sabato 20 giugno 2009

La Dea





La sua sigla, "DS", in francese si legge "Dé-Esse", vale a dire "Dea" (Déesse). Sì, d'accordo che i francesi, con la loro ben nota grandeur, sono leggermente enfatici; però, almeno nel caso di questa mitica autovettura, nessuno potrebbe osare dar loro torto. Forse anch'io corro il rischio di essere un po' enfatico, però nutro verso la DS un'autentica venerazione di lunga data, fin da quando la si vedeva relativamente spesso circolare per le strade; al che, gl'italiani avevano reazioni contrastanti. C'erano quelli che, come me, sobbalzavano (e figuratevi ora, che se ne vede una ogni morte di papa -e poiché ne ho tosto vista una chissà che il mondo non debba rinunciare al simpaticissimo pastore tedesco che abbaia in Vaticano); c'erano invece gli ultras nazionalisti, i piccolo-borghesi la cui aspirazione massima era la millecento (...se il fuoco ha risparmiato le vostre 1100, cantava De André ispirandosi peraltro alla francese Dominique Grange e alla sua Chacun de vous est concerné) che, nel vederla, facevano i sarcastici e gli sdegnosi, un po' come nel vedere un quadro di Picasso, di Kandinsky o di Paul Klee. Pfui a costoro, e a tutti i borghesucci piccoli piccoli che non hanno ancora cessato di essere la rovina dell'umanità intera. Quando si vedono ancora in giro capolavori d'arte come questi, e che lo sarebbero anche se la cosa non fosse stata ufficialmente certificata dal museo Guggenheim, è solo necessario fermarsi come ci si fermerebbe, appunto, davanti ad un dipinto di Picasso. In solitaria e rispettosa ammirazione.