Le Fiat tra gli anni '60 e '70 (con qualche puntatina anche negli anni '80) avevano come una procedura fissa: ogni modello aveva la sua versione normale (la berlina), e poi c'erano la Special (sempre berlina, ma con qualche modifica esteriore e qualche piccola miglioria tecnica) e la Coupé, o Sport. La Coupé e la Sport si confondevano: nel caso della 124, ad esempio, la trafila completa fu rispettata. Ci fu la 124 berlina (la vera vettura italo-sovietica!), poi la 124 special (ancor più sovietica, se si vuole), la 124 coupé e, infine, la 124 Sport. Classica macchinazza da farci le corse (questa dev'essere degli ultimissimi giorni del 1982 o dei primissimi del 1983). Sport che, fra l'altro, non era del tutto fatto per captare le voglie corsaiole dell'italiano più o meno medio: tali modelli venivano davvero messi in pista, ancorché stramodificati, e iscritti ai famosi campionati di categoria (o roba del genere), oppure mandati allegramente a sderenarsi nei rallies. Anzi, le versioni sportive della 124 erano macchine fatte apposta per i rallies, e non di rado con risultatoni. Erano però, al tempo stesso, vetture alla portata dell'appassionato che, fattele modificare e preparare dalla premiata officina Guidobaldo Montauti di Portoferrajo, si lanciava a velocità smodata per il Colle Reciso (quand'ancora era il Colle Reciso quello vero, non la comoda carrozzabile asfatata di ora...) arrovesciandosi in un fosso tra il Monumento e Lacona, oppure sulla discesa infernale su Nisporto e Nisportino. Sto parlando, ovviamente, del Rally dell'Elba; un tempo era una corsa importante, ora è ridotta a una specie di autoraduno. Ma negli anni '70 se ne vedevano delle belle, e anche di centoventiquattri a gallina o spiaccicati dentro un pollaio.