Io ve l'avevo detto che, stamani, ho trovato un'officina delle meraviglie; ma di quelle da fà 'nvidia al paese di Alice, proprio. Ad esempio, accanto alla 600 Savio Jungla del post precedente, c'era questa cosa qua. Beh, vi direte sicuramente: E capirai. Una Cinquecento col muso un po' differente; e, in effetti, torto non avreste. Ci proviene direttamente, questo Mezzosacco diversamente musato, da un'epoca in cui una miriade di piccoli carrozzieri sparsi per tutta Italia si divertivano a pigliare i modelli di autovetture più comuni e a modificarli come più aggradava loro; tra di essi, il vercellese Carlo Francesco Lombardi, più noto come Francis Lombardi.
Si potrebbe dire: una vita italiana del '900. Genovese di nascita ma vercellese di adozione, fu uno degli assi dell'aviazione durante la Grande Guerra per sposare poi il dannunzianesimo, l'impresa fiumana e il fascismo. Compì dei raid memorabili, come il primo volo diretto Roma-Muqdisho tra il 12 e il 18 febbraio 1930; nel 1938 fondò l'AVIA (Azienda Vercellese Industria Aeronautica), per la produzione di aeroplani. Inizialmente compromesso pesantemente col fascismo (tanto da essere nominato nel 1939, direttamente da Achille Starace membro della Federazione Provinciale dei Fasci), al momento dell'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò) cambiò radicalmente direzione: nell'autunno del 1943 istituì il Comitato interpartitico vercellese per la lotta contro i tedeschi e i fascisti e arrivò persino a essere membro del CLN vercellese come rappresentante degli industriali. Da notare che tale Comitato aveva sede presso la stessa AVIA, e che si potrebbe ipotizzare che aveva capito dove stava tirando il vento; però tutto, naturalmente, è possibile. Persino che fosse diventato sinceramente antifascista. E sicuramente assai italiano, nonostante il soprannome britannico.
Nel dopoguerra, ed esattamente nel 1947, convertì la sua AVIA nella Carrozzeria Francis Lombardi, che dal 1950 si occupò esclusivamente nella conversione di modelli di autovetture già esistenti. Tra giardinette rifinite in legno (su base Fiat 1100) e la conversione in limousine di alcune vetture di fascia alta, allungando il passo di modelli come la Fiat 1400 e la Fiat 1800, trovò il tempo (nel 1966) di produrre la prima, vera Papamobile: una Fiat 2300 114B dotata di tetto in cristallo asportabile, commissionatagli direttamente dal Vaticano e adibita agli spostamenti di Paolo VI. Vedete che roba c'è dietro la vetrina di un'officina!
La Fiat 2300 144B "papamobilizzata" da Francis Lombardi nel 1966.
Si potrebbe dire: una vita italiana del '900. Genovese di nascita ma vercellese di adozione, fu uno degli assi dell'aviazione durante la Grande Guerra per sposare poi il dannunzianesimo, l'impresa fiumana e il fascismo. Compì dei raid memorabili, come il primo volo diretto Roma-Muqdisho tra il 12 e il 18 febbraio 1930; nel 1938 fondò l'AVIA (Azienda Vercellese Industria Aeronautica), per la produzione di aeroplani. Inizialmente compromesso pesantemente col fascismo (tanto da essere nominato nel 1939, direttamente da Achille Starace membro della Federazione Provinciale dei Fasci), al momento dell'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò) cambiò radicalmente direzione: nell'autunno del 1943 istituì il Comitato interpartitico vercellese per la lotta contro i tedeschi e i fascisti e arrivò persino a essere membro del CLN vercellese come rappresentante degli industriali. Da notare che tale Comitato aveva sede presso la stessa AVIA, e che si potrebbe ipotizzare che aveva capito dove stava tirando il vento; però tutto, naturalmente, è possibile. Persino che fosse diventato sinceramente antifascista. E sicuramente assai italiano, nonostante il soprannome britannico.
Nel dopoguerra, ed esattamente nel 1947, convertì la sua AVIA nella Carrozzeria Francis Lombardi, che dal 1950 si occupò esclusivamente nella conversione di modelli di autovetture già esistenti. Tra giardinette rifinite in legno (su base Fiat 1100) e la conversione in limousine di alcune vetture di fascia alta, allungando il passo di modelli come la Fiat 1400 e la Fiat 1800, trovò il tempo (nel 1966) di produrre la prima, vera Papamobile: una Fiat 2300 114B dotata di tetto in cristallo asportabile, commissionatagli direttamente dal Vaticano e adibita agli spostamenti di Paolo VI. Vedete che roba c'è dietro la vetrina di un'officina!
La Fiat 2300 144B "papamobilizzata" da Francis Lombardi nel 1966.
Contemporaneamente al "segmento di lusso", però, Francis Lombardi non disdegnava intervenire sulle utilitarie; fu così che, dal 1968 al 1971, produsse il suo maggiore successo commerciale: la Fiat 500 Francis Lombardi "My Car". Insomma, quella specie di 500 in vetrina che ho trovato stamani; tra l'altro, se qualcuno se la vuol comprare, è in vendita (è un esemplare del 1969). Dagli aeroplani alle 500 trasformate, il passo fu (forse!) breve. La "My Car" (che gli italiani pronunziavano sicuramente micàr, maicàrre eccetera) fondò il suo successo su due caratteristiche principali: la diversa conformazione del tetto, che permetteva una migliore abitabilità dell'angusta utilitaria (ne avete mai vista ora una accanto a un SUV...?), e i rapidissimi tempi di consegna nonostante il prezzo leggermente superiore a quello di una 500 base. Le 500 venivano consegnate dalla Fiat a Francis Lombardi prive di tutte le parti specifiche (come il tetto), che venivano assemblate a Vercelli: pratica diffusa anche presso la più famosa Abarth.
La Carrozzeria Francis Lombardi chiuse nel 1976; l'8 marzo 1983 Francis Lombardi morì a quasi novant'anni. "His Car" continua, come si vede, a circolare; e in quelle quattro ruote c'è tutta un'epoca che non c'è più. Ora siamo in quella dei "marchi"; allora, dietro al marchio c'era il lavoro di tutta una vita. Comunque la si voglia pensare sul suo percorso.
La Carrozzeria Francis Lombardi chiuse nel 1976; l'8 marzo 1983 Francis Lombardi morì a quasi novant'anni. "His Car" continua, come si vede, a circolare; e in quelle quattro ruote c'è tutta un'epoca che non c'è più. Ora siamo in quella dei "marchi"; allora, dietro al marchio c'era il lavoro di tutta una vita. Comunque la si voglia pensare sul suo percorso.