Le Volvotregge sono di per sé abbastanza rare; nonostante il mito di robustezza e di indistruttibilità che hanno le svedesone dal nome latino (Volvo significa "io rotolo" nella lingua dei Cesari, esattamente nel senso dell'etimologicamente derivato francese je roule), di vecchie e vecchiotte non se ne vedono più tante in giro. Questa Volvo 240 Turbo targata Chieti del 1984, però, è titolare di uno di quegli squisiti misteri che formano una delle anime più profonde del Treggismo Militante®. Ve lo spiego in due parole.
Questa vettura, io la vedo da anni. Una di quelle mai fotografate che sta sempre parcheggiata praticamente nello stesso posto, e che costantemente mi dico di decidermi a riprendere; una di quelle, in pratica, che prima o poi finiscono in una "smazzata", vale a dire in una serie di post dedicati alle tregge per le quali si è aspettato (quasi sempre inspiegabilmente) tanto tempo. Solo che questo accade a Firenze; alla fine l'ho fotografata, sì, ma perché me la sono ritrovata, incredibilmente, in pieno centro di Carrara. D'accordo che siamo sempre in Toscana, seppure ai confini estremi, ma le due città distano pur sempre una centocinquantina di chilometri; insomma, sembra quasi che la povera Volvona, per farsi finalmente mettere nel TB, abbia deciso di seguirmi in trasferta. Prova ne sia che, due giorni fa, l'ho rivista, tranquilla, nel suo solito posto a Firenze; ed è lei, non c'è ombra di dubbio. La targa la sapevo a memoria, e inoltre di macchine targate Chieti non se ne vedono certamente tante, in Toscana.
Come lo potremmo chiamare? Il mistero della Treggia vagante? Non saprei; certo è che è il primo caso del genere che mi càpita, e sarà ben poco probabile che mi risucceda. E così una treggia che vedo da tempo immemore a due passi da casa di mia madre, a Firenze, entra nel TB come "treggia Carrarina". A volte il Dio de' Bivi alza un po' il gomito, si vede; ma, come ben si sa, il vino è la poppa dei vecchi.