceva lo scrittore Mérimée della sua famosa Colomba che pe' far la to' vendetta, sta sigur, vasta anch'ella (da un vocero del Niolo). Ecco, pe' far la me' linguistica, sta sigur, vasta un' Errequattro arancione fotografata sotto le mura di via Gusciana, a Firenze, alla vigilia di Ferragosto.
Oltre all'arancione fantasmagorico e allegro, presenta una vecchia targa del dipartimento dell'Isère, la cui prefettura è la città di Grenoble. A Grenoble ci sono stato abbastanza di recente, ovviamente alla guida di un'ambulanza; ma non è certo di questo che ho intenzione di parlare (anche perché di Grenoble ho visto solo l'ospedale cittadino). Piuttosto, prendo l'occasione per esercitare un po' la mia antica arte della linguistica, ché il TB è oramai l'ultimo baluardo dove un po' mi diletto ancora di far due o tre cicalate. Quel che segue, tra le altre cose, spiega il titolo di questo post.
Grenoble è antica città romana; prova ne sia che il suo nome procede diretto, ovviamente con le alterazioni fonetiche storiche proprie del francese di quelle parti, dal latino Gratianopolis (e sembra che Ultras Gratianopolis sia il nome d'una banda di supertifosi della locale squadra di pallone). Gli è che, però, una bella valle dell'Isère che proprio a Grenoble mena, si chiama Vallée du Grésivaudan. E qui entrano in scena gli ambienti fonetici, la posizione dell'accento (vale a dire la vocale tonica) e altri vari accidenti linguistici: Grésivaudan deriva infatti da Gratianopolitanus, l'aggettivo corrispondente a Gratianopolis. Le lingue e le sue parole son cose apparentemente bizzarre; uno si potrebbe chiedere, e ragionevolmente, come mai Gratianopolis abbia dato Grenoble, e Gratianopolitanus abbia invece dato Grésivaudan. Due parole che non sembrano azzeccarci nulla l'una con l'altra; ed il bello è che si tratta invece di sviluppi fonetici assolutamente logici e regolari, innescati dalla differenza di posizione dell'accento (Gratianòpolis, Gratianopolitànus).
Anticamente, gli abitanti stessi di Grenoble si chiamavano Grésivaudans; piuttosto intelligentemente, al giorno d'oggi si chiamano invece, regolarmente, Grenoblois. La denominazione di Grésivaudan è però ancora applicata alla valle adiacente, e per questo post con la Errequattro arancione immatriculée en 38 ho scelto di fare un tuffo nel passato. Insomma significa semplicemente "la Grenoblese", senza contare che potrebbe anche provenire proprio dalla valle del Grésivaudan.
Naturalmente non si creda che tutto ciò sia farina del mio sacco; proviene anzi, a mo' di esempio degli sconquassi fonostorici che possono derivare da una diversa posizione dell'accento, da una delle opere capitali e fondanti della linguistica moderna, il Cours de linguistique générale del ginevrino Ferdinand de Saussure. Quello del signifié e del signifiant, insomma; in pratica, il fondatore della linguistica moderna e dello strutturalismo, della langue e parole, della diacronia e della sincronia. Quello che, a 15 anni, durante un compito in classe di greco, scoprì l'esistenza della nasale sonante ragionando sulla forma verbale omerica τετάχαται. Sto riandando a memoria a mie vecchie, vecchissime cose; diceva lo scrittore Mérimée della sua famosa Colomba che pe' far la to' vendetta, sta sigur, vasta anch'ella (da un vocero del Niolo). Ecco, pe' far la me' linguistica, sta sigur, vasta un' Errequattro arancione fotografata sotto le mura di via Gusciana, a Firenze, alla vigilia di Ferragosto.