Come sempre al termine di ogni "mandata elbana", l'ultimo post della serie è riservato al pezzo forte. Il simbolo dell'Elba, come tutti sanno, sono tre api (e sembra che tale simbolo sia stato suggerito da Napoleone in persona); e la cosa sembra tramandarsi nella presenza massiccia di Api Piaggio che da sempre contraddistingue l'isola. L'Ape è il vero mezzo di trasporto dell'Elba; di trasporto e da lavoro. Rigorosamente cassonata, che porti uva da pigiare o attrezzi, mobili o motori per barche, l'Ape te la ritrovi dappertutto e in ogni condizione. Come questa, sul ciglio dirupato dell'Anello Occidentale (SP 25) fra Pomonte e Chiessi, il mare sullo sfondo e un giovane leccio alle spalle. Non importa, in questo caso, nemmeno pigliare la targa o altro: questa è l'Elba e la sua treggia. Senza tempo. Stuccata: quando la vernice se ne va, inutile stare a perdere tempo da un carrozziere. Mani di stucco e via. Quando lo stucco se ne va, altro stucco (che, peraltro, resiste meglio alla salsedine e al vento). E non le ferma nessuno. Te le ritrovi davanti, le Api, su per delle pènte da far paura, a dodici allora, impossibili da bloccare e da superare. Ti devi rassegnare e procedere, forse sanamente, alla loro lentezza; certo che un bel giorno troverai un SUV fermo per un guasto ad una delle sue centraline di merda, mentre l'Ape elbano continuerà implacabile a andar su. E questa, se mi permettete, è poesia. La quale è più facilmente coglibile in un novembre solitario, che forma l'oggetto, di passione e d'amore, di tutti questi post che qui vanno a conclusione.