Eravamo di ritorno dal CPA, io, la piasintëina, un altro amico e un curiosissimo quanto poetico personaggio chiamato I' Pantera, quando, proprio di fronte a un ristorante frequentato a volte da un noto cantautore modenese, ci ha sorpresi un rrroaaaarrrrrrr. Sì, perché un'Alfa Gittì romba anche da ferma. Non importa neppure metterla in moto (cosa che, malauguratamente, nella mia non mi è stato mai dato di poter fare): il ruggito lo si percepisce chiaramente lo stesso, con l'immaginazione. Una di quelle macchine che, a quasi cinquant'anni di età, ancora mi fa venire la voglia di fingere di guidare, facendo vrum vrum con la lingua di fuori. Per strade statali e provinciali, a finestrino aperto, da solo o con accanto la mi' bella con il foulard svolazzante e gli occhialoni scuri (o, perché no, con la mi' bella alla guida e io accanto -ma senza foulard e occhialoni). Naturalmente ci vorrebbe anche un portafoglio congruamente gonfio, dato che caratteristica di questa vettura, nata in tempi in cui la benzina costava un cazzo virgola cinque lire al litro, erano i consumi non propriamente economici; qui ne abbiamo peraltro uno degli ultimi esemplari, già ampiamente sforata la crisi energetica del '73/'74 e il famoso (e stradimenticato) austerity con le domeniche a piedi e in bicicletta. Si cominciarono a fabbricare macchine più attente al risparmio energetico (anche nelle categorie "alte" e sportive). Ma, parafrasando sempre quel noto cantautore modenese che va al ristorante lì di fronte, il rombo, il rombo chi ce lo rende...? Ché era un piacere anche soltanto sentirlo. Ora, invece, passano silenziosi mastodonti senz'anima.