giovedì 18 giugno 2009

Giardinett power!



Ora ci sono le station wagon (pronuncia a Firenze: stescionvègo, plurale a scelta: gli stescionvèghi o le stescionvèghe, a seconda del genere che si vuole dare), che non ho mai capito bene cosa accidenti voglia dire: vagone da stazione? E che sono, treni? Vabbè, ad ogni modo, tanti anni fa, tale termine lo si poteva trovare solo sul mitico TAM, il "Tutte le Auto del Mondo", un volumone edito ogni anno da non mi ricordo chi, e che presentava davvero tutte le macchine in commercio al momento, compreso quelle ameriàne. E in Amèria ce l'avevano su i' serio le stescionvèghe, pure con qualche giustificazione per il loro nome dato che sembravano davvero vagoni ferroviari. Noi, invece, ci si doveva contentare delle familiari e delle giardinette (o giardiniere). Le familiari erano le macchine col portellone dietro, in cui la famigliuola italiana un po' più abbiente da potersi permettere qualcosa di più d'una cinquecento o d'una secento poteva sistemare i bagagli, il cane Pierfilippo (un molosso che scaricava cacate di due chili a ogni partenza per le vacanze), la tivvù Marelli con lo stabilizzatore e, all'occorrenza, anche quei rompicoglioni dei nonni -ancorché ben pigiati); le giardinette, invece, erano prevalentemente macchine da lavoro. Derivate dalle utilitarie (mentre le familiari derivavano dalle "berline", ad esempio la 1100 o la 124 familiare), devono probabilmente il loro nome all'uso smodato che ne facevano i giardinieri di professione, dimodoché le si vedeva strapiene di vasi, di sacchi di terriccio, di attrezzi, di secchi e quant'altro; sembra che i modelli più sofisticati fossero muniti anche di comodi portatalpe. Ciò non toglie che, ben presto, cominciarono a servirsene anche altre categorie professionali: in primis i trombai (non sobbalzate pensando a chissà cosa: a Firenze il trombaio è l'idraulico), ma anche i falegnami, i pizzicagnoli (cui ricordava piacevolmente la giardiniera di sottaceti), gli imbianchini, gli elettricisti. Si tiravano giù i sedili posteriori, e la giardinetta diventava un capientissimo minifurgoncino a prezzi modici (un po' come la più recente "Panda furgonata", che chissà come mai veniva data in dotazione soltanto agli operai dell'Enel e della Sip).

La Fiat Giardinetta, come è ovvio, derivava dalla Cinquecento; dopo anni e anni di onoratissimo servizio, fu "ceduta" alla controllata Autobianchi ma alcuni esemplari (come questo, appartenente all'ultimissima fase della produzione) restarono col marchio Fiat. Fu l'ultima auto italiana (e forse al mondo) a montare sempre le portiere con apertura controvento, una cosa che dicevano pericolosissima perché c'era il rischio che si spalancassero in marcia se non erano chiuse bene. Vabbè! Concludiamo col dire che, col nostro ingrèse veramente osfordiano (con punte di Chèmbrigg'), il titolo del post vuol dire, naturalmente, Giardinetta da pòeri. O icché vu' v'eri immaginato?...